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domanda per i veri fotografi: come esponevate "a occhio" prima degli esposimetri interni?


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avatarsenior
inviato il 15 Maggio 2020 ore 13:53

Quello che penso non è importante,le mie foto le ho fatte con macchine buone e traballanti.Dopo qualche annetto e delusioni cocenti,riuscivo a gestire l'esposizione.Sul forum poi mi capita di incontrare il circolo culturale del foto club,che propone tutta una serie di considerazioni sui fotografi dell'ottocento sulla fotografia in generale sempre in fondo uguale a se stessa.Ci sono i fotografi che fotografano dal secolo scorso(l'altro) dal milleottocento(l'altro),perchè fra novecento e ottocento un giovane, non fa distinzione, tanto vecchio è comunque, rispetto a smartphone filtri e maschere.
Con lo stesso termine di paragone si conclude che i suddetti oltre a destreggiarsi un poco con una tecnica secondaria, in realtà non producessero poi che foto soltanto molto ovvie e scontate,cavandosela per il fatto che la fotografia non era cosi' ampiamente diffusa.
L'abilità del colore cosi' è spazzata via dai cursori e pennelli,ma......."è esattamente la stessa cosa",anzi è molto ma molto piu' difficile gestirli e anzi in questa maniera si evita il superfluo per concentrarsi sul messaggio.
Tuttavia nell'osservare le fotografie mi sembra che la valutazione si molto veloce e che altri siano i criteri presi in esame.
Nel "vero" fotografo c'è una sorta di ambiguità,non si sa se possa essere una garanzia il fatto di essere realmente fotografo, per scoprire che fotografa per divertimento,oppure che una caratteristica naturale differente si manifesti meno non vera,perchè la fotografia mente....
Personalmente accrediterei alla vera fotografia un'importanza maggiore,appellativo che nasce probalmente da un titolo di un libro per fotografie che non sono manipolate e non prevedono l'uso del digitale e photoshop.La foto digitale poi come invece avviene in un altro forum risulta digitale e posizionata a parte perchè la macchina non è a pellicola,tanto da sembrare quasi una discriminante.

p.s.Mi sono ricordato di alcune fotografie scattate col foro stenopeico a paesaggi padani,belle fotografie accolte con un certo entusiasmo dalla critica in fase iniziale, poi l'interesse tuttavia andava smorzandosi.La zona a fuoco e fuori fuoco trasformava la scena come fosse ridisegnata,ma altre inquadrature con un formato usuale sembravano perdersi un po' di piu' e non suscitarono nella circostanza la stessa reazione.

avatarjunior
inviato il 15 Maggio 2020 ore 17:13

Ho iniziato a fotografare nel 1980 con una YASHICA F-X3 e il 50mm f/1,9.

La F-X3 aveva un esposimetro semi spot molto semplice, che aiutava molto l'uso delle diapositive perchè esponendo col semi-spot sulle alte luci, portavi a casa la maggior parte degli scatti. Certo, data la latitudine di posa delle diapositive, spessissimo voleva dire avere ombre "tappatissime", ma non c'erano alternative, se volevi usare le diapositive. Se non facevi così ottenevi alte luci "slavate" e lo scatto faceva schifo.

Più avanti iniziai a usare sistemi più sofisticati, le Contax (AX e 167mt) che avevano esposimetri più evoluti; inoltre iniziai ad usare il Bianco & Nero e la camera oscura.

Parallelamente a Contax, mi innamorai delle Leica a Vite (che sono secondo me le più belle Leica mai prodotte) e iniziai a usarle senza esposimetro, aiutandomi con un Lunasix F esterno. Ma presto istintivamente inziai a regolare l'esposizione "a stima", perchè ormai a furia di leggere con una pellicola B&N 100 ASA, in pieno sole "1/250 f/8" era quasi naturale farlo anche senza guardare il Lunasix. Che diventava un oggetto da controllare ogni tanto, così per essere proprio sicuri e per situazioni di luminosità veramente complicate.

