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Anno Sabbatico - Un viaggio in solitaria 4


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avatarsupporter
inviato il 20 Novembre 2019 ore 16:38

Giorno 11 – 19 Nov 2019
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Con la luce del giorno Tatvan appare diversa, gradevole. Il colpo d'occhio sul Lago di Van non lascia indifferenti. Devo visitare un paio di luoghi.
Noto, accanto alla strada, un piccolo cimitero con delle tombe chiuse tra ringhiere di metallo che le fanno sembrare delle culle. Sarebbe solo curioso se non fosse che immediatamente mi rimandano a qualcosa di lontanissimo, agli altipiani del Cile dove, nel primo viaggio in solitaria, incontrai tombe della stessa fattura, ma prevalentemente in legno. Lì risalivano alla fine dell'ottocento, qui il cimitero è ancora utilizzato. (Foto presente anche su juza)




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3386881&l=it

La Altinsac Kilisesi (chiesa) si raggiunge dopo un centinaio di chilometri verso est sempre sulla costa sud. Sulla cartina sembra di non essersi mossi tanto il lago è grande. Si prende una sterrata bloccata da due militari, francamente non saprei dire perché. Controllano chi sono e mi fanno passare. La costa della piccola penisola in cui mi sto incuneando è meravigliosa, degna della migliore isola greca. Il colore delle acque ricorda quello dei bacini originati dallo scioglimento di ghiacciai. Arrivo al villaggio di Altinsac e chiedo della strada per la Kilisesi.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608009&l=it

Mi inerpico con l'Ammiraglia fino a mezza costa della collinetta in cima alla quale ci sono i ruderi che cerco. Per andare oltre ci vorrebbero le ridotte.



L'ultimo strappo, anche a piedi, è impegnativo ma breve. Quello che è strabiliante non è tanto la chiesa quanto il luogo totalmente isolato ed il panorama sul lago e sui monti innevati intorno. Il clima è magnifico.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608010&l=it

Altra tappa, forse la più famosa. La Akdamar Kilisesi si trova su un'isoletta e ci sono vari traghetti turistici con cui arrivarci. Non ho tempo, devo arrivare ad Ahlat con la luce del tramonto. Devo allora inventarmi una foto dalla riva.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3386906&l=it

Sono vicino ad un altro cimitero simile a quello di Ahlat, Gevas, ma ne tralascio la descrizione perché semplicemente non regge il confronto. Qui però ho la conferma definitiva di qualcosa che, nei giorni precedenti, vari piccoli roghi apparentemente accesi senza alcun senso mi avevano portato a pensare. Ricordate quanto ho scritto sul fumo che ogni sera avvolge tutto? Sono date alle fiamme, nei piccoli centri fuori dalle città, anche le immondizie. Di qualunque tipo. Non giudico ed invito a non giudicare però seduti su comodi salotti in un mondo altro. Magari “se capirai se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo”.
Corro, dovrei farcela, il sole è ancora alto. Devo ripassare da Tatvan. Incontro ben tre posti di blocco praticamente consecutivi, due dell'esercito ed uno della polizia. In uno il blindato a lato strada è anche un lanciamissili. Sono posti di blocco seri, devi incolonnarti ed aspettare il tuo turno. Controllano tutti senza eccezioni. Perdo un sacco di tempo, ma ce la farei ancora se non fosse per il traffico di Tatvan. Esattamente come ad Ani arrivo con 10 minuti di ritardo. Nel sito, un grande cimitero selgiuchide, ci sono centinaia di pietre tombali decorate infilate nel terreno. La bellezza del luogo mi fa aumentare la rabbia. Faccio qualche scatto di cui non sono affatto contento.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608011&l=it

Due sposini lì per qualche foto di rito mi danno l'occasione per qualcosa che abbia senso.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608027&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608028&l=it

