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Quando una fotografia è migliore...


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avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 12:26

Se aveva un'attrezzatura poco per la quale ci sta. Ma da uno moderno per me no. Men che mai se si tratta di uno non affermato. Su questi ultimi le licenze poetiche le vedo valide come l'apprendista matematico di 2° media che si concede che 2+2 faccia 5 MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 12:34

Alla luce delle varie considerazioni espresse, provo a rispondere alla domanda del quesito... quando una fotografia è migliore...

Una fotografia, è tanto più valida, quanto più i critici la giudicano insulsa e insignificante, perchè per chi l'abbia scattata rappresentava una motivazione idonea a scattarla e conservarla.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 12:52

Ma, in realtà i critici la considerano una grande fotografia, se poi per critici intendi persone comuni come me o te allora va beh.

avatarjunior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 12:52

Leggere i post di Machupichu in questo thread mi sta facendo crescere una irrefrenabile voglia di buttare tutta l'attrezzatura da una rupe.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:00

Anche a me...ma poi penso che sia molto giovane e avrà tempo di guardare oltre la scienza esatta del nativo digitale. Che a ben guardare sembra sempre di meno una condizione di privilegio ma una limitazione...so nativo digitale se non c'è sullo spazio digitale non esiste...
Non lo diciamo manco a gente tipo Bruce Webber che si ostina ad andare a pellicola...

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:02

" Vorrei anche capire perché, di fronte ad un messaggio veicolato in modo abbastanza evidente, ci si soffermi su una eventuale (tutta da verificare) mancanza di nitidezza. "

Temo ci sia poco da capire, è la tecnocrazia che rende miopi. Già molto positivo che qualcuno non abbia fatto rilevare come oggi, con PS, la torre di Pisa potrebbe essere perfettamente raddrizzata

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:03

Eppure a me sembra che questo sito sia molto digitalizzato e già orientato nell'ottica dei nativi digitali. Basta vedere le foto super-popolari. Sono quasi tutte orientate alla versatilità e a alla cura del dettaglio e del colore. I momenti a dir l'invero mi sembrano un pochino ripetitivi. Ben distanti da quelli degli autori famosi del passato.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:03

Mi immagino sempre Giacomelli. Maestro ma sta foto manda di fuoco e acutanza...Mario posa la birra e guarda, questa?
www.artsy.net/artwork/mario-giacomelli-pretini-number-74-from-io-non-h

?

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:11

É un sito dove ci sono moltissime foto banali e mediocri.
É un sito di amatori che a volte fanno a gara a chi lo ha più lungo, la fotografia è un altra cosa e non centra digitale o no
Avere la foto perfetta tecnicamente non significa avere fatto in lavoro interessante.

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:17

Machupichu ha scritto:
A me è piaciuta quella. Anche se sotto sotto non riesco del tutto a trascurare le questioni sull'attrezzatura perché per rivederla una seconda volta mi è necessario che ci sia attrazione estetica.
Forse sbaglio io nell'approccio del doverla guardare altre volte.


Ripeto a livello compositivo (secondo me eh!) forse non è la sua migliore.
Però credo che la "piacevolezza estetica" (probabilmente il termine è poco appropriato ma non saprei quale usare) in alcuni casi sia evidente in altri vada educata.
Non credo che ascoltando un brano di free jazz o guardando un'opera di Picasso "chi se ne intende" pensi "fa schifo ma siccome il messaggio c'è è un capolavoro e che sia brutto me ne faccio una ragione". Questo si chiama masochismo MrGreen Credo che dopo un po' cose che sono mediate vengano interiorizzate.

Per dire... certi dischi più ostici dei King Crimson o dei Pink Floyd... Mi attiravano ma trovavo molti passaggi casuali e "sgraziati". Oggi dopo averli riascoltati centinaia di volte... trovo gli andamenti dei brani assolutamente "calcolati". E mi chiedo come pur apprezzandoli anche i passato trovassi "incomprensibili" alcuni passaggi. L'ascolto mi è diventato assolutamente naturale. Mica sto a pensare che accordi stanno facendo o in che tonalità suonano (tra l'altro non ne capisco niente).
Mentre invece, per dire, anche ascoltando centinaia di volte mia figlia che si allena col flauto a scuola... la sua mancanza di tecnica e sensibilità artistica (ci mancherebbe è solo una bambina) fa si che al mio orecchio continuino a sembrare una sequenza di suoni disarticolati. Pur se magari riconosco l'orecchiabile melodia di Yesterday.

