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Anno Sabbatico - Un viaggio in solitaria 4


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avatarjunior
inviato il 28 Novembre 2019 ore 21:02

Luca attendo tue notizie ogni giorno.. mi stai facendo sognare con la fantasia,

avatarsupporter
inviato il 28 Novembre 2019 ore 21:21

Giorno 19 – 27 Nov 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Mi sveglio molto presto, l'aver scritto poco e lavorato una sola foto mi ha permesso di non fare tardi come al solito. Ogni tanto ne avrò bisogno. Il traffico inizia ad impazzire verso le dieci ed i negozi non aprono prima di quest'ora. Mi dirigo verso sud come ieri, ma su una strada diversa, per la prima volta una autostrada. Nessun biglietto d'ingresso, si paga all'uscita, o almeno pagano gli iraniani. Ben quattro dei cinque casellanti con cui ho a che fare, appena vedono che sono straniero, mi fanno proseguire con un sorriso. Se non fosse per l'unico che mi ha fatto pagare penserei a qualcosa di istituzionalizzato, invece evidentemente possono farlo ed è una cortesia verso di me. Uno mi saluta anche con un Welcome in Iran. Magari lo fanno anche con quelli che conoscono…
Sull'autostrada, a differenza delle brutte zone di ieri, non solo non c'è per niente traffico, ma attraverso un territorio senza industrie e pochi centri abitati. Oggi la guida ridiventa un piacere. Resto sempre sugli altipiani che sembrano non avere mai fine, mai sotto quota 1500 metri, spesso sopra 1800. La destinazione finale è Zanjan, ma prima ho intenzione di passare per uno dei più importanti centri spirituali dello zoroastrismo. Devo uscire dall'autostrada e proseguire su una secondaria. Inizialmente non capisco come mai Maps.me mi dia un tempo di percorrenza equivalente ad una velocità media di non più di 50km/h, poi mi rendo conto. La strada si innalza bruscamente.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610201&l=it

Supero i 2000 metri e la neve imbianca tutto tranne la striscia d'asfalto che grigia la attraversa. Senza cime vicine più alte il panorama si estende vastissimo davanti a me, non piatto, frastagliato di rilievi che l'Ammiraglia fluidamente supera uno dopo l'altro zigzagando. Si oscilla placidamente, senza strappi, tra i 2200 ed i 2400 metri di quota. Il territorio è isolatissimo, un'auto o un camioncino ogni tanto, quasi nessuna costruzione. Purtroppo devo dire che l'indicatore più affidabile del livello di isolamento è la quantità di immondizia ai lati della strada. Qui è praticamente assente. La guida però non è rilassante come vorrei e devo anche spegnere la musica per concentrarmi di più. L'asfalto non è sempre in buone condizioni interrotto in molti tratti da duri e sassosi sterrati. Quando mancano ancora 80 chilometri alla meta il tempo di percorrenza stimato è di ben 2 ore.
Alla fine di una sassosa discesa, in un piccolo avvallamento, due ragazzi sono seduti in mezzo a molti cani a poca distanza dal loro gregge di pecore dalla lana scura. Mi fermo a chiedere. Si erano anche fatti capire senza, ma con il traduttore ho la conferma che la strada più avanti è bloccata e non posso arrivare a destinazione da qui. Le poche auto che passano sono di un villaggio poco oltre. Devo invertire la rotta, ma mi sta bene così. Questa strada in quota è meravigliosa e sono anzi contento di rifarla all'indietro. Mi tirano quasi fuori dall'auto, non posso andarmene, non più. Neve e freddo, ma i momenti che passo con loro mi scaldano più del fuoco su cui giace l'antica teiera in ghisa da cui mi versano il cay. Resto in maniche di camicia. Questi due giovanissimi pastori dell'Asia, certamente in questa stagione non erranti per dover ricondurre al riparo le greggi, parlano al cellulare mi sembra di capire dell'incontro con me. Hanno un loro mondo e non riesco a capire se sono interessati ad altro, al mio. Le domande sono quelle della cordialità. Altri spesso mettono la testa dentro l'auto per vedere cosa ho con me, pensando di chi sa che tesoro, loro no. C'è in tutto ciò un groviglio di mito e di moderno.
Faccio delle riprese poggiando il cellulare sull'auto e non pensandoci più e due scatti molto veloci in pochi secondi riponendo immediatamente la macchina fotografica in auto. Vorrei essere come un viaggiatore del tempo ed impormi di non modificare nulla che possa variare il futuro di questo luogo. Vorrei che tutto scorresse dopo di me, inconsapevole di me. Per ringraziarli del thè ho loro dato delle barrette di cereali che porto dall'Italia. Le aprono e con un gesto assolutamente naturale, che non palesa dubbi, affidano al vento l'incarto che si perde nella brughiera. Ho fallito.
Vorrebbero che restassi di più, ma devo andare. Mi offrono persino il loro pasto avvolto in due fazzoletti incrociati annodati, come era uso da noi molti decenni fa.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610200&l=it