Deve essere il mese dei matrimoni, ne ho visti almeno cinque. Le auto degli sposi sono sempre decorate con lunghi veli che avvolgono completamente la carrozzeria sia in lunghezza che in larghezza. Mentre me ne vado, varie centinaia di taccole si allontanano in volo. Anche da noi, almeno in centro Italia, sono una presenza costante in luoghi che trasudano di antico. La via principale di Tatvan è divisa in due da una lunghissima fila di pini probabilmente d'aleppo che dopo il tramonto si riempiono del chiassoso vociare di migliaia di quelle taccole. Un vociare che il frastuono del traffico non copre, nell'indifferenza però degli assuefatti abitanti.
Vedo dei ragazzi che mangiano l'Halka Tatlisi. Veloce sguardo intorno ed individuo una pasticceria che fa solo questi e Tulumba Tatlisi. Prendo 4 Halka ed una decina di piccoli Tulumba. Fra non molto abbandono la Turchia ed è forse l'ultima occasione.

avatarsupporter
inviato il 20 Novembre 2019 ore 16:40

Giorno 12 – 20 Nov 2019
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Prima di lasciare Tatvan, mi faccio indicare un meccanico. Penso di conoscere la causa di quel rumore sordo che a volte sento quando procedo lentamente, ma non posso permettermi di tralasciare nulla. Trovo un meccanico ed a gesti, versi e traduttore mi faccio controllare sospensioni e marmitta. Non c'è alcun problema, ma non riesco ad andar via. Vogliono assolutamente che faccia colazione e mi sieda insieme a loro, non c'è verso. Spiego che ho già mangiato, ma un bicchiere di cay non posso rifiutarlo. Mi fanno sedere insieme e come loro su una latta d'olio rovesciata e sono risate, pacche sulle spalle e strette di mano continue insieme a mille domande.





Ripasso per Ahlat, ma ancora arrabbiato per il ritardo di ieri sera e con la luce dura che c'è adesso decido di non fermarmi. Ci ritornerò con calma con mia moglie in un altro momento.
Il rumore che mi ha fatto cercare un meccanico è quasi certamente causato da un pesante pezzo di ricambio che ho inserito all'interno del cerchione di una delle mie due ruote di scorta posizionata sotto l'Ammiraglia.
Scene visivamente estranee mi parlano di un mondo simile, ma già distante dal mio.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608079&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608080&l=it

La strada verso nord sale fino a portarmi a quasi 2600 metri e qui, oltre alle capsule del caffè ed alle bottiglie d'acqua, anch'io ho la percezione dell'altura. Incontro una zona di sciara che con una cima innevata ed un ampio cono di cratere sullo sfondo mi ricorda i panorami dell'infanzia sotto l'Etna




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608081&l=it

Finita la salita, dietro una curva che mi conduce al di là di questo passo, come un miraggio mi appaiono le cime gemelle del Grande e Piccolo Ararat.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3608084&l=it

In un cielo completamente sgombro da nuvole, dominano su tutto. Credo che non esista posto ed angolazione migliore per ammirarle, arenate in una arrugginita arida distesa imbevuta di mito sulla quale mi sporgo.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3386896&l=it

Mi tuffo, sotto lo sguardo del primo dei giganti che incontrerò in questo viaggio, ai 1600 metri di Dogubayazit da cui domani proverò a lasciarmi alle spalle, non con animo sereno, anche il debole profumo di Europa che ancora arriva fino a me. È presto, ma devo organizzarmi bene vista la situazione non prevista che c'è in Iran. Non so se e quando potrò continuare questo racconto, ma continuerò a documentare. A meno di imprevisti dovrei rimanerci circa un mese.
Sono l'unico ospite di un ottimo grande hotel. Devo attraversare un largo, lungo e silenzioso corridoio con moquette rossa e le porte delle camere ai due lati. Immagino di veder spuntare in fondo un piccolo triciclo guidato da un silenzioso bambino. Fuori non c'è ancora la neve, ma stavolta forse è meglio che mia moglie non sia qui.

