user33434 | inviato il 17 Ottobre 2021 ore 11:10
@CantiDelCaos Probabilmente abbiamo interpretato diversamente lo stesso testo e non escludo per niente che tu possa aver ragione, avendolo tu probabilmente letto per intero e conoscendo il pensiero dell'autore. Quello che mi è arrivato è una descrizione di un comportamento tossico, quello del fotoamatore, che mi pare molto facile da riconoscere. Credo appaia evidente a tutti che alcuni commenti risentiti da parte di fanboy di vari brand derivino dal sentirsi messi in discussione come fotografi: "se critichi l'attrezzatura che uso critichi la mia fotografia perché, anche se non lo ammetterò mai, è la macchina a decidere cosa e come fotografare". Questo però è un comportamento, non è una fattezza umana come quelle che sono oggetto delle attenzioni di Lombroso, si può cambiare e modificare per il proprio bene. Non mi è chiaro quindi il parallelo tra i due. |
| inviato il 17 Ottobre 2021 ore 13:05
Nel testo che ho letto io fin che si poteva, troviamo cose così: “ Per comprendere perché il fotoamatore possa essere un analfabeta fotografico bisogna considerare la democratizzazione della fotografia „ “ Le macchine fotografiche sono acquistate da persone programmate per questo acquisto dagli apparati pubblicitari. „ “ I circoli fotografici sono ... fumerie d'oppio postindustriali. „ e via di questo passo... direi che Flusser non è adatto a scrivere libri e proporsi al mondo come intellettuale. “ Questo però è un comportamento, non è una fattezza umana come quelle che sono oggetto delle attenzioni di Lombroso, si può cambiare e modificare per il proprio bene. Non mi è chiaro quindi il parallelo tra i due. „ Questa di Flusser è una retorica per produrre etichettature psicologiche, per questo lo assimilo a Lombroso (che comunque ripeto va letto perché nel male è estremamente istruttivo). |
user33434 | inviato il 17 Ottobre 2021 ore 13:58
Mi pare un po' forzato ma credo sia un punto di vista rispettabile. Flusser mi sembra motivare queste affermazioni in modo chiaro, mi manca il resto del testo però. Non l'ho letto quindi sono a disagio nel riprendere il pensiero di qualcuno e scriverne cosi, in modo approssimativo. Anche se è solo un estratto ne consigliavo comunque la lettura perché anche se l'accostamento del fotoamatore al tossicodipendente può apparire azzardato ha una base a mio parere abbastanza fondata, la gear acquisition syndrome credo sia una cosa reale e l'ho potuta vedere in azione tante volte tra musicisti e tra fotografi. Il risultato è che le possibilità del mezzo diventano completamente sovrapponibili a ciò che quel mezzo produce. |
| inviato il 17 Ottobre 2021 ore 14:26
“ gear acquisition syndrome „ Dare il nome di una patologia psichiatrica da DSM è solo una retorica patologizzante che non ha alcun rilievo clinico. Guarda io capisco le cuscinate da forum, sono il primo a tirare colpi nelle rotule per difendere i formidabili formati micro, però dai leggiamo Ghirri, Benjamin, Sontag, Krauss, non questo bulletto Fuffer. I fotoamatori possono offendersi soltanto tra di loro |
| inviato il 17 Ottobre 2021 ore 16:44
e comunque, essendo una parte della fotografia molto tecnica, lo strumento usato riveste la sua importanza. Il fotoamatore percepisce pero' il rapporto tecnica/risultato in modo completamente distorto. Da cio' derivano gli interminabili flame a difesa/ attacco di un brand-formato. Si tratta di convinzioni radicate ma errate che favoriscono solo i bilanci dei produttori. |
| inviato il 17 Ottobre 2021 ore 17:02
L'unica nota positiva è che alla fine qualcuno verrà anche favorito... |
