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Selvaggio Blu


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Selvaggio Blu, testo e foto by Paolo Iacopini. Pubblicato il 03 Dicembre 2020; 27 risposte, 4709 visite.





In Sardegna, nel golfo di Orosei, c'è un Trekking tra i più belli, complicati, difficili, entusiasmanti e faticosi d'Europa. E' chiamato Selvaggio Blu ed il nome calza a pennello per questo percorso di 5 gg che si svolge tra uno dei mari più belli del mondo e l'aspro territorio di scogliere di calcare e basalto, cespugli di ginepro e macchia mediterranea spesso intricato e poco segnato del Supramonte di Baunèi. Ogni passo è complicato e mette a dura prova i piedi e tutti i muscoli per trovare equilibrio. A volte il calcare eroso diventa a forma di "penitentes" come il ghiaccio Sud Americano, altre il passaggio si risolve con arrampicata su "scaloni" che non sono altro che tronchi di ginepro appoggiati a pareti verticali da antichi pastori. Non c'è acqua durante il percorso e nei mesi estivi le condizioni possono essere veramente dure. Noi l'abbiamo fatto a metà Ottobre e non voglio immaginare quanto sarebbe stato difficile in Luglio/Agosto!
Eravamo solo 3 più la guida causa Covid 19 che ha bloccato 3 amici inglesi. E questo è stato un bene perchè eravamo veloci specialmente nell'eseguire le circa 25 calate in corda doppia e i 4/500 metri di arrampicata non difficile ma nemmeno banale. Siamo rimasti ogni giorno in testa senza accodarci agli altri gruppi più numerosi di trentini, piemontesi, alto atesini, tedeschi e francesi tutti con guida alpina e accompagnatore locale, indispensabile se uno vuole uscirne senza incasinarsi di continuo.

Il Selvaggio Blu si può fare nei due versi e con numerosi varianti. Si può fare in assoluta autonomia (impresa che pochissimi hanno fatto) dormendo in tenda con i rifornimenti che arrivano con gommoni via mare (acqua, cibo, materassini, sacchi a pelo, ricambi, tende etc) oppure appoggiandosi ad alcuni agriturismi o cenando da pastori e alloggiando in ricoveri di fortuna.
Noi l'abbiamo fatto da Sud a Nord e ci siamo appoggiati ad un agriturismo, e con 2 auto abbiamo fatto in modo di portarne una alla partenza e l'altra all'arrivo della tappa. Questo ci ha permesso di essere veloci e di poter recuperare alla sera mangiando bene e dormendo comodi.

PRIMO GIORNO : Siamo partiti da Orosei alle 5 di mattina per incontrarci a Baunèi con Massimo, la nostra guida. Da li per strada prima asfaltata poi sterrata si arriva sull'altopiano del Golgo dove ci sono alcuni agriturismi che lavorano principalmente per questo Trekking e le escursioni giornaliere che vanno alla scoperta della bellezza del golfo di Orosei.
Partiamo a piedi sapendo che ci aspettano 45 ore di cammino e arrampicata in 5 giorni ma con panorami bellissimi.






La giornata si rivelerà la più dura delle 5 perchè :
1) la prima è spesso così
2) Abbiamo fatto 2 tappe in una con 11 ore di cammino per avere un giorno in più per
fare Baccu Padente extra trekking che si rivelerà la più bella giornata
3) Un disturbo di pancia non ancora superato mi aveva disidratato

Lasciata un auto per il ritorno a Genna e Mudregu e l'altra all'ovile De Us Piggios dove anche le cucce dei cani sono fatte come le capanne dei pastori con tronchi di ginepro, dette Cuile oppure Pinnetto sardo




Da qui siamo scesi per 150 metri di dislivello sotto la cengia Giradili e per scaloni, arrampicate e tratti di ferrata siamo saliti a punta Giradili.
Poi è stato un susseguirsi di ovili, cenge, boschi da cinghiali, disarrampicate, canaloni impervi, che ci hanno portato a Portu Pedrosu a livello del mare. Da li abbiamo risalito con arrampicate e sentieri poco evidenti fino a quota 650 prendendo anche tanta pioggia per poi scendere all'auto. Grande scorpacciata di corbezzoli che mi hanno dissetato e...murato.

