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Il negativo digitale


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user33434
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inviato il 23 Novembre 2019 ore 15:34



avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2019 ore 18:51

Seguo Cool

user86925
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inviato il 23 Novembre 2019 ore 21:13

bene bene bene...intanto ringrazio Mauro per tutte le informazioni e per il forte stimolo che ne ricavo nel voler cominciare questo percorso, sono ancora nella fase organizzativa e non ho nessuna esperienza diretta, sto solo raccogliendo una serie di tasselli di un puzzle che spero di incastrare al più presto...

al momento pensavo di cominciare con la parte più pratica e quindi la costruzione del torchietto e della fonte luminosa per la successiva stampa a contatto, da qui le prime domande e lascio anche un link ad integrazione dei vari suggerimenti

TORCHIETTO:
mi pare di capire da quello che mi hai scritto tramite MP che non serve un vetro anti-anelli di newton e quindi di più facile reperibilità, sullo spessore da alcune ricerche in rete varia dai 3mm ai 6mm, qualche suggerimento in base alla propria esperienza ?
la superficie del vetro quanto deve essere più grande rispetto al formato della carta ? ad es. per un 30x40 cm bastano 2 o 3 cm di abbondanza nei lati ?
www.co-mag.net/it/2007/torchietto-pressino/


FONTE LUMINOSA UV:
pensavo di costruirmi una specie di coperchio contenenti dei tubi neon simile a quello di questo link:
www.co-mag.net/it/2007/sorgente-luce-uv-ingranditore/
si parla di una distanza di circa 5 cm e tempi di esposizione di 3-5 minuti a seconda della tecnica, io vorrei allungare di molto il tempo di esposizione, ad esempio se raddoppio la distanza si raddoppia anche il tempo ?

sono attirato dalla stampa a contatto e dalle tecniche antiche come la gomma bicromata (che forse per cominciare è la più semplice) perché è possibile seguire tutto il procedimento alla luce del sole, avere a disposizione una camera oscura forse potrebbe far prendere scelte diverse, stampare su una barricata ai sali d' argento deve essere una bella soddisfazione

altre domande a seguire Cool



user33434
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inviato il 23 Novembre 2019 ore 23:26

Ciao Nove
sullo spessore da alcune ricerche in rete varia dai 3mm ai 6mm, qualche suggerimento in base alla propria esperienza ?

Dipende dalle dimensioni, all'aumento dell'area di stampa corrisponderà un aumento della pressione necessaria delle molle, sarà quindi indispensabile un vetro più spesso. Quello che usavo nel torchietto era di 2mm di spessore e per il 30x40 non ha dato cenni di cedimento.
la superficie del vetro quanto deve essere più grande rispetto al formato della carta ?

Finchè la trasparenza del vetro è omogenea e il negativo riceve luce non ci sono problemi e 2 centimetri vanno più che bene.
si parla di una distanza di circa 5 cm e tempi di esposizione di 3-5 minuti a seconda della tecnica, io vorrei allungare di molto il tempo di esposizione, ad esempio se raddoppio la distanza si raddoppia anche il tempo ?

Vale la stessa legge che si applica per la luce, cioè quella dell'inverso del quadrato. Se raddoppi la distanza devi pensare che stai dando un quarto dell'esposizione necessaria. Per la scelta dell'illuminante c'è questo interessante articolo pubblicato da Sandy King sandykingphotography.com/resources/technical-writing/uv-light-sources-
sono attirato dalla stampa a contatto e dalle tecniche antiche come la gomma bicromata (che forse per cominciare è la più semplice) perché è possibile seguire tutto il procedimento alla luce del sole

