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Trekking e fotografia: scendete a compromessi?


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avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 19:24

a parte l'allenamento, che è indispensabile, c'è un trucco: si chiama Diamox.

Se sei stato in Himalaya sai benissimo come una pastiglia ti può salvare la pelle.

In Nepal non l'ho usato (sbagliando gravemente), ma dopo quell'esperienza, per arrivare alla Margherita presi una pastiglia e mi cambiò letteralmente la vita. Mai più senza, se necessario. Lo abbiamo usato (mezza pastiglia a testa) anche per salire in giornata al Teide (3700m a Tenerife). Arrivati a 3200 cominciammo a sentire l'aria... mezza pastiglia e tutto fu OK (quella volta: D7200+16-80, 70-210 AFD e RX100) e quando scrivo OK significa che ci sentivamo come a 2000m

La cosa importante è che evita anche la formazione di edemi nella sera o giornata successiva alla salita in alta quota, fenomeno al quale siamo abbastanza sensibili (mia moglie ed io)

I problemi fisiologici per la quota sono molto incostanti, ci sono volte che arrivi ben oltre i 3500 senza alcun problema ed altre in cui le gambe si piantano sotto i 3000, conta l'acclimatazione, è vero, ma non sempre è sufficiente ad evitare fenomeni edematosi.

E' molto importante saper riconoscere la sintomatologia del mal di montagna, ma per farlo ci vuole esperienza in materia e saper ascoltare il proprio fisico.

fine O.T.


bella e utile testimonianza, O.T. giustificatissimo e apprezzato

per un 4000 non ricorrerei mai al Diamox, ma come suggerisce Il Vime diventa fondamentale l'allenamento in quota e l'acclimatamento in fase di salita.. Per es. l'anno scorso abbiamo fatto la Piramide Vincent il sabato e Margherita la domenica in modo da abituarci più gradualmente alla quota (nel limite del possibile avendo solo 2gg).. E comunque in estate cerco di fare regolarmente escursioni in alta quota


Idem di quanto sopra anche per il tuo intervento Bemder. Personalmente ho esperienza di trekking e ferrate nelle Dolomiti, ma le quote massime che ho toccato (Cristallo, Tofana di Rozes, Piz Boè...) non credo possano fornire problemi di quota, quindi non conosco come reagirebbe il mio corpo...

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 19:27

Acclimatazione e allenamento non sono delle costanti ma sono soggetti a variabili quasi imponderabili.

Premesso che io soffro la quota in maniera incredibile... avere o meno problemi di quota per me non è il frutto dell'equazione allenamento+acclimatazione, ad esempio: pur andando costantemente in montagna mi è capitato anche di 'scoppiare' a 2200, mentre, dopo aver fatto due settimane su e giù al mare per le città della Sicilia, abbiamo fatto l'Etna in giornata e senza assolutamente alcun problema (quella volta D60+18-55)

Sono cosciente che R. Mesner inorridirebbe al mio comportamento, ma fisicamente mi conosco benissimo e so cosa sia opportuno (per il mio fisico) e cosa no.

Magari a voi non è mai capitato ma io ho una serie di foto scattate in Nepal o dopo cime come il gran paradiso o il Breithorn (lì funivia...) con vistosi edemi al volto (mio e di mia moglie)

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 19:33

Certo gsabbio, è proprio quello che scrivevo alla fine, il tutto è molto soggettivo! Era una mia considerazione, nel senso che non userei medicinali (che possono aiutare nella progressione) visto che al momento non ho mai sofferto la quota ;-)

Ultimo OT: sarebbe bello organizzare un'uscita sul Rosa al termine del lockdown!! :-P

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 19:42

Sul gran sasso e monti della laga, oltre i rifugi non trovi gente(di notte). Due anni fa ho avuto il problema di escursionisti notturni che con torce verdi illuminavano il corno piccolo con effetti disastrosi sulle foto

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 21:54

@Bemder
naturalmente... ho ben capito che in questo topic non si accusa nessuno (nel caso io sarei condannabile per 'doping')

Il problema è che il mal di montagna è una brutta bestia che è opportuno saper riconoscere e di persone che non lo conoscono ne ho incontrate proprio tante.

