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Non so se questo tema sia mai stato già trattato su Juza! Si avvicina l'estate e con essa le vacanze annuali. Questo è il periodo in cui tutti ci fermiamo dagli affanni quotidiano e dedichiamo più tempo a noi stessi. Per questo motivo vorrei condividere alcune riflessioni che mi porto dietro da qualche anno.
Sono convinto che la fotografia, allo stesso modo dell'iconografia, della pittura, della musica, della poesia, possa essere una forma di meditazione tra le più dirette ed incisive.
Attraverso la fotografia, senza rendercene conto, facciamo qualcosa di veramente straordinario: ci concediamo il tempo per fermarci dagli affanni, fermare il flusso incoerente e disordinato dei nostri pensieri, per riconnetterci con ciò che ci sta intorno e riconoscere tutto il bello che in cui siamo immersi nelle sue differenti forme e punti di vista.
In questo modo, esprimiamo la creatività e le intuizioni che ci arrivano dall'alto. La fotografia, come qualunque forma d'arte espressiva, può aiutarci, non solo a vivere meglio ma, soprattutto, ad avvicinarci alla vera felicità.
Uso la parola "felicità" per riferirmi a uno stato del proprio essere che nasce dalla piena e completa realizzazione. Una vera e propria fioritura personale. In altre parole felicità è il riconoscere in maniera convinta e consapevole che la vita non è una battaglia o un insieme di problemi da risolvere, ma è qualcosa di cui godere appieno perché siamo immersi nell'amore e nella grazia.
Ho pubblicato un video condivido le mie riflessioni in merito proponendo 3 argomentazioni a supporto dell'idea che la Fotografia rappresenti una forma elevata di meditazione:
- La fotografia come estetica dell'assoluto - La necessaria "Connessione al momento presente" a cui quest'arte ci spinge - La contemplazione delle immagini e l'apertura all'intuizione
Mi piacerebbe, sinceramente avere vostre opinioni in merito.
Molto bello e interessante il filmato ; concetti e riflessioni di notevole profondità e assai complesse , almeno per me , ma ne comprendo e apprezzo la sostanza , soprattutto perché non avevo mai visto la fotografia sotto forma di "meditazione". Ma ci sta , eccome , anche se forse non tutti i generi fotografici possono esservi assimilati . Ma che nell'atto di fotografare ci si astragga da tutto eccetto da quello che stiamo traguardando nel mirino , apprestandoci ad immortalare "il bello" (o ciò che per noi lo è) e che questo ci gratifichi (e ci elevi?) è assolutamente vero e , sì , credo si possa parlare di "meditazione" per tutto ciò che "l'atto fotografico" comporta . Interessantissimo parallelismo , comunque e , ovviamente , seguo con attenzione .
Da assiduo praticante di entrambe le discipline, ed in maniera congiunta, condivido vari passaggi della tua descrizione.Su altri penso che se fossimo di persona in 10min ci potremmo allineare.ciao Rob
Non me ne intendo di meditazione, ma concordo con Wolfschanz quando ha scritto che "forse non tutti i generi fotografici possono esservi assimilati". Ad esempio non so se sia possibile parlare di meditazione con foto di macchine o moto da corsa in gara (foto sportive per intenderci).
Oltre a riconoscere il bello (qualora sia fattibile in base al soggetto, in base al genere fotografico ed anche in base alla nostra sensibilità ed a quello che siamo noi come singoli), direi che la fotografia stimoli ad andare alla ricerca di questo bello. Quindi se la meditazione è anche ricerca della felicità, il paragone meditazione-fotografia mi sembra calzante. Tuttavia può (forse) non esserlo sempre: mi riferisco alla frustrazione di non trovare un soggetto interessante o non riuscire a fotografare il soggetto come vorremmo (per chi lo fa come hobby penso sia più facile rispetto a chi fotografa per lavoro). Non è detto che ci si riesca sempre a non farsi conivolgere da questi fattori: magari ci si trova in uno stato mentale non adatto, vuoi per la stanchezza, vuoi per lo stress o per altri motivi. La fotografia può stimolare attenzione e pazienza ed in questo è giusto quello che affermi. Forse ci vuole una predisposizione mentale che ci spinga a concentrarci su quegli obiettivi.
Non so se il fatto di "essere nel flusso" e la "connessione al mondo presente" c'entrino qualcosa con una tipologia di fotografia più istintiva, in cui si pianifica meno (pur pianificando lo stesso un minimo, almeno inconsciamente) e ci si lascia andare all'attimo in cui si vive concentrandosi su quell'attimo stesso. Pensieri in libertà i miei. Conscio di non essere sicuro di aver compreso quello che intendessi, visto che non conosco la meditazione.
Kanso (? ?) Semplicità o l'eliminazione del disordine. Le cose sono espresse in un modo semplice, piano e naturale. Ci ricorda di non pensare in termini di decorazione, ma in termini di chiarezza, una sorta di chiarezza, che può essere raggiunta attraverso l'omissione o l'esclusione del non essenziale. Fukinsei (?? ?)
Asimmetria o irregolarità. L'idea di controllare l'equilibrio in una composizione tramite l'irregolarità e l'asimmetria è un principio centrale dell'estetica Zen. L'Enso ( “cerchio Zen”), per esempio, è spesso disegnato (col pennello) come un cerchio incompleto, a simboleggiare l'imperfezione che è parte dell'esistenza. Nel design grafico anche l'equilibrio asimmetrico è un processo dinamico positivo. Proviamo a cercare (o creare) la bellezza nell'asimmetria bilanciata. La natura stessa è piena di bellezza e relazioni armoniose che sono asimmetriche anche se equilibrate. Questa è una bellezza dinamica che attira e coinvolge.
