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World Nomad Games


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World Nomad Games, testo e foto by Guido Todarello. Pubblicato il 25 Aprile 2021; 7 risposte, 1704 visite.


In occasione di un viaggio in Asia centrale, nel 2018 ho avuto l'opportunità di assistere alla terza edizione dei World Nomad Games.
Per dare rapidamente un'idea dell'evento, potrei dire che i World Nomad Games sono una sorta di giochi olimpici basati sui giochi tradizionali dei popoli nomadi dell'Asia centrale (dalla mongolia fino alla Turchia, la cui popolazione storicamente proviene in parte dall'Asia centrale), che annoverano genericamente giochi di abilità, di lotta, di falconeria, di tiro con l'arco, e diversi giochi a cavallo.



(lotta a cavallo - lo scopo è tirar giù di sella l'avversario o portarlo fuori dallo spazio dedicato, delimitato da un grande cerchio a terra)

Oltre alle squadre dei paesi in cui questi giochi sono tradizionalmente radicati (i vari "-stan" dell'asia centrale, la Mongolia, la Cina, la Turchia, etc.), erano presenti squadre di altre nazioni più "insospettabili", comprese una squadra italiana (che partecipava però solo ad uno sport di lotta a quanto mi è stato detto), una rappresentanza francese e più nutrite rappresentanze degli Stati Uniti e della Russia.

Alcuni dei giochi sono particolarmente iconici e piuttosto curiosi per un osservatore occidentale, su tutti il più peculiare è certamente il "kok boru": uno sport a cavallo che potrebbe essere per certi versi un incrocio tra il polo e il basket, in quanto due squadre a cavallo si sfidano avendo come scopo quello di lanciare nell'enorme "canestro" avversario una pesante "palla" (avviso per le persone sensibili alle tematiche animaliste: si tratta in realtà della carcassa di un montone, privato della testa e dissanguato, che tradizionalmente la squadra vincitrice riceve come premio e successivamente "consuma" - lo scopo di questo articolo/reportage ovviamente è quello di documentare la realtà, senza esprimere alcun giudizio di merito).



(un momento di gioco del kok boru - sullo sfondo gli spalti dell'ippodromo e le montagne a nord del lago)

L'edizione del 2018 si è tenuta in Kirghizistan, come le precedenti, sulla sponda nord del lago Issyk-Kul': un enorme lago alpino a 1600 metri di quota con una superficie di quasi 20 volte il lago di Garda (il suo nome significa "lago caldo" perchè nonostante la quota non gela neanche nei rigidi inverni della regione - tra le altre cose è il secondo più grande lago salato del mondo dopo il Mar Caspio, il secondo più grande lago d'altura dopo il Titicaca, e il decimo lago del mondo per estensione).
L'edizione 2020 si sarebbe dovuta tenere per la prima volta in una location diversa, a Bursa (in Turchia) e per ora è stata rinviata a settembre 2021 per via della pandemia causata dal SARS-CoV-2. Quella successiva è prevista per il 2022 in Azerbaijan.

La manifestazione nel suo complesso si è estesa per 7 giorni (incluse le cerimonie di apertura e chiusura) e a contorno dei giochi, che sono a tutti gli effetti competitivi e seguiti dalla popolazione locale, si sono tenuti anche altri eventi dimostrativi delle tradizioni etniche della regione (danze, canti, costumi tradizionali, simulazioni di battaglie storiche, e persino matrimoni tradizionali - credo effettivamente celebrati e non solo simulati).



(un trio di musicisti che si esibisce suonando della musica tradizionale)

Le location principali di questa edizione erano due: alcuni degli eventi si sono svolti nella cittadina di Čolponata, in parte nel moderno ippodromo (tra quelli a cui ho assistito: kok boru e lotta a cavallo) e in parte in un palazzetto dello sport adiacente (ho visto fugacemente uno sport di lotta che credo fosse una sorta di judo), mentre un'altra parte degli eventi tra cui gli eventi di falconeria, tiro con l'arco a cavallo, e le varie esibizioni culturali, si teneva in un "jailoo" (il nome locale per i pascoli estivi d'altura) a qualche decina di chilometri dalla città e a 2000 metri di quota, dove si trovava un vero e proprio villaggio olimpico in chiave etnica interamente costituito di yurte (le tipiche abitazioni mobili, di fatto delle enormi tende di lana con un telaio in legno, che molti di voi conosceranno come tende mongole ma sono in realtà utilizzate in tutta la regione e particolarmente diffuse in Kirghistan), con qualche concessione alle modernità, come i numerosi e puliti bagni pubblici in muratura e dotati di acqua corrente, ottenuta credo sfruttando un fiumiciattolo che attraversa la valle.

