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Anno Sabbatico - Un viaggio in solitaria 4


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avatarsupporter
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 16:46

Telegrafico anch'io.
No, non ho mai letto Said, suppongo Edward Wadie.

Sui costi. Ho dato moltissimi prezzi di tante cose negli scritti anche dei pernottamenti e questo lo faccio sempre. Qui in Iran per riassumere è molto semplice. Costo medio a notte ad occhio 20 euro che l'agenzia già consigliata e citata mi permette di pagare online con carta italiana. Per tutto il resto, non potendo essere pagato con carta di credito se non iraniana, avevo cambiato 250 euro e 100 dollari ed ho ancora sui 130 140 euro. Quando dico tutto intendo proprio tutto niente escluso tranne le notti.
Comunque non mi appunto i costi, quello che scrivo resta e quello che non scrivo vola via come mille episodi che non cito. I riferimenti sui costi ci saranno sempre.
Mi fa moltissimo piacere se stimolo qualcuno a partire in modo simile.
Un saluto.
Gianluca.

avatarsupporter
inviato il 06 Dicembre 2019 ore 5:02

Giorno 27 – 05 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

A colazione scambio opinioni ed informazioni con un tedesco che è partito ad Ottobre e sarà in viaggio per due anni… in bicicletta. Prende però anche bus ed aerei sempre portandosi dietro la bici. Si imbarcherà a Bandar Abbas per Dubai e da lì volerà in India. Ha provato ad estendere il suo visto iraniano di 30 giorni come il mio e, a conferma delle informazioni che avevo, non c'è riuscito. Questi incontri mi fanno sentire meno solo e sono tutt'altro che rari, purtroppo non mi sembra di aver mai incontrato altri italiani in viaggi di questo tipo, in fondo siamo dei provinciali.
Mi ci vuole una boccata d'aria. Duecento chilometri ad ovest di Isfahan mi portano all'interno dei Monti Zagros. Nuovamente oltre i 2000 metri con punte di 2500. L'innevamento qui è massiccio e sono presenti piccoli ghiacciai inusuali a queste latitudini. Riassaporo il piacere della guida rilassante e rilassata, mi basta poco per andare in astinenza. Splendidi panorami e soprattutto, durante le soste od anche solo ai semafori, gli incontri tornano ad essere non più macchiati da interessi. Non è però una zona isolata e villaggi e cittadine sono frequenti, c'è sempre movimento sulle strade. Alcuni uomini sono abbigliati con larghissimi pantaloni completamente diversi però dai modelli turchi, ed un cappello rigido come una bombetta senza falda. In questa regione convivono delle etnie nomadi. L'Iraq non è molto distante ed in tempi in cui i confini politici non erano un problema certamente il territorio ricco di pascoli in cui sono ha attirato varie genti. A Chelgerd un anziano, che mi dice di essere di etnia Bakhtiari, si presta serenamente all'obiettivo della macchina fotografica.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3403055&l=it

Le donne sono quasi tutte in chador e questo annulla qualunque differenziazione di etnia e stato sociale, un po' come una divisa da college.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3403056&l=it

Il paesino in cui vorrei arrivare è ormai isolato dalla neve, me lo aspettavo e l'avevo messo in conto. Non importa. Arrivo proprio nel punto in cui la strada diventa sterrata e la neve abbastanza alta ne blocca l'imbocco. Forse con un fuoristrada, ma non ne sarei così sicuro. Non ci sono segni di pneumatici a farmi capire che qualcuno passa. Un gruppo di ragazzi sta per tornare a casa dopo essersi divertito sulla neve di questa valletta con una grossa camera d'aria, ricordo per me di altri tempi, che trasportano sull'auto. Mi chiedono se sono su Instagram, che è proprio una fissa internazionale dei giovani, e vogliono farsi una foto con me.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611378&l=it