SECONDO GIORNO : Auto di partenza a Piredda punto di partenza per cala Mariolu (*) e l'altra a Su Portellu che è punto di partenza per Punta Salinas e Cala Goloritzè.
Noi siamo diretti a Punta Salinas con stupenda vista su Cala Goloritzè. Il percorso è simile al giorno precedente quindi complicato, faticoso e peggiorato da un errore di percorso che ci ha costretto a diventare a volte cinghiali in mezzo a vegetazione fitta , a volte capre su paretine difficili. Questo ha messo in difficoltà uno di noi , gran camminatore e bravissimo fotografo ma meno esperto in arrampicate senza sicurezza.

(*) il nome di Cala Mariolu merita di essere raccontato : Pescatori di Ponza mettevano il pescato, cernie soprattutto, al fresco delle grotte di questa stupenda caletta, senza fare i conti con ...la Foca Monaca che ringraziava e si rimpinzava!






Finalmente la vista dall'alto di Cala Goloritzè ci ripagava di tutte le fatiche anche se mancavano ancora almeno 2 ore di risalita a S'arcu de Su Tasaru ed 1 ora per la macchina.




TERZO GIORNO : Un auto a Ololbissi e l'altra a Piredda. Da li siamo saliti alla cresta di Serra Lattone che abbiamo percorso per 1 ora. Scesi ad un punto panoramico a fare foto a Cala Mariolu siamo poi andati ad Ovest per scendere in una cengia verso il canale di Bacu Mudaloru (Bacu o Baccu significa bosco)
Siamo piegati poi a nord su pietraia con il sentiero che costeggia la parete di roccia fino a trovare il valico di Su Piggiu Impetrosu. Varcato lo stretto valico il sentiero scende con forte pendenza verso il mare. Prosegue su una stretta cengia orizzontale, scende in un canale, supera una cresta passando in un foro e scende in arrampicata di 15 metri ad un piano più basso. Sempre su pietraia si raggiunge il bordo della falesia. Qui facciamo una prima calata in doppia che ci porta sulla grande cengia detta Plumare di Mudaloru, la si percorre passando a fianco a dei secchi messi dai pastori per raccogliere l'acqua di stillicidio per il bestiame. Sempre su stretta cengia si passa sopra il piccolo fiordo di bacu Mudaloru, si scende un paio di canaloni risalendo il versante opposto ancora per cengia stretta che costeggia in quota il canale. Si continua a risalire nel versante opposto prima nel bosco e poi per cresta dove abbiamo preso una giubbata di acqua. In un momento di minor intensità abbiamo continuato a salire con arrampicata facile fino all'enorme grotta di Bruncu Urele dove abbiamo atteso che spiovesse.
Poi per sentiero roccioso reso molto scivoloso dalla pioggia in poco più di 1 ora siamo alla macchina.

QUARTO GIORNO : Il più bello e entusiasmante di tutti. Baccu Padente e Grotta del Fico. Si risale il sentiero del ritorno della sera precedente, poi a destra un altro sentiero ci porta in cresta e dopo averla percorsa si arriva alla prima calata di 30 metri, una seconda con ancoraggio su un leccio ed infine la terza sempre su albero di 35 metri che ci porta in terra.
Queste calate sono state fatte sul lato Supramonte, quello a sx rispetto alla cresta, mentre il mare si trova sulla dx.
E qui viene la figata : messe le lampade frontali si entra da un buco in una grotta dove ci si cala prima per pochi metri poi per altri 15 e continuando nelle viscere della montagna, superando strettissimi cunicoli dove dobbiamo strisciare senza sacco per poter passare, si arriva dall'altra parte, dove ci appare il mare turchese sullo sfondo di un arco di roccia.