Non è solo il dolce sapore del thè ad accompagnarmi sulla silenziosa strada del ritorno. Ridiscendo a quote non innevate e mi dirigo verso Zanjan. Non ho il tempo di fare oggi il lungo giro a cui sono costretto dall'interrotta strada tra le vette. Rientrato nell'autostrada per i primi 50 chilometri guido incredulo tra formazioni rocciose multiformi e multicolori spettacolari. Non ne ho letto da nessuna parte e la scoperta amplifica le emozioni.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610245&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610202&l=it

Sono sull'autostrada e tuttavia riesco a passare da un lato all'altro portando l'Ammiraglia su percorsi e sottopassi per greggi. Un villaggio di case di fango che sbordanti travi di legno compattano a sostegno di un tetto, è immerso in uno scenario lunare. Farebbe svenire un tour operator, ma nulla rimanda a contatti invasivi nonostante si trovi a ridosso dell'autostrada. La vita che vedo svolgersi, ad eccezione dei mezzi di trasporto, potrebbe essere la stessa di un secolo fa.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610210&l=it

Nonostante non abbia concluso quanto programmato, oggi mi avvio verso una nuova mutevole casa provvisoria ben sazio di conoscenza, ma non di cibo. Non esco però, devo lavorare. Mi faccio dare del pane arabo e ceno con una scatoletta di tonno ed una di lenticchie della fornita dispensa che mi porto dietro. Li metto sulle mattonelle di pane che avvolgo e comodamente addento. Se qualcuno ne sarà sorpreso è solo perché mi immagina in vacanza.
“Non sono mai stato più lontano dallo stare….” …in vacanza.


avatarsupporter
inviato il 28 Novembre 2019 ore 21:23

Giorno 20 – 28 Nov 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Stanotte ha piovuto, poco. C'è freddo. Cielo bianco lattiginoso. Non si è ancora scaldato l'abitacolo che forti strappi mi portano oltre i duemila metri. Panorama spettacolare, ma non regge il confronto con ieri. Le dure salite non sono addolcite da sinuose curve che aumentando i chilometri ne facilitano l'ascesa. La vetta dei ripidi alti monti è raggiunta con strade maschie, dritte, che si impennano e costringono a velocità da funerale. I numerosi tir, che fanno la spola dalle miniere, procedono a passo d'uomo se carichi, sia in salita che in discesa. Spesso sono costretto ai 40 km/h della seconda ed in un caso devo ricorrere alla prima. Mi sembra di essere su una funicolare.
Poco prima del sito archeologico si raggiunge quota 2600 dove mi apro il passaggio tra le goccianti bianche basse nuvole poggiate a protezione dalla luce solare.
Le poche sparse rovine di Takht-e Soleyman, contenute da una crollante e parziale cinta muraria, non mi emozionano come invece l'arrivare fin qui. La conquista di Takht-e Soleyman ha certamente più sapore del premio finale.
All'interno, a parte alcuni bassi edifici dell'amministrazione che potevano essere costruiti da un'altra parte, la cosa certamente più interessante è un piccolo lago, profondo più di cento metri, di acqua sulfurea tiepida che sgorga ancor oggi dal fondo. L'acqua, continuamente rinnovata dalla sorgente perenne, viene incanalata e condotta chissà dove. Lo specchio d'acqua fu certamente il motivo della scelta del luogo.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3395704&l=it