Allo stesso modo credo che questo possa capitare per la composizione fotografica. Fotografi che infrangono le regole (!?!?!?!) della composizione oggi mi sembrano dei Bresson che riescono ad equilibrare decine di elementi in maniera magistrale. Mentre altre foto che seguono la regola dei terzi o che chiudono le diagonali sugli angoli mi sembrano sgraziate (intendo proprio a livello estetico/compositivo) perché basandosi solo su un assunto (terzi, diagonale) non tengono conto delle altre masse, degli altri elementi.

Ma ripeto forse la foto della torre di Pisa che voleva essere un esempio di foto apparentemente fatta a caso che veicola un messagio chiaro non è proprio, a prescindere dall'assoluta validità della foto, un esempio preciso di composizione perfetta ma complessa. Di Parr (secondo me) meglio la serie Last Resort. Alcune, pur nella loro "sporcizia" sono dei veri "quadretti" della società che vuole rappresentare.

O se parliamo di fotografi, fra quelli che conosco e che compongono in maniera magistrale ma "complessa" mi vengono in mente Alex Webb per la street e Stepehen Shore per il paesaggio.

user1856
avatar
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:18

Sono quasi tutte orientate alla versatilità e a alla cura del dettaglio e del colore.


Cura del colore c'è né, di buon livello, poca perché c'è poca cultura del colore.
Pochi studiano il colore, la sua storia, le percezioni, gli aspetti sociologici e quello che comportano, il loro bilanciamento, gli aspetti emozionali etc.
Al più qualcuno ha letto solo qualche libro a riguardo.
Purtroppo.
Magari solo Falcinelli che è easy è basico da leggere ma sconoscono completamente ad esempio l'opera, purtroppo non ancora completa, di Pastoureau... Per citarne uno.

Ecco diciamo che la cura del colore qui,sovente, è frutto di scelte è operazioni fatte a caso...


avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:28

Pochi studiano il colore, la sua storia, le percezioni, gli aspetti sociologici e quello che comportano, il loro bilanciamento, gli aspetti emozionali etc.

Pur capendone poco concordo in toto. Un po' il discorso che facevo sopra della regola dei terzi e diagonali usate a sproposito.
La cura del colore non è solo la corrispondenza dello spazio colore a non so quali altri tecnicismi (che servono pure eh!). Si tratti di capire come i vari colori vengono distribuiti nella foto a coadiuvare la composizione. Poi certo... mentre Matisse può scegliere i colori che vuole... il fotografo (a meno di non usare pesantemente, molto pesantemente, photoshop o costruendo un set ) ha un margine molto ma molto più limitato.
Ma proprio per questo alcune foto a colori di Shore, Eggleston, Meywerowitz sono delle vere e proprie magie.
Parlo di livello composotivo/linguaggio fotografico... Sugli aspetti sociologici/psicologici ne so poco e niente. Ma su questo paradossalmente forse è più ferrato un pubblicitario che un fotografo MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:34

La cura del colore per me è soprattutto quella direttamente inerente all'attrezzatura.
Le emozioni legate al colore sono un aspetto nel quale mi reputo molto distante dalla media. Al punto da poterla apprendere solo mnemonicamente, senza riscontrare nulla con la mia percezione.
Non potrei mai fare una facoltà di quel tipo MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 13:42

Opisso vuoi dire che per apprezzare certe cose, è richiesta una lunga frequentazione.
O che si fa l'abitudine a tutto?MrGreen

avatarsenior
inviato il 08 Agosto 2020 ore 14:08

Anche a me...ma poi penso che sia molto giovane e avrà tempo di guardare oltre la scienza esatta del nativo digitale. Che a ben guardare sembra sempre di meno una condizione di privilegio ma una limitazione...so nativo digitale se non c'è sullo spazio digitale non esiste...
Non lo diciamo manco a gente tipo Bruce Webber che si ostina ad andare a pellicola...

Non è una questione di nativo digitale o meno, forse è mancanza di cultura fotografica e di mente aperta al diverso.

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