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Le Tematiche dell'Hifi


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avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 13:50

non sono fuori tema Bergat.
tutto dipende e tutto si capisce nel momento in cui ti trovi di fronte al problema di registrare.
è li che capisci finalmente l'artificiosità dei panorami stereofonici della così detta hifi e hiend.
Non c'è realismo perchè il realismo manca all'origine e lo capisci registrando, e sapendo come si registra.
Capisci che un giradischi non può essere fedele causa riduzione dinamica, ma ancora prima, che non c'è realismo volutamente perchè si comprime su qualsiasi supporto.
dinamica falsa, spazialità falsa. Allora si parte da qui per parlare di HiFi, consapevoli e responsabili.
Non apprezzando il suono vellutato di un tweeter a nastro per come riproduce una viola o cose simili.
Si parte dall'origine, dalla base. Allora si che si può capire perchè un live non è casa nostra, e mai potrà esserlo.

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 14:17

Le conosco bene le tematiche della registrazione sonora . Ho lavorato in passato come freelance come ingegnere del suono dapprima in RCA e successivamente per la Sony.

Però consentimi a parte determinati utenti dediti alla registrazione ce ne sono molti di più che vorrebbero capire come orientarsi nelle scelte opportune dei componenti Hifi.

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 14:37

allora con tali credenziali la premessa dovevi farla tu, sapendo.
il popolo è sempre + attento di quanto si creda, e soprattutto desideroso di verità e di capire.
Quindi prima di narrare meglio fare un identikit degli attori.

saluti.

p.s.
per chi è interessato ai nastri:
i videorigistratori, sono eccellenti per registrazioni di qualità,
www.dns-ok.it/videoregistratore-vhs-nuovo

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 15:39

ANALOGICO, SU BOBINA MASTER OPEN REEL, 1/4", 38 cm/sec
vs
DIGITALE HD A PARTIRE DA 24bit/48kHz

Vi riporto un articolo che pubblicò Marco Lincetto, tempo addietro.

"Tanto per cominciare, non esistono due bobine che rispondano allo stesso modo. Innazitutto, a seconda del tipo di magnetizzazione avremo prestazioni in termini dinamici (e quindi di rumore, e quindi di risoluzione) MOLTO differenti.
Ad esempio, restando in casa RMG (praticamente l'ultima marca che produca nastri oggi), un LPR 35 consentirà magnetizzazioni non superiori a 335 nW con picchi massimi consentiti a non più di +6 db.
mentre un SM-900 si potrà spingere a 550 nW con picchi massimi a +12 db
Inoltre è pressochè impossibile avere garantita una magnetizzazione costante e lineare, in un medesimo nastro, per via di come è "spalmato" il materiale sensibile: le fluttuazioni che si ripercuotono su risposta in frequenza e dinamica ci sono, anche di + o - 1db.

Infine le bobine sono altamente instabili nel tempo: tendono a smagnetizzarsi, ad impaccarsi, subiscono danni gravi in presenza di campi magnetici, di polvere, di caldo e di freddo, di umidità eccessiva, o di eccessiva secchezza...
Ma veniamo al "core" della discussione: perchè piace il nastro analogico.

Sostanzialmente perchè si tratta di un "compressore naturale" del suono. Il fatto di poter sfruttare un maggior headroom rispetto al digitale (che, ricordo, non può sforare lo 0 db, pena pura distorsione/rumore) consente di proporre quella tanto gradita "presenza" del suono, che garantisce:

- un APPARENTE maggiore microdinamica;
- un APPARENTE maggiore ricchezza di dettaglio del suono.

Il tutto sapientamente mescolato ad una naturale distorsione delle armoniche pari, notoriamente particolarmente gradita all'orecchio umano (ma sempre di distorsione, ovvero di alterazione della realtà, si stratta...)
Resta il fatto che tutto ciò ha come contropartita un ben preciso "coloramento" del suono, che altera inevitabilmente la timbrica di origine, quella percepita dai microfoni.
E qui ha ragione Ooo, quando mette in evidenza il fatto che quasi mai chi ascolta il risultato finale, sa com'era il suono nativo, di partenza.
Ma io lo so...