Stavo per iniziare a scrivere qualcosa sullo Zoroastrismo originario che mi interessa perché unica dottrina, insieme alla tradizione indù, a contenere un concetto del male completamente indipendente dal bene. Poi mi sono fermato perché quello che chiamavo accenno stava necessariamente richiedendo un paio di pagine e non era ancora concluso. Questi argomenti che reputo fondamentali e portanti del mio viaggio, soprattutto in riferimento alla tradizione metafisica indù li inserirò dopo il viaggio nel libro o libri, dipende dalla durata, che certamente seguiranno.
Quindi solo accenni lampo. Fu proprio per il dualismo alla pari bene-male e per il vedere nella loro lotta la fonte di tutto che Nietzsche scelse il profeta Zarathustra come voce dei suoi concetti nel “Così parlò Zarathustra” che fu una mia lettura post adolescenziale… stavo già messo male.
Nel credo zoroastriano il bene è Ahura Mazda che viene adorato semplicemente con buoni pensieri, parole ed azioni, il male è Ahreman ovvero, non ridete, lo Spirito Maleodorante. Gli zoroastriani esistono tuttora anche se alcune comunità hanno modificato l'originale dottrina in vario modo. Centri principali sono Teheran, Mumbai e Londra. In India si chiamano “Parsi”. Zoroastriano era Freddy Mercury e lo è anche Zubin Mehta.
A proposito di Spirito Maleodorante nei prossimi giorni devo cercare una lavanderia.
Tornato a Zanjan vado al Museo Archeologico, chiuso. Sono invece aperti tutti i negozi, c'è una folla di gente in giro e le auto sono parcheggiate anche in terza fila. Una situazione che qui mi attirerebbe anche, ma non riesco a trovare posto e desisto. Tornando all'Hotel individuo, non certo con i cartelli, un lavaggio auto. L'Ammiraglia, con la pioggerella e le sterrate, è diventata letteralmente marrone e dal lunotto posteriore non vedo quasi più nulla. In Australia ho pagato ben 300 dollari per togliere la rossa terra dell'outback dall'auto, record difficilmente superabile, qui stabilisco il record opposto, 1 euro.

Spirito Maleodorante deve essere per il governo iraniano YouTube, e come dargli torto? È l'unico sito a cui continuo a non avere accesso nemmeno con la VPN, o meglio accedo ma non riesco a caricare i video. Peccato perché quello di ieri mi piace. Quando ne avrò la possibilità li inserirò. WhatsApp è stato ripristinato anche sulle sim che però continuano ad essere bloccate per qualunque altra cosa. Per pubblicare devo accedere ad un wifi ed usare la VPN.

avatarsupporter
inviato il 28 Novembre 2019 ore 21:24

Incredibili le Rainbow Mountains mediorientali...
Ti seguiamo con trepidazione Gianluca....

avatarjunior
inviato il 28 Novembre 2019 ore 21:54

Stasera sono felice, grazie per il tuo racconto..di vita

avatarjunior
inviato il 28 Novembre 2019 ore 22:06

I colori zizaganti delle montagne dietro il villaggio sono stupefacenti

user170782
avatar
inviato il 28 Novembre 2019 ore 22:41

Ancora complimenti per il modo di raccontare, il libro o i libri che scriverai hanno già un lettore sicuro.

avatarjunior
inviato il 29 Novembre 2019 ore 15:54

Grazie.....vai avanti, è un augurio.

avatarsupporter
inviato il 30 Novembre 2019 ore 5:14

Giorno 21 – 29 Nov 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Strade vuote, il venerdì è come la nostra domenica. Oggi vado ad est. Nuovamente salite, fino a 2400 metri. Quando ridiscendo però dall'altra parte della catena di montagne non c'è un'altra alta distesa. Una discesa velocissima mi porta in una profonda ed ampia valle a poco più di 300 metri sul livello del mare. Per la prima volta, da quando ho ufficialmente aperto questo viaggio, non sono su un altopiano. 2000 metri di dislivello in una manciata di chilometri, e dovrò farli in salita al ritorno.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610300&l=it

Il verde ricompare nel panorama che ammiro. Prati, alberi da frutto, ulivi. Non si vedono più pastori, ma contadini che preparano i campi in attesa della primavera. Pochi chilometri, ma la quota ne fa un altro mondo. La mia meta è Masuleh, un villaggio. Maps.me mi da una breve strada sui monti per arrivarci. Alcuni ragazzi mi dicono che è impraticabile per la neve. L'alternativa è un lunghissimo giro di 200 chilometri, ma me ne bastano una decina per capire che non ha senso. La strada passa proprio in mezzo a continui paesetti disposti sulla riva del magro fiume che scorre nella valle. In ognuno ci sono almeno 3 o 4 dossi artificiali, un tormento. Farei tardissimo al punto da dover tornare indietro senza arrivare a Masuleh ed in più su strade per me poco interessanti. Decido di provare la strada tra le montagne e vedere dove arrivo. Piccola strada in una strettissima gola con salite dove occorre la prima. Qualche gruppo di case. Anziane donne con un semplice fazzoletto in testa, ampie gonne su spessi calzettoni e bastoni in mano fanno pascolare nei pochi spazi accessibili di questa scarpata chi una capra, chi una pecora importante domestica fonte alimentare. Galline ed oche scorrazzano in strada per nulla intimorite dal mio passaggio. Le oche protestano anzi con veemenza. Potrei essere ovunque. Scene come questa sono ancora possibili anche da noi. In un attimo arrivo in cima al muro di montagne innevate tra le quali giace Masuleh. Sull'assolato monte in cui mi trovo la neve è però assente. Quando Maps.me mi comunica che sono a 40 chilometri dalla meta ha inizio la sterrata. Ci sono lavori e fra qualche anno certamente la strada sarà interamente asfaltata. Nonostante sia evidente che non piove da molto tempo, il terreno smosso dagli incompleti e parziali spianamenti è ammorbidito dall'umidità delle notti. Non è fango, ma in pochi chilometri ho le ruote completamente avvolte in un argilloso guscio marrone che, colmandone le scolpiture, ne abbatte inesorabilmente l'indispensabile attrito che mi fa avanzare. Intervenendo regolarmente ad eliminare questo soffocamento potrei continuare anche perché le salite si sono addolcite, ma decido che va bene così. Mancano 35 chilometri ad una meta che non raggiungerò. Mi fermo un bel po' a godermi il panorama facendo riposare l'Ammiraglia.





