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Scatto in digitale o in analogico?


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avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2021 ore 20:38

Due premesse:
mi ritengo un neofita pur fotografando da circa 40 anni;
sono passato definitivamente al digitale nel 2006 con FUJI S3 PRO & NIKON D200, (anche dopo anni di sviluppo e stampa in proprio).
Ciò precisato, è fondamentale il modo ragionato, pensato e voluto di portare a casa quel determinato scatto; è vero, la terna tempo-diaframma-iso resta la summa e l'anima del fotografare senza altri fronzoli.
E' pur vero però, che oggi ogni sensore, che sia apsc o ff, porta con se delle peculiarità ben definite, e senza sviscerare test in modo maniacale; infatti personalmente sono poi passato definitivamente a Canon nel 2009 perché rispetto a mamma Nikon, rendeva e rende tutt'oggi, un'incarnato molto più naturale e con una resa allo scatto vergine, più roseo e "non" di base arancio, che in moltissimi casi, specie con luce artificiale o flash, non gestivi nemmeno in pp; con ciò ho sacrificato volutamente una resa del dettaglio sicuramente più sensibile in mamma Nikon, ma ho preferito un ritratto senza artefatti in post, ad un dettaglio esasperato.
Questo il brevissimo prologo per definire il rapporto che intercorre tra pellicola e sensore; scattare in analogico per me significa progettare a monte lo scatto voluto e quindi scegliere in primis apparecchio e obiettivo, pellicola, sviluppo e stampa.
Ogni pellicola ha la sua anima, le sue caratteristiche ben definite e pregio non da poco, la sua "affascinante grana", che a tutt'oggi, il digitale gli continua ad invidiare, basti pensare alle centinaia di preset di grana disponibili su tutti i modelli di fotocamere in commercio, ma che non hanno raggiunto neanche lontanamente quella della pellicola, partorendo nel migliore dei casi "un buon rumore digitale" paragonabile solo vagamente alla grana della pellicola.
"Ok mi si dirà, ma puoi farlo anche dopo in pp in camera chiara sviluppando il raw..."
Si, empiricamente è vero, ma per le motivazioni di cui sopra, ad ogni scelta di genere fotografico, o semplicemente per un ritratto indimenticabile, non puoi certo stare li a cambiare "sensore" e quindi apparecchio fotografico (con il relativo costo) per la circostanza? Solo per evitare la fastidiosissima pp?
Non possiamo negare che oggi la fotografia è stata resa "molto liquida"; con l'uso del telefono poi, si scatta a go-go e si posta subito sui social, i limiti sono meno numerosi grazie ai processori e alla pp, ma si è perso il contatto fisico con la "fotografia".
La nostalgia di scattare in analogico, resta intrappolata proprio in questa emozione: è legata ad un processo chimico-fisico che ci rende più consapevoli degli scatti fatti, di toccare le nostre foto, l'emozione di caricare e scaricare il rullino dalla nostra macchina.
E' vero, oggi può sembrare una scelta totalmente irrazionale quella di scattare in analogico, ma resta a mio avviso il modo più vero, per ridimensionare "milioni di immagini" e creare un rapporto fisico con ciò che si è andato via via perdendo: "la vera fotografia".
Salutoni a tutti.
Lino

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 16:03

Scatta in digitale è pensa in analogico, è il giusto compromesso. Purtroppo il fascino della stampa analogica ormai è una rarità ma volendo con una p.p mirata anche se non si otterrà lo stesso risultato ma ci si può avvicinare.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 16:44

D'accordo con Vincenzo, anche se forse con sfumature diverse. Io ho iniziato negli anni '70 con la pellicola e ho praticamente sempre sviluppato e stampato in proprio il bianconero con tank sviluppatrici, bacinelle e ingranditore, ho sviluppato da me le diapositive e ho stampato per un po' le dia con metodo Cibachrome. Ho conservato oggi lo stesso metodo di allora: 1- scattare poco cercando di ragionare, senza fare raffiche di decine e decine di foto; 2-cercare di avere il massimo già nella ripresa, senza affidarmi alla postproduzione, usare poco gli automatismi (continuo a usare priorità di diaframmi o manuale) e continuo a usare pochissime funzioni della macchina fotografica 3-cercare di utilizzare una post non invasiva 4- immaginare la foto fin dall'inizio per come sarà stampata 5- continuare a stampare in proprio, da me, continuando a considerare la vera foto come quella che ho tra le mani: non mi soddisfa, infatti, vedere le mie foto su un video, non le considero davvero mie, così. E poi a video sembrano sempre più belle e certi piccoli errori, a mio modo di vedere, si vedono molto di più in stampa e vengono più facilmente perdonati a video. In conseguenza di questo, confesso di impiegare in genere poco per postare una mia foto anche qui su Juza, mentre invece perdo ore per ottenere la stampa di una sola foto che mi soddisfi completamente: e oggi ho la stessa identica emozione nel vedere uscire una mia foto in A3 dalla stampante rispetto a quanto vedevo apparire in camera oscura. La stessa! E' sempre un prodotto che nasce dalle mie capacità.
Per me, quindi, è cambiato ben poco: non sono mai riuscito a modificare una foto nata male e trasformarla in bellissima successivamente in post