E quindi bisogna capire dove si vuole andare a parare: se si vuole continuare nella ricerca della fedeltà, o piuttosto di un suono piacione ed ammiccante.
Da sempre io vado nella prima direzione, anche perchè il suono cerco che sia "piacione e bello" ab origine, dal vivo, nell'ambiente in cui decido debbazno suonare i musicisti.

Tornando ai confronti meramente tecnico/ strumentali, mi cappotto dal ridere quando sento parlare, A VANVERA, di risoluzione del digitale e dell'analogico, del fatto che l'analogico ripropone un onda sonora "lineare" ed il digitale invece un'insieme di gradini...

Tanto per cominciare l'onda proposta dall'analogico NON è lineare, a causa della intrinseca distorsione che affligge l'analogico, anche il migliore. Ecco quindi che analogico e digitale distorcono entrambi l'onda naturale, seppure in modo differente. Con però il vantaggio a favore del digitale, conferito dall'ormai raggiunta microframmentazione, di fatto inudibile, per quanto piccola, garantita dal campionamento a 24 bit. E' infatti importante sottolineare come in natura, ovvero al cospetto di musica acustica suonata in ambienti reali, la soglia del primo segnale udibile a -70 è veramente difficile da superare (nella mia carriera mi è capitato SOLO UNA VOLTA in tantissime registrazioni live e 500 dischi pubblicati, di leggere sul display dell'AD2: -72db mentre un musicista suonava un pianissimo: e questo per il breve frammento di forse 3 secondi...)

Ecco quindi che la grande linearità a livello di risposta in frequenza a basso livello dell'analogico, viene equiparata e superata dal digitale HD, che d'altro canto finalmente riesce a far cogliere tutte quelle microinformazioni ambientali - la famosa "ARIA FRA GLI STRUMENTI"... - che con l'analogico vengono soffocati dal rumore di fondo e dalle distorsioni indotte dalla meccanica di trasporto, anche la più precisa.

Tutto questo però cosa comporta? Che per sfruttare - E CAPIRE - le grandi potenzialità del digitale HD servono registrazioni adeguate - ovvero di musica che abbia contenuti importanti a basso livello e soprattutto impianti di riproduzione estremamente dinamici, ovvero dotati di grande riserva di potenza. Cosa questa pressochè latitante nella maggior parte delle case degli audiofili.

Riprodurre un nastro è ESTREMAMENTE PIU' SEMPLICE che riprodurre un programma digitale di alto profilo qualitativo, ad alta risoluzione.
Oh, poi caliamo invece un velo pietoso sul vinile, che, come ho elencato qualche pagina fa su questo stesso 3D è un accrocchio cigolante, soggetto ad usura fulminante, limitato in risposta in frequenza, afflitto da gravissimi problemi di modulazione della distorsione anche ad alto livello, etc, etc, etc: Il vinile, proprio, non ha chance, ma neppure nei confronti del CD, se questo è fatto bene, partendo da una registrazione nativa HD.

A meno che non siate disposti a passare sopra a tutti i difetti, per gustarvi una piacevole distorsione di armoniche pari in gamma media...
In tutta franchezza, non so perchè ho perso mezz'ora del mio tempo per scrivere queste cose, che come al solito si perderanno come "lacrime nella pioggia" e domani un altro bel tomo se ne uscirà con l'ennesima polemica A. vs D.
Ma tant'è: sono fatto così."


avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 16:03

voglio ora fare una storiografia della nascita del digitale

parliamo cioè di : Bit, frequenze e la musica ad alta risoluzione

16/44.1, 16 /48, 20/48, 24/88.2, 24/96, 24/192 32/384 ...ma cosa sono quando si parla di musica digitale? Il primo numero rappresenta il numero dei bit impegnati e il secondo numero la frequenza di campionamento espressa in kHz. Bene iniziamo dall'inizio, che forse è meglio.