Con calma inverto la rotta facendo manovra al riparo di un grosso masso, baluardo ultimo ad una catastrofica uscita di strada comunque improbabile. I 2000 metri di risalita sull'altro versante della florida valle li supero più facilmente di quanto mi aspettassi. Ho tempo di fare una puntata a sud di Zanjan.
A Soltaniyeh il Mausoleo di Oljeitu, ultima dimora di un sultano mongolo, ha una azzurra splendida cupola tra le più grandi al mondo. L'interno è totalmente invaso da impalcature, ma è la pregevolezza dell'architettura della costruzione che ne fa meta di visita.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3396722&l=it

avatarsenior
inviato il 30 Novembre 2019 ore 9:41

Ti auguro di goderti questo tuo viaggio , anno sabbatico di relax e ferie lunghiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiissime !

La mia vita si è dispiegata in modo tale che mi è impossibile questa tua avventura , ma l'anno di ferie è un sogno che prima o poi realizzerò . Non importa quando , ma lo farò ;-)

Intanto rimango sintonizzato su questo tuo topic in cui cerchi contatto col mondo che hai temporaneamente lasciato per dedicarti all'esplorazione . Spero e credo che ti riempirai di ricordi .

avatarsupporter
inviato il 30 Novembre 2019 ore 10:00

Da ex possessore, avrei dato un like anche alle foto dell'ammiragliaMrGreen

avatarjunior
inviato il 01 Dicembre 2019 ore 16:40

Viaggio da casa...grazie

avatarsupporter
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 6:44

Giorno 22 – 30 Nov 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

L'autostrada verso Teheran è parecchio trafficata. Interrompo il lungo trasferimento a sud di oggi entrando a Qazvin. Nel traffico caotico a cui sono ormai assuefatto mi fermo ad un autoricambi. L'Ammiraglia si è già bevuti 5 litri di olio, cosa assolutamente normale. Ne ho altri 5, ma ne voglio comunque avere due confezioni con me. Il titolare due mesi fa era in Italia a Nettuno ed andava a Roma da lì con il treno. All'incirca in quel periodo sono stato ad Anzio, a due passi. Incredibile che mi sia fermato proprio qui. Ognuno di noi traccia con i suoi spostamenti su questo pianeta una linea immaginaria che ha un inizio ed una fine. Alcune, per vari motivi, restano confinate, chiuse e si avvitano continuamente su se stesse, altre vogliono scrivere libere su tutta la superficie disponibile. Dei miliardi di incroci e sfioramenti che le nostre linee hanno con quelle di altri, di quanti acquisiamo conoscenza? Una percentuale quasi nulla. La mia linea e quella di questo tizio si sono sfiorate una volta ed incrociate un'altra, ma sono gli unici contatti che abbiamo mai avuto? Quante linee tra quelle che incrocerò in questo viaggio ho già incrociato o nuovamente incrocerò in futuro e continueranno a restare anonime? Discorsi inutili, forse. Torno al viaggio, 4 litri di olio lubrificante guarda un po' che mi fanno scrivere.
Sono a Qazvin non per l'olio, ma per il Caravanserraglio di Sa'd-al Saltaneh.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399105&l=it

Un gioiello. La raffinatezza degli allestimenti dei vari negozi ed atelier di artisti, inseriti in questa magnifica cornice in cotto che ricorda il Bazar di Tabriz, è tale da farmi perdere la percezione dell'Iran.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399106&l=it

