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domanda per i veri fotografi: come esponevate "a occhio" prima degli esposimetri interni?


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avatarsenior
inviato il 12 Maggio 2020 ore 21:45

Approssimazione... vero, forse.

Diciamo che i commenti ad una foto non si centravano sulla "leggibilità delle ombre" o sulla necessità assoluta di un infallibile "eye AF".

Un fuoco o un'esposizione imperfetti erano secondari rispetto a ciò che la foto raccontava...

avatarsupporter
inviato il 12 Maggio 2020 ore 21:53

La questione sottesa alla mia domanda è proprio questa. In un'epoca ormai di totale ingegnerizzazione dell'esperienza fotografica e della veicolazione del messaggio legato allo strumento, ci si è dimenticati di un tempo, lungo, in cui non esisteva neppure un'esposimetro e le foto si valutavano per altri criteri, certamente legati all'aspetto narrativo ed emozionale che va perdendosi in favore di altri metri di giudizio.

avatarsenior
inviato il 12 Maggio 2020 ore 23:50

Ero bambino.
I "grandi" non avevano esposimetro, già era tanto possedere una macchina, poi reflex figuriamoci.
La regola del 16 e del reciproco degli ISO non la conoscevano.
Si faceva ad occhio secondo un sapere tralatizio immodificabile, con il limite di esporre bene in condizioni in cui ti eri già trovato.
Chi ti dava una mano era l'interno della scatola del rullino.
Ai tempi il rullino era in una scatola di cartone con la colla. Sulle facce interne della scatola c'erano delle situazioni di massima con l'indicazione di tempi e diaframmi.
Gli amatori e squattrinato avevano solo quell'alleato.
Poi al ritiro delle foto di consumava un doppio dramma.
Il primo, le foto non venute da buttare.
Il secondo, il fotografo di fiducia che ti infamava.
Oggi non più, c'è la privacy, ma fino intorno al 2000 il fotografo si vedeva tutte le foto che gli portavano

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 7:10

"..come esponevate "a occhio" ..."

Appunto ad occhio.

La mia prima fotocamera fu una Comet, della Bencini, senza esposimetro, poi comprai una 35 mm Giapponese, una Minolta SRT 101 che invece aveva l'esposimetro

Per il B&N, nel foglietto d'istruzioni delle pellicole, nella scatola del rullino o nella scatola del rotolo da 30 mm (io le compravo tutte in rotoli e mi caricavo i rullini da me) c'erano le indicazioni per l'esposizione in funzione della posizione del sole o delle nuovole, uno seguiva quelle, poi uno ci metteva un po' di esperienza, e scattava.

Se uno cannava di uno stop, faceva una foto un po' cesso, come adesso, e se la teneva così.

Quando arrivò il colore, che avevava molto meno latitudine di posa del B&N, a occhio era facile fare dei disastri, ma ormai c'erano già gli esposimetri in tutte le fotocamere.

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 8:13

Le dia avevano una minore latitidine di posa,



Ce l'hanno ancora.
Oddio... se proprio dobbiamo dirla tutta non l'avevano allora e non l'hanno neppure oggi ma comuqnue si... diciamo che uno stop, a largheggiare, dovrebbero averlo ;-)

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 8:21

Il "veri" riferito ai fotografi era ironico.



Mi pare ovvio...

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 8:24

Ai tempi..sulle scatole dei rullini,c'erano i disegni,lampadina, nuvole e sole e tempi e diaframma consigliati,quella era la partenza per non sbagliare,poi l'esperienza faceva il resto.

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 8:26

ci si è dimenticati di un tempo, lungo, in cui non esisteva neppure un'esposimetro e le foto si valutavano per altri criteri, certamente legati all'aspetto narrativo ed emozionale che va perdendosi in favore di altri metri di giudizio.



Se tu sei, giustamente, abituato a valutare una immagine in base a questi criteri continuerai a farlo anche se oggi si guarda alla fotografia in maniera diversa da allora, se invece altri oggi adottano un diverso metro di giudizio, a torto o a ragione definito errato o quantomeno diverso, chi sei tu per indicare, a persone altre e diverse da te, quella che tu ritieni essere la retta via da seguire?