Nel 1936 un certo Claude Elwood Shannon matematico, lontano parente di Thomas Edison, si laurea all'università del Michigan in matematica e ingegneria elettronica. Nel 1938 ottiene un master presentando uno studio, Un'analisi simbolica dei relè e dei circuiti, in cui getta la base teorica dei sistemi di codificazione, elaborazione e trasmissione digitale dell'informazione.

Nel 1941 comincia a lavorare nei celebri Laboratori Bell e, a partire dagli anni cinquanta a questa attività aggiunge l'insegnamento al MIT.
Nei laboratori della Bell, dove rimarrà fino al 1972, Claude Shannon si è occupato di problemi d'ingegneria a livello matematico e intraprende gli studi che lo portano a definire l'entropia nell'informazione, iniziando a porre le basi della teoria dell'informazione.

Durante la seconda guerra mondiale il Pentagono gli chiede di eseguire ricerche sulla possibilità di "guidare" i missili. Nel 1948 pubblica Una teoria matematica della comunicazione, un trattato scientifico di eccelsa qualità anche dal punto di vista della scrittura tecnica. In questo lavoro si concentra sul problema di ricostruire, con un certo grado di certezza, le informazioni trasmesse da un mittente. Shannon utilizza strumenti quali l' analisi casuale, che in quegli anni si stavano appena sviluppando. E' in questa ricerca che Shannon conia la parola bit, per designare l'unità elementare d'informazione. La sua teoria dell'informazione pose le basi per progettare sistemi informatici partendo dal presupposto che l'importante era cercare di memorizzare le informazioni in modo da poterle trasferire e collegare tra loro.

Nel 1949 pubblica una sua notevole scoperta ovverossia il teorema del campionamento, che studia la rappresentazione di un segnale continuo (analogico) mediante un insieme discreto di campioni a intervalli regolari (digitalizzazione) e ne da formale dimostrazione.

Tale teorema afferma che, in una conversione analogico digitale, la minima frequenza di campionamento, necessaria per evitare ambiguità e perdita di informazione nella successiva ricostruzione del segnale analogico originario (ovvero nella riconversione digitale-analogica) con larghezza di banda finita e nota, è pari al doppio della sua frequenza massima.

Un segnale musicale analogico quindi con una frequenza limitata da 20 a 20.000 Hz, necessita di una frequenza di campionamento pari a 40.000 Hz . Per il CD l'industria ha quindi scelto una frequenza di 44.100 Hz.

Cosa si intende per bit?
Il bit è l'informazione elementare e puo' assumere due valori (zero o 1) (bianco o nero) (acceso o spento) ecc. ecc.
Se un bit ha quindi 2 valori, 2 bit in sequenza hanno 4 valori
00 , 01, 10, 11
3 bit 8 valori
000, 001, 010, 011, 100, 101, 110, 111 e così via
Con 16 bit possiamo rappresentare 2 elevato a 16 ovvero 65.536 valori differenti.

Dato quindi un segnale musicale per quanto complesso limitato in una banda fino a 20.000 Hz, i bit rappresentano il livello, e la frequenza di campionamento, il valore di quante volte al secondo viene misurato e preso il campione di quel segnale.
Quindi se 44.100 sono i campioni presi ogni secondo durante il campionamento, 16 bit sono i 65.536 valori rappresentabili.

Che correlazione c'è tra il numero di bit e la dinamica che il segnale puo' avere? Esiste una relazione ben specifica ovvero ogni bit corrisponde a 6 dB di dinamica. Un CD quindi ha la possibilità di memorizzare segnali con una dinamica massima di 96 dB. Il CD così come è stato ideato è quindi un supporto ad elevatissima dinamica, sempre che questa venga sfruttata in registrazione. C'è da dire che la frequenza stabilita dal teorema di Shannon è una frequenza limite. L'innalzamento di tale frequenza (48 KHz, 96 KHz, ecc) aiuta matematicamente la ricostruzione del segnale analogico evitando errori di aliasing, ovvero di errori nella ricostruzione del segnale.