Assieme ad una mia amica, che mi ha accompagnato per questa parte del viaggio, sono giunto al villaggio di yurte nella tarda mattinata del 3 settembre, secondo giorno dei giochi dopo la cerimonia di apertura della sera precedente svoltosi nell'ippodromo di Čolponata e che abbiamo visto solo in tv in quanto i biglietti erano esauriti (l'inaugurazione era l'unico evento non ad accesso libero), ma di fatto giorno inaugurale dei giochi veri e propri e del villaggio.

Per raggiungere il villaggio siamo dovuti ricorrere all'autostop, essendo praticamente impossibile noleggiare un mezzo proprio con patente europea ed in mancanza di un chiaro servizio pubblico che in altre zone era invece capillare, superando a fatica un grande ingorgo nella stretta strada bianca che conduceva dalle rive del lago alla valle, e che a quanto pare era dovuto in grossa parte alle auto del presidente turco Erdoğan che tornavano verso la città dopo l'inaugurazione dei giochi.



(una piccola parte delle yurte nel jailoo, al tramonto)

Una volta giunti in valle siamo rimasti stupiti dall'estensione della distesa di yurte: c'era subito una prima parte di "villaggio" con le yurte "ufficiali" dell'evento, tutte uguali e recanti il logo dei giochi, disposte ordinatamente e messe a disposizione degli atleti della varie squadre; a lato di questa zona si estendeva una sorta di viale ai cui lati si aprivano numerose "piazze" circondate ancora una volta da yurte identiche e recanti il logo dei giochi, che creavano di fatto piccoli villaggi associati ognuno ad una diversa regione del Kirgizstan e al contempo creavano degli spazi per esposizioni di artigianato locale, esibizioni di musica o danze, etc.; Attorno a questa struttura razionale e ordinata, si trovavano poi sparse un po' meno ordinatamente un gran numero di yurte private di semplici cittadini accorsi per l'evento, di dimensioni e colori assortiti e variegati, in qualche caso corredate da cucine da campo o perfino forni di argilla - tecniche primitive dei popoli nomadi ancora utili al giorno d'oggi nonostante la penetrazione delle tecnologie più moderne (grossomodo tutte le persone non particolarmente anziane avevano un telefono cellulare, e per i ragazzi e gli adulti più giovani si trattava di smartphone).

La quantità di yurte private ci ha subito rincuorato, perchè eravamo giunti in valle carichi di tutti i nostri bagagli con l'idea in mente di provare a soggiornare in una yurta, chiedendo di fatto ospitalità alla gente del posto. Abbiamo così iniziato a girovagare per il villaggio contrattando con un paio di famiglie (con qualche parola di inglese e di russo, ben compreso in quanto il Kirghizistan è stato parte dell'unione sovietica, e anche con l'essenziale aiuto di google translate), e dopo qualche decina di minuti siamo riusciti a trovare posto, per l'equivalente di circa 5 euro a testa, nella yurta di una simpatica famiglia in cui solo una giovane ragazza di circa 20 anni parlava un po' di inglese. Scaricati così i pesanti zaini, ci siamo dispersi nella folla fino al tramonto, restando ammaliati dallo scenario, dai costumi, e dagli eventi.



(l'interno della yurta in cui eravamo ospitati - l'apertura sul tetto è regolabile, e viene chiusa di notte)

Con il passare del giorno la valle si è pian piano spopolata sia dei tanti turisti locali che dei pochissimi turisti occidentali, e la sera ci ha regalato ulteriori emozioni con eventi spontanei che spaziavano da piccole performance di musica locale ad una sorta di discoteca sotto le stelle a base di musica più moderna, riprodotta da smartphone collegati agli stessi impianti usati durante il giorno per alcuni degli eventi. Il freddo era intenso di notte e ricordo di aver usato tutte le felpe che avevo per formare diversi strati caldi, più la giacca a vento in cima a tutto, tenendo addosso le felpe anche nel sonno, nonostante la protezione della yurta e della pesantissima coperta che mi è stata fornita dalla famiglia.
Sia per cena che per colazione siamo stati ospiti della gentilissima famiglia, abusando di "chai" (tè), frutta, dolcetti, e gustoso cibo locale... rifiutando però gentilmente il Kumis, latte di cavallo fermentato dal sapore aspro e sinceramente poco gradevole, che avevo già avuto modo di provare in precedenza.



(Una tavola imbandita di cibo locale esposta all'interno di una yurta. Sullo sfondo, ripiegati, i materassini e le pesanti coperte usate per la notte)

Dopo un altro giorno in valle, con altri giochi ed eventi, il 4 sera siamo tornati nel più confortevole ma meno affascinante alberghetto di Čolponata, e il 5 abbiamo passato la giornata quasi interamente all'ippodromo, assistendo tra le altre cose ad alcune partite del famoso kok-boru e a delle lotte a cavallo in cui lo scopo è buttar giù dalla sella l'avversario, rimanendo all'interno di un cerchio sul terreno di circa 10 metri di diametro.

