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Digitale verso Pellicola (dia/neg) stato dell'arte...


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avatarsenior
inviato il 07 Maggio 2022 ore 16:51

Ho l'enorme fortuna di avere una camera oscura da circa un anno, per cui stampo da me . Vorrei poter dire anche io che stampo le 'migliori', ma ancora quelle devono arrivare. Diciamo che stampo le meno peggio. Stampare è il miglior modo per capire se e dove hai sbagliato in fase di ripresa; diciamo che dopo un anno di stampa in proprio e quasi 3 di uso quasi esclusivo di pellicola saranno 3-6 mesi che ottengo negativi tecnicamente decenti (la qualità artistica meglio lasciar perdere...)

In digitale ho sempre usato far stampare molto, ma in maniera dozzinale dai soliti laboratori. Anche lì non sento di aver ancora scattato alcunché valga la pena di una stampa fine art. Tuttavia ho sempre sentito la necessità di avere delle stampe, anche solo come foto ricordo, fisiche. Probabilmente è uno dei motivi che mi fa apprezzare la pellicola, che in un certo senso vede la conclusione necessariamente con una stampa (o proiezione in caso di diapositive).

avatarsenior
inviato il 07 Maggio 2022 ore 17:08

Ho sviluppato da me , bianconero e diapositive( dia Agfa, Kodak Fuji ) e qualche negativa colore. E ho stampato nella mia camera oscura per 20 anni. Stampavo il bianconero da negativo ( 24x36 e medioformato, 6x6 6x7 e i 6x9 di mio padre) e il colore col Cibachrome da dia sempre in proprio. Da 13 anni stampo da me in digitale ( stampanti Epson e Canon a 8 inchiostri) . Non mi è mai piaciuto portare le mie foto ad un laboratorio. Non mi lascia mai soddisfatto. Di quelli on line poi, meglio non parlarne. Mi diverte, e molto, fare la seconda parte del lavoro oltre allo scatto. Scatto poco ma stampo in proprio tutte le mie foto che ritengo decenti.

user77830
avatar
inviato il 07 Maggio 2022 ore 21:06

Scrut ti ringrazio di cuore per avere segnalato la mia fotografia...grazie davvero!Sorriso

Questo scatto è stato realizzato a Livigno con Leica e pellicola; che c'entrano i 30.000 scatti in Bretagna?

Ora, visto e considerato che poco hai capito di questa fotografia che certamente avrai segnalato per cercare di dileggiarmi ma che invece mi ha fatto felice, te la spiego io:

In questa scena emerge un chiaro riferimento all'ossessione Arbusiana (Diane Arbus) nei confronti dei personaggi "particolari" ed un evidente stile Bressoniano (Carttier-Breson): inquadratura, MAF e scatto repentini...proprio come l'approccio fotografico del Grande Maestro Umanista.

In questo scatto c'è tutta l'essenza della pura Street Photography.




user77830
avatar
inviato il 07 Maggio 2022 ore 21:10

Rododendri in Valtellina.
Leica M/Velvia





user77830
avatar
inviato il 07 Maggio 2022 ore 21:13

In marcia verso il Pizzo Scalino in ValMalenco.
Leica M/Velvia.




avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2022 ore 17:11

Un Utente di questo Forum, Claudio Santoro, mi ha scritto un MP, chiedendo un mio intervento in questa discussione aperta da un Utente che io avevo bloccato anni fa: quando i rapporti con un Utente tendono a divenire spigolosi, io lo blocco prima che degenerino troppo, e di utenti bloccati ne ho una ventina, il blocco non è per odio o rancore nei confronti di qualcuno, ci mancherebbe altro, ma semplicemente per frequentare il Forum in piena serenità, alla mia età non si amano le rotture di maroni.

Il mio possibile intervento sarebbe unicamente relativo alle tecniche di stampa, diverse ovviamente tra pellicola e digitale.

Questo perché le immagini a web o a monitor cambiano da monitor a monitor, in tutto, dimensioni, colori, contrasto, etc , cambiano con monitor uguali se calibrati diversamente, e cambiano anche con monitor uguali calibrati uguali, perché due monitor esattamente uguali non esistono, verificato di persona, e cambiano da browser a browser, etc: questa incostanza delle caratteristiche del mezzo di presentazione della fotografia finita, fanno sì che la fotografia finita non esiste in modo univoco, cambia con il mezzo di presentazione, e dunque non permette un giudizio oggettivo da parte di più Osservatori: è atto improprio esprimere giudicarla tecnicamente.

La fotografia stampata è invece un oggetto materiale, palpabile ed osservabile in modo oggettivo, e dunque permette un giudizio tecnicamente oggettivo.