Quando si ha a che fare con un vinile dove la dinamica, nelle più rosee previsioni è 38dB, bastano 7 bit (7bit x 6 = 42dB). Poiché pero' non esistono convertitori AD (analogico digitali) a 7bit, puo' andare più che bene una conversione 16/48 KHz.

Un nastro master la cui dinamica è sui 75 dB (13 bit) lo stesso puo' andare bene una conversione 16/48kHz. Se poi proprio si vuole strafare si registra a 24/96Khz (24 bit= 144 dB di dinamica).

Oggi però per noi cultori di musica ben riprodotta, preferiamo file di musica ad alta risoluzione quelli che hanno un campionamento a 24 bit e una frequenza di campionamento minimo di 96.000 Hz, perchè in aggiunta a una dinamica disponibile molto ampia, si aggiunge una ricostruzione del segnale, pressoché perfetto più che raddoppiando quanto previsto dal teorema di Shannon.

Potrebbe sembrare uno spreco di banda e di spazio, ma in realtà attraverso questo eccesso di campionamento e frequenza, ci si avvicina in misura maggiore all'obiettivo di simulare la realtà musicale attraverso la musica riprodotta.

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 19:01

Posso aggiungere una cosa? Più la frequenza di campionamento è alta, più è semplice il filtro, questo sì analogico, di ricostruzione, con tutti i benefici che ciò comporta.

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:01

Sample and hold è una delle tecniche per la ricostruzione del segnale analogico, ma ha qualche problema con file ad alta risoluzione

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:18

@Bergat. Hai qualche riferimento preciso per recuperare in giro delle registrazioni binaurali ? Mi interessano parecchio. Grazie.

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:35

Caro Bergat avrei voluto averti come mio professore ai tempi della scuola , hai una prosa scorrevole e sei di una chiarezza esemplare .
Ps aggiungo un suggerimento , non ti curar di loro ma guarda e passa , sei tu che hai deciso come il tema si deve svolgere quindi continua a trattarlo in maniera lineare come avevi iniziato , pur apprezzando i tuoi interlocutori mi infastidisce il fatto che si voglia piegare ogni volta il discorso al proprio modo di vedere , a buon intenditor poche parole .....

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:46

Sample and hold è una delle tecniche per la ricostruzione del segnale analogico, ma ha qualche problema con file ad alta risoluzione

Ma a valle ci devi comunque mettere un filtro passabasso, e, se la banda di transizione è più ampia, è più facile realizzarlo (ci vogliono meno poli).

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:48

Un'altra convinzione che è dura far cadere in molti audiofili, è che il sovracampionamento sia una sorta di interpolatore che "inventa" i compioni mancanti, quando, in realtà, l'unico effetto che ha è spostare più avanti la banda aliasata , in modo da semplificare la realizzazione del filtro passa basso.

avatarjunior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:49

@Bergat: trovi che ci sia differenza qualitativa, all'ascolto, fra un DAC HiFi mutibit, e uno monobit?

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 20:58

trovi che ci sia differenza qualitativa, all'ascolto, fra un DAC HiFi mutibit, e uno monobit?
no dipende molto di più dalla qualità della realizzazione

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 21:02

Hai qualche riferimento preciso per recuperare in giro delle registrazioni binaurali ? Mi interessano parecchio. Grazie.


si questo

www.mediafire.com/file/3vxchycgy29oe2i/Liner_Notes.pdf/file

avatarsenior
inviato il 03 Febbraio 2021 ore 21:37

parliamo ora del Cd e della masterizzazione.

Come viene la copia di un Cd originale ?

Dipende come è fatta. Con una sadie station sfido a accorgervene.
Il problema maggiore è avere il file letto dall'originale senza errori, che in tal caso verrebbero riportati sulla copia.
Prima di procedere a dare dei consigli su come realizzare una copia perfetta vediamo di capire come viene prodotto un cd originale . Parliamo allora della matrice da cui viene prodotto il cd: parliamo di glass master.

Un glass master è qualcosa che viene usato per la realizzazione di un CD o un DVD, per poter imprimere tutti I pit(le cavità microscopiche di un cd, la cui lettura corrisponde agli uno, a differenza dai land (zone dove non compaiono i pit a cui corrispondono gli zero) durante il processo di duplicazione.

