RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

L' inattesa Abuna Yemata Guh


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » L' inattesa Abuna Yemata Guh


L' inattesa Abuna Yemata Guh, testo e foto by Marro. Pubblicato il 02 Aprile 2020; 11 risposte, 2139 visite.


L'Etiopia e' un paese che vale ben più di un viaggio soltanto. E, per questo motivo, vale anche più di un racconto. In questi giorni di quarantena ho il tempo per organizzare sia qualche fotografia scattata nei vari viaggi, sia qualche scritto relativo ad essi. Per di più mi e' capitato di postare una foto che ha avuto un discreto successo e questo articolo rappresenterà una spiegazione di come e' nata.
Questo viaggio, nel 2017, nacque all'ultimo momento anche se probabilmente e' stato quello che fra tutti quelli fatti necessitava di una preparazione e organizzazione più approfondita possibile. Partimmo in tre e, in barba ai vari programmi di viaggio che consigliavano o il nord (Dancalia, Lalibela o Etiopia Storica, Monti siemen) o il sud (Valle dell' Omo, Bale Mountains), in poco meno di tre settimane, noi decidemmo di provare a fare un pò di tutto, aggiungendo anche una piccola puntatina ad Harar,un gioiello inaspettato. Unica cosa che organizzamo in questo viaggio direttamente dall'Italia, attraverso un copioso scambio di mail, fu un Tour di qualche giorno della Dancalia. Questo e' il racconto di come arrivvammo in ritardo di un giorno alla partenza di quel tour, di come aggiungemmo un' ulteriore tappa a quel viaggio (senza levarne incredibilmente nessuna), e dell'ennesimo rafforzamento di un'amicizia che ci vedeva legati (e ci vede legati anche oggi) da più di dieci anni. L'impulso a scrivere dello scritto che ormai ha un paio di annetti buoni invece, fu figlio di una situazione lavorativa di gruppo, che ebbe esiti e presupposti completamente diversi da quelli che ho raccontato, ma non per questo fu meno formativa.
Ecco, fatta questa doverosa premessa, lascio ora, a chi di voi avrà la voglia e la pazienza di leggermi, ciò che scrissi, sperando che in questo modo il racconto risulti più chiaro. Allora si Inizia! (.......)
Credo di aver cominciato a scrivere il racconto finale di questo viaggio una dozzina di volte. E per una dozzina di volte mi sono trovato a cancellare tutto. Evidentemente doveva andare così: dovevo raccontarvi ancora una cosa, che in realtà non risale ai giorni passati nella Valle dell'Omo, ma ai primi giorni delle nostre vacanze. Lo faccio ora non perché non abbia prima percepito la rilevanza di certi accadimenti, ma perché ho sempre pensato che ci sono alcune persone, situazioni ed emozioni, che hanno bisogno soltanto di fatti. E lo dico io che amo le parole, anche quelle desuete, come bisboccia, ancorchè o coricare, perchè troppe volte ho visto nelle parole alibi, abbellimenti e rifugi. Visto che mi trovo a parlare di ciò di cui in condizioni normali non parlerei lo farò con semplicità e senza nessuna ricerca di stile che comunque non potrei permettermi. Ma lo faccio perché in qualche modo devo. E userò il presente per parlare di eventi del passato, sperando di non litigare troppo con la consecutio temporum. Vado.
In viaggio quest'anno siamo solo in tre: Io, Maccarone e Nise, per la quindicesima volta consecutiva insieme.
Alla biglietteria dell'Ethiopian airlines di Addis Abeba ci prospettano di spendere duecentocinquanta euro circa per due voli. Dire Dawa- Addis Abeba e Addis Abeba-Makalle. Io e Maccarone siamo d'accordo. A Nise invece è come se avessero dato una coltellata. Io e Maccarone, sebbene in maggioranza, non vogliamo continuare a viaggiare con Nise scontento, per cui decidiamo di rimandare questa scelta, visto che comunque a Dire Dawa ci dobbiamo prima arrivare. E ci arriviamo, solo per prendere un altro mezzo che ci porti ad Harar, dopo dieci ore totali di bus.