Un rilassante lungo ritorno mentre le ombre si allungano mi riporta nel traffico.
Sulla strada incontro pure Messala che con i cerchioni minaccia i raggi delle ruote di qualunque Ben Hur gli si accosti.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3403057&l=it

avatarjunior
inviato il 06 Dicembre 2019 ore 9:49

Ciaooo Gianluca...immagino che il paesino dove sia impossibile arrivare sia Sar Agha Seyed.....x noi (io e mio marito siamo stati due volte in Iran con la nostra macchina) è il villaggio più bello dell'Iran e la pista di circa 50 km il 24 ottobre del 2013 era praticabilissima ..magari potrai farlo sulla via del ritorno dall'India!!! complimenti per foto e racconto...scoperto solo da qualche giorno...vogliamo avere il tempo di leggere tutto con calma...ci risentiamo...(i Bakhtiari sono meravigliosi... come tutti il popolo iraniano del resto)!!!

avatarsupporter
inviato il 06 Dicembre 2019 ore 17:35

Sì, esatto. Il villaggio è quello. Mi fa moltissimo piacere sentire di italiani che viaggiano così, è abbastanza raro.
Un saluto e spero vi piaccia il racconto visto che sapete di che parlo.

avatarsupporter
inviato il 06 Dicembre 2019 ore 17:43

Ho integrato lo scritto precedente.

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2019 ore 18:13

La foto delle tre donne in chador nero con lo sfondo delle montagne innevate e' una delle piu' belle foto che abbia mai visto! Complimentissimi

avatarsenior
inviato il 06 Dicembre 2019 ore 18:36

Molto avvincente !

Due domande :

1) trovi delel situazioni di pericolo individuale ?

2) le dogane sono problematiche ?

una terza dai ... proseguirai fino all'India ?

avatarsupporter
inviato il 07 Dicembre 2019 ore 6:50

Giorno 28 – 06 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Ai lati della strada ad est di Esfahan pian piano le pietre diminuiscono di dimensione e la sabbia diventa sempre più percettibile. Anarak è un coreografico villaggio che si incontra in corrispondenza di alcune rocciose alture.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611433&l=it

Dopo una lunga salita e l'ennesima piccola catena di vette scalata e superata, si apre dinanzi a me l'immenso Dasht-e Kavir, il Deserto del Kavir.
Il cristallino si rilassa, i battiti rallentano e la musica si alza. La mente non più impegnata nello svelare il nuovo, celato da ostacoli qui inesistenti, vaga libera e senza scopo alcuno mi trascina nel passato, nel futuro e nell'utopia. È un deserto piatto che, sia visivamente sia tramite l'altimetro, percepisco come una immensa conca un tempo certamente piena d'acqua. Mai però, nonostante le dimensioni, si ha un orizzonte vuoto a 360 gradi. Sempre, una qualche lontana catena montuosa crea un confine che mi impedisce di vedermi al centro dell'infinito.
La strada, insieme alla regolare sequenza di pali elettrici che la scortano, si annulla nella prospettiva e nella foschia della distanza. Enormi e veloci Tir si muovono tremolanti, piccoli e lenti dove il mio occhio non vede che deserto.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611434&l=it

Un paio di antiche abitazioni abbandonate sono scavate nella sabbia e coperte da bassi tetti a volta, efficaci difese dalle temperature che qui d'estate possono arrivare ai 50 gradi.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611435&l=it

Vista l'ora non tarda, a pochi chilometri da Khur dove alloggerò, decido di iniziare già oggi l'esplorazione del deserto e lascio la strada principale. Alla bellezza del paesaggio si aggiungono adesso un piccolo nastro d'asfalto che non distrae e il quasi inesistente incrocio di altri mezzi. Varie sorgenti hanno permesso la vita in questo deserto. Mentre il sole sta per nascondersi, velocemente visito le oasi di Aroosan