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 17:43

"cercare di avere il massimo già nella ripresa, senza affidarmi alla postproduzione"... perdonami Claudio, premetto che condivido ciò che hai scritto , ricordo quando entravo in camera oscura con i fotografi che collaboravo, li osservavo provare è riprovare i vari procedimenti di stampa finché non arrivavano ad ottenere il risultato che cercavano...digitalmente parlando quella era p.p.... "E poi a video sembrano sempre più belle e certi piccoli errori, a mio modo di vedere, si vedono molto di più in stampa e vengono più facilmente perdonati a video."...eh, eh...il video perdona, la stampa no. Negli anni dell'analogico mi occupavo di altro, la fotografia non rientrava nelle mie competenze, ho avuto la possibilità di poter imparare a padroneggiare sia con la fotocamera che per i procedimenti di stampa in camera oscura (grazie ad alcuni fotografi molto, ma molto bravi). Purtroppo all'epoca vederli all'opera trovavo il lavoro non alla mia portata, non semplice è molto impegnativo, questo mi frenava. Con l'ingresso del digitale mi sono sentito subito a mio agio ma l'analogico ammetto che ha una marcia in più. La sua non perfezione da un tocco unico alle immagini.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 18:11

Vincenzo e Claudio ben trovati; concordo con la filosofia di scatto di entrambi, tanto è vero che nelle mie ultime uscite per street, porto con me la x-e1 per rimanere leggero ma con un sufficiente numero di mega per stampare un buon 30×45. Quando torno a casa, nonostante abbia una fast da 16g che mi permetterebbe di portare a casa oltre 500 scatti tra raw e jpeg, arrivo a contarne sempre sui 20-30 e mai oltre proprio come se avessi caricato un rullo da 24 o 36 pose. Questo per dire e sottolineare che concordo assolutamente con Voi per uno scatto ragionato, cercato e voluto; difficilmente porto a casa scatti non utilizzabili, non perché io sia Cartier Bresson, ma solo perché ho lavorato bene prima "di scattare".
Credevo di essere il solo patito rimasto nell'universo a stampare tutto ciò che mi emoziona e che mi soddisfa nel risultato, invece noto che qualche seguace di questa sana mania ancora resiste e mi complimento con Claudio. Per la post, condivido con Vincenzo che se ben lavorata, si riesce tranquillamente ad avvicinarsi a qualcosa di fascinosamente analogico; ma sarà che la x-e1 sfornando jpeg praticamente perfetti, la mia post ormai si riduce alla scelta del taglio da portare in laboratorio per la stampa, o in alcuni casi di aprire di qualche punto le ombre per schiarire piccoli particolari, tutto qui. Credo di aver accumulato nello studio solo negli ultimi 2/3anni, ben 4 scatoloni di ikea con album dei miei pelosetti e moltissime street su Napoli in bw in 13x18 su endura pro satinato, stampate presso un centro professionale qui a Napoli. Di stampanti e di carta ne ho provate molte all'inizio del passaggio al digitale, ma nessuna mi rapiva come quella chimica tradizionale e il risultato mi sembrava sempre come un compromesso da accettare. Forse oggi la carta e le stampanti saranno sicuramente più ferrate di 10anni fa, ma per le stampe che so di dover conservare negli album dei ricordi più belli, non mi risparmio di consegnare e ritornare in laboratorio per ritirare ciò che ho partorito col mio software di elaborazione personale: le mie sole capacità...
Vero Vincenzo...quella non perfezione spesso dà maggior vita allo scatto!
Grazie dell'incontro e salutoni.