Il motivo per cui è chiamato cosi, è dovuto al fatto che l'informazione digitale è copiata in uno speciale composto chimico su un piatto di vetro circolare più largo di un cd (240mm di diametro e spesso 6 mm), per facilitare la presa ed evitare che i dati sensibili siano toccati o danneggiati.

La superficie di un glass master ha un grado di pulizia e levigatezza superficiale enorme, in quanto qualsiasi imperfezione presente puo' inficiare la qualità dei cd o dei DVD che dal glass master vengono prodotti.
Il glass master è trattato in camere con un grado di pulizia di classe 100 (un ambiente viene definito di asetticità di classe 100 quando non vi siano più di 100 particelle di dimensioni superiori o uguali a 0,5 micron in 35 litri di aria. Generalmente in una abitazione o in un ufficio siamo su dei valori tra 1.000 e 10.000 volte tanto) Questo si rende necessario perché la polvere, il fumo lo sporco possono influenzare in maniera negativa la qualità del glass master del cd o del DVD mentre questo viene preparato.

I passi per arrivare quindi alla creazione del cd sono diversi:

1)Preparazione dello strato sensibile e masterizzazione attraverso un registratore laser (LBR).

Si inzia con la pulizia del glass master attraverso detergenti e radiazioni ultrasoniche per eliminare ogni piccola traccia di impurità e solo successivamente viene applicato un composto chimico sensibile alla luce, dello spessore di circa 140/150 micron. Tale composto viene quindi inciso attraverso una macchina laser a luce blue o ultravioletta(LBR), a una velocità da uno a sei volte la velocità di lettura.
In ogni punto dove il laser ha inciso, si forma una cavità chiamata appunto pit. La successsiva lettura del glass master attraverso un laser a luce rossa, permette un controllo della qualità della registrazione e l'interruzione del processo in caso di errore.

In realtà la lettura avviene contemporaneamente alla scittura in modo tale che un istantaneo confronto tra i dati permette di correggere la qualità della geometria dei pit in modo da ottimizzare il processo di registrazione.
Tale tipo di masterizzazione prende il nome di DRAW (direct read after write) e permette un controllo qualitativo diretto in modo da fermare, come già detto, il processo se vengono trovati errori di qualsiasi tipo.

2)Metaliizzazione e post mastering
Dopo la scrittura il glass master subisce un processo di indurimento superficiale prima del processo di metallizzazione.
La metallizzazione è un processo che precede il successivo processo galvanico.

Il glass master vien infatti trattato con un processo di vapori di nichel dello spessore di 400 nanometri che conferisce una metallizzazione al supporto. Viene poi esaminato attentamente al microscopio per controllare la qualità e uniformità dello strato di nichel depositato.

3)Processo galvanico

Il master metallizzato viene quindi fissato ad una piastra piana conduttiva con le informazioni rivolte verso l'esterno appoggiata all'interno di una tank piana. Attraverso un processo galvanico di copia viene creato un disco metallico chiamato “padre” che riproduce la copia speculare del glass master dove al posto dei pits ci sono delle microscopiche bollicine. Il padre viene pulito opportunamente per eliminare qualsiasi traccia di contaminazione residua. Esso attraverso un processo di stampa elettrogalvanica genera a sua volta le madri e da ognuna di queste, circa 10 max 20 figlie che servono allo stampa del Cd in policarbonato. Sono infatti le figlie simili al padre che costituiscono gli stampi per le pellicole di policarbonato.

4)La stampa

Il policarbonato viene quindi stampato a caldo e poi raffredato. Successivamente subisce la metallizzazione (sputtering)attraverso l'evaporazione a caldo di un composto a base di alluminio che si deposita sullol strato di policarbonato stampato per pressione.

Per evitare che tale strato metallico si possa ossidare o rovinare, viene ricoperto con una lacca, che crea anche una barriera alle impronte digitali che potrebbero alterare il contenuto del cd, oltre a creare una zona di focalizzazione ben precisa al di sotto del suo spessore.