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3404088&l=it

e di Garmeth.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3404089&l=it

Arrivo all'hotel di Khur e subito vado nel piccolo centro di questa cittadina di 6000 abitanti, l'insediamento più grande del Dasht-e Kavir. Devo trovare da mangiare. In hotel c'è il ristorante ma voglio vedere che aria tira nel deserto. In un negozio scopro prezzi sensibilmente più bassi che altrove. Chiedo se c'è un ristorante aperto o un posto dove poter mangiare. Un cliente, dopo che il proprietario ha cercato inutilmente di spiegarmi in farsi dove andare, mi dice di seguirlo con l'auto e mi ci porta. È un ragazzo di non più di trent'anni di una gentilezza e cortesia disarmanti. Oggi è venerdì e molte attività sono chiuse come il ristorante in cui mi ha portato. Mi dice di seguirlo ancora. Altro buco nell'acqua. Si mette al telefono e continuiamo. Terza tappa, sempre chiuso. Gli dico che ha già fatto troppo e che posso comunque mangiare in Hotel e mi fa capire che il proprietario di quest'ultimo locale davanti al quale siamo fermi sta arrivando. Gli ha spiegato al telefono la questione. Incredibile. Passa qualche minuto ed intanto con molta difficoltà e con il traduttore facciamo due… diciamo una chiacchiera. Di inglese non sa nemmeno una parola. Gli dico che posso aspettare da solo per liberarlo… non se ne parla. Arriva in pantofole il proprietario che mi dice di potermi preparare solo kebab (che qui ricordo sono degli spiedini di carne cotti alla brace) e pane arabo, niente riso. Va più che bene oltretutto costeranno una sciocchezza, un euro l'uno. Mentre prepara la brace, vedendo che è aperto, cominciano ad arrivare altri clienti. Qui si conoscono tutti e ci facciamo grandi risate perché a causa mia adesso deve sfamare anche gli altri. Non li manda via anche se si vede che gli va poco di lavorare in quella che per lui è domenica. A me regala anche una bottiglietta di latte alla menta che assaggio poi in hotel e richiudo non pensando di riaprirla nuovamente. Sono a 400 chilometri da Isfahan, ma sembrano 400 anni luce.


avatarsenior
inviato il 07 Dicembre 2019 ore 10:24

Vai fino in Cina..
ma ci si può andare ?!

avatarjunior
inviato il 07 Dicembre 2019 ore 11:45

Non riesco a leggere tutto, ma complimenti..! ;-)

Immagino tu abbia fatto le tue ricerche, ma guidare il proprio mezzo (hai la macchina giusto?!) in Pakistan, India e China deve essere un grattacapo mica da ridere.. in Pakistan sono sicuro tu debba essere scortato per un buon pezzo sulla via per il wagah border..

Safe road..! Cool

avatarsenior
inviato il 07 Dicembre 2019 ore 11:45

Google maps da un blocco nell'entrare in India dal Pakistan e non capisco come mai .

Arriva fino a Lahore ma pur essendoci la strada , non prosegue oltre .
Ad ogni modo penso che con 200 ore di guida si arrivi tranquillamente da Milano ad Hong Kong ... la parte più pericolosa penso sia quella che sta attraversando ora l'autore del topic .

avatarjunior
inviato il 07 Dicembre 2019 ore 11:54

Tra India e Pakistan esiste un solo confine aperto agli stranieri, il wagah border, che può chiudere senza apparente ragione e preavviso (come qualsiasi altro confine nel circondario) e da quanto ricordo ultimamente era appunto chiuso..

Mentre la tratta più pericolosa della traversata Europa/Asia per la rotta sud (iran-pakistan-india) è sicuramente il Baluchistán.. tuttora nonostante il governo pakistano abbia, da pochi mesi, aperto i confini consentendo l'accesso tramite evisa si viene scortati militarmente, ed i report in generale di chi l'ha comunque fatto non sono incoraggianti.. ma è possibile, spendendo qualche soldo..