user14408 | inviato il 17 Ottobre 2021 ore 18:41
se leggiamo il testo di Flusser e non qualche estratto quando parla di "apparecchio" e di " stati di cose" è meglio. Ancora meglio, ma non indispensabile, se ci procuriamo qualche nozione di filosofia continentale, la Fenomenologia di Husselr, meglio sarà la comprensione e il contesto del testo. |
| inviato il 17 Ottobre 2021 ore 19:20
Io vado controcorrente rispetto a Paolo, che ne saprà anche più di me senz'altro....ma credo che Nessunego abbia ragione nel ritenere un futuro dove le aziende riprenderanno in mano la produzione di macchine analogiche...Leica in realtà non ha smesso, avendo due modelli in produzione, alcune startup stanno facendo grandi formati...chissà magari ci sarà qualcuno, fuori dal "giro", quindi no Sony, etc...che tirerà fuori qualcosa di analogico...vedendo anche i numeri di video e canali su YT sul mondo analogico...il giro cresce...e vedendo inoltre i numeri sempre più risicati del mondo digitale....chissà....magari è solo una speranza... |
user14408 | inviato il 17 Ottobre 2021 ore 19:28
anche io credo che qualche cosa in stile araba fenice ci sarà, penso per esempio al progetto open camera dora goodman. stampanti 3D e fotocamere analogiche...chissà nel medio periodo ... già questa a me me piace :-) doragoodman.com/store/goodman-zone-medium-format-camera/ |
| inviato il 18 Ottobre 2021 ore 6:12
“ Enzo C: "Carl Zeiss Jena Sonnar 180/2,8 (il classico dei classici)" „ “ Paolo Mcmlx: "Che se non sbaglio non dovrebbe essere altro che la copia-carbone DDR del 180 Olympia Sonnar di Leni Riefenstahl" „ Perché "copia-carbone"? Il Sonnar 180/2,8 prodotto da Carl Zeiss Jena (DDR) non fu per nulla una copia, carbone o no. Esso fu la continuazione ed evoluzione di un'ottica leggendaria, oltretutto prodotta sempre ancora nello stesso stabilimento ove fu calcolato e prodotto sin dal 1936. |
| inviato il 18 Ottobre 2021 ore 7:11
Appunto è la copia-carbone dell'Olympia Sonnar... fosse stato lo stesso obiettivo i tedeschi orientali, altrimenti detti trdeschi poveri, non avrebbero avuto bisogno di specificare Jena* che in effetti serviva solo per differenziarsi dalla Carl Zeiss (quella vera non quella farloca) che aveva pensato bene di trasferirsi a Ovest per sfuggire alla "liberazione" comunista. *) tutto il mondo sapeva che Jena è la città dove iniziò la storia Zeiss... così come tutto il mondo sapeva che quella stessa storia continuava a Oberkochen |
| inviato il 18 Ottobre 2021 ore 8:42
Mi sa che fai un po' di confusione, anzi, tanta. Errare è umano, Paolo, ma perseverare è diabolico. Ti consiglio la lettura del bel volume di Lawrence "Larry" Gubas: " Zeiss and Photography ", giusto per un'infarinatura sulle vicende di Zeiss dal '45 in poi. Anche "Auf den Spuren der Contax" di H.J.Kuc fornisce informazioni assai dettagliate. |
| inviato il 18 Ottobre 2021 ore 8:57
“ Mi sa che fai un po' di confusione, anzi, tanta. Errare è umano, Paolo, ma perseverare è diabolico. „ trattasi di realtà virtuale... Oppure, prendendo dalla teoria delle stringhe >> ""... gli infiniti universi paralleli potrebbero coesistere nello stesso continuum di dimensioni, vibrando a frequenze differenti. "" probabilmente la "storia" che conosce Paolo è in uno di questi universi paralleli ... |
| inviato il 18 Ottobre 2021 ore 9:31
Parallei? Temo divergenti. Siamo alle "divergenze parallele"... |
| inviato il 18 Ottobre 2021 ore 10:13
Enzo sarò anche in errore ma non mi sembra che Carl Zeiss Jena abbia poi fatto tanta strada... se non nelle speranze di qualche sognatore veterobolscevico chiaramente |
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