In seguito passai ad aggiungere il Medio Formato (prima Pentax 6x7, poi Hasselblad 500, poi Mamiya 6, Fuji 4.5x6, Rolleicord.... fino al 6x17 Panoramico a tamburo rotante). Alcune di esse non avevano esposimetro e ricordo tantissime uscite con la Rollei 6x6 senza nemmeno il Lunasix e le foto sbagliate erano veramente poche.

Ricordo anche che, ai tempi, certe estremizzazioni che oggi sembrano essere l'unica ragione di vita, come lo sfocato estremo a f/0.95, erano considerate quello che in realtà sono: situazioni limite, estreme che nella vita di un fotografo in realtà si contano sulla punta delle dita di una mano. Ed è vero quello che è stato detto: quasi sempre il diaframma f/1.4 del Planar si usava per avere più luce e non per avere più sfocato.

Con questo voglio dire che lo sfocato è inutile? Certamente no; solo che è uno dei tanti mezzi espressivi possibili e sicuramente non il più utile nella normale fotografia, anche di ritratto.
Negli anni '90, al corredo Leica M (basato su una coppia di M6) aggiunsi anche un Noctilux 50 f/1. Al di là della estrema difficoltà di messa a fuoco a f/1 anche col telemetro della M6 (a distanza di ritratto minima veniva veramente a fuoco una foto su 10), lo "stile" f/1 è uno stile che va bene se applicato a "una foto ogni tanto", per rendere un portfolio più vario e particolare. Ma usata continuamente diventa stucchevole e insensato.
Ma oggi addirittura si sceglie un intero sistema fotografico quasi solo in base allo sfocato... bah.... come se le altre caratteristiche relativa all'immagine non contassero nulla...

Tornando all'esposizione "a stima" era la più usata da tutti i fotografi di reportage e in tutti i generi dove la velocità di reazione era fondamentale. Del resto quando non c'è tempo non c'è tempo, allora come oggi, quindi il sistema esposimetrico più veloce nel reportage e nella street era ... quello che non si basa su alcun apparato, cioè quello a stima.
Poi ovvio, se scatto paesaggi col cavalletto posso permettermi qualsiasi elucubrazione zonale, tanto il paesaggio non si muove e il cavalletto nemmeno.

Ovviamente tutto questo non per dire che gli automatismi di aiuto non servano, ci mancherebbe, servono eccome,
però sicuramente scattare avendo coscienza di quello che succede nel processo fotografico e soprattutto avendo coscienza della luce (che è il vero elemento fotografico) e delle sue dinamiche, rende il fotografo più autonomo.

Sapere che cosa si sta facendo è sempre utile.

Ilcatalano

avatarsenior
inviato il 15 Maggio 2020 ore 17:57

Quoto ogni parola.

avatarsupporter
inviato il 15 Maggio 2020 ore 18:07

Ho cominciato con una Nikon F e un 20mm f4 ( o 3,5 ) in un reportage a Venezia.. 1975..senza esposimetro. Qualche foto l'ho portata da un maestro del'epoca per un parere, Giac Casale, presidete dei fotografi pro dell'epoca. Mi ha assunto. Ho lavorato con lui poco, meno di un anno. Mi è bastato. Ho preso nel 1977 la licenza di fotografo ambulante a Genova. Poi ho acquistato una nikon ho lavorato a teatro. L'esposimetro l'avevo ma restava in tasca. Tutt'ora a teatro vado ad “occhio” anche se so di avere la D500 e 6400 iso in macchina.

avatarsupporter
inviato il 15 Maggio 2020 ore 18:52

Ilcatalano, grazie per le parole piene di buonsenso e competenza.

avatarsenior
inviato il 15 Maggio 2020 ore 19:19

Caro Ilcatalano,
come no quotarti.

Qui, in questo forum, si parla ogni tanto del fatto che il telemetro Leica è un sistema di messa a fuoco precisissimo, (per gli amanti del genere) che consente messe a fuoco rapidissime ed inesorabilmente esatte!

MA DOVE???

Queste affermazioni mi paiono fantascienza ad essere eleganti...

Il sistema di messa a fuoco telemetro Leica (come tuti i telemetri) è impreciso e lento.
L'unico vantaggio che aveva il telemetro Leica negli anni passati era semplicemente che consentiva di mettere a fuoco anche a 0-3 EV od anche meno, dove le reflex rendevano quasi impossible la MF con il loro mirino ottico ed i microprisimi.
Questo era il vero vantaggio del telemetro, ma il resto ...