Chiaramente, parlando di stampe, non ha alcun senso fare confronti con immagini a web, le stampe vanno viste di persona, ma penso che si possa dare comunque un'dea dei vantaggi e svantaggi delle due tecnologie.

Con quelle limitazioni di base, vengo dunque a chiedere all'Utente che ha aperto la discussione, Ulisse di Bartolomei, la sua autorizzazione a farmi intervenire in questa discussione perché vorrei parlare della differenza tra tecnologia digitale ed analogica solo per quanto riguarda la stampa, e le implicanze di quelle differenze tecnologiche con la qualità d'immagine definitiva.

Un silenzio per me equivale ad un diniego.

avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2022 ore 18:25


Un silenzio per me equivale ad un diniego.


SPERIAMO!

avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2022 ore 18:29

...vengo dunque a chiedere all'Utente che ha aperto la discussione, Ulisse di Bartolomei, la sua autorizzazione a farmi intervenire in questa discussione


Alessandro Pollastrini sei il benvenuto. Sorriso

user77830
avatar
inviato il 08 Maggio 2022 ore 22:01

Maurese
SPERIAMO!


MrGreenMrGreenMrGreen

Scherzi e schrezi a parte, io stampo in grande quantità le mie foto BW chimiche e Velvia ; mi piace moltissimo avere la stampa fra le mani anche per rivivere il momento dello scatto.
Ogni tanto stampo anche qualche bella immagine digitale, per poi raffrontare la stampa con le stampe da chimico: è una operazione molto interessante ed istruttiva.
Il monitor è traditore, eppoi a lungo andare mi annoia.

user77830
avatar
inviato il 08 Maggio 2022 ore 22:03

Scrut
e di nuovo noctilux non delude, maestro nelle figure da peracottaro. il "grande" fotografo che denigra il digitale e che fa le foto alle diapositive con una macchina digitale, poi le stampa e poi le scannerizza dopo aver messo il contrasto a palla su photoshop


Essenziale " E' " esserci! Sorriso

user77830
avatar
inviato il 08 Maggio 2022 ore 22:20

Il bello della fotografia chimica è anche il brutto!
Brutto che può divenire affascinante e magnetico.
Brutto è bello solo con la pellicola, poiché con il digitale - dove la perfezione è quasi d'obbligo - sarebbe davvero ridicolo.
Brutto ma che il soggetto sia accattivante ed interessante.

Brutto...qui un esempio:

www.juzaphoto.com/galleria.php?t=4240714&l=it


user77830
avatar
inviato il 08 Maggio 2022 ore 22:22

Un altro esempio ancora:

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=4240713

user77830
avatar
inviato il 08 Maggio 2022 ore 22:24

Il bello del brutto è che ci vuole un gran bel coraggio di brutto.

Ulteriore esempio:

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=4240712

avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2022 ore 23:41

Io iniziai a stampare nel 1971, cerco la perfezione in stampa, e da sempre ho utilizzato solo attrezzatura professionale sia di ripresa che di stampa, e sin da allora stampo in formato minimo 30 X 40 cm, allora usando pellicola B&N e con ingranditore della IFF, mod Auregon con ottica Schneider Componon 50 mm F 4 prima e Rodenstock Rodagon 50 mm F 2,8 poi, quando venne sul mercato,.

Per mascherare/bruciare in stampa usavo sia le mani che le palettine di dimensione diversa, con e senza il buco, mentre per fare i fotomontaggi, mettevo un vetro ad alta trasparenza, con superficie piana calibrata, e gli ultimi anni anche con trattamento antiriflesso, a 13,5 cm dal piano di lavoro dove si mette la carta.

Sul vetro ci andavano le maschere ritagliate, fissate con pesini di piombo, facevo una esposizione con un negativo, poi cambiavo le maschere, facevo una seconda ed anche una terza esposizione con negativo diverso, per comporre la foto.

La sfumatura dell'immagine mascherata, per evitare di vedere che l'immagine finita fosse frutto di un fotomontaggio, la facevo cambiando il valore del diaframma, chiuso,a F 11 – 16, per bordi secchi, usati pochissimo, ed aperto su F 6,3 – f 8, per sfumatura normale, F 5,6 più sfumato.

Smisi di usare la pellicola semplicemente perché negli ultimi anni non ottenevo più il nero puro in stampa che ottenevo un tempo, le carte avevano poco argento, in particolare le carte “multigrade”, ed anche le pellicole nel tempo erano peggiorate, ed alla fine decisi di passare al digitale.