C'è chi va sul monte Bianco senza assolutamente alcun problema e senza acclimatazione (ne conosco almeno un paio) e c'è chi, come me, che va in crisi al rif. Mezzalama (3000m).

E... nonostante sia andato in crisi al Mezzalama (ma anche più in basso), si consideri che, durante il tour dell'Annapurna, in sosta a Manang (3500m), dopo aver fatto una gitarella a 4000m giusto per fare acclimatazione, avevo 40 pulsazioni al minuto a riposo (è vero che sono bradicardico, ed i 40 li avevo già visti nei miei migliori periodi d'allenamento, però...) Tuttavia, due giorni dopo a Thorong Phedi (circa 4500m) durante la notte ho manifestato i sintomi di un edema polmonare (fiato corto -a letto- e difficoltà a dormire sdraiato) la cosa non mi ha impedito di salire il mattino dopo fino al Thorong Pass (5400m) ed anche con un ottimo passo. Ma il giorno successivo a Muktinath avevo il volto tumefatto dagli edemi (come ho scritto, durante quel giro non ho preso il Diamox -sbagliando-).

Perciò, la cosa fondamentale è: CONOSCERSI, saper riconoscere i sintomi ed eventualmente intervenire tempestivamente.

Per arrivare a questo ci vogliono anni e tanta esperienza in materia.

Come detto, non solo siamo tutti differenti, ma, di volta in volta, siamo anche differenti da noi stessi. Questo significa che ci sono volte in cui viaggi a manetta e volte in cui senti la quota a 2000m. Almeno... è quello che succede a me.

La sintomatologia del mal di montagna è molto ampia:
I primissimi sintomi sono una minore lucidità mentale, che come conseguenze porta ad un minore coordinamento nel passo e fatica nel ragionamento.

Si possono poi verificare episodi di forte sonnolenza (proprio mentre si cammina)

Senza che necessariamente arrivi la sonnolenza, le gambe diventano molto pesanti, il fiato è corto e diventa affannoso, è indispensabile fermarsi dopo pochi passi per recuperare, il passo si accorcia fino al punto che diventa impossibile superare col piede la lunghezza dell'altro piede e si procede a passi di 20 cm.

Spesso subentra il mal di testa, più o meno forte, anche lancinante, ma, se succede, la domanda è d'obbligo: che cosa ci fai ancora li? Perché il problema non è più solo il mal di montagna, ma anche il concreto rischio di incorrere in incidenti.

A quel punto la soluzione non è il Diamox ma SCENDERE subito, magari anche prendendo il Diamox ma col solo scopo di recuperare quel minimo di lucidità per potersi muovere con l'opportuna sicurezza.

Esistono poi molte altre manifestazioni che frequentemente si vedono in rifugio: ad esempio totale inappetenza, o nausea/vomito non appena si ingerisce qualcosa, affanno al minimo movimento, senso generale di malessere. In questo caso il Diamox sicuramente può essere d'aiuto (per il mio fisico).
Un esempio: mentre eravamo al Rifugio Cima Libera (val Ridanna 3200m) una ragazzina salita dall'Austria ha dovuto essere soccorsa con l'ossigeno e riportata a valle in elicottero a causa di un severo mal di montagna.

Con questo non sto dicendo che questo farmaco, che ha la caratteristica di impedire gli edemi, si possa prendere con la stessa tranquillità dell'Aspirina. Però, impietosito, mi è capitato di darlo a persone in evidente difficoltà, non perché raggiungessero la vetta ma perché almeno potessero scendere in sicurezza.

Non posso aggiungere altro, se non che, quando arriva il mal di montagna, non si ha più nemmeno la testa per riuscire a fare fotografie.


avatarjunior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 22:15

In Norvegia quest'anno avevo:
Canon 5d mk iv
Samyang 14 mm 2.8
Canon 24 105 mm 4 prima serie
Moltiplicarore 1.4x
Canon 200 mm 1.8
Binocolo steiner 8x24
In uno zaino protrekker 450 Lowepro, dove tenevo anche giacca a vento e maglione di ricambio.