Lino

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 18:34

Grazie Lino per la tua testimonianza. Sono anche io di Napoli e ti confesso che, per la street, utilizzo più spesso una Olympus EM 10 con fissi, molto più leggera, tascabile e meno visibile. Ho infatti poi una Nikon D800 con zoom e fissi decisamente meno maneggevole e una Sony A7RIIIA. Mi incuriosisce sapere a quale laboratorio professionale porti i tuoi file: io non ho mai trovato qualcuno che mi facesse esattamente quello che cercavo e poi sono sempre stato abituato a fare da me, mi diverte moltissimo anche la parte successiva allo scatto, la "magia" della stampa (per me rimasta inalterata anche stampando in digitale). Tecniche diverse, ma ancora studio per ottenere dei risultati come nella ex camera oscura. Infine, è divertente passare qualche ora a stampare e a cercare esattamente quello che voglio, magari sottoponendo i provini a tutta la famiglia....i miei critici E poi non è infrequente il fatto che, dopo aver stampato una foto, passati due giorni mi viene un'idea leggermente diversa e allora modifico ulteriormente la stampa. Inoltre non uso formati così piccoli come il 13X18; il minimo è l'A4 (21X30), ma spesso stampo in A3+ e sarebbe troppo costoso se fatto in laboratorio. E poi, il tuo laboratorio il file lo stampa con stampanti inkjet, no?
Infine, effettivamente un jpeg spesso è più facile da completare, ma io spesso faccio anche paesaggi e lì la post è sempre un po' più complicata e lunga

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 18:40

Purtroppo il fascino della stampa analogica ormai è una rarità ma volendo con una p.p mirata anche se non si otterrà lo stesso risultato ma ci si può avvicinare.


entrambe le affermazioni sono ampiamente confutabili.

La stampa analogica nn è assolutamente una rarità ... se il riferimento è Juza posso capirlo (il 99% dei post riguarda il dgt), ma in giro ci sono miriadi di gruppi dedicati all'analogico, basta guardarsi in giro e nn fossilizzarsi solo su Juza, così come ci sono parecchi laboratori (in aumento) che stampano sotto ingranditore. Se poi si avesse uno spazio dedicato, farsi una CO è cosa relativamente facile.

Per quanto riguarda il "rumore" dgt ... beh ... potete chiamarla pure grana, ma resta di fatto rumore dgt. Come paragonare pere con mele.


avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 18:47

Ieri come oggi mi piaceva e mi piace la parte della fotografia fatta in camera oscura/chiara, fatta di riflessione, di attenzione, anche di cose nuove da imparare (ce ne sono tante anche nella stampa digitale che non è per niente semplice); ma è divertente imparare cose nuove. La cosa che odiavo tantissimo all'epoca della stampa con ingranditore era...rimettere tutto in ordine; ovviamente non avevo una camera oscura fissa e la parte finale di riordinare, lavare bottiglie e bacinelle e poi lavare a lungo e asciugare le stampe era per me una tortura che, oggi, con stampa digitale, evito totalmente: chiudo il pc e amen. E poi una volta desideravo stampare il colore e da negative non era semplice ottenere, con filtrazioni e analizzatori colori, buoni risultati. Mentre per la stampa in bianconero e lo sviluppo delle diapositive non c'erano problemi , per la stampa colore (oltre il 90% delle mie foto) la cosa era complessa. Oggi non lo è più.
Ha ragione Schyter che ci sono ancora laboratori, ma a me, fin da quando avevo 20 anni non anadava proprio giù farmi stampare le mie foto da altri: ho sempre voluto fare da me fin dal primo rullino bianconero. Ma poi ho cominciato ad amare le stampe a colori e non ho mai trovato un alboratorio che mi desse soddisfazioni. E anche se lo avessi trovato, era sempre un altro che si frapponeva tra me e il foglio di carta con su la mia fotografia. Credo che Schyter mi comprenda bene

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 18:56

Riguardo poi al tanto decantato fascino delle stampe analogiche, non saprei dire: io veramente non lo percepisco o, meglio (e senza mai voler essere polemico), percepisco il fascino solo di fotografie ben fatte, con qualunque metodo. E comunque il fascino di far fotografia e anche il divertimento sarebbero più che dimezzati se a produrre le mie foto in camera oscura fosse un altro, anche se bravo. Comincio io e finisco io

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 18:56

"Scatto in digitale o in analogico?"

Mahhh.......

E' come chiedersi se mangio carne o pesce: mangia un po' quello che ti piace, tanto te lo mangi tu.

Uno dovrebbe fare il tipo di fotografia che gli piace, o che deve fare, se per lavoro.

Analogico e digitale sono tecnologie diverse, ed ovviamente danno risultati diversi.

Io con 40 anni di stampa analogica fatta con attrezzatura professionale, stampa in formato minimo 30 x 40 cm da 6x6 e 35 mm, e dopo 13 anni di stampa digitale fatta sempre con attrezzatura professionale per stampe sempre in formato minimo 30 x 40 cm, da 35 mm, non tornerei mai alla stampa chimica, nemmeno mi picchiassero, e stampavo bene in chimico, come stampo bene adesso in digitale, su giudizi espressi anche da gente esperta a livello nazionale.