avatarsenior
inviato il 20 Novembre 2019 ore 17:56

Continuo a pensare che hai un bel coraggio ad affrontare tutto da solo un viaggio del genere, ma esperienze di questo tipo ti segnano indelebilmente per sempre (in positivo ovviamente).

avatarsenior
inviato il 20 Novembre 2019 ore 21:55

Fantastica citazione finale. Grande!

avatarjunior
inviato il 20 Novembre 2019 ore 22:58

Sei un narratore nato!

avatarsupporter
inviato il 24 Novembre 2019 ore 5:36

Giorno 13 – 21 Nov 2019
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Al confine regna il caos. Le auto sono inesistenti, siamo solo un paio, ma ci sono tir dappertutto ed in ordine sparso. Faccio una gran fatica anche solo a scorgere tra i tir le indicazioni per le auto ed un paio di volte devo tornare indietro ed aggirarne alcuni che bloccano completamente il passaggio. Anarchia totale. Un tizio che parla inglese mi istruisce ed aiuta sul da farsi. Chiederà 10 euro per il disturbo e mi propone di cambiare euro in rial. Rifiuto, ma per levarmelo di torno cambio fortunatamente solo 10 euro ad un cambio che è all'incirca quello visibile su internet e si rivelerà essere almeno la metà di quello reale. Occorre scendere dall'auto ed andare a degli uffici. Le abituali dogane dove accosti e dal finestrino porgi i documenti qui non sanno cosa siano. Da una parte mi timbrano l'uscita sul passaporto, da un'altra riempiono il Carnet de Passage sempre per l'uscita dalla Turchia. Ci sono due grandi cancelli paralleli distanti tra loro 30 centimetri al massimo, uno nero turco sempre aperto ed uno bianco iraniano sempre chiuso. Dopo qualche minuto due militari iraniani si accorgono che c'è qualcuno di inusuale e mi aprono.

IRAN
Il primo approccio informale con uno di questi lo racconto solo perché farà felici i miei nipoti. Da dove vieni? Italia. Che città? Roma. Ohhh, Franciesco Toti. Big, big. E va beh.
Mi portano a degli uffici dove sembra di essere alla stazione dei pullman con decine di persone con fagotti giganteschi che aspettano in file improbabili. Vengo preso in carico da uno che si dichiara funzionario del governo, mi fa vedere un tesserino scritto in farsi totalmente inutile per me, e parla abbastanza bene inglese. È lui che si occupa di tutto, io aspetto soltanto. Sono tranquillo solo perché la cosa è citata sulla Lonely Planet. In una pausa mi propone di cambiare euro. Anche qui cerco di tergiversare, ma poi capisco che non mi sta fregando perché mi spiega bene come stanno le cose. Il cambio fatto in Turchia, fortunatamente solo di 10 euro, corrisponde a quello bancario ed è esattamente la metà di quello diciamo libero. Verificherò solo in seguito che anche qui conviene cambiare solo un centinaio di euro per avere contante a sufficienza per un po'. Negli hotel ho poi avuto cambi fino al 30% migliori e nei bazar probabilmente si otterrebbe ancora di più, ma questa opzione mi è stata ampiamente sconsigliata da tante persone e non ho verificato. Da come facciamo lo scambio si capisce che non fa qualcosa di legalissimo, anche se tutti certamente ne sono a conoscenza. Ricevo un pacco di banconote di grosso taglio che ci vorrebbe una busta. Un funzionario viene a controllare il numero identificativo di carrozzeria e motore e mi chiede se ho alcool. Quando dico no… mi chiede perché? Ma che vuol dire perché? Senza aver dovuto nemmeno scaricare l'auto e senza dover fare una assicurazione per l'Ammiraglia perché in Iran vale la nostra carta verde, non so quanti lo sanno, dopo un'ora ho finito tutto. Il tizio, dicendomi che è per un'altra persona che effettivamente però ha provveduto ad un documento, si prende ben 35 euro per il disturbo e vi assicuro che vista la situazione sono ben spesi. Mi accompagna anche fuori dall'ultimo lontano cancello dove occorre consegnare un foglio rilasciato dai doganieri e mi consiglia di allontanarmi immediatamente da Bagarzan, città di confine, che dice piena di gente che cerca di fregare chi arriva. Comunque, avendo tre notti prenotate a Maku a 25 chilometri, seguo il consiglio. Anche perché mi occorrerà un po' di tempo per capire bene come muovermi. Intanto è andata via un'altra mezzora di fuso orario.