Shibui / Shibumi (? ?) La bellezza di essere sottovalutati, o di essere proprio quello che si doveva essere, senza elaborazioni. Un modo diretto e semplice, senza essere appariscente. Elegante semplicità e articolata brevità. Il termine è talvolta usato oggi per descrivere qualcosa di fresco ma splendidamente minimalista, comprese le tecnologie e alcuni prodotti di consumo. (Shibui letteralmente significa di gusto amaro).
Shizen (G?) Naturalezza. Assenza di finzione o artificiosità, pieno intento creativo non forzato. Per ironia della sorte, la natura spontanea del giardino giapponese che lo spettatore percepisce non è casuale. Questo ricorda che il design non è casuale, anche se stiamo cercando di creare la sensazione di un ambiente naturale. Non una natura grezza in quanto tale, ma con un obiettivo e un proposito. Yugen (? ï) Suggestione o suggerimento, piuttosto che manifestazione. Un giardino giapponese si può dire sia un insieme di sfumature e di elementi simbolici. Fotografi e designers possono certamente pensare a molti modi per implicare visivamente non mostrando il tutto, ma solo una parte .
Datsuzoku (??) Libertà dall'abitudine o dalle formule. Fuga dalla routine ordinaria e quotidiana. Trascendere il convenzionale. Questi principi descrivono la sensazione di sorpresa e di stupore quando ci si rende conto che ci si può liberare dal convenzionale. Il Professore Tierney dice che il giardino giapponese stesso, “... realizzato con le materie prime della natura e il suo successo nel rivelare l'essenza delle cose naturali per noi è una scoperta sorprendente. Molte sorprese vi aspettano quasi ad ogni angolo di un giardino giapponese. “
Seijaku (??) Posizione tranquilla o di calma tensione, silenzio, solitudine. Questo è legato alla sensazione che si può avere in un giardino giapponese. La sensazione opposta sarebbe di rumore e disturbo. Come possiamo portare un senso di “calma attiva” e di quiete negli effimeri modelli al di fuori delle arti Zen
Mi permetto di aggiungere un'altro termine, un'altro “stato” che a mio avviso può essere confuso o assimilato con la meditazione che è l'ipnosi o autoipnosi, stato in cui si può entrare più o meno coscientemente, in maniera più semplice e si può praticare durante l'esercizio pratico degli scatti. La meditazione serve a preparare prima e dopo il terreno fertile. Rob
Grazie per aver la condivisione delle vostre considerazioni e grazie per aver speso un po del vostro tempo a vedere il mio video
@Wolfschanz @McBrandon Le vostre parole mi facevano venire in mente alcune esperienze passate.
“ "forse non tutti i generi fotografici possono esservi assimilati". Ad esempio non so se sia possibile parlare di meditazione con foto di macchine o moto da corsa in gara (foto sportive per intenderci)" „
Personalmente non pratico questo genere di fotografia. Però mi veniva in mente una riflessione . Un parallelismo con altre discipline che ho praticato per anni . Non so se avete praticato arti marziali, o la musica. Queste esperienze mi hanno dimostrato negli anni che un gesto consapevole (un gesto in cui siamo pienamente presenti nel qui e ora) è possibile non solo "nella lentezza" della pratica, ma anche in velocità della vita. Certo ci vuole un po' di esercizio per far si che quel gesto diventi così tanto automatico da poter essere di eseguirlo in velocità senza farsi prendere dal vortice delle emozioni. Ma è comunque possibile! Sono convinto che la consapevolezza e lo stato di flusso si possano vivere anche nella concitazione del momento.
@RobBot é vero quel che dici l'ipnosi può essere confusa con lo stato meditativo (o contemplativo). Anche a me capitava quando cominciavo ad interessarmi di queste cose. Penso che questa confusione sia indotta dal fatto che internet abbonda di audio di cosiddette "meditazioni guidate" ed esercizi di PNL offerti a buon mercato con l'intento di fare spettacolo. Come probabilmente sai già perchè ne hai fatto esperienza (e qui lo scrivo solo per coloro che ci leggeranno incuriositi) i due stati mentali sono opposti .
L'ipnosi è una immersione completa in un processo di associazioni mentali indotte. La nostra coscienza è pienamente immersa nelle associazioni mentali. Questo stato può essere auto indotto (es: guidiamo e contemporaneamente pensiamo a qualcosa, ed improvvisamente ci troviamo in tutt'altro posto e ci chiediamo "come sono arrivato qua?" eravamo distratti dai nostri pensieri) . Oppure può essere indotto da un'altra persona (uno psicologo, un praticante di pnl, un venditore, un imbonitore, una persona brava a scrivere e comunicare) . Lo stato meditativo è all'opposto. E' uno stato in cui le nostre associazioni mentali rallentano, il dialogo interno abbassa il volume, e ci predisponiamo ad un contatto con il nostro io più profondo. La nostra coscienza non è più nelle nostre associazioni mentali ma se ne distacca.
Che belli questi riferimenti e queste analogie all'estetica zen che hai condiviso. Grazie
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Conscio di non essere sicuro di aver compreso quello che intendessi, visto che non conosco la meditazione. 