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Fotografia naturalistica e post produzione parte 2


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avatarjunior
inviato il 14 Novembre 2020 ore 21:26

Potrebbe essere un bel lavoro Antonio, di certo. Perchè ha un senso. E sarebbe naturalistico, penso rientri nella categoria apposita -fotografia urbana- al Wildlife Photographer of the Year, e se non ci rientra perchè domestico... dovrebbe, infatti i gatti che cacciano liberi stanno ritrovando la loro natura più wild.

Però come li riprendi anche contribuisce al valore della foto, se la foto è brutta è brutta (ovvio che poi si apre tutta la diatriba su cosa è brutto, che anche questo non è oggettivo, lo dico solo per estremizzare) e se è evocativa ha un altro valore. Può divenire una foto memorabile. Se le post produci in un modo che enfatizza il momento colto ben venga. Il valore naturalistico potrebbe rimanere il medesimo ma al contempo congiunto con una bella foto, una foto poetica ad esempio, o altro..

Mentre la foto del libro di scienze... beh dipende su certi libri di scienze fotografie poetiche ce ne sono, se invece parliamo di una sorta di catalogazione di animali e solo quella per te è naturalistica torniamo al concetto che esprimevo prima: stai attribuendo al termine fotografia naturalistica un significato diverso da quello che ha (e la mia ipotesi è che sia per un rigurgito di cultura oggettivizzante e positivista ottocentesca che anche se è superata, tutti conserviamo un po' e ogni tanto traspare)

avatarsupporter
inviato il 14 Novembre 2020 ore 21:37

“ Ecco Fabrizio finalmente ci siamo intesi, non eravamo poi tanto distanti...
Soprattutto calando il discorso ai giorni nostri direi che ci siamo.“

Direi di si Sorriso

Fatico a seguire quando si parla di libri di scienze e ci si àncora al positivismo.

E rinforzo perché nessuno mi si fila Triste
Approcciare la fotografia della natura nel 2020 spingendo sulla necessità di essere didascalici a me, e mi dispiace perché ovviamente provoco ma lo ritengo necessario, pare anacronistico.

I libri sono lì e nemmeno possono bruciare più come ai tempi di Alessandria.
I ghiacciai spariscono e con loro interi ecosistemi.
Per me chi passa ore sul campo per fotografare spesso cerca un baluardo contro il degrado e forse per questo esalta la bellezza, a memoria. Non più il fabbisogno di informare sulle fattezze delle natura.

Scusate la retorica ma è sabato sera di una settimana e di un periodo faticoso

avatarsenior
inviato il 14 Novembre 2020 ore 23:13

Epistemologia: secondo me non serve andare a scomodare termini così alti.
Io credo che all'origine il post fosse molto più pratico.
In fondo si tratta solo di accettare che il nostro fotografare non è una missione ma anche un'attività ludica, e per quanto tale centrata sull'io, nel presente - il mio fotografare - e nel futuro - gli eventuali consensi, se mi interessa, che voglio riscuotere.
Alla fine, anche tutti i riferimenti a famosi fotografi lasciano il tempo che trovano.
Il nocciolo della questione rimane cosa fare e cosa non fare in pp; e non sarà mai pienamente definibile. Proprio perché diverse situazioni richiedono diverse valutazioni.
Io ritengo che comportamenti 'scorretti' siano, nella maggior parte dei casi, facilmente riconoscibili.
Poi, se vengono comunque premiati, sta nella intrinseca costruzione di questo forum: io mi considero un utente e ritengo che non sia compito mio mettere in evidenza comportamenti che alla luce della mia etica siano criticabili.
Anche se auspico misure tese ad attribuire maggiore obiettività al giudizio degli scatti pubblicati - situazione di scatto, località, condizioni, ecc... - da 'consumatore' mi trovo impotente ad esigere tali condizioni.
Per cui cerco di fare quel che posso, ignorando od ammirando determinati progetti (ovvio che il Gatto selvatico di Lufranco non può essere messo solo stesso piano delle splendide foto tutte uguali dei Martini da Oasi).
Poi, disquisizioni filosofiche sulla natura della fotografia naturalistica, posso trovarle gradevoli; ma non le trovo così preminente in questa situazione.

avatarjunior
inviato il 14 Novembre 2020 ore 23:46

Dipende Mauro, secondo me è invece necessaria proprio come base di partenza per arrivare poi a parlare dell'argomento specifico di questo post.