Una volta ad Harar in piena notte riusciamo solo a in vedere un uomo che dà da mangiare ad una dozzina di iene per qualche dollaro, prima di dormire in una casa tutta storta trasformata in ostello.

L'indomani, al ritorno da un mercato di mucche, pecore e cammelli, Nise si convince che non abbiamo alternative. Dobbiamo prendere quei biglietti se vogliamo fare tutte le cose che abbiamo programmato: Il giorno successivo di spostamento con due aerei presi, e quello dopo ancora con un tour prenotato dall'Italia per la Dancalia. Scopriamo allora che non esistono ad Harar agenzie di viaggio. Pazienza, in fondo ci basta un internet point. I primi due non hanno connessione. Il terzo ci serve per scoprire che il volo da Dire Dawa ad Addis Abeba è pieno. Ri-pazienza visto che pensiamo immediatamente ad un piano B: partire prestissimo da Harar in direzione Dire Dawa, poi spostamento Dire Dawa- Addis Abeba, poi aeroporto Addis Abeba e volo Addis abeba Makalle . I biglietti Addis- Makalle ci sono, Nise inizia, con il favore di un modem 56K, la procedura per pagare con la sua carta, ed io e Maccarone giriamo a piedi per Harar per cercare un mezzo che parta prestissimo la mattina successiva. E qui fatichiamo non poco ma in compenso veniamo a conoscenza di alcune cose che ci saranno utili nel resto del viaggio: in Etiopia hanno tredici mesi e non dodici, non si trovano nel 2017 e hanno un'ora diversa da quella che il mondo vuole affibbiargli. Biglietti in mano (partenza alle quattro di mattino) ci incontriamo tutti contenti con Nise che ci dà una mazzata dicendoci che la procedura di acquisto biglietti si è interrotta sul finire. Allora che facciamo? Ci incazziamo? (o inalberiamo per usare un termine più desueto o politicamente corretto). No. Andiamo a mangiare carne di cammello a casa di Macello. E poi ritorniamo dal signore delle iene, prima di andar a dormire qualche ora nella nostra casetta tutta storta.


Il viaggio, come tanti in Africa, è il solito viaggio della speranza. Fermate improvvise, partenze ritardate, strade sterrate. Si sta in trenta dove si dovrebbe stare forse in venti, tutti stretti e sempre impegnati a cercare una posizione che ci faccia meno male possibile.