E' vero che non serve una camera oscura per i processi sensibili all'ultravioletto ma senza esagerare. Una stanza illuminata con una debole luce calda è l'ideale e comunque meglio se posta alle spalle così da non illuminare direttamente il supporto sensibilizzato.
Non ho mai provato la gomma bicromata ma credo dovrai usare del bicromato di potassio, fai attenzione perché il cromo esavalente è altamente tossico e cancerogeno, va sempre maneggiato con guanti e smaltito in modo appropriato. C'è di positivo che per ottenere la riduzione del cromo esavalente nel comune cromo trivalente è sufficiente far reagire il cromo(VI) con acido ascrobico (vitamina C) in rapporto molare di 1:3. Il tutto in condizioni normali senza necessità di un laboratorio. Qui la pubblicazione a riguardo
www.researchgate.net/publication/8227753_Reduction_of_hexavalent_chrom

user81826
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inviato il 24 Novembre 2019 ore 9:20

Nella mia ignoranza non conoscevo neanche queste possibilità.
Mi piacerebbe molto vedere dei risultati, se farai una tua mostra Mauro cercherò di esserci.
Complimenti.

avatarjunior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 9:31

Bravo Mauro, bel topic.
Consiglio anche un numero di Progresso Fotografico Serie Oro, il numero 4: "Le antiche tecniche di stampa al tempo del digitale".

user33434
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inviato il 24 Novembre 2019 ore 10:45

@Paolo Sto preparando alcune stampe (non con foto mie per fortuna di chi verrà alla mostra MrGreen) proprio con questo scopo. Appena si concretizza il tutto ti avviso, sarebbe bello incontrarci.

@Degas Grazie per la segnalazione, appena comprato;-).

user86925
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inviato il 24 Novembre 2019 ore 21:12

ringrazio anch' io Degas per la segnalazione, inserita tra i prossimi acquisti...
@Mauro, avvisaci quando sarà pronta la mostra che mi piacerebbe vedere le stampe.

Non ho mai provato la gomma bicromata ma credo dovrai usare del bicromato di potassio, fai attenzione perché il cromo esavalente è altamente tossico e cancerogeno, va sempre maneggiato con guanti e smaltito in modo appropriato.

si, si vedrò di seguire le opportune precauzioni...

una cosa che trovo laboriosa di queste tecniche antiche è la preparazione della carta con il collaggio e con qui vorrei prendere mano prima di iniziare, ma devo ancora informarmi bene, non so se esistono carte già pronte


Quale acetato scegliere?
L'acetato è un supporto di plastica microporoso con un lato adatto a ricevere l'inchiostro. La marca è a mio modesto avviso abbastanza irrilevante, quelli in commercio sono tutti ottimi, devo solo sottolineare che l'acetato Agfa necessita di tempi di asciugatura maggiori soprattutto con alte densità di inchiostro e lascia un' impercettibile texture.

questo è un aspetto importantissimo, e prima di stampare autonomamente gli internegativi visto che non ho nessuna stampante inkjet vorrei prendere confidenza con tutto il processo facendone stampare qualcuno da altri:
ho trovato questo link: www.4pellicole.it/index.php
ci sarebbe anche la possibilità di farsi stampare un internegativo da una fotounità ma da quello che ho capito bisogna inserire un retino e non mi piace tanto la cosa anche se sulla stampa finale si vedrebbe solo con un lentino.
ho trovato questo link che parla di un clichè fotomeccanico per l'editoria a 200 Dpi (non so se sia la stessa cosa di una fotounità):
www.marcocavina.com/tonalist/lastre_fotomeccaniche/00_pag.htm

la stamperia che ha la fotounità a cui mi sono rivolto mi parlava di 2400 dpi su un 50x70cm di dimensione massima ma con retinatura, mi accennava al retino stocastico...