Si era reso impossibile un discorso sulla postproduzione e la fotografia naturalistica perchè non c'era nemmeno più un accordo su cosa fosse la fotografia naturalistica. Alcuni sostenevano che le foto di Munier, Unterthiner ed altri non sono foto naturalistiche, ritenendo tali solo le foto che potrebbero finire su un libro di scienze o su un catalogo di animali, senza che traspaia una interpretazione o uno stile dell'autore, tanto per dire.

Questo nasce da un problema epistemologico. La parola è altisonante, ma tutti abbiamo la nostra episteme, anche se molto spesso è implicita e ne siamo poco consapevoli. Ritenere naturalistica solo la foto che potrebbe stare su un vocabolario significa sia un travisamento dei termini sia ricorrere a una visione del mondo in cui l'oggettività è possibile e necessaria, visione ottocentesca ormai secondo me non più sostenibile.

Se manca questa base poi diventa difficile potersi confrontare sul senso della postproduzione in questo ambito fotografico.... perchè non esiste nemmeno più un ambito fotografico come terreno di confronto

avatarsenior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 0:24

Lauc, posso anche essere d'accordo con te, ma non vorrei che questo tipo di analisi ci portasse su di un piano troppo filosofico.
Nel senso che il mio fotografare mi porta anche verso un piano ludico, o per meglio dire molto improntato alla soddisfazione personale.
E non mi sto certo riferendo ai like.
Io, nel mio percorso, ho sempre avuto una certa propensione naturalistica, anche se alla fotografia naturalistica vera e propria mi son affacciato tardi.
All'inizio è stato un sostituto di altre attività immerse nella natura - alpinismo in primis - che per qualche motivo ho smesso di praticare.
All'interno di questo - come tutti credo - ho la mia etica e i miei codici comportamentali.
Però non vorrei ridurre, o meglio, ricondurre, questa attività che amo e che sento mi fa bene, ad un insieme di coordinate più o meno filosofiche.
Per questo sono molto aperto alle possibilità che ci offre la PP, ribadendo - come ho scritto prima - che l'aspetto per me fondamentale è la fotografia 'onesta'.
Il che ci porta comunque all'interno di confini più o meno filosofici, visto che l'etica è pur sempre filosofia.
Per cui, chiudendo il cerchio, ci troviamo nuovamente di fronte al'impossibilità di definire i campi di intervento, il lecito ed il non lecito, vista l'assoluta soggettività che domina la definizione di fotografia naturalistica; e ancor di più, di fotografia 'onesta'.

avatarsenior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 9:05

Non credo che il problema sia epistemologico, per lo meno non nel senso datogli da Lauc.
Se io tornassi sui posti che ho fotografato (parliamo di "paesaggistica", che già di per sè è un termine molto più ampio perché etimologicamente nasce da "paese", vocabolo che comprende anche tutte le modificazioni di tipo antropico) portando con me le stampe delle foto scattate in quei medesimi luoghi, sono più che certo che non troverei mai una situazione di luci, colori e ombre che si avvicinino alla post che ho applicato, per quanto verosimile possa essere compatibilmente con le mie capacità. Se a quel punto dovessi pormi il quesito se le mie foto di paesaggio (dove opero una post più "libera" che nelle foto macro, ad esempio) siano anche "naturalistiche", termine che volere o volare deriva da natura, avrei molte perplessità a considerarle completamente tali, ma anche ad escludere completamente quella definizione.
Questa ambiguità credo non si possa risolvere a priori, parlandone in modo generalizzato, ma solo all'interno di un eventuale contesto di presentazione di quelle immagini (escluse ovviamente le gallerie del forum che per la natura stessa dei forum sono almeno parzialmente decontestualizzate): se il contesto richiede che l'aspetto "naturale" sia in assoluto quello prevalente, allora non presenterò quelle immagini, se invece il contesto richiede o lascia spazio ad un equilibrio con l'aspetto interpretativo (idealizzazione di natura?), allora mostrerò proprio quelle immagini; altrimenti come classifichiamo quelle foto che, pur senza aggiunte di fate e draghi, ma solo elaborando pesantemente i dati già contenuti nello scatto raggiungono il livello del "fantasy" (per divertimento ho fatto anche cose simili)