Io usavo la M3 nel '65, come oggi, e se posso pensare di scattare a F2,0 (TA) in serenità con il mio Summicron 50/2,0 del 59, ho il terrore a scattare con le ottiche intorno a F 1,0 (che pure ho)!
Il sistema a telemetro ha dei limiti, se non si era capito, dei grossi limiti ...
Ai tempi tutti scattavano al massimo a F2,8, perchè l'errore era sempre in agguato, ed il bokeh dovevano ancora inventarlo: si usava la profondità di campo (F5,6 - 8 era il classico), altro che il bokeh!

Oggi si scatta a F0,95 per la semplice ragione che i corpi ML con il crop in camera consento 10-15 ingrandimenti e quindi si mette a fuoco senza nessuna difficoltà con riferimento il sensore: per cui se è a fuoco sul mirino, è a fuoco per forza: è il sensore che te lo dice!

Le ottice F1,4, 1,2, 1,0 o poco meno servivano ai tempi a quello che dovrebbero servire anche oggi: le foto al buio.
Per questo erano poco diffuse (visto anche il prezzo...).

Altro che bokeh.

Bokhe che oggi, volendo, si fa anche tranquillamente in post produzione ...

avatarsupporter
inviato il 15 Maggio 2020 ore 19:27

Ricordo anche che, ai tempi, certe estremizzazioni che oggi sembrano essere l'unica ragione di vita, come lo sfocato estremo a f/0.95, erano considerate quello che in realtà sono: situazioni limite, estreme che nella vita di un fotografo in realtà si contano sulla punta delle dita di una mano. Ed è vero quello che è stato detto: quasi sempre il diaframma f/1.4 del Planar si usava per avere più luce e non per avere più sfocato.

Con questo voglio dire che lo sfocato è inutile? Certamente no; solo che è uno dei tanti mezzi espressivi possibili e sicuramente non il più utile nella normale fotografia, anche di ritratto.


Infatti, a leggere i manuali "classici" di Andrea Feiniger, quali "L'occhio del fotografo", "Principi di composizione" e "Fotografia totale"*; quando tratta di come isolare il soggetto dallo sfondo cita il diaframma a aperto e lo sfocato en passant, come un metodo al pari di altri, quali l'attenzione a quel che c'é sullo sfondo (e qui allega una foto del ramo che sembra entrare da un orecchio e uscire dall'altro come esempio negativo), il controllo dei rapporti chiroscurali e cromatici (se la foto è a colori) tra soggetto e sfondo, ecc.

Del resto, se penso ai più grandi ritrattisti quali Edward Steichen, Yousuf Karsh, Bert Stern, Richard Avedon, Annie Leibovitz, Elisabetta Catalano ecc.; di costoro non ricordo una foto a f/0.95 con un unico occhio a fuoco, anzi spesso lavoravano a diaframmi chiusi.


* www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&show=4&t=2056934#9985648

avatarsenior
inviato il 15 Maggio 2020 ore 21:06

Ma certo Roberto,
i mie maestri (i più grandi fotografi della mia città negli anni 60'-70') mi hanno sempre insegnato questo per i ritratti:

- chiudi 2 stop (2 EV), rispetto a TA
- tieni il fondale distante se fotografi in studio
- tieni il fondale verso infinito se fotografi all'aperto

e cos'ì i bokeh venivano lo stesso ...

Mira visu!

avatarsenior
inviato il 15 Maggio 2020 ore 21:16

Un momento Tony, hai ragione a dire che il mito legato alla precisione della messa a fuoco delle Leica a telemetro alle volte è fin troppo ingigantito ma è anche vero che non è neppure del tutto sbagliato.
In effetti ci sono situazioni in cui la messa a fuoco telemetrica è più precisa altre in cui è vero il contrario.
Nello specifico il telemetro è più preciso della visione reflex con i grandangoli, perché la base telemetrica, circa cinque centimetri, è superiore alla lunghezza focale dell'ottica in uso, e quindi consente un ingrandimento a mirino maggiore di quello ottenibile con la visione reflex, al contrario la visione reflex è avvantaggiata con i teleobiettivi visto che con questa tipologia di ottiche è essa ad assicurare un maggiore ingrandimento nel mirino.

avatarjunior
inviato il 16 Maggio 2020 ore 2:05

Sua Maestà il Telemetro !

