| inviato il 16 Luglio 2021 ore 17:41
Recarsi in zone molto pericolose espone a molti rischi, è un dato di fatto. Se vai "dentro" una guerra, rischi più che a rimanere sul divano. |
| inviato il 16 Luglio 2021 ore 18:13
Vero…ma quanto cinismo… |
| inviato il 16 Luglio 2021 ore 18:22
Ma no, non sono cinico, sono realista: se vado a correre la maratona delle sabbie, posso lasciarci la pelle, se vado a fare alpinismo, posso precipitare in un burrone, se mi iscrivo alla Dakar, pure ... E' un concetto di fondo dell'esistenza: se fai cose pericolose, rischi, non è evitabile. Mi spiace per lui, ma alla fine sono scelte, fai qualcosa che ti piace e in cui credi, ed è una cosa pericolosa, rischi più che a lavorare in un ufficio in città. (a parte quelli che lavoravano nelle due torri) |
| inviato il 16 Luglio 2021 ore 21:16
“ Ma no, non sono cinico, sono realista: se vado a correre la maratona delle sabbie, posso lasciarci la pelle, se vado a fare alpinismo, posso precipitare in un burrone, se mi iscrivo alla Dakar, pure „ Io invece penso che ci sia una grande differenza: in questo caso il fotografo di guerra è stato ucciso mentre faceva il suo lavoro, ossia testimoniare con le sue foto (affinché noi si possa capire meglio) le atrocità di un conflitto. Ben altra cosa di chi, purtroppo, muore mentre corre la marathon du sable per una sfida con se stesso o contro gli altri partecipanti. Poi ovviamente è solo il mio punto di vista. |
| inviato il 16 Luglio 2021 ore 21:55
Sulla differenza che evidenzi concordo. Ho portato questi esempi come "attività pericolose", avrei potuto metterci per esempio il lavoro di un pilota (poi Shumacher ha corso a 300 all'ora per una vita e si è devastato sugli sci con la famiglia), ma il concetto che volevo portare è sempre lo stesso: alcune attività sono più pericolose di altre, alcuni lavori sono più pericolosi di altri, se li fai, rischi di più. Se vai in una guerra, rischi tantissimo, e alla fine, dai e dai, presto o tardi ci resti. |
| inviato il 17 Luglio 2021 ore 15:28
Spiace, ma era pur sempre a far foto in un territorio di guerra, non in centro a Milano a fare street... |
| inviato il 17 Luglio 2021 ore 18:37
@zeppo, premesso ti seguo con stima nei tuoi interventi 'tecnici', sul fatto che fosse in una situazione a rischio è evidente, però penso che se fai il fotografo di guerra lo fai anche perché credi che sia giusto testimoniare questi orrori. Questo a mio avviso fa la differenza e mi fa dispiacere, come mi fa dispiacere un giornalista o un cineoperatore ucciso dalle diverse mafie (vedi Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Giancarlo Siani etc….). |
| inviato il 17 Luglio 2021 ore 20:48
C'è da dire una cosa: che sempre più spesso fotografi e giornalisti sono vittime in zone di guerra perché non si vuole che vengano raccontati certi fatti. Insomma a volte è più a rischio il fotografo del soldato |
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