Una ragazza che passeggia con la madre torna indietro pochi secondi dopo l'incrocio delle nostre linee e mi chiede di dove sono in un inglese perfetto e fluente ben oltre le mie capacità. Si stupisce della mia presenza perché dice che in Europa l'Iran è percepito come insicuro. Penso che studi o lavori in Germania perché parla del suo ragazzo tedesco che ha paura a venire in Iran. Le rispondo che, per il momento, la mia percezione è di assoluta sicurezza ed è visibilmente compiaciuta. Lo stesso mi succede con la quasi totalità delle persone con cui parlo, mi chiedono cosa penso dell'Iran e sono molto contente dei miei apprezzamenti.
Prima di entrare nel caravanserraglio, in una grande piazza davanti alla Moschea di Nabi, un grande cartellone mostra un Imam ed accanto una frase che provo a tradurre.
Più o meno recita: “La preghiera dei venerdì è un supporto forte per il nostro movimento ed è un fattore decisivo e grande per l'avanzamento della rivoluzione islamica." In ogni caso, qualunque cosa se ne possa pensare, è il retro di quel cartellone che è veramente importante. Dietro c'è una pubblicità, di cosa non importa. C'è una pubblicità. Non devo aggiungere altro.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399104&l=it

Mi rimetto in autostrada. Letture ed amici già venuti in Iran mi fanno saltare Teheran, non mi interessa. Il panorama cambia. Mentre la luce del giorno si affievolisce appaiono delle vere e proprie morbide dune di sabbia compattata ed ormai roccia. Sulla sinistra la distesa piatta e bianca del quasi prosciugato Lago Namak. Sono alle porte del Dasht-e Kavir, il Deserto del Kavir. Arrivo a Kashan che è ormai buio. L'Hotel è nell'antico labirintico quartiere centrale, una vera casba di vicoli in cui l'Ammiraglia passa a malapena, ma grazie a Maps.me non commetto errori. Il ragazzo che mi accoglie mi chiede se è stato complicato arrivare ed è molto stupito della mia risposta negativa.
Normalmente non parlo e non inserisco foto dei luoghi in cui dormo, ma questo fa eccezione perché è una delle case tradizionali appartenute a ricchi mercanti ed adesso, come altre, ristrutturata ed adibita ad Hotel.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399107&l=it

avatarsupporter
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 6:50

Giorno 23 – 01 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Faccio colazione nella splendida cornice del giardino interno fotografato ieri sera. I vicoli di questa casba color sabbia sono delimitati da alte mura anonime che dovevano impedire ai passanti anche solo di immaginare le meraviglie celate all'interno. L'intonaco brilla, colpito dalla luce del sole, di mille pagliuzze che, mischiate nell'impasto fangoso, ne aumentano la compattezza. Anche sui muri visibilmente recentemente restaurati è stato adoperato lo stesso antico composto.
Mi avvio verso alcune case tradizionali così ricche ed ampie da essere diventate uno dei motivi per cui venire a Kashan. Tre sono visitabili e, a parte una completamente in ristrutturazione quindi poco godibile, sono un incanto di stucchi, vetrate, decorazioni, giardini e fontane.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399108&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610320&l=it

Anche un vecchio Hammam è imperdibile e, sul suo tetto, artistiche cupolette che convogliano in basso la luce solare rimandano a Gaudì.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610326&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399112&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399113&l=it

Devo poi attendere la comoda riapertura del Bazar alle cinque del pomeriggio. Concedendo all'estetica solo un ampio e finemente decorato caravanserraglio e poco altro, questo mercato è comunque godibile ed offre insoliti sguardi sul quotidiano vivere di Kashan.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399114&l=it

Quasi tutte le donne che girano per il bazar hanno il chador, strano perché in giro sono molte sì, ma non con una percentuale così alta. Ipotizzo che, essendo il Bazar molto popolare, sia frequentato solo dai ceti sociali più bassi in cui, e questa è una regola universale, la bigotteria ha facile presa.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3399115&l=it

avatarjunior
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 11:08

Innanzitutto complimenti per, diciamolo pure, il coraggio avuto nell'intraprendere un viaggio del genere.
Ma soprattutto complimenti per il tuo modo di narrare, è veramente notevole: cattura l'attenzione e fa immergere nei luoghi descritti. Per non parlare delle foto, naturalmente.
Per quanto riguarda il cartellone in farsi, l'ho sottomesso a un amico iraniano: secondo lui la sintassi di quella scritta lascia alquanto a desiderare (pare che Khomeini fosse piuttosto scarso nelle comunicazioni in farsi)... In ogni caso la traduzione letterale è:
"La preghiera dei venerdì è un supporto forte per il nostro movimento ed è un fattore decisivo e grande (importante) per l'avanzamento della rivoluzione islamica."

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