(Leica non è certo l'unica ad averlo integrato nei mirini galileiani delle fotocamere, ci furono nomi prestigiosi, come Contax, Canon , Nikon..... ma è rimasta l'unica a proporlo ancora oggi ed è diventata per questo "Il Telemetro" per antonomasia).

Inizialmente le Leica (Leica I) prodotte dal '25 al '30 avevano un mirino galieliano fissato sul "tetto" della macchina e il telemetro era un accessorio opzionale che si fissava nella slitta porta accessori.

Solo col modello Leica II, dal '32 in avanti il telemetro fu integrato nel mirino, costituendo un importante passo avanti. Il telemetro poi migliorò progessivamente con i modelli successivi, finchè raggiunse l'apice del suo sviluppo con la nuova serie di Leica con innesto a baionetta, le M e in particolare con il suo primo rappresentante, la Leica M3.

Messa in vendita nel '54, la Leica M3 è stata la Leica con la base telemetrica più lunga e quindi con la misurazione più precisa (M6 inclusa); inoltre anche quella con l'otturatore più dolce.

Quando Leica nacque esistevano già fotocamere Reflex, come la Graflex ad esempio, ma certo non erano pratiche e immediate nell'uso come quelle moderne. La prima Reflex veramente moderna e davvero pratica da usare fu la Nikon F, presentata nel 1959.

La differenza sostanziale tra il mirino galileiano con telemetro integrato e il mirino reflex è che il telemetro è adatto a misurare le distanze con focali piuttosto corte; la M3 aveva le cornicette per il 50, il 90 e il 135mm; oltre non era previsto andare, perchè con focali più lunghe la precisione della misurazione del fuoco non era più garantita. La più moderna M6 aveva le cornicette del mirino addirittura solo fino al 90mm; infatti il 135/2.8 era provvisto di "occhialini" per ingrandire la visione.
Invece il mirino Reflex permette di misurare correttamente le distanze anche con le lunghissime focali.

Ma il mirino accoppiato al Telemetro ha dei vantaggi; ad esempio permettere di vedere anche uno spazio esterno alla cornicetta che rappresenta la focale utilizzata in quel momento, e consente quindi di "sorvegliare" meglio ciò che succede intorno al soggetto, mentre si inquadra. Inoltre con luci molto basse permetteva (anche se non era sempre così semplice!) di mettere a fuoco quando la quasi totalità dei mirini reflex coetanei dava forfait (perchè sul vetro smerigliato non vedevi nulla e la corona di microprismi e lo stigmometro a immagine spezzata si oscuravano).

Alla fine comunque la maggior versatilità globale del mirino Reflex vinse e la storia è nota.

Va detto anche che - a dispetto della "epopea del Telemetro - i famosi "fotografi da strada" del '900, come Henri Cartier Bresson , Robert Doisneau, di guerra come Robert Capa, non usavano abitualmente il telemetro per mettere a fuoco, ma scattavano in iperfocale quasi sempre e certamente ogni volta che cercavano di fissare momenti colti al volo. Allora non c'era altro modo: se volevi catturare un momento improvviso e irripetibile dovevi essere pronto con l'obiettivo regolato sull'iperfocale; il Telemetro serviva per la foto meditata. Contemporaneamente anche l'esposizione era regolata "a stima" e certo le pellicole erano parecchio diverse. Pensate che nel nottolino di destra della Leica II a vite, la scala degli "ASA" partiva .... da 6 ASA (sei !!).

Eppure - non ostante questi vincoli che oggi possono sembrare incredibili - questa gente faceva foto passate alla storia.

Del resto i miei maestri di recitazione a teatro mi hanno insegnato che i limiti spesso sono proprio gli stimoli che ci fanno superare noi stessi e ci fanno mettere alla luce le nostre vere qualità.

Ecco perchè forse non sarebbe male che anche gli espertissimi nativi digitali facessero un "bagno di storia" e capissero come lavoravano gli antenati....

