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Contro la stampa







avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2020 ore 19:24

Nessuno (almeno non io) pensa che sia tu ad essere contro la stampa, ma non è questa la questione. Ma è una soluzione irrisolvibile; mi sembra di avvitarsi in un contenzioso che sta tra il filosofico e il dialettico senza tener conto che la stampa è una attività artigianale e l'operazione non è riconducibile ad una soluzione pratica. Io non penso assolutamente che la stampa sia diventata un feticcio, come dici tu, ma non potrei mettere la mano sul fuoco per altri: c'è un mare di gente che va a letto con la propria reflex! Ma, al di là di farne un problema dialettico, non vedo il senso. Oltretutto, ritornando ancora nel pratico, qualcuno può mai ritenere possibile che la fruizione a video possa sparire? E' più probabile il contrario, già che la schiera degli "stampatori" si assottiglia sempre di più fino a autoestinguersi. Sarà una selezione naturale che non obbedirà a nessuna legge. Io sento, invece nelle tue parole (non so se parli a nome tuo o credi di interpretare i sentimenti di chi non stampa) che la superiorità o la insopportabilità siano non nella cosa in sè, quanto nelle persone che la praticano. E, ripeto, di questo, non posso farmene carico. Cioè spostiamo per una volta il piano del ragionamento: è la fotografia stampata a essere insopportabile o chi fa stampe fotografiche è insopportabile? Il sospetto che sia la seconda ipotesi, permettimi, è per me molto forte; nella vita succede sempre così. Per trasposizione cito la frase di Epitteto: " non sono le cose a sconcertare gli esseri umani ma i loro giudizi sulle cose". E, ripeto, finchè ci saranno inchiostri, carta e stampante io farei quello che mi piace senza smettere di vedere con piacere i file degli altri e postando, a mia volta, con lo stesso piacere e condividendo i miei file: entrambe le cose considerandole fotografia.

user177356
avatar
inviato il 04 Dicembre 2020 ore 22:22

Io sento, invece nelle tue parole (non so se parli a nome tuo o credi di interpretare i sentimenti di chi non stampa) che la superiorità o la insopportabilità siano non nella cosa in sè, quanto nelle persone che la praticano.


Detta così, sembra che la mia sia una filippica contro l'ottimo Pollastrini, che invece stimo e apprezzo.

Non credo si tratti di persone. Provo a fare un esempio: anche io, come Ferrari, ho ricevuto sensazioni da opere d'arte viste dal vivo che nessuna riproduzione, né prima né dopo, mi ha potuto dare. Ma se non avessi avuto per le mani quelle riproduzioni, dopo ma soprattutto prima, non sono sicuro che l'impatto dell'opera dal vero sarebbe stato così notevole.

Mi spiego meglio: sulla persona TheRealB il "lavoro" che hanno fatto le riproduzioni, tutto sommato, è stato più profondo di quello dell'opera originale. Perché hanno avuto più tempo, perché la mia mente ha potuto lavorare senza essere travolta dalle sensazioni, perché non avevo la soggezione (e magari la fretta) del momento e del luogo.

"Non puoi comprendere il [inserire qui il titolo di un dipinto a caso] senza averlo visto dal vivo" è al tempo stesso vero e falso. Non credo che tutti gli esperti di storia dell'arte, o di arte tout court, abbiano visto dal vivo gran parte delle opere che fanno parte della loro cultura.

Quindi, per me il problema rimane: la stampa, con il suo peso "culturale", ci impedisce di godere appieno delle altre forme di fruizione della fotografia? Io sto iniziando a pensare che sia così.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 10:33