Con il proprio mezzo (a motore) il tutto diventa enormemente più complicato.. in china ad esempio, senza considerare carnet di viaggio e patente internazionale, non è consentito guidare liberamente entrando nella regione dello xinjiang (che confina con Pakistan, Tajikistan, Kyrgyzstan e Kazakhstan) ed oltre a doversi sorbire gli infiniti controlli bisogna pagare una guida per tutta la durata del viaggio, vitto e alloggio compresi..
Il confine più alto al mondo, sulla strada più alta al mondo, tra Pakistan e china, non è più liberamente attraversabile nemmeno a piedi o bicicletta o con mezzi "pubblici", ma solamente con tour.. etc etc

avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2019 ore 0:12

Giorno 29 – 07 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Credo di essere l'unico ospite dell'Hotel. A colazione per la prima volta mi portano la Tahin, la crema di sesamo vista preparare nei bazar, che zuccherata diventa veramente squisita. Ne mangio una bella quantità, speriamo non mi crei problemi. Mi dirigo a nord e poco dopo imbocco la strada che porta alle oasi di Mesr e Farahzad. Il traffico scompare. In questa stagione priva di turisti passa un'auto ogni mezzora. Mi fermo spesso ed a lungo ad assaporare sensazioni a cui mi sono riabituato in questo inizio di viaggio, ma che mai riescono a portarmi all'assuefazione. La musica, che mi serve anche per estraniarmi dai rumori del traffico, qui tace. Ultime note stonate che ancora mi legano al resto mondo sono il lungo nastro del buon asfalto che vedo davanti a me e la non buona, ma presente, connessione telefonica.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3406109&l=it

Una sterrata sulla destra è un richiamo irresistibile. Maps.me mi indica ad una cinquantina di chilometri un'oasi, ma la meta per me conta poco o nulla. Vado. Il deserto adesso mi avvolge totalmente. Dopo una ventina di chilometri di buon sterrato interrotto ogni tanto da segnalati pericolosi sprofondamenti del terreno provocati da un'acqua ora assente, mi fermo a lungo accanto a delle basse antiche costruzioni. Nel piatto Dasht-e Kavir vedevo qualcosa davanti a me, senza all'inizio capire cosa fosse, da almeno cinque chilometri. Ci sono sempre almeno due costruzioni, una è la casa che ha un unico piccolo ambiente, ma l'altra cela l'indispensabile riserva d'acqua proveniente da un pozzo o da una sorgente. Alcuni grossi libri su uno scaffale, delle stuoie per terra e resti di un recente fuoco nel minuscolo caminetto sono segnali di una frequentazione saltuaria. Il telefono vanamente cerca un contatto, per chilometri tutto intorno nessuno potrebbe celarsi alla mia vista, un soffice tiepido vento lentamente corre ed innervosito sibila scontrandosi con l'inaspettata costruzione, unico suono percettibile che con le sue variazioni mi suggerisce lo scorrere del tempo.





Devo continuare.
La strada adesso è sassosa e dura e l'Ammiraglia viene prepotentemente scossa. Ad una quindicina di chilometri dalla sconosciuta meta devo entrare ed uscire continuamente dal letto asciutto di un fiume stagionale e più volte devo scendere a scegliere il passaggio migliore o togliere qualcuno dei pietroni che adesso sono diventati strada. Mi lascio lentamente alle spalle un chilometro dopo l'altro ed i continui pensieri di abbandono, e finalmente ne esco. Il premio finale è la minuscola incantevole oasi di Arousan.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611459&l=it

C'è solo un uomo e mi spiega di non vivere lì. Mi chiarisce, stupito, che la strada che ho fatto io non la fa nessuno perché è troppo dissestata, l'Ammiraglia ha dimostrato una volta di più di essere inarrestabile. Una grande vasca raccoglie ed incanala le acque della indispensabile sorgente. Palme ovunque.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3406111&l=it

Molte antiche costruzioni di fango sono in rovina.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611461&l=it