Ilcatalano.
P.S. - Giuro che quando finisce il lock down offro il caffè a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di leggere per intero i miei sproloqui...!!!!MrGreen

avatarsenior
inviato il 16 Maggio 2020 ore 5:23

Beh va bene ma in questo periodo un poco di pazienza in più l'abbiamo tutti, quindi...

avatarsenior
inviato il 16 Maggio 2020 ore 6:41

Ho iniziato a fotografare alla fine degli anni '80 e tutte le macchine 35mm dell'epoca, tranne l'inarrivabile Leica, avevano l'esposimetro interno. Allora andava di moda il contrasto, per cui sia su dia che su bn la lettura spot o semispot sulle alte luci erano più che adeguate all'uopo. Più tardi ho iniziato ad interessarmi del medio formato e per necessità ho iniziato a usare una derivazione della regola del 16, più che altro memorizzando una serie di coppie tempi/diaframmi adatte alle situazioni più comuni.

Per continuare la discussione annosa su reflex e telemetro credo che vada evidenziato come la visione attraverso il mirino galileiano della telemetro sia molto diversa da quella su schermo reflex, dove la prima è più diretta e tridimensionale e invita a un'immersione nella situazione, mentre la seconda tende a bidimensionalizzare l'immagine e ad astrarsi dalla scena, invitando a giochi grafici e compositivi.

avatarsenior
inviato il 16 Maggio 2020 ore 7:56

@Paolo
E' corretto quello che dici riguardo della maggior precisione del telemetro con i grandangoli e minore con i tele.
Solo che io, in generale, volevo dire che il telemetro non è poi così preciso perchè con i grandangoli alla fine la messa a fuoco serve a poco, mentre con i tele si e qui il telemetro difetta.
Inoltre all'epoca erano non rari, ma semplicemente inesistenti i grandangoli luminosi: erano tutti (salvo i 35mm) tra F4 e F6,3 di solito, per cui l'iperfocale era elevatissima anche a TA.
I grandangoli luminosi inizieranno a diffondersi intorno agli anni 80.
Inoltre c'è il problema che il telemetro si stara, la reflex no, E lo dice un collezionista che colleziona solo fotocamere a telemetro in formato 135 per scelta, tanto che come SRL ha solo le sue stesse vecchie MINOLTA SRT 101 che l'hanno accompagnato nell'infanzia fotografica degli anni 60', oltre alla mitica NIKON F e questa solo perchè ha rappresentato il simbolo di un cambio di era.

@Ilcatalano
Ti ringrazio della Tua illustrazione.
Mi permetto di "correggere" un paio di inesattezze, dovete forse al fatto che conosci molto bene la storia delle Leica, ma evidentemente non le collezioni, come me.

La Leica II° non aveva il telemetro integrato nel mirino, ma aveva due mirini: uno per traguardare (senza cornicette ed a focale fissa 50mm) ed uno per mettere a fuoco: il telemetro appunto, distanziati di circa due - tre centimetri. Dal modello III° B (esce nel 38) i mirini rimangono sempre 2 ma sono appaiti (saranno distanti pochi millimetri). Nel 56 esce la III° G, il canto del cigno delle Leica a vite che ha il mirino come la III° B, ma con la differenza che compaiono per la prima volta (sulla M4 nata 2 anni prima c'erano già) le cornicette con mirino "Albada" per le focali di 50 e 90mm e con correzione della paralasse. Tutte le Leica a vite precedenti avevano solo il 50mm (senza cornicette).

E' solo con la nuova e rivoluzionaria (per i tempi) Leica M3 che compare il mirino per traguardare con integrato il sistema di messa a fuoco a telemetro: per la prima volta in Leica si può mettere a fuoco senza spostare l'occhio da un mirino all'altro.

La cosa invero, sul panorama fotografico dell'epoca non era una novità: la Contax con le sue fotocamere in formato 135 utilizzava il mirino integrato al telemetro a partire dal 36 con la sua Contax II°. Bisogna attendere quindi quasi vent'anni (con M3) perchè Leica adotti il telemetro accoppiato al mirino.