@TheRealB, da questo punto di vista hai perfettamente ragione; l'impatto e il peso culturale dell'originale e della sua riproduzione non sono identici; questo perciò vale anche per la stampa fotografica e la sua visualizzazione a monitor.
Credo però che proprio il fatto di aver visto almeno alcuni (più probabilmente molti) originali sia lo stimolo di questa tua riflessione (altrimenti li considereresti alla stessa stregua delle riproduzioni a varia scala e su diversi supporti/dispositivi), ed è esattamente quello che la visione degli originali dovrebbe suscitare: far nascere l'interrogativo sul fatto che se già ci colpisce la riproduzione, chissà cosa non farebbe l'originale, e farci capire che l'importanza delle riproduzioni è si rilevante, perché porta molte più persone a conoscere autori, opere e percorsi anche filosofici che altrimenti rimarrebbero elitari, ma spingerci anche a non fermarci all'impressione suscitata dalla riproduzione.
Se quella tua domanda
la stampa, con il suo peso "culturale", ci impedisce di godere appieno delle altre forme di fruizione della fotografia?
la girassimo verso la pittura di Leonardo o Raffaello e le loro riproduzioni, non potremmo darle una risposta affermativa, per il semplice motivo che senza gli originali non esisterebbero nemmeno le riproduzioni.
Eventualmente mi porrei un'altra domanda; ci sono artisti contemporanei che lavorano ormai solo in digitale, magari sfruttando unicamente Internet come canale di comunicazione: in questo contesto, che valore assumerebbe la stampa di una delle loro opere, non sarebbe quest'ultima solamente una riproduzione, con tutti gli interrogativi del caso?

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 11:01

Le Case produttrici di inchiostri "buoni" e di carte, se anche quelle "buone", garantiscono una durata delle stampe, senza variazoni cromatiche o di luminosità, se mantenuto in ambiente chiuso o sottovetro, che dai 60 (sessanta) anni di una diecina di anni fa, è passato oggi agli oltre 100 (cento) anni.

Intendo inchiostri originali Epson, Canon ed HP, carte Canson, Hanhemulhe ed altre carte di marca seria.

Uno si stampa con roba di qualità le proprie foto ed è sicuro che, se non gli brucia la casa, tra qualche decennio se le godrà ancora: occhio che io mi gusto ancora le mie stampe 30 x 40 cm stampate anche 50 anni fa, e sembrano come nuove, idem quelle fatte in digitale dal 2008, ed a ripescarle ci metto un minuto, basta prendere un contenitore in un armadio che ho in casa qui con me.

Io vorrei vedere che fine fanno i files immagini che oggi la gente guarda a monitor, sarei proprio curioso di vedere se quei files li conserva, ma soprattutto se li conserva ancora operativi, per mezzo secolo.

Secondo me i files immagine andranno perduti, o perchè lasciati in qualche anfratto di un PC che poi si s×, o lasciati in qualche HD dimenticato a giro per la casa, se non perso, HD che poi col tempo non diventa più leggibile o perchè si è rotto, o perchè sono cambiati gli standard, il software sarà diverso, un virus te li cancella, un fulmine ti fotte gli HD esterni, etc.

Detta in altre parole, a mio personalissimo avviso, o uno si stampa le sue foto per goderne anche in un futuro abbastanza lontano, o perde inesorabilmente tutto.

user177356
avatar
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 18:38

Io credo invece che la consapevolezza del problema della conservazione dei dati è molto più diffusa di dieci o quindici anni fa, e che il fotografo (professionale e amatoriale) ha cura dei negativi elettronici come una volta si aveva cura di quelli su pellicola.

Piuttosto, credo ci sia un problema di sovrapproduzione, anche a livello individuale, di immagini. Io mi sono dato l'obiettivo di postprodurre, e quindi mantenere in modo definitivo, non più di una o due foto al mese, oltre a quelle che faccio a mia figlia e che saranno suo patrimonio personale. Alla fine, mi troverò con poche centinaia di foto da conservare.

Con tutti i traslochi che ho fatto nella mia vita (una dozzina) avrei più probabilmente perso o rovinato le stampe.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 18:55

“Per il solo fatto di essere stampata, un'immagine fotografica si pone su un piano di superiorità che la rende insopportabile”.
È una considerazione che trovo molto interessante e che a mio parere ha anche a che fare con la persistenza e l'ineluttabilità con cui cattura lo sguardo dell'osservatore.
La matericità in tutti i suoi aspetti e la mutevolezza con cui reagisce alla luce sono caratteristiche che non potrai mai trovare in una foto digitale.
La stampa esiste, nel bene e nel male. Ha vita propria che non puoi spegnere con un tasto

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 19:04

"che il fotografo (professionale e amatoriale) ha cura dei negativi elettronici come una volta si aveva cura di quelli su pellicola."

I negativi a pellicola li metti in un raccoglitore a strisce, li tieni ad un normale asciutto, e sono praticamente eterni.

I dati digitali, come li gestisci per renderli se non eterni, duraturi e consulatbili al volo per decenni?

