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Come valutare un corrispettivo "giusto" per una prestazione professionale


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avatarjunior
inviato il 27 Giugno 2022 ore 11:27

Buongiorno a tutti,
aprire un' attività in proprio con regolare partita IVA ha dei costi spesso nascosti all'inizio che non sono presi in considerazione per valutare quanto farsi pagare per una prestazione professionale.

In tutti i mestieri di servizi al pubblico per determinare il costo “corretto” di una prestazione bisogna tener conto:

1 _ del costo dei materiali di consumo,
2 _ attrezzatura e manutenzione/ricambi
3 _ hardware e software, licenze ed assistenza
4 _ ammortamento attrezzatura
5 _ obsolescenza computer/macchine fotografiche
6 _ componente lavoro e competenze maturate con esperienza fatta e anni di professione*
7 _ costi fissi: affitto, tassa rifiuti, versamenti contributivi
8 _ utenze: gas/elettricità/acqua/telefono/internet
9 _ contabilità, spese legali, costi bancari
10 _ polizze assicurative verso terzi e personali
11 _ tasse, adempimenti fiscali, registratore di cassa, pos
12 _ totale ore dedicate al lavoro

solo sommando tutte le voci e dividendo per le ore lavorate possiamo farci un'idea di quanto ci costa la nostra professione e di conseguenza applicare un giusto ricarico al prezzo al pubblico delle nostre prestazioni

*qualunque categoria artigiana dal tecnico delle caldaie al muratore all'idraulico per non parlare dei professionisti, hanno tariffari depositati presso le associazioni di categoria per costo orario relativo alle prestazioni effettuate; anche solo come “artigiani” un compenso minimo dovrebbe aggirarsi sui 50€ tenuto conto di quanto sopra

Nel mio caso essendo ditta individuale con partita IVA, a bilancio la percentuale che rimane effettivamente a mia disposizione si aggira intorno al 17 / 20% del totale degli incassi.

Da una recente valutazione “tenere aperta” l'attività tenendo conto di quanto sopra, costa intorno ai 43 € a giorno compresi festivi e chiusure varie, indipendentemente dai servizi effettuati e dagli incassi fatti e delle tasse da pagare. Senza tener conto di sempre possibili “fregature”.

Va da sé che se il mercato si “comprime” ed i costi fissi aumentano in proporzione, anche la percentuale di guadagno ne risente in senso negativo.

Ultima considerazione:
la maternità per le donne / infortunio / malattia - se non hai una polizza personale le tutele sono quasi inesistenti, per non parlare che in caso di chiusura dell'attività non esiste alcuna “buona uscita”, tiri giù la serranda e finisce lì.

Non per niente la CGIA di Mestre inserisce i fotografi insieme a calzolai, corniciai pellicciai ... nelle categorie destinate all'estinzione

“Purtroppo - conclude Mason - ci preoccupa anche lo stato di salute di alcune professioni storiche dell'artigianato che ormai stanno scomparendo. Vuoi per le profonde trasformazioni che i rispettivi settori stanno subendo o per il fatto che i giovani non si avvicinano più a questi mestieri. I barbieri, i calzolai, i fabbri, i fotografi gli ottici o i corniciai, ad esempio, sono in via di estinzione e oltre a perdere saperi e conoscenze che non recupereremo mai più, la chiusura di queste attività sta peggiorando il volto urbano dei nostri paesi e delle nostre città.”

con la speranza di aver dato un contributo a chi vuol "tener duro"
cordialità


avatarsenior
inviato il 27 Giugno 2022 ore 11:38

Diciamo che in ambito fotografico, per il fatto che come professionista è sufficiente la PI e non iscrizione rea, che esiste il forfettario , quanto meno le spese di gestione sono al minimo e la tassazione umana (+ o - )
A mio avviso il vero problema è il “sottobosco” con relativo “deprezzamento” delle prestazioni.
Gente che si svende per una miseria a fronte di clienti che vogliono/pretendono pagando il minimo !!!