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2020 ore 10:05

Daniele la diatriba epistemologica è emersa se guardi nel dibattito diretto tra Lauc e Scheletro333 lì era anche giustificata ma non è alla base di questo thread, almeno se si accetta una idea ampia di naturalismo.

La questione rimane, credo, etica ed estetica: cosa è inopportuno e cosa non risponde ai canoni comunemente accettati, nella fotografia naturalistica?

Stando in tema, rispetto alle manipolazioni effettuate dopo lo scatto. Allargando, rispetto alle interferenze con la scena prima dello scatto (ma non so se l'autore sia d'accordo ad allargare).

Personalmente condivido la tua idea di adattarsi al contesto in cui si presenta l'immagine. O forse anche meglio per me di scegliere il contesto più appropriato per l'intento comunicativo che si ha. Anche se nel contesto di Juza, ad esempio, ci sono idee di matrice molto diversa al riguardo e in ciò sta forse l'interesse di questa discussione


avatarjunior
inviato il 15 Novembre 2020 ore 12:57

Daniele il discorso del contesto è verissimo, tant'è che molti paesaggisti non si definirebbero mai naturalisti e di certo non parteciperebbero ad Asferico, tanto per dire.
Il punto, toccato da altri qui come Fabrizio del valutare in base al tipo di immagine di partenza, è un altro elemento da tenere in conto.

La mia posizione è che si va delineando un quadro in cui non è semplice stabilire i limiti della postproduzione applicata alla fotografia wildlife, perchè tali confini sono fuzzy, sfumati.
E pur tuttavia secondo me esistono dei limiti, non è che allora “vale todo”.

A un estremo, se aggiungo roba che non c'era, o se sostituisco il cielo incollando quello di un altro posto tipo in luminar, secondo me tutti qui siamo d'accordo che non sono interventi leciti (ma credo non lo siano in fotografia in generale, non solo in quella che si dedica al wildlife).

All'estremo opposto chi pensa alla fotografia naturalistica come a una fotografia che ha da essere totalmente oggettiva e senza che traspaia la soggettività dell'osservatore, ha purtroppo una visione anacronistica (cioè una epistemologia implicita anacronistica) che non tiene conto di tutte le scoperte che, nei vari ambiti del sapere, innegabilmente hanno disconfermato la plausibilità di una visione di questo tipo. E far coincidere il fatto che fotografo i soggetti della natura (animali selvatici ad esempio) con il fotografare con metodo “naturale” nel senso di oggettivo inteso in quel modo lì (per l'appunto obiettivo irrealistico) è una appropriazione indebita anche favorita da sovrapposizioni linguistiche


Tanto per dire, quando parli dei colori di un paesaggio che hai sviluppato e del dubbio che sia o meno naturalistica, come dici tu la risposta è "dipende". La risposta non sarà uguale per tutte le foto.

Però è anche vero che se pensiamo in un ottica positivista estrema, allora qualsiasi alterazione rispetto al colore "sul campo" squalifica la foto. Il problema è che nemmeno se lascio il raw inalterato quello che vedevano i miei occhi è lo stesso colore che è uscito dalla macchina (e nemmeno il jpeg on cam) e se vedo file di macchine diverse ottengo effettivamente verdi diversi. Nemmeno nel passato gli utilizzatori dei rullini discriminavo il naturalista in base all'utilizzo che so, di una pellicola Velvia o di una Kodakrome con interpretazioni di alcuni colori decisamente molto, molto diverse. Che ne dobbiamo concludere?