Probabilmente io, essendo "datato", 70 anni, seppur, a mio avviso, non completamente "scaduto", ho una mentalità non all'altezza dei tempi sulla conservazione dei dati digitali, e non riesco a farmi un'idea concreta sulla conservazione dei dati digitali su scale temporali lunghe, diciamo mezzo secolo da oggi, ed è per questo che privilegio la carta.

D'altra parte, sino ad oggi, noi comuni mortali non abbiamo mai definito una metodologia affidabile per la conservazione di tali dati, semplicemente perchè la tecnologia digitale, sempre tra noi comuni mortali, è pervenuta relativamente pochi anni fa, non è ancora mezzo secolo, e dunque io ho l'approccio conservativo di chi non conosce bene un problema da risolvere.

Ma non sono l'unico, molti la pensano come me pur avendo molti meno anni di me.

Come stivo un dato digitale per mezzo secolo, senza stare a cambiare gli HD, o altro che si può utilizzare, ogni pochi anni?

Ecco, io a questa domanda non sono riuscito ancora a dare una risposta che mi convince.


avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 19:08

Beh, quel che mi viene in mente è che se vado a vedere delle foto (o dipinti, o sculture) in esposizione forse ho maggiori possibilità di capire per davvero quelle immagini. Intanto perché ho alzato il c**o dalla sedia e ho affrontato un viaggio, e questo mi ha preparato anche perché prima di farlo ho scelto se andare o no con una certa ponderazione, e mi sono informato sull'autore (magari guardando le sue altre opere online). Poi quando arriverò sul posto vedrò delle immagini stampate esattamente secondo i desideri dell'autore, nelle dimensioni volute, ma non solo, anche esposte in un ambiente con determinate caratteristiche di spazio, illuminazione, che faranno sì che io debba osservare da una certa distanza, potendo o non potendo isolare l'immagine da quel che la circonda e subendo l'influenza dell'ambiente. Tutte cose non lasciate al caso, in una buona mostra. Inoltre c'è un prima e un dopo nella sequenza di immagini che vedrò, e in genere non si fa zapping (anche se a me capita, quando vado per mostre o musei, di voler tornare indietro a rivedere qualcosa, e lo faccio pure, se posso, con grande disappunto dei miei accompagnatori...). Tutte cose che creano un'esperienza ben definita che, se pensata bene, credo possa aiutare molto nell'entrare in sintonia con le opere esposte.

user177356
avatar
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 19:45

Alessandro, i dubbi che poni mi sono stati espressi anche da persone esperte di archivistica, non sono certo campati in aria.

Come stivo un dato digitale per mezzo secolo, senza stare a cambiare gli HD, o altro che si può utilizzare, ogni pochi anni?


Secondo me è impossibile: i dati digitali devono migrare da un supporto all'altro periodicamente. Questo non deve necessariamente avvenire a livello di individuo: io non so su quali supporti Amazon tenga le mie foto, ma sono abbastanza sicuro sul fatto che si tratti di supporti aggiornati periodicamente, in funzione delle esigenze di sicurezza e stabilità del sistema di conservazione.

La matericità in tutti i suoi aspetti e la mutevolezza con cui reagisce alla luce sono caratteristiche che non potrai mai trovare in una foto digitale.


Ma questo non è piuttosto un limite? Come autore, preferirei poter controllare le condizioni di fruizione in modo da renderle omogenee e il più vicine possibile a quelle che ho pensato/ideato.

esposte in un ambiente con determinate caratteristiche di spazio, illuminazione, che faranno sì che io debba osservare da una certa distanza, potendo o non potendo isolare l'immagine da quel che la circonda e subendo l'influenza dell'ambiente


Ecco, appunto: potrei vedere la stessa foto a due anni di distanza e ricavarne impressioni diverse in funzione delle "condizioni al contorno". Si tratta sempre di un fenomeno positivo? Io vedo sia pro (molteplicità delle esperienze) sia contro (erraticità della singola esperienza).

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 20:00

"io non so su quali supporti Amazon tenga le mie foto, ma sono abbastanza sicuro sul fatto che si tratti di supporti aggiornati periodicamente, in funzione delle esigenze di sicurezza e stabilità del sistema di conservazione."