avatarsupporter
inviato il 13 Maggio 2020 ore 14:23

Paolo, ancora con questa storia trita e ritrita del "chi sei tu per indicare agli altri ... e bla bla".
Io non sono un legislatore, non ho poteri coercitivi verso la vita, le scelte degli altri. Che continueranno a credere in ciò che vogliono. Scrivo quello in cui credo. frutto dell'esercizio di una qualità che ognuno dovrebbe coltivare, ovvero "lo spirito critico". I forum servirebbero a questo, a confrontare opinioni, idee, visioni, aspirazioni. O pensi che si debba parlare solo di ISO, Megapixel e cazzate varie?
Chi leggerà le mie parole, le valuterà con il "suo" spirito critico, sarà libero di pensarla a modo mio o ritenere che non vi sia nulla di sensato in quello che ho detto. Bene così.
Tra l'altro, se proprio devo dirla tutta, in quello che ho scritto non c'è un'opinione, ma una constatazione, ovvero un dato oggettivo.
Infatti, è una questione quantitativa che poi diviene, di conseguenza, "qualitativa". Ovvero, siamo tempestati da un'orda di dati tecnici, tanto che sembra ci voglia un ingegnere elettronico per andare a comprare una macchinetta. Basta vedere gli annunci pubblicitari per accorgersi di quanto sia divenuto dominante, invasivo l'aspetto tecnologico rispetto a qualsiasi altro possa caratterizzare lo strumento fotografico. Dall'altro lato, vi è un conseguente impoverimento dell'attenzione alla composizione, alla creatività, alla fantasia, dovuto, anche qui, ad un dato quantitativo. Se parli troppo di tecnologia, toglierai necessariamente spazio ed attenzione all'aspetto emozionale della fotografia. Questo non ha modificato solo il linguaggio delle nostre discussioni, ma ha proprio cambiato le priorità con cui si giudica una foto. Il dettaglio, la grana, la risoluzione, la nitidezza, sono tutti termini di cui si abusa. 20 anni fa non avevano questa importanza. Io ritengo che non sia una scelta libera dell'amatore, quella di parlare in gran parte di questo, ma il risultato di un fenomeno comunicativo che ha imposto al gusto comune questo tipo di approccio. Un approccio"consumistico". Io ne sono stato vittima come tutti, non mi chiamo fuori, sia chiaro. Ma, con il passare del tempo, mi accorgo quanto sia più importante altro per un fotografo, che si trova, ad esempio, leggendo e osservando con profondità il linguaggio visivo dei grandi maestri, crescendo come essere umano. Quando questi elementi formativi avranno lo stesso spazio di quelli ipertecnologici, allora i "consumatori", come piace chiamarli oggi, saranno più liberi di scegliere cosa privilegiare nella loro ricerca fotografica.
Questa è "solo " la mia opinione, va bene così Paolo?

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 14:41

Una cosa certa è che sono un vero fotoamatore, perché fotografo dal 1958, ai tempi avevi regole fisse
quando mio figlio fece la prima comunione scattai 4 foto all'uscita della chiesa con tempi diversi che avevo in testa, quando andai a ritirarle con grande sorpresa vidi che erano (quasi) tutte uguali, ai tempi era più facile sbagliare il fuoco, in quanto dovevi centrare la distanza in caso contrario sfocato, certo che se ora
scatto 50 foto possono essere più o meno interessanti, ma quasi tutte tecnicamente giuste, ai tempi su 24 pose rigorosamente BW, 5 o 6 buone, qualcuna passabile le altre pattumiera.


saluti.

avatarsupporter
inviato il 13 Maggio 2020 ore 14:51

Michele, almeno le 5/6 buone te le sarai ricordate a lungo ;-)

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 15:21

Tiber se avessi letto con più attenzione quel che ho scritto avresti visto queste esatte parole: "se tu sei, GIUSTAMENTE, abituato a valutare una immagine..." ecc. ecc. il che significa che concordo teco... e non il contrario.
Il punto è che a parte me e te, e qualche altro povero nostalgico, tutti gli altri la pensano diversamente quindi, ribaltando il finale potrei dire: "chi sono IO per indicare, a persone altre e diverse da ME, quella che IO ritengo essere la retta via da seguire?"

Allora Tiber... premesso che detta così ti dovrebbe suonare meglio non pare anche a te che comunque sia non sposti di molto i termini della questione?

avatarsupporter
inviato il 13 Maggio 2020 ore 15:24

Il punto è che noi non "indichiamo" la strada agli altri.
Noi riflettiamo, partendo dalla strada che abbiamo scelto.
Io non ho un intento pedagogico.

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 15:42

A parte la regola del 16,ci era di aiuto anche una certa "elasticità" delle pellicole,specie qelle a colori,diapositive invece assolutamente no,li c'era la forcella,oggi detta bracketing. Però,diciamo che ho sempre avuto reflex con buoni esposimetri,Canon specialmente,mentre i Nikon era piu tignosi.Poi ci si arrangiava.Mi ricordo,a Firenze,piazzale Michelangiolo,per fare lo stupendo panorama in tarda serata,quasi notturno,ho dovuto fare un po di conti.La Nikon F2 As,arrivava a "BEN" 6.400 ASA di gamma,percui,tarata a quel limite,e con un trucco dell'autoscatto che mi permetteva di arrivare a 10 secondi,a TA f1,8 100 ASA trovai un'esposizione.Due conti veloci,ed ecco l'esposizione giusta per f16,il minimo di profondità di campo. Ho ancora quelle dia.L'unica volta che mi trovai davvero senza nulla fu quando innestai uno zoom 35-105 AF sulla Nikkormat,che esponeva solo con obiettivi con la classica forcellina,ma qui assente.Lì mi fu indispensabile il caro vecchio Gossen Lunasix. Altri tempi.

avatarsenior
inviato il 13 Maggio 2020 ore 15:50

Jandemez
Chi ti dava una mano era l'interno della scatola del rullino.
Ai tempi il rullino era in una scatola di cartone con la colla. Sulle facce interne della scatola c'erano delle situazioni di massima con l'indicazione di tempi e diaframmi.


Anch'io ricordavo proprio la tabellina che si trovava nelle scatole dei rullini, eccola pubblicata qui:
fotografismo.altervista.org/la-regola-del-16/





Nella mia seconda* macchina fotografica che usavo nei primi anni '70 (una 3M 3160) avevo incollato la tabellina all'interno della custodia in pelle.

*La prima fu una Kodak Instamatic.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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