Quali sono i problemi del glass master?

Le necessità di abbreviare per quanto possibile i tempi di produzione, porta alla scrittura del glass master a velocità che possono arrivare fino anche a 6x.
Chiaramente pero' alcuni produttori specialmente quelli relativi ad etichette audiofile esigono talvolta la creazione a velocità 1/2 x in quanto la precisione dei pit è di gran lunga migliore, generando meno jitter di pit e sicuramente meno errori di interpretazione tra pit e land.

Un altro passaggio molto delicato nella produzione dei cd (o dei SACD) è certamentela creazione del father e delle madri e successiva creazione delle figlie, che non devono presentare difetti dimensionali, neanche a livello microscopico, in quanto queste vengono utilizzate per la stampa.

Il problema è simile alla produzione dei vinili, in cui una stampa mal fatta produce errori, che nel vinile sono perfettamente udibili, mentre in un CD, sollecitano invece, in misura maggiore, i sistemi di errore della meccanica di lettura.

La grossa produzione ha infatti i suoi limiti qualitativi, e sono stati molti, tra gli audofili, che si sono lamentati che alcune meccaniche non leggevano correttamente alcuni SACD e talvolta alcuni CD.
Questo è dovuto non ad un problema delle meccaniche, ma dei media utilizzati che presentano, a causa di un uso troppo esagerato delle figlie che li hanno prodotti, un tasso d'errore che travalica quello ammesso dalla meccanica. In tal caso i vari player di cd/sacd che rientrano in assistenza vengono tarati per accettare errori in misura maggiore di quanto dovrebbe essere loro consentito.


Come è possibile ottenere in produzione un cd migliore ovverrossia una stampa migliore?

Stampa migliore? Certo è sempre possibile, ma molto si è fatto dal 1982 sulla qualità di produzione, anche se con l'avvento dei cd dei SACD, dei supporti ad alto immagazzinamento insomma, bisognerebbe curare meglio la produzione con minori errori, per non incorrere nella continua correzione degli errori da parte dei lettori, o peggio ancora nell'impossibilità di lettura di alcuni SACD etc.

La lettura dei cd non ha attualmente grossi problemi tranne il fatto che le protezioni immesse sono un continuo attentato ai circuiti di correzione.

Comunque ritornando al concetto del perfetto cd, dobbiamo dire che prima ancora della stampa e produzione, alla base di tutto c'è la volontà di produrre in maniera qualitativa ad iniziare dal file master, per continuare alla creazione del glass master, da fare a velocità basse e da fare anche 2 3 volte per utilizzare per la produzione del father, quello con minori errori superficiali, e non ad esempio farlo a velocità eccessiva con pit geometrcamente troppo frastagliati.

La masterizzazione

Incominciamo col definire che la masterizzazione fa parte di un processo di scrittura laser, che per quanto sofisticato è sempre un sistema optomeccanico e non opera sui dati ma solo sulla corretta scrittura degli stessi.

Ora che si sono intuite alcune problematiche risulta più chiaro capire da cosa dipende la qualità di un masterizzato e la sua possibilità di essere come un originale o anche meglio.
Molto dipende dal software utilizzato, dai sui settaggi, dalle capacità di elaborazioni del computer, dai buffer di memoria utilizzati dal supporto dalla costanza di rotazione del masterizzatore, dalla sua velocità dalla capacità del laser, dal media utilizzato, etc etc.

Poi la copia, laddove vengono ricostruiti i dati persi nei drop-out dell'originale, puo suonare anche meglio dell'originale.
Se poi si interviene, sapendolo fare e sapendo come si fa, e si trasforma la copia in un XRCD, chiaramente puo' suonare molto meglio dell'originale, ma non è più una copia ... conforme.

Quanto alla trasformazione di un cd in XRCD bisogna far uso di software particolari e applicare le opportune modifiche.
Il procedimento è coperto da brevetto e non è di attuale divulgazione. Qualcosa di molto simile puo' essere fatto da qualsiasi software amatoriale per pc. Alla base del processo di conversione c'è comunque l'estrapolazione di banda.