Per caso e per fortuna ho fatto amicizia con alcuni ragazzi occidentali, tedeschi e inglesi, che fotografavano e riprendevano l'evento avendo ottenuto un pass per la stampa, e camuffandomi assieme a loro (complici l'aspetto professionale della mia attrezzatura, una giacchetta ufficiale dell'evento con la scritta "press" presa in prestito da uno di loro, e un controllo non proprio accurato dei pass) sono riuscito a sgusciare dietro le quinte dell'evento ottenendo altre prospettive per le foto, e potendo anche vedere da vicino e sollevare il montone (la "palla") usato nel kok boru... così pesante che a me, non palestrato ma neanche particolarmente esile, stupisce ancora come potesse essere raccolto e tirato su dal suolo stando in sella ad un cavallo, poi sorretto durante il galoppo, e lanciato nel "canestro".



(un momento di gioco del kok buru tra Kazakistan - giallo e blu- e russia -bianchi - una sorta di contropiede in cui il giocatore kazako sorregge la "palla" mentre corre verso il canestro)

I piani originali per il 7 settembre prevedevano di proseguire il viaggio verso altre zone del Kirghizistan, ma tanto affascinante era stata la nostra esperienza nel villaggio che abbiamo deciso di tornare un'ultima volta nel jailoo per la giornata, ripartendo infine l'8, quando era prevista solo una cerimonia di chiusura.



(una ragazza locale si dondola su un'altalena nel "villaggio olimpico")

L'ultima foto, qui sotto, la riservo ad un ricordo particolarmente caro: alla vista di una fotocamera dall'aspetto professionale (in quel momento avevo il 70-200 f/4 IS montato su una 5dmkIII) queste donne, vestite in abiti tradizionali e che esponevano anche dei loro arazzi, hanno voluto che facessi loro delle foto, usando la ragazzina al centro (15 anni, e un inglese sorprendentemente buono) come interprete. Alla vista delle foto sono state così contente del risultato da regalarmi una sorta di pupazzo di fili di lana rappresentante un cammello con cavaliere, che è tuttora il mio souvenir di viaggio preferito.



(donne in abiti tradizionali)

A distanza di qualche anno posso dire che questa è stata un'esperienza fantastica, anche dal punto di vista umano per le tante interazioni che ho avuto sul posto nonostante le barriere linguistiche, che con il senno di poi costituisce uno dei miei momenti di viaggio preferiti e che mi rende nostalgico e mi fa venire voglia sia di tornare in Kirghizistan che di assistere a future edizioni dei World Nomad Games, con la paura però che cambiando la location possa anche perdersi una parte del fascino e della magia che ho vissuto.

(Chi fosse interessato troverà in galleria altre foto che non hanno trovato spazio nell'articolo)




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avatarsupporter
inviato il 30 Aprile 2021 ore 22:07

Bellissimo racconto . Deve essere stata davvero una bella esperienza sia per i luoghi visti che per gli incontri fatti.

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2021 ore 8:52

Un reportage spettacolare per contenuti ed immagini! Grazie per aver condiviso questa avventura!
Buona luce!
Ciao Giovanni

avatarjunior
inviato il 01 Maggio 2021 ore 11:42

grazie mille per la condivisione.. i complimenti.... scontati e meritatissimi. sergio

avatarsupporter
inviato il 04 Dicembre 2021 ore 0:47

Ho letto tutto d'un fiato questo meraviglioso articolo,
Grazie mille per averci “portato” lì con il pensiero e con un gran bel reportage di foto.
Complimenti, ciao
Riccardo

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2021 ore 1:03

Molto interessante e ottimo lavoro.
Complimenti.

avatarjunior
inviato il 04 Dicembre 2021 ore 9:37

grazie a tutti.. me lo sono riletto anche io, e (oltre a trovare cose scritte male MrGreen ) mi è venuta una incredibile nostalgia e voglia di viaggiare (fuori europa.. in europa ormai è solo turismo MrGreen ).

Speriamo per le ferie estive 2022 di poter tornare a raggiungere posti peculiari e un po' meno mainstream (tornerei volentieri in asia centrale - sopratutto ora che il mio russo è un po' migliorato - magari in Uzbekistan).

Ho appena visto che la quarta edizione in turchia, salatata per il covid, è stata spostata al settembre 2022 a Iznik... temo che le ferie non mi coincidano, ma ci proverò, anche se la location è probabilmente meno affascinante. Qualcuno interessato, in caso, ad andarci assieme? MrGreen

avatarjunior
inviato il 19 Luglio 2022 ore 17:17

Nuova edizione dal 29 settembre al 2 ottobre a Iznik, in Turchia.

Io saprò solo all'ultimo come sarò messo a ottobre con i turni (fine settembre abbastanza libero)... se qualcuno fosse interessato, possiamo parlarne...





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