Tecnicamente parlando, la qualità d'immagine della stampa digitale seria, semplicemente, si strafuma, non si fuma, ma si strafuma, sempre e comunque, la qualità della stampa chimica, sempre seria, e se la strafuma su tutto, cromatismo, estensione tonale, etc, su tutto.

E' una scelta di vita, fotograficamente parlando, e uno fa bene a scegliere quello che più gli piace.

Ma se uno fa un confronto qualitativo tecnico, parlo ad alto livello, il confronto, di nuovo semplicemente, è improponibile.

Ed infatti il professionismo serio oggi è solo digitale.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 19:07

Quel che scrive Claudio sintetizza benissimo le ragioni per cui scatto in digitale. Non ho mai avuto la possibilità di avere una camera oscura e, quando scattavo in analogico, mi ha sempre disturbato vedere che le stampe che mi arrivavano dai laboratori non erano come le avrei volute. Per cui facevo praticamente solo diapositive a colori, ma anche in quel caso mi sarebbe piaciuto stamparne alcune ma con la possibilità di correggere l'inquadratura, se necessario, e intervenire perlomeno su saturazione e luminosità. Però non ho mai avuto il tempo e lo spazio necessari per fare queste cose. Oggi il digitale invece mi consente di farlo, e quando mando qualcosa a stampare in laboratorio ho prima potuto sistemare il file e le immagini che mi arrivano non saranno perfette, ma comunque sono abbastanza buone e vicine a quel che avevo in mente.
Fotografo quasi sempre a colori, però devo dire che se decidessi di dedicarmi al bianco e nero mi piacerebbe sviluppare e stampare da me in analogico. E forse capiterà, chissà...

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 19:11

Tecnicamente parlando, la qualità d'immagine della stampa digitale seria, semplicemente, si strafuma, sempre e comunque, la qualità della stampa chimica, sempre seria, e se la strafuma su tutto, cromatismo, estensione tonale, etc, su tutto.

Ma se uno fa un confronto qualitativo tecnico, parlo ad alto livello, il confronto, di nuovo semplicemente, è improponibile.


sul b/n non concordo minimamente ... proprio niente. Sorriso

Ed infatti il professionismo serio oggi è solo digitale.


qui sono d'accordo ... ma principalmente per altri motivi.


avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 23:32

La resa analogica è diversa dalla resa digitale.
La resa tra pellicole diverse è molto più differente rispetto alla resa tra sensori diversi.
Il negativo e la stampa sono due entità fisiche tangibili.
Non ho necessità di produrre un elevato numero di immagini da condividere e/o utilizzare in un breve lasso di tempo.
Mi piace utilizzare fotocamere completamente manuali e meccaniche.
Posto quanto sopra, scatto in analogico, salvo che in alcune circostanze in cui mi è più comodo o necessario l'utilizzo del digitale.

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2021 ore 23:38

www.fotocollezione.it/linguaggio-della-fotografia/199-argentic-vs-digi

avatarsenior
inviato il 13 Dicembre 2021 ore 1:03

Per fortuna non ho nevrosi da prestazione. Non ho il minimo interesse a sapere cosa è superiore a cosa; sinceramente, ormai, la cosa non ha per me importanza e nemmeno mi importa fare proseliti. E poi quasi sempre ci si riferisce al bianconero che pratico ormai poco e poco mi interessa. Le mie considerazioni sono legate alle mie esigenze e la mia esigenza fondamentale è quella di stampare il colore decentemente e in proprio. Non mi va di affidare metà del processo di produzione di una fotografia ad un altro e cioè ad un laboratorio e, d'altro canto, non ho mai trovato un laboratorio che mi potesse stampare il colore esattamente come desideravo e/ o con quei risultati mirabolanti spesso evocati e magari solo teorici. Infine, ogni volta che ho visitato mostre retrospettive in cui si accostavano foto prodotte nel passato a pellicola con la produzione dello stesso autore ma recente si vedeva, parlo sempre del colore, una evidente disparità. Che sia legata alla necessità di digitalizzare la pellicola con conseguente decadimento dell'immagine o a qualsiasi altro problema tecnico, francamente non mi interessa proprio piu. So solo che riesco a stampare a colori con un buon recupero di ombre e luci, con la nitidezza, il contrasto anche locale, su piccole porzioni del fotogramma che ho solo sognato per il passato. E la differenza tra mie foto di allora e di oggi ( parlo sempre di stampe colore) è evidente. Poi, se si fanno discorsi teorici mi sta bene, ma poi non ho mai visto risultati mirabolanti riferiti e nemmeno decenti E infine le mie foto le stampo io e così mi diverto. E questo mi basta.

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