A Maku, mentre sono con lo sguardo all'insù per cercare l'insegna dell'Hotel che Maps.me mi dà a 50 metri dal luogo esatto, imprecisione fatale, con una delle ruote davanti finisco penzoloni dentro un canale di scolo. Non mi sono per nulla accorto, anche perché finora ero rimasto su grandi arterie, che ai lati delle strade ci sono enormi canali scoperti larghi anche fino a 70-80 centimetri ed altrettanto profondi. Un gran botto anche se procedevo a passo d'uomo. Non faccio in tempo a scendere dall'auto per capire cosa è successo che già si è fermato un tizio per soccorrermi. Capisce immediatamente il problema e ferma un'altra auto con due uomini ed in tre, mentre io metto la retromarcia, sollevano e liberano l'Ammiraglia. Non sono passati che 3 minuti. Chiedo dell'hotel ed un vecchietto che guardava la scena mi fa capire che mi ci porta. Libero un po' l'intasato sedile davanti e si siede scomodamente accanto a me indicandomi a gesti la direzione da prendere. All'hotel scende e ritorna indietro a piedi. Beh, a parte la frontiera che ovunque è un mondo a sé stante, gli iraniani mi si presentano esattamente come avevo letto di loro.
Fortunatamente l'Ammiraglia non è come una delle sculettanti plasticose siliconate sgallettate moderne, ma un bel duro blocco ferroso. Non ha fatto una piega, mi guarda solo un po' di traverso ed ha ragione.

All'hotel mi confermano che internet non va per niente. Non hanno nemmeno connessione telefonica per l'estero, ma mi indicano un coffee-tel per chiamare in Italia. Mentre vado mi fermo a comprare una sim Irancell al negozio a 20 metri. Una signora con un vistoso trucco, unghie finte da far invidia ad una Drag Queen e capelli curati che fuoriescono vezzosi dal velo, mi fa sedere ed attendere che sbrighi la pratica. Serve il passaporto e, alla fine, dopo avermi fatto firmare un foglio, tira fuori un tampone di inchiostro e devo lasciare l'impronta dell'indice accanto ad ognuna delle due firme. Poi mi indica dove vanamente provo a pulirmi. Mi aspetto quasi che adesso si passi al patto di sangue con la compagnia telefonica. Al momento posso solo chiamare in Iran, cosa che mi sarà utile e sono pronto per quando tornerà internet, se tornerà. Costo 5 euro.
Il coffee-tel è chiuso. Davanti ci sono madre e figlia con rigido abbigliamento ortodosso nero che copre tutto tranne il viso. Provo comunque a chiedere quando apre il posto, visto che le scritte sono per me incomprensibili. La ragazza, che conosce qualche parola di inglese, guarda la vetrina e mi informa, per nulla intimorita dallo sconosciuto uomo occidentale che le rivolge la parola, che non c'è alcun orario scritto. C'è invece un numero di telefono che digita sul mio cellulare parlando poi lei stessa con il titolare ed infine mi comunica che aprirà alle 4. La madre ridacchia palesemente compiaciuta delle capacità della figlia. Ringraziamenti e saluti vari anche se senza strette di mano.