Per esempio se si fotografa una volpe rossa e la si trasforma in blu, mi sa che tutti non la riteniamo più naturalistica.
Ma francamente trovo surreale quando in interventi precedenti era emerso che ritocchi al pannello HSL, alla saturazione, al giocare con i contrasti o a enfatizzare certi dettagli, al migliorare la nitidezza o al contrario al rendere le foto più soft elimina A PRIORI le foto dal contesto della naturalistica.
Di fatto squalificando i più affermati fotografi naturalisti viventi e passati, o pensando che i principali concorsi di fotografia naturalistica in realtà premino foto non naturalistiche (per carità nessuno è perfetto, sicuramente scelte discutibili ce ne saranno state, ma sarebbero più l'eccezione che la regola. A volte le scelte sbagliate non c'entravano nemmeno con la postproduzione).
Come diceva Lufranco, nei concorsi vengono visionati anche i raw di partenza e i criteri sono stringenti, a volte anche troppo aggiungo io. Penso alla nota e imbarazzante questione del NG che non approva il focus stacking se fatto manualmente, ma lo approva se fatto in camera.

avatarsupporter
inviato il 15 Novembre 2020 ore 16:08

+1

Cioè io mi ritrovo in pieno in queste considerazioni.

Peraltro si potrebbe aggiungere al margine che la fisiologia dell'occhio e del sistema nervoso umano restituisce per n soggetti n percezioni diverse, con un limite intrinseco ad ogni approccio oggettivo al reale.

Anche se questo non risolve il problema di cosa sia lecito ed auspicabile nella fotografia di natura

avatarjunior
inviato il 16 Novembre 2020 ore 23:46

Esatto, ammetto che della questione sistema nervoso/percezione soggettiva ecc. non ho voluto scrivere, ma l'ho pensato MrGreen
Ci avevo fatto pure un esame a suo tempo.

Effettivamente vedo che non emergono altri spunti nel tema specifico post/foto naturalistiche... Proposte Fabrizio?


Segnalo invece che proprio ieri sera ho letto un bel post su facebook del naturalista e fotografo Marco Colombo che ha come titolo “La Polarizzazione”: ne consiglio la lettura, non parla di postproduzione ma calza a pennello rispetto a considerazioni più generali sulle foto ai soggetti naturali che erano emerse qui nello scambio di opinioni con AntonioInoki e altri.

Non so se posso riportare il link, comunque si trova facilmente, lui è un noto ricercatore e divulgatore, oltre che fotografo pluripremiato

avatarsenior
inviato il 17 Novembre 2020 ore 9:13

Attenzione a non esasperare le differenze percettive tra individui diversi: a parte casi di particolari disfunzioni, come il daltonismo, non sono poi così rilevanti, si e no a livello delle differenze di taratura originaria tra Canon e Nikon. Qui invece si parla di postproduzione che poco o tanto si allontana "per scelta" dalla nostra visione originaria.
Ribadisco che secondo me la cosa può essere risolta solo all'interno di contesti specifici, proprio perché sono quelli che definiscono (o dovrebbero farlo se sono seri) eventuali paletti da non superare.
E' evidente, tuttavia, che lo sdoganamento "di massa" che il digitale ha operato nei confronti delle tecniche di manipolazione dell'immagine sta portando a veloci cambiamenti nei modi, altrettanto "di massa", di fruizione delle immagini fotografiche, e questo sembra che crei ancora qualche problema nella definizione di nuovi paradigmi, anche ad alto livello, come dimostra appunto l'imbarazzante diatriba sul focus stacking citata da Lauc a proposito di NG: una mortificante via di mezzo che dimostra, appunto, quanta fatica facciano persino a quel livello a ridefinire i propri standard

avatarsenior
inviato il 18 Novembre 2020 ore 9:41

salve, la fotografia naturalistica, "macro" è stata il mio primo amore.. nella mia testa naturalistica significa non alterare le condizioni naturali prese in fase di scatto.. quindi non preparare set, non dare da mangiare ai soggetti, non interferire,.. scattare al momento opportuno, se ci riesce di prenderlo.
La post produzione, se non è alterazione del momento (magari inserendo ciò che non c'era) secondo me è più libera, perchè è interpretazione...
un saluto
damiana

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