Come produrre un negativo digitale?
Qui il tema si fa complesso ma possiamo sostanzialmente ridurre la questione a tre metodi:
1 - Stampa laser su supporto tramite imagesetter con altissima risoluzione, si usano ormai solo nell'industria e per quanto ne so sono rimasti in pochi.

qui Mauro, per il punto 1 intendi una lastra da fotounità o altra cosa ?

scusate se ho scritto inesattezze, sto cercando di capire...

user33434
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inviato il 24 Novembre 2019 ore 23:20

Nove dai due link che hai messo mi pare di capire che sono due aziende che stampano acetati per serigrafia, una tramite inkjet e l'altra tramite imagestter. Anche nell'articolo di Cavina credo si faccia riferimento ad una fotounità. Il retino stocastico simula una distribuzione casuale dei punti per ottenere determinate tonalità invece che punti di dimensioni diverse.
Nel tuo caso vanno tutte bene per produrre negativi, la cosa veramente importante è che stampino sempre tramite lo stesso procedimento e con gli stessi materiali così da non introdurre nella tua filiera una variabile che non conosci.

qui Mauro, per il punto 1 intendi una lastra da fotounità o altra cosa ?

Si, imagesetter e fotounità sono la stessa cosa.;-)

user86925
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inviato il 25 Novembre 2019 ore 21:49

Nel tuo caso vanno tutte bene per produrre negativi, la cosa veramente importante è che stampino sempre tramite lo stesso procedimento e con gli stessi materiali così da non introdurre nella tua filiera una variabile che non conosci.
si hai ragione Mauro, certo che l' idea di un retino sulla stampa finale non mi va giù...

tornando sul torchietto, il lato ispezionabile nel pressa pellicola è davvero utile, perché per semplificare la costruzione, farei anche a meno di farlo...

user33434
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inviato il 26 Novembre 2019 ore 7:48

Nove ti consiglo vivamente di prendere una stampante, una Epson p400 o una Canon pixma pro 10 ti possono aiutare molto con prezzi tuttosommato ragionevoli. I tempi di profilazione altrimenti diventano bibliciSorriso.
L'apertura per il controllo esposizione è utile, soprattutto con negativi esposti con banco ottico, ma non indispensabile.

avatarjunior
inviato il 28 Novembre 2019 ore 13:53

Senti Mauro perché non ci racconti qualcosa sul tuo lavoro, sulle scelte che hai fatto in relazione alle antiche tecniche di stampa, sulle problematiche incontrate...

user33434
avatar
inviato il 29 Novembre 2019 ore 15:05

Ciao Degas, ho iniziato ad appassionarmi alle antiche tecniche di stampa circa tre anni fa. Avevo visto alcune stampe al pt/pd e decisi di comprare il kit da Ars Imago per stampare a contatto da negativi Hasselblad, ho trovato il tutto abbastanza difficile ma stimolante. Da un paio di anni ho scoperto invece la possibilità di usare un negativo digitale e da lì mi si è aperto un mondo ancora più complesso ma per certi versi ancora più stimolante.
La stampa al carbone invece è un interesse più recente e sono ancora abbastanza lontano dalla creazione di profili soddisfacenti, al momento sono fermo per lavori da fare in casa, camera oscura compresa. Per quello che ho potuto vedere fino ad ora, anche solo con i miei test, riesco a capire per quale motivo la tecnica del carbon transfer sia ancora ritenuta ad oggi la vetta più alta che si possa raggiungere in stampa, la qualità è la più alta possibile ma la produzione in serie è di fatto antieconomica considerando il lavoro necessario a produrla.
Il mio obiettivo è quello di crearmi dei profili estremamente precisi per produrre stampe a colori ma il traguardo è ancora lontanissimo. John Bladen Bentley dice di averci messo 5 anni ad ottenere una stampa degna di questo nome, questo mi rincuora, nel frattempo mi diverto e mi godo il viaggioSorriso.

avatarjunior
inviato il 29 Novembre 2019 ore 19:32

Wow! La stampa al carbone è il massimo che si può ottenere dal colore. Certo che per complicarti la vita ti ci sei messo di buzzo buono! MrGreenMrGreenMrGreen
Immagino che tu conosca John Batho, ma magari per gli altri un linkino può aiutare:

www.johnbatho.com/

avatarjunior
inviato il 30 Novembre 2019 ore 10:41

seguo

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