A questo punto, con una doppia di 10 metri, siamo di nuovo sul sentiero del Selvaggio Blu e si passa dentro un arco di roccia dove, al solito immancabile, solido e sicuro ginepro, si arma una doppia di 25 metri a picco sul mare. Di nuovo si entra in una grotta stretta che poco dopo diventa un enorme anfiteatro con un arco al centro.
Si passa dentro l'arco e poi con un tratto attrezzato a ferrata si arriva ad una fessura di conglomerato che porta sugli scogli a toccare il mare. Da li dobbiamo risalire tutto il dislivello sceso e arrampicando per circa 100 metri con difficoltà di III max. IV grado su conglomerato (Il conglomerato sembra un mucchio instabile di sassi pronti a franare appena li guardi ma in realtà sono solidissimi ancor più essendo cementati dal mare nei millenni. Solo che fa schifo a guardarlo) fino a raggiungere il filo di cresta utilizzando anche i ginepri come moderni Tarzan.
Una parete verticale è superabile proprio montando su un ramo di ginepro che penzola nel vuoto. Il nostro amico meno avvezzo all'arrampicata mi vede salirci sopra e fa : " ma che, devo salire li ?" Ed io "SI" e lui "Oh Cazzo !" In effetti il flessuoso ramo è solido ma dondolarci sopra fa un certo effetto.
Ho recitato : "Quel ramo di ginepro del Golfo di Orosei, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto a ristringerti il culo per la sua flessuosa insicurezza..." Ma il mio amico non era in vena letteraria.
Ancora 1 ora e siamo all'auto.

QUINTO GIORNO : E' l'ultimo giorno, stasera si dorme alla casa al mare. Siamo allenati e felici della bella giornata del giorno prima.
Dall'altopiano di Golgo, del quale da giorni "cuciamo" tutte le stradine sterrate del suo interno, si riparte verso la cresta a picco sul bellissimo mare. Dal punto panoramico si vede la spiaggia di Cala Biriola. Si passa l'ovile Piddi per entrare poi nella stretta gola di Sa Nurca; subito dopo siamo di nuovo sopra Cala Biriola e si comincia a scendere prima con una calata di 25 metri e dopo alcune centinaia di metri un'altra nel vuoto di 45 metri che ci porta nel bosco di Biriola. Dopo una forte discesa su pietraia si arriva a quota 140 sul mare. Si comincia a traversare mantenendo il livello per almeno un'ora per poi scendere un antico scalone in pietra dentro il bosco di Oronnoro.
Si continua dentro il bosco fino ad arrivare ad una cresta che si supera arrampicando una decina di metri ed entrando nel bosco di Plummare.
Si esce risalendo sempre verso nord l'enorme frana staccatasi dalla parete sovrastante fino ad arrivare ad una parete di VI addomesticata da una catena.




Subito dopo un'altra calata di 40 metri ci porta nel bosco di Sisine e con 1 ora di saliscendi un'ultima calata di 20 metri ci deposita a pochi metri dall'ovile Piras.
Ancora mezz'ora e possiamo toglierci gli scarponi e rinfrescarci nella splendida e famosa Cala Sisine.
I nostri piedi (ho tre unghie nere e 2 crostoni sotto gli alluci) le nostre gambe, ma anche mani e braccia sono graffiate, peste e sanguinanti. Il Selvaggio tiene fede al suo nome e richiede il suo tributo che però sa ricompensare con panorami, emozioni e soddisfazioni incredibili.
Ancora un'ora di mulattiera per risalire alla macchina ed iniziare il viaggio di ritorno.






Miscellanea :

Personalmente ho fatto tutto il percorso con Nikon D7200 e Sigma 17/70
Uno degli amici aveva Nikon D7500 con 16/80, Sony RX IV, Action Cam e drone che non ha mai usato per assoluta mancanza di tempo.
L'altro il telefono e Action Cam

La nostra guida (bravo e simpatico) era Massimo Putzu di Olbia

All'agriturismo Cooperativa Goloritzè si mangiava bene e abbondantissimo (la sera eravamo dei lupi) Antipasto, primo, secondo, acqua e vino, contorni, frutta, dolce, caffè, mirto.
Al mattino preparavano 2 litri di acqua a testa ed il pranzo che non riuscivamo mai a finire per mancanza di tempo e la tanta fatica.