In realtà avrei fatto meglio a portarmi il 100-400 mm 4-5.6....
Gite di un giorno, fino a circa 1000 m di dislivello a salire.

Qualche anno fa in Islanda sul Landamanaluaguar, per un trekking di 5 gg e 4 notti avevo:
Canon 7d
Sigma 10-20mm 3.5
Tamron 17-50 mm 2.8
Sigma 70-300 mm 4-5.6
In uno zaino Kataweb 3in1 portato sul petto, oltre a uno zaino trekking Lowepro da 65 litri sulla schiena.

Obbligatori i bastoncini da trekking!

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 22:19

In uno zaino Kataweb 3in1 portato sul petto, oltre a uno zaino trekking Lowepro da 65 litri sulla schiena.



Stikazzi!Eeeek!!!

avatarjunior
inviato il 27 Aprile 2020 ore 22:23

4 notti fuori.... non so se lo rifarei.... magari con una 100d.....

avatarsenior
inviato il 28 Aprile 2020 ore 11:33

Io per fare posto alla tenda e al sacco pelo con materassino ho cambiato il corredo FF con micro43.
Il mio compromesso è stato questo ma lo rifarei altre mille volteCool

avatarsenior
inviato il 28 Aprile 2020 ore 11:59

Io per fare posto alla tenda e al sacco pelo con materassino ho cambiato il corredo FF con micro43


Bella scelta, praticamente indispensabile...

Certo che... un tempo, andare a bivaccare con la reflex non era un problema: io lo facevo con la OM4+21 e 35, attrezzatura che portavo a tracolla anche nei lunghi giri in MTB -sempre in montagna- al quale spesso aggiungevo un 100mm.

Oggi una M4/3 ha le dimensioni del mio corredo FF di allora ed il mio corredo FF quelle della mia 6x7 di allora

Spero nella salvezza delle mirrorless oppure spero che il M4/3 arrivi ad almeno 30 mpix e questo solo perché a me piace moltissimo riguardare le foto che faccio in montagna nel dettaglio più minuscolo. Mi si potrebbe definire un 'pixel peeper' se non fosse che l'ho sempre fatto, anche ai tempi delle diapositive, che scrutavo a fondo con un buon lentino per cogliere i dettagli che mi erano sfuggiti durante la gita. Perché uno degli scopi primari del mio fotografare è quello di rivivere quei momenti.

de gustibus...

Per il momento il mio obiettivo è passare dal FF della DSLR al FF della mirrorless. Magari... tra qualche anno... il M4/3 potrebbe essere la mia scelta, sebbene... con la funzione pixel shift tutto sommato le mie discriminanti sarebbero superate già da ora.

avatarsenior
inviato il 28 Aprile 2020 ore 13:08

con l'ultima olympus la la funzione pixel shift la si può fare a mano...certo se tutto è fermo :-)

avatarsenior
inviato il 28 Aprile 2020 ore 13:28

Benchè vecchietto nei miei trekking e ferrate non rinuncio alla mia reflex. Non ho portato nulla in un paio di arrampicate fatte l'anno scorso ma erano robetta poco meritevole.

avatarjunior
inviato il 06 Maggio 2020 ore 0:30

bhe sarebbe meglio limitare i pesi o a lungo andare ti si spacca la schiena!
soprattutto se fai trekking di più giorni, l'ideale sarebbe avere il coraggio di lasciare a casa le ottiche che sappiamo non essere necessarie.

avatarsenior
inviato il 06 Maggio 2020 ore 7:27

beh... il coraggio ci vuole per mettere nello zaino, lasciare a casa è più facile.

Comunque: se proprio dobbiamo limare i pesi, una piccola compatta con un buon sensore (per me la RX100), risolve facilmente il problema.

avatarjunior
inviato il 06 Maggio 2020 ore 10:50

Io per la maggior parte delle volte mi porto la xt2 con solo un obiettivo, prima avevo il 18 f2 adesso il 23f2.
Se ho già in testa delle foto in particolare mi porto anche un secondo obiettivo dedicato, tele o grandangolo..

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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