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Vienna 2019 - l' Umanesimo Digitale


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avatarsenior
inviato il 14 Novembre 2019 ore 11:13

Ad una meditata ancorchè attenta lettura, ciascun punto di questo pregnante ed attualissimo manifesto costituisce un argomento di sana e critica discussione che, mi auguro, possa costruttivamente coinvolgervi.


Un gentile saluto,

Ben-G


www.informatik.tuwien.ac.at/dighum/wp-content/uploads/2019/07/Vienna_M


avatarsupporter
inviato il 21 Novembre 2019 ore 21:07

Qui si sente pure il riverbero di una stanza vuota.
Eppure l'argomento è di un'attualità pressoché assoluta.
Eppure, qui a lato, ci sono giusti giusti 100 “amici”
Do solo un cenno di ricezione perché, a differenza di tutte le altre volte in cui sono stati proposti argomenti di riflessione che mi hanno condotto a pensieri contrastanti, verso averroiste verità parallele o, magari, del tutto divergenti, in questo caso i contenuti del documento proposto sono assai interessanti e largamente condivisibili nei loro concetti, forse meno nell'applicabilità.
Poiché dare adito ad argomentazioni più dirette e specifiche sarebbe impertinente in questo sito mi fermo qui pur sempre ringraziando per la segnalazione.

avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2019 ore 17:20

Preziosa singolaritá del termine "riverbero" nella sua duplice accezione allorchè riferito alla dimensione acustica o della luce.

Parimenti resta l'essenza d'un ció che a noi sovviene in modo effettuale ... messaggio, storia d'una effettualitá segretamente insolita.

Segreta, a dir meglio misteriosa, perchè priva in realtá d'origine, fenomeno d'un "continuum", quel che Italo Calvino chiamava "scrigno dei pensieri"...e per il quale, gentile signor Paolo, sono andato maturando negli anni la convinzione d'un pur pacato relativismo sulla natura della condivisibilitá "estesa".

Perchè se "la parola non puó far tornare in vita i morti" se "neppure ad un mezzo sospiro so destarli..." resta in ogni caso non vano scrivere, segnalare e, di giá sufficiente, aprire, nel mare magnum della sempre piú imperante banalitá (marginalizzo qui l'indifferenza per ottimismo), una breccia nel percorso della conoscenza, ricondurre alla memoria come solo possibile atto di restituzione di dignitá.
Attraverso la parola, in prosa come nella poesia, attraverso la fotografia, attraverso la scultura, la musica, la sapienza artigiana, l'architettura ...




[…]

Dov'è il mio potere sulle parole?

Parole cadute sul fondo d'una lacrima,

solo parole che non possono risuscitarli,

descrizione morta come una vecchia fotografia.

Neppure a un mezzo respiro so destarli,

io, Sisifo, incatenato all'inferno della poesia.

[…]


"Riabilitazione" - Maria Wisława Anna Szymborska




Cordialmente,

Ben-G



avatarjunior
inviato il 26 Novembre 2019 ore 14:00

Stamane, in rarissima visita alle pagine di JuzaPhoto, trovo un tema ed una téma a cui non sa resistere -una tantum- questo mio pur inutile scrivere.

Perché io vi indulga non so (vista la mia consolidata assenza), forse è solo per il recondito timore di finir all'Inferno tra coloro che “ visser sanza 'nfamia e sanza lodo ”.

O, più probabilmente, è perché sento in tutto meritorio ed importante l'appello dell'eccellente promotore di questo topic: a prendere nota di una proposta di Umanesimo Digitale fatta in tempi che evolvono verso un cambiamento epocale tanto straordinario quanto insidioso; affinché si amplifichi una coscienza collettiva proporzionata all'evento storico che tutti riguarda: “chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente” [A.Gramsci, da Gli Indifferenti] .

Nel sopra trascrivere “ attivi ” m'è sorta istantanea la domanda: “In qual misura, e come?” (Dubbi antichi).
Aveva già scritto Ben-G nel suo ultimo intervento che non è vana una breccia nel percorso della conoscenza: attraverso la parola, in prosa come nella poesia, attraverso la fotografia, attraverso la scultura, la musica, la sapienza artigiana, l'architettura... Per chiudere, poi, riportando alcuni fra i più sofferti versi di Wislawa Szymborska.

Come non condividere il tutto?
Solo, aggiungerei un elemento a quella lista: un abito mentale, un atteggiamento, quasi un metodo. E' quella tal cosa di cui la stessa Szymborska scrisse d'essersi privata per ventiquattro ore, nella sua poesia “Disattenzione”; che incollo qui appresso:

“Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l'altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell'uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l'ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l'altro avvenivano cambiamenti
perfino nell'ambito ristretto d'un batter
d'occhio.

Su un tavolo più giovane da una mano d'un
giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia
era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.

La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

È durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po' di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.” .



L'attenzione mi pare una virtù polivalente. Preziosa, penso, anche per l'ispirazione dei fotografi.

Un saluto cordiale
A.






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