Prima di tornare in hotel vedo un piccolissimo locale dove, dalle foto, capisco che si vende qualcosa da mangiare. Entro. C'è solo un posto a sedere. Il titolare, persona squisita e cordiale cosa che mi sembra di intuire sarà una costante, mi fa vedere qualcosa di rotondo che mi sembra una focaccina. Quante? Se me lo chiede vuol dire che si può prenderne più di una, allora ordino due di non so cosa. Ci sono le Pepsi e le Coca-Cola prodotte in Iran alla faccia dell'embargo. Ordino anche una pepsi. Mi fa sedere sull'unica sedia e mi offre del cay nell'attesa. Alla fine ho due lunghi panini con verdure varie e quella che avevo scambiata per una focaccina, dopo una gran fatica fatta con il traduttore, scopro che è carne di capra tritata. Praticamente un hamburger che viene cotto alla piastra, spezzettato ed inserito ad infarcire una lunga baguette. Insomma una specie di McDonald. Mangio nel mio locale privato uno dei buonissimi panini, bevo la pepsi e ne prendo un'altra da portare via. Quando chiedo di pagare mi risponde che non devo pagare nulla, e dopo un microsecondo mi ricordo che è una forma di cortesia consueta, il Ta'arof, e mi tocca insistere due volte prima che mi dica la cifra che comunque si aspettava di ricevere. Pago per tutto la bellezza di 1,80 euro e ci cenerò.



Al Coffee-tel che apre puntualmente alle 4, un buffo tizio che sembra un robusto moschettiere con baffetti parigini e capelli lunghi mi dice che nemmeno lui ha connessione per telefonare all'estero e mi da un foglietto con il nome in farsi di un posto a circa 500 metri dove potrei avere fortuna. Vado a piedi perché non mi ricordo cosa dire ai taxi per fare la corsa da solo senza che carichino altri passeggeri sul tragitto che, se donne, innescherebbero un girotondo finalizzato a non farle sedere accanto ad uomini non appartenenti al suo nucleo familiare e poi sono praticamente appena arrivato e mi devo ancora orizzontare, quindi meglio uno spostamento lento ed esplorativo. Chiedo più volte facendo vedere il foglietto ed arrivo nel seminterrato di un edificio di recente costruzione dove c'è lo studio di una fotografa, cosa che capirò dopo un po'. C'è una stupenda ragazza dagli occhi verdi, senza trucco, senza velo e con i jeans, che mi accoglie come fossi un amico non visto da molto tempo e mi dice che il posto è quello giusto e devo aspettare un attimo perché sta arrivando il fratello che capisce un po' di inglese. Lo chiama e poco dopo arriva con moglie e figlia. Si siedono con calma accanto e me. Sono tutti sorridenti e come felici di vedermi. Ovunque vai la prima cosa che ti dicono è, si sieda e l'impressione è che le discussioni o qualunque altra cosa vadano fatte con calma e seduti. Persino uno dei negozianti a cui ho fatto vedere il biglietto e chiesto indicazioni mi ha invitato prima a sedermi con lui.
Quando mi dice che non ha modo di farmi telefonare all'estero è realmente rattristato ed aggiunge che mi porterà lui stesso dove pensa sia possibile. Faccio per alzarmi, da stupido nevrotico occidentale, e fortunatamente capisco al volo che qui ci sono cose molto più importanti dei problemi da risolvere. Mentre parlavamo, la ragazza, anche lei con delle unghie finte chilometriche, ha preparato il cay e servito dei dolcetti squisiti, specialità di Urmia, che mi spiegano aver comprato ieri perché hanno dovuto andarci per lavoro. Chiacchieriamo come vecchi amici per almeno 20 minuti. Lui e la sorella sono dei turchi iracheni. Mi spiega che ci sono varie etnie in Iran che coesistono. La moglie che è persiana partecipa discretamente alla discussione e scopro che la fotografa è proprio lei. Anch'io ovviamente racconto un po' di me. Ora è lui che si alza e mi dice di seguirlo, l'ospitalità è stata onorata da entrambi. E noi? Mi viene in mente l'immagine di un pesce spada nell'affannoso inseguimento di un'esca al traino. Penso però anche, per contrasto, che se continua così diventerò teinomane.
Salgo sulla sua auto e vuole innanzitutto andare al mio albergo a chiedere perché un hotel per turisti non abbia telefoni che possano chiamare l'estero. Dopo che si sono parlati è incredulo perché gli confermano che è proprio questa la situazione, ma non riesco a capire se è una conseguenza dei problemi di questi giorni o meno. Mi porta allora ad un altro hotel dove scende, chiedendomi di aspettare in auto. Mi sarebbe comunque impossibile scendere perché cadrei in uno scolo dell'acqua che sembra la Fossa delle Marianne. Niente. Da Maku non si riesce a telefonare all'estero da un luogo pubblico. Mi riporta al mio albergo e si scusa incredibilmente più volte per non essere riuscito a risolvere il mio problema mentre io non smetto di ringraziarlo per la sua immensa gentilezza. Mi porge infine persino il suo cellulare offrendomi di telefonare con quello in Italia. Sono veramente colpito. Chiaramente rifiuto dicendogli che anch'io posso farlo con il mio e che provavo solo a non spendere una cifra molto alta. Ci lasciamo, ma prima vuole un indirizzo da cui poter vedere almeno le mie foto se non leggere gli scritti.
Se il governo non riapre l'accesso ad internet, almeno finché starò a Maku, potrò comunicare solo tramite la mia sim italiana a 6euro/m.