Nel 2008 passai al digitale, con stampante professionale Epson Stylus Pro 3880, inkjet a 9 colori, in casa propria, formato fino al 40 x 60 cm, e fino a 5 anni fa stampavo anche con un plotter grande, che aveva anche lo spettrofotometro integrato, un Epson Stylus Pro 9900, inkjet a 11 colori, presso un laboratorio, ma lo usavo io, mi facevano stampare da me, per i formati grandi, gestisce i rotoli larghi 120 cm: la risoluzione di stampa è la stessa per entrambi, 2880 DPI X 1440 DPI

Il passaggio al digitale fu molto traumatico, all'inizio stampavo male, capii che c'era un mondo da scoprire e mi procurai la conoscenza tecnica che non avevo per il digitale, con un paio di corsi all'estero, in Canada, dove soggiornavo molto per lavoro, ed oggi le stampe mi soddisfano pienamente, non vedo in giro stampe migliori delle mie, anche in mostre blasonate.


Facendo un confronto tra stampa a pellicola e digitale, si può dire che a pellicola chi scatta e stampa, tecnicamente, non ci mette praticamente nulla di suo, demanda praticamente tutto agli altri, mentre in digitale deve fare tutto lui.


La curva di risposta alla luminosità ed ai colori delle varie pellicole, in B&N o a colori, è decisa dal fabbricante della pellicola, ed il fotografo può solo intervenire in fase di ripresa con l'aggiunta di filtri colorati in B&N e filtri per cambiare il bilanciamento del bianco in pellicole a colori, ma la curva non la può alterare, è decisa da altri.

Fatto lo scatto, sull'immagine finita a colori non ci interviene più, fa tutto il laboratorio, mentre in B&N ci si può intervenire ma solo molto parzialmente, cambiando sviluppo e modalità di sviluppo, ma l'intervento non cambia la curva di risposta ai colori, opera solo su contrasto e densità, e, con certi sviluppi, anche sulla grana.

La scelta della carta cambia le caratteristiche della stampa allo stesso modo a pellicola e in digitale.

In poche parole, a pellicola, al fotografo/stampatore sono demandate solo pochissime scelte che impattano sui parametri immagine, tanto è vero che si cambia pellicola e/o tipo di sviluppo scegliendo quelli che più ci aggradano a seconda del tipo di fotografia e di stampa da fare, non si può fare altro.

La stampa fatta bene a pellicola richiede dunque solo la la selezione di pellicola, carta e sviluppi, basata sul proprio gusto, e molta manualità per le mascherature e bruciature, per la correzione delle linee cadenti, etc.. E stop.

Detta in una parola, la stampa a pellicola è un lavoro che richiedere destrezza, ma non richiede, praticamente, alcuna conoscenza tecnica, è molto facile .


In digitale la situazione è completamente diversa.

La forza del digitale è quella di aver convertito l'immagine in numeri, permettendone così il controllo, se non completo, sicuramente con elevatissimo grado di libertà, di tutti i parametri immagine, cosa nemmeno lontanamente possibile a pellicola.

Questo controllo quasi assoluto di tutti i parametri immagine dopo lo scatto, comporta un lavoro molto complesso ed impegnativo da parte di chi realizza fotoritocco e stampa: chi fa quel lavoro, deve fare un sacco di scelte che a pellicola sono fatte da altri, i fabbricanti delle pellicole e degli sviluppi.

E questo lavoro complesso richiede conoscenze anche in campi molto diversi dalla fotografia (color management digitale, conoscenze di ottica e di elettronica della fotocamera, conoscenza approfondita dei programmi di fotoritocco, etc).

Bisogna poi tener ben presente che in digitale la foto si vede solo a monitor, ed il monitor sono i propri occhi: è dunque necessario disporre di un monitor di caratteristiche buone, ma non basta, bisogna conoscere bene come si setta per adattarlo alle caratteristiche della stampante, che ci vuole buona anche quella, tenendo ben presente che monitor e stampante hanno gamut e caratteristiche sempre e comunque diverse.

Detta in altre parole, è tecnicamente impossibile stampare quello che si vede a monitor.

Questa comporta che l'immagine che produce una buona stampa, non è affatto l'immagine che risulta essere ottimale vista a monitor, è molto diversa.

Per mettere a punto quell'immagine lì, ci vuole dunque conoscenza approfondita anche in campi molto diversi dalla fotografia, oltre che a manualità e destrezza pari pari come a pellicola, qui si usa il pennello, a pellicola le palette, ma il lavoro è lo stesso, anche se più preciso in digitale.

Detta sempre in altre parole, la stampa digitale è dunque complessa e difficile, non è affatto facile.

Ma se fatta con conoscenza approfondita, con destrezza e con attrezzatura seria, la stampa digitale produce risultati molto migliori della stampa chimica, la qualità delle stampe digitali fatte bene è molto superiore quella delle stampe chimiche fatte bene.

E lo è semplicemente perché in digitale si tiene sotto controllo tutto dell'immagine, mentre a pellicola questo non è possibile, e la qualità d'immagine ne risente.

avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2022 ore 23:56

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