| inviato il 23 Maggio 2020 ore 9:47
Il problema è il significato e il contenuto di una foto, che sarà capita e compresa solo se ci sarà un prima e un dopo quella stessa foto Il problema è avere qualcosa da dire |
user120016 | inviato il 23 Maggio 2020 ore 10:44
Non so quanto sia in tema, ma vorrei raccontare un aneddoto che mi è venuto in mente leggendo questo thread. Se sono OT, bacchettatemi pure. Sono sempre stato un ammiratore di Ansel Adams e nel periodo in cui ho vissuto negli USA per lavoro, ormai quasi 20 anni orsono, mi è venuta la balzana idea di caricare la 8x10, il treppiedi ed un po' di lastre BW e di visitare lo Yosemite park sulle orme del maestro. Perfettamente consapevole del sacrilegio che stavo per compiere nonché della delusione che avrei ricevuto nello sviluppare le lastre, presa una settimana di ferie ed un pick up a noleggio, mi avventurai in beata solitudine nei luoghi in cui ero stato molte volte con la fantasia, sfogliando i libri di Adams. Ho cercato le inquadrature viste e riviste mille volte. Qualcuna l'ho pure azzeccata. Ho esposto più lastre in quei pochi giorni che nei successivi tre anni. Alla sera, in motel, al buio più completo riponevo le lastre esposte dagli chassis ad una scatola a tenuta di luce per averne di pronte il giorno dopo. Per farla breve, ovviamente, i risultati delle stampe furono completamente diversi dalle originali da cui mi ero ispirato, vuoi per miei limiti personali, vuoi per l'approccio e l'occhio, evidentemente molto diversi. Nello stesso anno ho provato a rifare anche Moonrise over Hernandez, nel New Mexico. Ma nel frattempo la statale 285 è stata modificata nel suo tracciato, Hernandez non è più quella del 1941 e soprattutto non esistono più nel cimitero di San José, le croci bianche che tanto avevano contribuito alla composizione del capolavoro del maestro. Questa esperienza di sentirmi Ansel Adams che scatta dal tetto della sua macchina con una folding 60 anni dopo, non ha avuto davvero prezzo. Ma, a parte l'emozione personale, quello che ho imparato è che anche nelle foto a soggetti visti e rivisti in tutte le salse (penso al Colosseo, al Cervino, al Golden Gate di San Francisco ecc), la nostra interpretazione può e deve fare la differenza. E se alla fine, si tratta di foto già viste, pazienza. La MIA serie dello Yosemite rimarrà comunque mia e per me speciale. Le stampe, a parte un paio regalate su richiesta di un caro amico, sono solo nel mio studio (con buona pace dei social) e della loro qualità ne riconosco i limiti. Ma la cosa che penso e che ribadisco fino alla noia, è che spesso il risultato conta relativamente. Più della destinazione, conta il viaggio. |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 11:16
Il problema del già visto un milione di volte è un problema che non dovrebbe esistere nella mente del fotografo. Se guardo una foto che ho fatto e mi dico: "questa è una foto già fatta", allora quella è una foto sbagliata. Sbagliata perché non saputo aggiungere alcun senso/contenuto personale a quella scena/soggetto, magari molto comune. E questa mancanza di senso è così palese che il senso aggiunto non lo trovo nemmeno io.... figuriamoci gli altri. Io sono sulla linea di Paolo e di altri. E sono quindi perfettamente d'accordo con Domenico quando dice: "La MIA serie dello Yosemite rimarrà comunque mia e per me speciale." Dal mio punto di vista, fotografare è un'esperienza personale/individuale. Francamente, mentre fotografo io mi isolo. Sono da solo. Questo concetto va oltre il discorso della singola foto che "faccio per me". Grazie (o a causa) della fotografia mi è capitato di incontrare e conoscere persone e situazioni che altrimenti non avrei mai avuto occasione di avvicinare. Nel bene e nel male. Quindi è tutto "ciò che il fotografo fa mentre fotografa" ad essere un'esperienza individuale che diventa inevitabilmente "originale". Il problema del "milione di volte" sta tutto nel nostro modo di sapere/volere incontrare il mondo attraverso la fotografia. |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 14:29
Condivido i due interventi precedenti, di Domenico e di Ale. Non sottolineo né cito alcun passaggio di quanto scrivono perché, nel complesso, mi ci ritrovo. |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 15:09
@Paolo-- +1 |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 15:10
Anche io condivido gli stessi interventi ed anche quelli di Paolo Longo. Trovo gli interventi di tutti e tre molto interessanti. Provo anche una sana invidia per l'esperienza fotografica di Domenico sulle tracce di Adams. |
user120016 | inviato il 23 Maggio 2020 ore 15:44
Grazie! Sono felice di non esser andato OT e che la mia esperienza sia condivisa @MC Brandon, Purtroppo rimane solo un ricordo. Avevo meno di 30 anni, una diversa indipendenza e soprattutto molta più resistenza fisica. Oggi mi limito a qualche week end lungo in montagna in luoghi raggiungibili entro le 3-4 ore d'auto. E nei percorsi particolarmente impervi mi limito alle lastre 4'x5' o addirittura la folding 6x9. Inevitabilmente ho dovuto effettuare un downsizing! |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 16:47
Domenico, come fai a stampare le lastre grandi, oltre il 6x9 ? Hai un ingranditore per quei formati? |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 16:59
In effetti il fatto di usare un'attrezzatura completamente diversa, come il grande formato con pellicola BN, ti cambia il modo di vedere le cose. Ti identifichi nella macchina, ci vai "dentro", e da lì hai un'altra visuale. Succede già con le lenti centenarie attaccate davanti all'A7, ma con una vecchia folding la cosa è più estrema. C'è un tizio che ha fatto dei servizi fotografici a vari GP di Formula 1 con una Graflex del 1913. Eccolo: www.boredpanda.com/photographer-shoots-f1-old-graflex-camera-joshua-pa Non male, vero? |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 17:30
Di vecchie folding ne ho una marea, alcune in perfetto stato, e un giorno o l'altro mi procuro i rullini 120 o addirittura la pellicola piana e ci faccio un giro. Una trentina e passa di anni fa avevo messo un rullino a colori 127 in una Kodak di inizio '900. Le foto erano uscite bene! www.mes-appareils-photos.fr/images/Photo%20medium/Kodak_Vestpocket-(1) |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 17:31
Cavoli!! Non male, non male davvero. Foto bellissime. Grazie per la segnalazione. |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 17:33
Che manico!!! |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 18:25
Incredibili gli scatti del mister alla F1... |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 18:31
già, sembrano fuori dal tempo |
| inviato il 23 Maggio 2020 ore 18:47
La fotografia a mio giudizio non deve essere originale ma personale. Il soggetto ritratto è un linguaggio per comunicare qualcosa. Tolstoy ha detto che con le parole si trasmettono i pensieri e con l'arte i sentimenti. Penso che in questo senso la fotografia sia arte. Il sentimento parte dal fotografo e arriva all'osservatore (contaminato dal soggetto ritratto in quanto strumento) che lo rielabora con al sua propria sensibilità. Se può fare tanto la fotografia è Fotografia e poco conta quanto originale sia il soggetto ritratto. La ricerca dell'originalità del soggetto rischia di essere la classica foglia di fico |
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