avatarjunior
inviato il 27 Giugno 2022 ore 11:50

concordo, il nostro settore è sempre stato non tutelato strizzando l'occhio in passato alla possibilità del "nero" e creando il sottobosco di cui parli con anche i "professionisti" che attingevano/attingono a piene mani agli "scattini".
Adesso l'abusivismo/ doppio lavoro è la norma...
Sono gli stessi "tirati su" dai fotografi che saturano il mercato al ribasso

avatarsenior
inviato il 27 Giugno 2022 ore 16:51

Io opero al 50% come operatore drone e 50 come videomaker per video promo etc .
Ti garantisco che nel “mondo” droni è uno “schifo” . Con il fatto che con i 250gr non serve nemmeno attestato ti trovi ragazzini che per pochi euro si fanno 100 km e stanno in ballo 4/5 ore !!! Ovviamente sono pure fuori regola perché non hanno assicurazione professionale

avatarsenior
inviato il 29 Giugno 2022 ore 23:10

La cosa interessante è che questo specchietto delle spese da considerare te lo dovrebbe consegnare il commercialista, nel caso tu fossi comunque entrato convinto di aprire l'attività. Metterei obbligatoria l'affissione sulla porta del commercialista della scritta "Lasciate ogni speranza o voi che entrate".
Scherzi a parte, sarebbe veramente opportuno capire il prima possibile quanto l'elenco da te stilato impatti sul calcolo delle proprie competenze.

Poi bisognerebbe spiegarlo ai clienti, mentre sbiancano al vedere le tariffe praticate... Triste

avatarjunior
inviato il 30 Giugno 2022 ore 9:35

@Gianluca_m Metterei obbligatoria l'affissione sulla porta del commercialista della scritta "Lasciate ogni speranza o voi che entrate"

MrGreen
Mai trovato un commercialista che facesse consulenza fiscale o formazione sulla gestione aziendale, purtroppo bisogna arrendersi alla realtà il prima possibile e capire che per sopravvivere è necessario farsi i bilanci e tenersi la contabilità da soli.
Menomale che esiste Excel

avatarsenior
inviato il 30 Giugno 2022 ore 10:20

7 _ costi fissi: affitto, tassa rifiuti, versamenti contributivi
8 _ utenze: gas/elettricità/acqua/telefono/internet
11 _ tasse, adempimenti fiscali, registratore di cassa, pos

Da una recente valutazione “tenere aperta” l'attività tenendo conto di quanto sopra, costa intorno ai 43 € a giorno compresi festivi e chiusure varie, indipendentemente dai servizi effettuati e dagli incassi fatti e delle tasse da pagare. Senza tener conto di sempre possibili “fregature”.


A meno di proseguire un'attività "storica" o con un buon giro (magari di una nicchia di mercato che funziona ancora nella propria zona), non ha assolutamente senso nel 2022 avere sul "groppone" le spese di un negozio/studio. Con il calo enorme delle stampe (e di tutto quello che ne consegue, tipo cornici ed album) non ha senso avere un punto vendita aperto al pubblico per un fotografo "solitario".

Dedichi una stanza di casa al lavoro e tanto basta. I costi "fissi" calano di un bel po'. Discorso diverso se si è inseriti in una agenzia/gruppo/coworking o quel che vuoi per dividersi il costo dell'ambiente condiviso.

Non per niente la CGIA di Mestre inserisce i fotografi insieme a calzolai, corniciai pellicciai ... nelle categorie destinate all'estinzione


Come classico studio di paese di fronte alla chiesa ormai il fotografo è anacronistico. Come "operaio" in una agenzia di comunicazione a tutto tondo di decine di persone ha ancora il suo perchè.
Lo scriba aveva bisogno di un negozio per i clienti. Lo scrittore di romanzi, scrive a casa sua. E con gli smartphone nessuno ha più bisogno del "fotografo scriba" e solo pochissimi si tolgono lo sfizio di assumere un "fotografo romanziere".




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