Ritornando al concetto di masterizzazione riassumiamo brevemente alcuni caposaldi.
Una estrazione accurata dei bit del cd originale e una masterizzazione fatta in maniera perfetta, puo' eliminare i difetti dell'originale.
Un glass master non è difatti immune da difetti, che vengono riportati nella stampa.
Sistemi di correzione, eliminazione dei dropout e ricostruzione accurata dei pit e dei land, permette di avere un file digitale da masterizzare pressocchè perfetto e perfetto per essere un file idoneo per la musica liquida.

Il programma Eac (Exact Audio Copy) è comunque un sistema amatoriale che permette tale costruzione, se opportunamente settato. Amatoriale si, ma non privo di risultati apprezzabili.

Quando parlo di settaggi di EAC, intendo dire a non preferire scelte in termini di velocità, a scapito della qualità. L'estrazione di un cd audio di 60 minuti, se ben fatta, potrebbe anche avere dei tempi che superano le due ore. L'altro parametro da considerare è l'offset del laser del masterizzatore che dice esattamente come deve essere posizionato il laser per avere una scrittura perfetta rispetto alla posizione del singolo pit.

Il passo successivo è la costanza del flusso dei bit per la generazione di pit e land.
Il ritardo di trasmissione di un singolo bit nell'ordine dei picosecondi, è di per se generante del fenomeno chiamato Jitter. Quindi clock non precisi generano ricostruzioni imperfette del flusso di dati.
Quindi i bit sono quelli, ma l'avvicendamento sul cd non rispetta i giusti tempi. Inoltre eventuali frastagliature del bordo del singolo pit, sono motivi di incertezza del laser per la presenza o meno in quel preciso istante del pit stesso.
Si suggerisce quindi una velocità di masterizzazione lenta per evitare una più accurata precisione, ma non troppo lenta in maniera incompatibile con la potenza del laser, o con il media utilizzato.
Alcuni masterizzatori regolano la potenza di emissione in funzione della velocità e della tipologia di composizione del supporto.

Eventuali media che non hanno una buona qualità, non generano mai pit perfetti, e talvolta la qualità dello stato modificabile, presenta variazioni di resistenza alla bruciatura differenti, non permettendo al laser per quanto possa fare, di lavorare adeguatamente.

Che differenze tra un masterizzato alla perfezione e uno che non lo è?
Un masterizzato non alla perfezione ha solo il contenuto dei dati uguale all'originale, ma non l'immagine relativa (potrebbero essere stata introdotto, tanto di quel jitter di posizione da far miagolare il suono).

Allora un masterizzato ha il 100% del cd originale ma non è detto che sia la copia fisica speculare specialmente come posizione e dimensione dei pit e dei land.
Leggerlo bene è un problema del lettore, ma il suono puo' essere un problema anche del media se è stato introdotto del jitter di posizione durante la masterizzazione.

Laddove si adoperi Nero per la masterizzazione, ed uno dei migliori a livello amatoriale, è bene che la velocità di scrittura come detto sia bassa e che la cahe sia quanto più ampia possibile (mai scendere al di dotto dei 128mb) e che il buffer sia al massimo (mi sembra che il valore sia 80 mb).

Ricordiamoci che un file estratto con cura da un cd originale produce un flusso di dati perfetti, ma riimesso quel file di dati su un supporto fisico, sul media, non è detto che i bit siano più gli stessi. La qualità del masterizzatore, la qualità del singolo media, anche della stessa marca, la forma di ogni pit e land e la sua posizione relativa rispetto agli altri (che potrebbe determinare il jitter di posizione) fanno e costituiscono la loro differenza.

Da questo punto di vista diciamo che l'uso dei player come il cd o il superaudioCd, attualmente stanno diventando obsoleti e andranno presto in disuso. L'utenza oggi si è spostata direttamente sulla fruizione di file digitali perfetti, prodotti dalle stesse case discografiche nei più disparati formati... mp3, wav, flac o ad alta risoluzione, da utilizzare come dati per musica liquida.


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