avatarsupporter
inviato il 24 Novembre 2019 ore 5:44

Giorno 14 – 22 Nov 2019
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Maku è una piccola cittadina incastonata in uno scenario che farebbe andare in visibilio John Ford.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3389302&l=it

Mi dirigo verso la Cappella di Dzor Dzor. L'inizio del mio viaggio in questo paese islamico sarà dedicato ad alcune delle più belle chiese cattoliche armene. Si risale un costone di roccia e dalla cima, in lontananza, si scorge l'Ararat. Dal confine saranno almeno 25-30 chilometri ed ho un paio di tacche di segnale sul cellulare australiano in cui ho inserito la sim turca proprio per fare una prova. Purtroppo non aggancia la connessione dati. Pazienza. La cappella, detta anche della Vergine Maria, si trova in una posizione altamente scenografica, ma la luce è pessima e sono controsole.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3390340&l=it

In zona non ci sono quasi abitazioni, ho incontrato solo qualche contadino intento a preparare il terreno per la futura semina. Mentre ripercorro a ritroso la solitaria e panoramica strada sterrata che conduce alla chiesa, mi vengono lentamente incontro chiacchierando serenamente due donne del luogo, penso madre e figlia. Quando mi incrociano, dopo avermi salutato, mi fanno capire che possono prepararmi da mangiare e mi invitano a seguirle. Dire che l'offerta mi coglie totalmente impreparato è eufemistico, resto totalmente interdetto e non so che dire. Riesco solo ad affidarmi ad un istinto affinato in decenni di fredda vita occidentale che mi fa scattare un totalmente ingiustificato allarme interno: sai ancora troppo poco di questo mondo, non accettare. Continuando serenamente a chiacchierare proseguono verso la chiesa.
Sulla strada del ritorno, ritrovata la capacità di valutare senza preconcetti, mi pento di non aver accettato il loro invito. Sono qui per questo ed occasioni così non devo lasciarmele scappare. Me ne ricorderò.

