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Davanti al dolore degli altri







avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2021 ore 15:21

Ottimo

avatarsupporter
inviato il 04 Aprile 2021 ore 15:45

Articolo interessante. Ammetto di non conoscere l'artista se non per sentito dire. Curioso che ci si riferisca spesso ad un "noi", che a mio avviso non esiste. L'idea di una collettività avente caratteristica grossomodo omogenea penso sia una costruzione, un artefatto non corrispondente alla realtà.

Non c'è nessun "noi", gli umani calpestano la Terra come singoli, al massimo in grado di collaborare in nuclei familiari o micro comunità. Enormi differenze nei princìpi e nei valori, nelle preferenze e nelle passioni rendono di fatto irreale il "noi".

Quindi osservo con interesse in tema del libro proposto e me lo segno per un futuro acquisto.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2021 ore 18:31

La vita è dura, c'è il dolore, la malattia, la morte.
La fotografia come arte, e ancora più certe degenerazioni tecnofile che si vedono qui, possono (anche) intendersi come droghe (spazi ludici), che ci procuriamo per dimenticare il mal de vivre.
Quindi mi sembra ingeneroso prendersela se una discussione come questa desti meno interesse della microregolazione dei punti a croce delle Pentax apsc: molti, io per primo, vengono qui per svagarsi e non pensare.
Anche perché molti, possono avere mille altri "spazi" in cui, volenti o nolenti, si devono rapportare con la vita, la sofferenza, la morte.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2021 ore 18:54

La grande fotografia di reportage e di racconto la si riconosce e la si apprezza anche - e direi soprattutto! - perché rappresenta tutte quelle situazioni di disagio, finanche la morte stessa come qui si è visto, che vogliamo spesso tenere lontane dalle nostre piccole isole più o meno felici.

E quando questa fotografia è "grande" lo si vede perché quel che fa lo fa proprio senza sensazionalizzare, senza urlare tutte quelle situazioni.
Lo fa raccontandole da dentro, con i dettagli si, ma senza strepito. Con sensibilità e in modo accorato: come un amico stretto vi racconterebbe una sua vicenda triste della propria famiglia. Ci sono tutti i dettagli ma anche il rispetto.

Quello che dicevo sulle piccole isole felici è vero anche perché, proprio come l'opener del topic, dubito che ora sarei dello spirito giusto per la lettura suggerita.

Però mi accodo volentieri ai ringraziamenti per la bella segnalazione.

avatarjunior
inviato il 05 Aprile 2021 ore 8:34

Grazie della segnalazione, più che la voglia, è il tempo che manca ora, me lo segno per i prossimi acquisti, l'articolo mi ha incuriosito ;-)

avatarsupporter
inviato il 11 Aprile 2021 ore 12:39

Letto, un paio di considerazioni veloci:
Molto interessante anche se dal lato strettamente fotografico non rilevante come quel " Sulla Fotografia" che per me è un pietra miliare nella saggistica del settore.
Qui la Sontag esamina la fotografia del dolore dandoci innumerevoli spunti di riflessione sull'argomento sia dal lato del fotografo che da quello dell'osservatore, interessante il modo in cui affronta tematiche come quella della compassione e della memoria e di come il modo di rapportarsi alle immagini cambi profondamente a seconda di quanto siano a noi vicini i fatti documentati, curioso e per certi versi emblematico che alla fine per indicare un'immagine capace di esprimere al meglio l'orrore della guerra ricorra a un tableau vivant di Jeff Wall www.barettobeltrade.it/2018/05/31/jeff-wall-soldati-morti-parlano/
Avevo letto che in questo libro la Sontag confutava quanto scritto in "sulla fotografia"...direi che è assolutamente un'esagrazione dice soltanto di aver cambiato idea al riguardo di un punto. In "Sulla fotografia" dava un giudizio negativo sulla sovraesposizione da immagini dell'orrore, vedendone molte si ci abitua e non impressionano più di tanto, in "Davanti al dolore degli altri" fa un passo indietro, l'assuefazione resta ed è comunque negativa ma al tempo stesso è importante che le immagini vengano mostrate perchè la realtà che documentano resta al di la di quanto e come venga percepita.

avatarmoderator
inviato il 11 Aprile 2021 ore 12:47

Grazie Caterina!
E'arrivato anche a me e per ora è in libreria; lo leggerò e riporterò qui anch'io le mie impressioni!
Un saluto a te ed a tutti!

avatarsenior
inviato il 15 Aprile 2021 ore 22:53

Un plauso a Cusufai, un testo essenziale che FINALMENTE torna in libreria ...