Camere da 4 semplici e pulite con bagno in camera a prezzi veramente buoni.

Ho molta esperienza con i miei 73 anni di montagna, ferrate, arrampicate, trekking duri etc ma non ho mai sofferto così tanta fatica. Ne in Himalaya ne in Perù, Alpi o Apuane
Qui non c'è quota ed i dislivelli non sono esagerati, ma il sentiero e tutto il percorso sono veramente impegnativi, poche volte si cammina facilmente ed ogni metro deve essere sudato.

Riuscire a farlo e godere di emozioni che rimarranno per tutta la vita non ha prezzo.

Altre foto nella mia galleria : https://www.juzaphoto.com/me.php?pg=304696&l=it

Paolo Iacopini











Risposte e commenti


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avataradmin
inviato il 03 Dicembre 2020 ore 20:00

Non conoscevo questo posto... un giro impegnativo ma ne vale la pena, davvero spettacolare!

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2020 ore 1:21

Ciao e grazie,
certamente puoi farlo tutto a piedi in 2 maniere :
1) ti fai portare i rifornimenti, le tende, il cibo, l'acqua, ricambi, sacco a pelo dai gommoni (con il rischio del mare mosso che lo impedisca)
2) La cooperativa Goloritzè, quella del nostro agriturismo, con i fuoristrada organizza il campo con le tende il cibo etc . Dormi sul percorso e ti lavi nel mare o con doccia da campo da 5 litri. Uno dei gruppi che abbiamo incontrato faceva così (veneti) ed un altro con i rifornimenti via mare (tedeschi) Tutti gli altri, noi compresi, ogni sera cenavano e dormivano all'agriturismo

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2020 ore 16:52

Una menzione ai miei giovani compagni Massimo, Francesco e Maurizio che hanno supportato e sopportato il vecchietto MrGreen

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 19:27

Trekking stratosferico, di una bellezza indescrivibile: grande soddisfazione per aver fatto un simile percorso.ComplimentiSorrisoSorriso

avatarsupporter
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 20:23

Ciao Paolo, bellissimo articolo per una grande avventura...ben raccontata e corredata di ottime fotografie esplicative del percorso. Complimenti innanzitutto per averlo percorso; il selvaggio blu non è attualmente nei miei pensieri ma un giorno lo sarà!
Ho un amica di Torino che l'ha percorso nel tuo stesso periodo e mi ha raccontato quanto è duro.
Chiudo facendoti i complimenti perché alla tua età spero di avere anche io la forza (la voglia non mancherà mai) per fare certi percorsi e vivere avventure di quelle che non si dimenticano.
Ciao!;-)
Davide

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 21:06

Davvero complimenti

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2020 ore 23:19

Grazie ragazzi. A disposizione se ne avrete bisogno

avatarsenior
inviato il 08 Dicembre 2020 ore 21:52

Bellissimo racconto e meravigliose immagini!

avatarsenior
inviato il 11 Dicembre 2020 ore 21:41

I miei complimenti per le foto e la... grinta: farlo a 70 anni è notevole.

Ciao. Sorriso

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2020 ore 11:27

Grazie a tutti

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2020 ore 11:39

Tanto di cappello Paolo, hai tutta la mia ammirazione! Complimenti per questa fantastica avventura che mi ha fatto sognare Sorriso

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2020 ore 11:51

Grazie Dario

avatarsenior
inviato il 12 Dicembre 2020 ore 12:33

Il numero degli anni (73) conta poco. La fortuna ed il DNA contano di più

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3806412

avatarjunior
inviato il 04 Gennaio 2021 ore 13:42

Complimenti!!!!!

avatarsenior
inviato il 04 Gennaio 2021 ore 14:35

Grazie !





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