Qualche abitazione è in buone condizioni, evidentemente utilizzata regolarmente.
A gesti mi faccio indicare la direzione migliore da prendere per tornare indietro.
Altri dieci, forse quindici chilometri, ed arrivo ad un'altra oasi, Kuzeh Gaz. Non regge il confronto. Ci sono solo tre muratori che stanno ristrutturando quello che diventerà un alloggio per turisti. Li trovo in pausa pranzo e mi offrono l'immancabile cay che volentieri accetto ed anche da mangiare che ringraziando rifiuto. Loro dormono lì e di giorno lavorano. Non c'è nessun altro nell'oasi. Chiedo anche a loro della strada per tornare nel mondo. Non è semplice perché partono varie sterrate. Alla fine capisco che devo tornare indietro nuovamente verso Arousan e prendere una deviazione. Maps.me mi indicava già esattamente il percorso, ero io che avevo frainteso le spiegazioni e pensavo ci fosse una sterrata completamente diversa che la mappa non mi segnalava. La strada è la stessa dell'andata, solo che c'è una deviazione che salta completamente il durissimo tratto che intercetta il fiume, deviazione che non avevo preso venendo perché più lunga.
Google Maps non contiene queste sterrate e quindi non riesco ad inserirle sulla mappa online del viaggio.
Riguadagnato il morbido asfalto riprendo l'intento originario ed arrivo a Mesr e Farahsad. Piene di Guest House al momento vuote sono visivamente graziose, ma le potrei apprezzare solo non avendo visto Arousan.


avatarsupporter
inviato il 09 Dicembre 2019 ore 0:17

Giorno 30 – 08 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Un mese. Lo scorrere del tempo mi è dato prevalentemente dallo svuotarsi dei blister delle pillole della pressione. La percezione è varia. Mi sembra pochissimo, ma già molto del vissuto è svanito o si confonde di date e luoghi. Rivivrà solo grazie allo scritto. Nella grande rotatoria ad uno degli ingressi di Khur, due grandi costruzioni coniche un tempo proteggevano l'acqua piovana che veniva qui incanalata, adesso fanno comprendere ai turisti quale sia il vero tesoro di questi luoghi. Come quasi in tutti i villaggi e le città anche qui ci sono strade in cui campeggiano i volti di militari caduti. Non ho chiesto, ma è facile intuire che sono il prezzo altissimo pagato dall'Iran nella lunga guerra degli anni ottanta con l'Iraq.
Il cielo oggi è grigio e fittamente annuvolato.
Mi dirigo stavolta a sud verso Bayazeh. Al centro di un rettilineo di vari chilometri in cui potrei con ampio anticipo vedere chi volesse attentare al mio isolamento, un centinaio di cammelli pascola sparso su un'ampia superficie. Alcuni sono vicini alla strada, altri lontani da distinguersi a stento.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3406121&l=it

In seguito saprò che tutti hanno comunque un padrone da cui tornano la sera. Sebbene liberi di scappare, restano. In un'oasi abbandonata ed ormai cadente mi aggiro con difficoltà vanamente cercando prospettive interessanti. Solo qualche palma sembra non risentire della evidente scomparsa dell'acqua, probabile vero motivo dell'abbandono.
A Bayazeh uno storico grande castello di sabbia, il Narin ghale, le cui mura alcuni operai arrampicati su traballanti impalcature sono impegnati a restaurare, è accessibile a pagamento.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611515&l=it

L'interno è un meraviglioso dedalo di passaggi, scale e spiazzi non ancora completamente riportati ai fasti di un tempo e questa incompiutezza aggiunge altro fascino a questo luogo in cui le basse volte mi costringono ad un costante inchino alla bellezza.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611502&l=it




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Il resto di Bayazeh è un susseguirsi di cadenti fiabeschi tristi sabbiosi scorci.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611518&l=it

Nei pressi di Khur c'è un grande lago prosciugato che a tratti ricorda un salar. Nel bianco sale che sembra neve passano lentamente altri cammelli e lo spettacolo, nel cielo scuro della fine di un altro oggi, è certamente inusuale.




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avataradmin
inviato il 09 Dicembre 2019 ore 10:38

Che meraviglia! Ancora complimenti sia per i racconti che per le foto. Penso che queste immagini siano veramente l'essenza di quello che dovrebbe essere il reportage di viaggio: non una ricerca di spettacolarizzazione a tutti i costi, ma un genuino documentario di posti poco noti!

Buon proseguimento! Seguo con molto piacere i tuoi racconti.

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