La giapponese Minolta (da sempre forse la più rivoluzionaria casa produttrice di macchine fotografiche) già nel 37' produceva perfino una 4,5X6 con mirino accoppiato al telemetro (la Minolta Auto Semi), per poi negli anni 80' introdurre la Minolta 7000: la fotocamera che aprì con decisione la strada alle reflex autofocus (poiché era la prima che funzionava davvero!).
Non a caso le rivoluzionarie Sony Mirror Less FF (che prima bistrattate da tutti e poi copiate da tutti) sono un pò l'eredità dello spirito innovativo di quella straordinaria casa costruttrice che fu la Minolta Co. Ltd..

Forse per questa ragione (oltre al macchinoso sistema di caricamento senza sportellino posteriore delle Leica a vite, che fa imbestialire tutti i fotografi dei nostri giorni, me compreso ...) alcuni miti degli anni 30-50, tra cui Capa a Leica preferirono la più avanzata Contax (che usava ottiche Zeiss, essendo appunto prodotta dalla medesima casa).

Un'altra inesattezza è presente a riguardo del mirino della M6 che è dotata di mirino con cornicette "Albada" nelle focali 28, 35, 50, 75, 90 e 135 e non si ferma a 90mm.
Per la M6 verranno prodotti teleobiettivi senza gli occhialini, mentre il modello 135mm con gli occhialini è stato prodotto dal 63 proprio per essere abbinato alle prime M, ingaggiando la cornicetta del 90mm che viene ingrandita di 1,5 volte (90X1,5=135).

Per tutto il resto complimenti ad entrambi per la notevole conoscenza tecnico - storica: è bello scrivere e confrontarsi con persone che sono così appassionate e conoscono a fondo la storia delle tecniche fotografiche e dei loro strumenti.



avatarjunior
inviato il 16 Maggio 2020 ore 14:08

@Tonyrigo
Hai assolutamente ragione !

Ho usato una dizione errata! In realtà il telemetro della Leica II (e delle successive a vite) non era "integrato nel mirino", ma "integrato nella fotocamera"!

Può sembrare una sottigliezza, ma non è cosi. Perchè il telemetro integrato nel mirino permette di iquadrare e telemetrare da un'unica finestrella, mentre il telemetro integrato nella fotocamera ma NON nel mirino obbliga a telemetrare da una finestrella e poi inquadrare da un'altra che sta a fianco. La differenza in termini di rapidità all'azione non era proprio indifferente, infatti poi l'integrazione alla fine avvenne anche in casa Leica.

Invece ho un dubbio su quello che dici a proposito delle cornicette della Leica M6: ricordo con certezza che su una delle mie due M6 volevo usare il 135/2.8 e dovetti comprarmi la versione con gli occhiali.

C'è un ricordo che faccio fatica a mettere a fuoco.... mi pare che di ricordare che le mie 2 M6 non fossero identiche; una aveva le cornicette più spostate verso i grandangoli e mancava la cornicetta del 135.... ricordo vagamente una denominazione "non TTL" per una di esse, ma non ricordo bene.

Farò qualche ricerca...... Ah !! L'eta !! Sorriso

P.S. - Anche a me all'inizio il sistema di caricamento della Leica a vite lasciò di stucco; bisognava sagomare opportunamente la coda del rullino prima di agganciarlo al rocchetto ricevente; addirittura a catalogo Leica c'era un'apposita dima metallica che costava una fortuna !! MrGreen Però poi fattaci la mano, non mi dispiaceva. In ogni caso non avere il dorso apribile faceva delle Leica a vite un vero carro armato !

Ilcatalano

avatarsenior
inviato il 16 Maggio 2020 ore 14:30

Questo il 135mm Elmarit con gli occhialini per le prime M:

www.wetzlar-historica-italia.it/135occhiali.html

E questo il 135mm Elmar senza occhialini per le M6.

www.wetzlar-historica-italia.it/teleelmar135.html

Preciso però che la versione con gli occhialini funziona anche con M6.

Questo il moderno 135mm (oggi in vendita APO-TELYT-M) che non ha gli occhialini:

it.leica-camera.com/Fotografia/Leica-M/Obiettivi-M/APO-Telyt-M-135mm-f


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