Quando nuovamente mi trovo in posizione dominante su Maku e l'orizzonte aperto in direzione del confine, riprovo con la linea turca. Stavolta, dopo qualche minuto, il miracolo già visto varie volte in luoghi assolutamente sperduti nell'outback australiano, si ripete. Le due tacche di linea diventano 4G ed ho finalmente un internet non bloccato. Assolutamente incredibile. Posso comunicare con casa tramite chiamata WhatsApp. Sarà una lunga discussione tranquillizzante.
Il problema è soprattutto la ricerca degli hotel. In Iran, per via dell'embargo, non funziona nessuno dei classici siti di prenotazione come Booking ed inoltre le carte di credito non iraniane non possono essere usate. Io mi sono appoggiato al sito dell'agenzia iraniana 1stquest in cui è possibile prenotare e pagare online con qualunque carta di credito. L'agenzia la consiglio per qualunque tipo di viaggio in Iran. Con la situazione di questi giorni non riesco però né ad accedere al loro sito né a comunicare con WhatsApp o con la mail. Non resta che telefonare. Domani. Ho ancora altre due notti a Maku prenotate dalla Turchia.
Per gli aggiornamenti e per riparlare con casa, penso di tornare qui su domani e provare ad inserirli. Quando sarò andato via da Maku, se la situazione non cambierà, non potrò inventarmi più nulla.

Velocemente ridiscendo e mi sposto a sud-ovest per visitare la Qareh Kalisa o Chiesa di San Taddeo, letteralmente nel nulla. Per arrivarci, dopo esser sceso a 1000 metri, si risale velocemente ai 1800 di un ennesimo immenso altipiano deserto. Le chiese sono da visitare anche solo per godere dei luoghi e nel caso della Qareh Kalisa la strada per arrivarci può già essere lo scopo della visita.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3390341&l=it





Vado via. L'Ammiraglia avanza senza ostacoli scontrandosi continuamente con le scure macchie delle nuvole che si divertono ad interporsi tra lei e la fine dell'alta piana, come a suggerirle di restare.



All'hotel vedo tre grosse superaccessoriate jeep ed i proprietari chiaramente non iraniani. Sono dei tedeschi che stanno andando nei deserti del centro sud. Chiacchieriamo un po'. Dei luoghi intorno non sanno assolutamente nulla nonostante abbia l'impressione che almeno uno di loro non sia la prima volta che viene in Iran. Molti dei viaggi più o meno lunghi di cui ho letto avevano più la caratteristica di raid, come quelli di gruppo organizzati ad esempio verso la Mongolia. Non ne sono attratto. Mi sembrerebbe non di scoprire o capire, ma solo di utilizzare i luoghi attraversati per scopi che nulla hanno a che vedere con essi. Ma non voglio criticare troppo. Diciamo che la mia filosofia del viaggiare è molto diversa. Già il solo essere qui e conoscere chi non potrà mai fare altrettanto nella sua vita costituisce per me un enorme compromesso.
Mentre parliamo, ad un accenno sulla situazione di questi giorni, uno dei tedeschi dice che lui ha la connessione internet tramite il wifi dell'Hotel. Veloce verifica. Sì. Purtroppo però, dopo indagine accurata, la situazione è migliorata solo di poco. La sim irancell è sempre bloccata e con il wifi posso solo utilizzare qualche app, mentre Google, Youtube e vari motori di ricerca non si caricano. Posso ora parlare con casa dall'Hotel, ma per il resto ancora nulla o quasi.

avatarsupporter
inviato il 24 Novembre 2019 ore 5:50

Giorno 15 – 23 Nov 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Stamattina sono riuscito ad attivare sul computer la VPN sul wifi dell'hotel, mentre con il cellulare non è possibile. Aggiro quindi i blocchi e finalmente accedo a tutto. Sul sito dell'agenzia gli hotel di Tabriz non hanno più camere disponibili. Ok, non mi resta che telefonare e questo posso farlo anche in giro. Vado per la distante Kalisa Darreh Sham o Chiesa di Santo Stefano. Il sito è elegante e funzionale. Sulla ripida salita a piedi che porta alla chiesa ci sono dei bei terrazzamenti alberati ed in pietra con cascatelle d'acqua e persino un piccolo laghetto con pesci ed anatre.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3390342&l=it