Ecco, su questa cosa non ci scommetterei un centesimoMrGreen
Detto questo, per me che stampo spesso in proprio, guardare una foto fisica su carta e su monitor danno entrambe belle sensazioni, diverse certamente ma cambia solo il supporto non il contenuto.
Sicuramente quelle stampate verranno con me nella tomba, quelle digitali non credo...

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 22:08

“Ma questo non è piuttosto un limite? Come autore, preferirei poter controllare le condizioni di fruizione in modo da renderle omogenee e il più vicine possibile a quelle che ho pensato/ideato.”

Penso sia molto soggettivo ma per me è un enorme valore aggiunto.
Aggiunge una dimensione alla foto, la dimensione del tempo.
Una foto al muro parzialmente illuminata da un raggio di sole che alla mattina entra dalla finestra e poi dalla luce serale e infine da quella della lampadina è un ponte tra due realtà che si contaminano in continuazione.
È un po' come se l'immagine fotografata partecipasse della realtà fuori di lei.
C'è uno scambio. Non sei solo tu a entrare nel suo mondo

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2020 ore 22:33

Poter vedere in qualsiasi momento qualsiasi foto di qualsiasi fotografo può sembrare una vittoria ma in realtà è un appiattimento. Siamo abituati ad avere tutto e subito e perdiamo il gusto della scoperta e dello studio, basta guardare Juza o tanti altri siti dove le persone postano le loro fotografie... Sono tutte uguali, seguono le mode del momento.

user177356
avatar
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 8:17

Sono tutte uguali, seguono le mode del momento.


Qualche tempo fa ascoltavo il podcast di un fotografo americano che raccontava la sua esperienza nell'ambiente fotografico cinese. In quella cultura, la perfezione dell'esecuzione ha un valore superiore all'originalità, e questo è evidente nella fotografia, soprattutto amatoriale.

Anche un pittore tardomedievale o rinascimentale veniva giudicato in primis per la qualità dell'esecuzione, tanto è vero che i temi e spesso le composizioni si ripetono nello stesso artista o in artisti diversi.

Temo che la ricerca dell'originalità sia soprattutto una reazione alla mole di immagini che viene prodotta.

avatarjunior
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 8:21

Provo anche io a dire la mia, anche se la mia cultura fotografica non è confrontabile con quella di chi ha già scritto.
Quando ho letto la provocazione di TheRealB confesso di averla inizialmente rigettata istintivamente. Adoro le foto stampate, guardarle da vicino, giragli attorno, tenerle in mano, osservare la fusione tra l'immagine e la carta che la sostiene. Pensandoci un po' sopra, però, questo forse dipende da due fattori: uno culturale e uno tecnologico. Quello culturale è legato al fatto di far parte probabilmente dell'ultima generazione non digitale (ho 45 anni), sono cresciuto in mezzo alle bellissime foto stampate di mio padre, e la maggior parte dei fotografi che amo sono "nativi analogici". Le loro foto erano state pensate per essere stampate.

La visione a schermo mi permette di avere accesso a molte più fonti, di studiare ed approfondire (e su questo sono d'accordo con TheRealB), ma non riesce ancora a soddisfarmi. Ma cosa succederà quando la maggior parte dei fotografi sarà nativa digitale, quando la maggior parte delle foto saranno state pensate per la riproduzione a schermo? E soprattutto quando la tecnologia permetterà agli schermi (o ad altri tipi di riproduzione che oggi non immagino ancora) di fornire performance di riproduzione impensabili per la stampa? Il fotografo penserà la foto già in ottica di riproduzione a schermo, e la stampa potrebbe essere solamente una brutta copia.
Io non penso che bisogni distruggere la stampa per poter fruire più largamente della fotografia. Quando la pittura ad olio ha permesso di portare i quadri nelle stanze di casa, e di spostarli a proprio piacimento, di arrotorarli per trasportarli in lungo e largo e di fruire largamente della pittura nessuno ha distrutto gli affreschi medievali. Così penso che si possa continuare a godere delle foto pensate per essere stampate anche in futuro, solo che saranno sempre di meno e alla fine la gran parte sarà solamente digitale (su che tipo di supporto chi lo sa).
Scusate per il lungo post!

user177356
avatar
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 8:29

Chiarisco un punto: quando scrivo "liberiamoci dalla stampa" intendo "passare oltre", così come un adolescente si "libera" dai genitori. Vuol dire non averne più soggezione, non pensare che sia necessariamente la migliore delle fruizioni possibili, guardare oltre.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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