@Degas ... che dirTi ... l'espressione pur d'una lucida e/o condivisibile visione subisce ora piú che mai un filtro sul piano comunicativo ove Forma ed Etica ( nella loro pura accezione ...) sembrano finalmente "stringere un patto", ... di giá agognato, come ben sai, dal pensiero moderno, e mai compiutamente realizzatosi ...
E cosí questo "politically correct" accresce, seppur lentamente, e non senza difficoltá, il proprio dominio giungendo a lidi insospettabili sino a pochi anni or sono, ...fra questi pur quello della architettura informatica, ... si pensi alle sostituzioni terminologiche della dizione "master/slave"... a quelle di Python si aggiungono ora pur quelle di Torvalds ... ["inclusive terminology"] ; intendo dire che talune "correzioni", talune "induzioni", restano compito di chi ne ha, o dovrebbe averne, mira ... ( l'intellettuale, l'artista, il politico, ... )
Verantwortungsethik / Gesinnungsethik ...
[ ... ]

git.kernel.org/pub/scm/linux/kernel/git/torvalds/linux.git/commit/?id=


Altra perla smarrita (percezione/ interpretazione ...) :

www.piegodilibri.it/libri-dispersi/contro-linterpretazione-susan-sonta




Un gentile augurio di buona serata a Voi Tutti,
Ben

edit:

www.nytimes.com/2021/04/13/us/politics/biden-afghanistan-withdrawal.ht

avatarsenior
inviato il 16 Aprile 2021 ore 12:32

Adeguare il linguaggio ci può anche stare, riscrivere la storia no. E' un segnale molto preoccupante.

avatarsenior
inviato il 25 Luglio 2021 ore 17:53

Grazie per la segnalazione di cui mi accorgo solo ora. Andrò a leggere l'articolo sul web e mi ripropongo di leggere, appena riesco, anche il libro della Sontag che ho recentemente acquistato nell'edizione inglese visto che quella italiana è esaurita e fuori catalogo da tempo; spero che le mie conoscenze linguistiche mi consentano la lettura e la comprensione, ho già letto della Sintag il libro Sulla Fotografia che reputo uno dei migliori e più intelligenti libri sull'argomento, perfettamente attuale ancora oggi a distanza di 50 anni e dopo il cambiamento digitale.
Ricordo che qui su Juza ebbi a scambiare due parole su questo con un altro utente che riteneva il libro 'vecchio' e superato. Ripensandoci mi pento di non avere apostrofato con più decisione l'utente (non ricordo chi fosse, un giovanotto uscito dall'accademia d'arte o dallo IED), 'vecchia' è pure la filosofia di Platone e quella di Aristotele, e dunque? ma come si fa a scrivere certe cose!
Oltre a sostenere che 'Sulla fotografia' fosse vecchio e superato il tizio sosteneva anche che alcune considerazioni espresse dalla Sontag nel libro 'Sulla fotografia' (credo riguardo alla fotografia di reportage ed all'uso intrusivo della fotocamera ed all'aspetto 'fallico' di questa ed allo strano sinonimo 'shot' usato con duplice significato in inglese) fossero poi state riviste e smentite dalla stessa autrice in 'Regarding the Pain of Others', cosa di cui, pur senza avere letto il libro, mi sento fortemente di dubitare.

avatarjunior
inviato il 25 Luglio 2021 ore 18:36

Grazie per la segnalazione !

avatarsenior
inviato il 25 Luglio 2021 ore 20:02

seguo

avatarjunior
inviato il 25 Luglio 2021 ore 21:09

grazie

avatarsenior
inviato il 25 Luglio 2021 ore 21:28

Ho letto solo adesso il commento di Caterina Bruzzone che mi sembra confermare il mio dubbio sul fatto che questo libro contenga una ritrattazione del precedente.

avatarsenior
inviato il 26 Luglio 2021 ore 11:59

Grazie Degas per la citazione dell'Arcadia che non conoscevo e che mi sembra calzante. Ogni fotografia è un memento mori. Anche il cinema se vogliamo lo è. Ricordo di avere assistito anni fa per la prima volta alla proiezione sulle pareti della ex casa del fascio di Como (arch.Terragni) del film L'uomo con la cinepresa di Vertov e di averne ricavato una sorta di misto fra un'estasi ed un malore di fronte alla bellezza delle immagini ed alla consapevolezza che tutta la giovane vitalità dei protagonisti fosse da decenni ormai sepolta.
La stessa sensazione che provo quando trovo delle pagine autografe scritte con la grafia della mia defunta moglie.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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