La chiesa è certamente da vedere, ma ancora una volta è il percorso per arrivare che merita una descrizione. Provenendo da nord si costeggia la frontiera con l'Azerbaigian che segue il percorso del fiume Aras. Inizialmente il paesaggio è piatto e stavolta poco piacevole perché trasmette l'idea di abbandonato più che quella di desertico. Quando però il fiume si incunea nella valle omonima, il contrasto fra le selvagge aride pareti e l'acqua del fiume lascia senza parole. La Valle di Aras è un luogo da non perdere.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3390344&l=it

Sulla sponda opposta l'Azerbaigian ed una interminabile recinzione dove spesso si vedono postazioni militari ormai in disuso. Ho passato due gate vuoti e senza controllo militare, in un altro invece non mi fermano nemmeno. Sono a Jolfa, ma noto qualcosa di anomalo. Accosto e chiedo dove siamo. Azerbaigian. Cavolo, ho passato la frontiera senza accorgermene. Jolfa è una città a metà tra le due nazioni. Se guardate una mappa noterete che qui c'è un pezzetto di Azerbaigian staccato dal resto della nazione. In mezzo c'è l'Armenia. Fino a vent'anni fa qui si combatteva proprio tra Azerbaigian ed Armenia per il possesso di questo territorio. Dietro front. Nel frattempo ho telefonato all'agenzia e chiesto di prenotarmi tre notti a Tabriz. Adesso hanno anche il mio numero iraniano. Nel pomeriggio mi richiamano. Mi hanno trovato posto, hanno prima telefonato al mio hotel a Maku per accertarsi che anche stasera potessi accedere al web, mi telefonano poi dicendomi che mi hanno mandato una mail con il link per vedere l'hotel e quello per pagare online. Dopo aver saldato mi arriva mail di conferma e subito dopo mi telefonano nuovamente per confermare anche a voce. Perfetti. Mi saranno molto d'aiuto.


avatarjunior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 8:46

Meglio di una serie TV, quando vedi la prima puntata ,aspetti con ansia le successive.
GRANDE !!!!

user81826
avatar
inviato il 24 Novembre 2019 ore 9:13

Ho letto parte del viaggio ad alta voce alla mia compagna e a mia madre.
Davvero senza parole per questo racconto sincero e semplice che porti avanti.
Un viaggio incredibile in luoghi che sembrano usciti dalla fantasia.

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 10:31

Aspetto la prossima ... in bocca al lupo e... Grazie!
Gianluigi

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 14:32

Questo è viaggiare e vivere il viaggio: DAJE! Cool

avatarjunior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 19:24


Ciao Gianluca! Sorriso

sommandosi a recenti dure prove che per quanto positivamente risolte non hanno ancora gioito della parola fine.


I complimenti non te li faccio, perché evidentemente il tuo "scappare", era, è, una tua forte esigenza.
Ti auguro invece di riuscire a fare i conti, in senso positivo, con ciò da cui stai scappando.

I complimenti invece li faccio a tua moglie, deve essere una gran Donna.
Ho tentato di immedesimarmi al suo posto, con tutte le miriadi emozioni che si possano provare.
L'ho fatto guardando mio marito, mentre era affaccendato.
E onestamente, non credo riuscirei, seppure per un tempo "limitato", a separarmi da lui.

Mando un forte abbraccio a tua moglie.

A te, invece dico, che la strada ti sia amica e ristoratrice. Sorriso

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 22:53

Avanti tutta Gianluca. Io sono riuscito a coinvolgere nella lettura altri miei amici. Penso seriamente che se qualche produttore televisivo ci legge potrebbe avere l'idea di rendere il tutto una serie.
Ancora buon viaggio. Aspettiamo tue notizie!

avatarjunior
inviato il 25 Novembre 2019 ore 7:52

Due volte al giorno verifico se hai inserito novità.......non voglio perdermi nessuna puntata.
Grazie e buon viaggio.
Maurizio

P.S. Questo è il vero viaggiare (io non ne avrei il coraggio).

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