A due ore dal nostro volo, per cui non abbiamo neanche i biglietti, comincia anche piovere. Forte. E poi sempre più forte. Il nervosismo cresce, un cavallo attraversa la "super"strada, decidiamo di scendere da quel bus che fa mille inutili fermate per prendere un più "veloce" taxi che ci porti all'aeroporto di Addis Abeba, dove scopriremo che, purtroppo, non ci sono biglietti. Ci crolla il mondo addosso. Chiamiamo per correttezza il ragazzo a cui avevamo prenotato un tour della Dancalia che sarebbe partito solo dodici ore dopo (anche volendo, ma non si può viaggiare di notte, addis-makallè sono ventiquattro ore di macchina) per scusarci e disdire tutto. Negasi (il nome del ragazzo del Tour) allora ci dice un altro segreto Etiope: spesso la gente compra i biglietti aerei ma poi rinuncia, ergo dobbiamo rimanere in aeroporto. Rimaniamo, provo a buttarmi sotto una transenna, la gente rinuncia, ma noi non siamo i primi in lista d'attesa. L'indomani c'è un volo di mattina presto. Pieno anche questo. Ma almeno questa volta siamo i primi in lista d'attesa e questo ci autorizza a sperare. Scegliamo un hotel vicino. Nise si scusa perchè il suo indugiare ci ha portato in questa situazione. Io e Macca siamo tranquilli. E ancora più tranquillo è il Tassista che ci porta all'hotel. In realtà non credo sia un tassista ufficiale ma forse lo era stato in passato. Cena con noi, si diverte, e ci prega di svegliarlo il mattino dopo alle quattro (un'altra volta) mentre dorme in macchina così che possa avere "l'onore" di portarci in aeroporto di Addis Abeba, dove, questa volta, anche senza biglietto, voleremo per la sospirata Makalle. Tiriamo un sospiro di sollievo, ma in realtà il tour della Dancalia al nostro arrivo è già partito (noi potremmo farlo solo il giorno successivo). Negasi, ci dà il benevenuto e, incurante del disagio che gli abbiamo creato, ci propone di visitare delle chiese rupestri nel Tigray, a due ore di fuoristrada. Non erano in nessuno dei nostri programmi. Ci pensiamo su solo un secondo e facciamo solo una domanda. "Quale chiesa vedremo?" "Abuna Yemata Guh". Consultiamo la Lonely planet. Testuale: " i primi quarantacinque minuti di arrampicata sono mediatamente impegnativi, con un paio di tratti a picco da scalare aiutandosi con le sporgenze naturali. Gli ultimi due minuti richiedono invece nervi d'acciaio: ci sudano ancora le mani solo a pensarci! Anche se non ce la farete nell'ultimo tratto, dove esiste una cengia stretta e pericolosa che si affaccia su uno strapiombo di duecento metri, vale la pena di salire almeno fin qui perchè i panorami offerti dalla camera battesimale sono sensazionali". .... la nostra risposta è scontata: "ok". Peccato che la guida si era scordata di dire che la montagna era sacra, e la nostra prima scalata in parete della nostra vita dovevamo farla scalzi. Ma che spettacolo una volta sopra... e poi il prete copto che ci attendeva su quel panorama mozzafiato, e la chiesetta nella roccia.





E pensare che tutto era nato da un "errore", dal caso. Tutto era nato dalla forza di un gruppo, che non si era scannato nel momento di difficoltà, che non aveva ceduto all'idea facile della maggioranza, e i cui componenti, per usare le parole di un personaggio sottovalutato, avevano creduto "di poter essere vivi e felici solo se lo erano anche gli altri". Ecco. Forse non mi sono spiegato, ma diciamo che mi sono capito io. Scriverò un giorno il racconto conclusivo del viaggio. Oggi vi ho scritto malamente quando questo realmente è iniziato.








Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





avatarsupporter
inviato il 02 Aprile 2020 ore 17:59

Bellissimo il racconto, la tua scrittura scivola veloce e snocciola il racconto in maniera perfetta, è come leggere un libro d'avventura e le foto di contorno sono magnifiche, complimenti sinceri, resto in attesa della prossima puntata, ciao FrancescoCool:-P

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2020 ore 9:17

Uno splendido racconto, aspetto la seconda parte della storiaCool
Davide

avatarjunior
inviato il 03 Aprile 2020 ore 9:22

Complimenti, bel reportage

avatarjunior
inviato il 03 Aprile 2020 ore 9:54

Grazie, ci sarà una prossima puntata. garantito :)

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2020 ore 11:17

L'Etiopia rappresenta ancora il concetto di paese avventuroso per il viaggiatore, dove il ritardo di un giorno è talmente normale che l'organizzatore del giro che feci io, consapevole di ciò, aveva lasciato un giorno libero, così che potemmo recuperare tutto il programma. Eravamo in 5 e, dopo aver visitato Lalibela trascorrendo anche una notte nell'allora unico hotel decente per le abitudini occidentali, ci recammo al mattino verso il campo eufemisticamente definito aeroporto. Vedemmo arrivare il Fokker da 28 posti, scaricare i nuovi arrivati e relativi bagagli ed attendevamo impazienti sotto una piccola tettoia che ci dicessero di salire noi.
Purtroppo uno dei due motori era in funzione, l'altro non ripartiva; venne un "tecnico" che, armato di lungo cacciavite sali' con una scala sopra l'ala e fece svariati tentativi di intervento.
Dopo almeno 2 ore sotto quella tettoia, ci vennero a dire che non c'era possibilità di far funzionare quell'aereo e che avremmo dovuto attendere l'indomani l'arrivo di un altro veivolo per proseguire, visto che in giornata non ce ne sarebbero stati più.
Tornati in paese, l'hotel ovviamente aveva dato le nostre ex camere ai nuovi arrivati, sicché ci sistemarono alla meglio, chi nei locali del personale, amache o simili, noi gruppo di 5 in un piccolo cottage in legno, usato dalle delegazioni politiche quando in visita. A parte l'unico sciacquone rotto e sgocciolante ed il dormire per terra su luridi materassi, una sistemazione di lusso :-P
L'indomani volammo tranquilli, tutto ordinario per il paese Cool

avatarjunior
inviato il 05 Aprile 2020 ore 19:10

Tutto molto bello complimenti vivissimi,Top.;-)

avatarsupporter
inviato il 28 Giugno 2020 ore 16:41

Bellissime le foto, molto coinvolgente il racconto con il suo ritmo serrato e una scrittura al tempo stesso semplice e ricca.
Complimenti per le immagini e per il talento di narratore. ;-)
Un saluto. Susy

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2021 ore 0:11

Molto coinvolgente il testo, bellissime e cariche di emozioni le immagini che hai realizzato...
Complimenti David! ;-)

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2021 ore 13:28

Io ad Addis Abeba ci sono nato 80 anni fa, ma mio padre e mia madre (tutti e due italiani) ci vivevano da alcuni anni...Mio padre mi disse che ero stato concepito in un posto bellissimo (tutta l'Etiopia mi diceva essere bellissima) in mezzo ad una foresta chiamato Bishoftu nel Tigrai.
Pochi mesi dopo essere nato, nell'ottobre/novembre gli inglesi entrarono ad Addis Abeba, fecero prigionieri tutti quelli della mia famiglia; Divisero le donne (mia madre, mia nonna e mia zia) e i bambini (io) e mandarono gli uomini in prigionia nel South Africa dove rimasero circa 6 anni... Le donne in un campo di prigionia ad Harar, dove sostammo per circa un anno e dove mi presi la dissenteria tropicaleCool, nel frattempo ci furono spostamenti nel Somaliland, a Gibuti, poi ci imbarcarono sulla M.nave "Vulcania", un transatlantico di 20/25.000 tons. che fece tutto il periplo dell'Africa passando per Gibilterra mettendoci circa un mese, questo per il pericolo dei sommergibili che a volte siluravano anche le navi di quel genere.... Pensate che quando mi arruolai nella M.M. scoprii che a mio nome c'era un certificato di profugo/prigioniero in A.O.I.! ma io non lo avevo mai sospettato...Sorriso
Anni dopo la fine della guerra ritornai in Africa e precisamente in Somalia,(ma questa è un'altra storia...).Il ricordo dei racconti che mi fecero mia madre e mio padre dell'Etiopia hanno fatto si che essa mi sia rimasta nel cuore, tra l'altro una sorella di mia madre, morta a 19 anni, è sepolta nel cimitero Italiano di Addis Abeba...

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2021 ore 13:33

Mi sono accorto che mi ero perso il racconto bellissimo di Morro... (complimenti e non mi perderò il secondo...Sorriso) e dai racconti che come ho detto mi fecero padre e madre ritrovo tutto quello che ha detto Morro, compreso il signore delle jene...;-)

avatarjunior
inviato il 08 Luglio 2023 ore 18:25

Spero ci sia una nuova pandemia così ci gusteremo altri magnifici racconti,grazie
giovanni





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me