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Giudea


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Giudea, testo e foto by Utente Non Registrato. Pubblicato il 09 Settembre 2011; 2 risposte, 8420 visite.





Viaggiare è come conversare con uomini d'altri secoli. Questa era la convinzione di Cartesio qualche secolo fa ed io sono d'accordo con lui. Quando prepariamo un viaggio, infatti, ci preoccupiamo di sapere prima quali palazzi o castelli, cattedrali o templi incontreremo mentre se ci immergeremo nella natura andiamo a cercare quella più incontaminata ossia quella che più assomiglia a quella vista dai nostri nonni di qualche tempo fa se non addirittura dai bisnonni di Neanderthal.
Questa ricerca più o meno consapevole del passato degli uomini e della natura altro non è, credo, che una ricerca su di sé e sulle proprie origini attraverso il dialogo con chi ha vissuto prima di noi, mediato dalle mirabolanti opere che ha realizzato o dagli affascinanti spettacoli naturali che ha potuto ammirare. Erano questi alcuni pensieri che mi accompagnavano sull'autobus che mi trasportava da Gerusalemme nel bel mezzo del deserto della Giudea. Un deserto famoso nell'occidente cristiano perché costituisce lo sfondo in cui Gesù ha ambientato la parabola del buon samaritano.

Il deserto di Giuda è calcareo, la pioggia cade raramente (manco a dirlo!), ma quando ciò accade, da ottobre a marzo, i beduini del deserto sanno che mai devono accamparsi nei pressi del letto di un wadi, il letto di torrente asciutto che improvvisamente può trasformarsi in un vero e proprio fiume. Il suo spettacolare paesaggio, aspro ed irregolare, si distingue per il suo continuo mutamento: monti, rocce e colline fronteggiano pianure, wadi e canyons profondi fino a 500 metri, scavati dai numerosi fiumi che attraversano il deserto in tutta la sua lunghezza e larghezza.' un deserto relativamente piccolo, esteso su 1.500 Km quadrati cinto dai monti della Giudea ad ovest e dal Mar Morto ad est.




Il suo misterioso fascino primordiale mi ha stregato fin dal primo passo.
Abbandonato, insieme al gruppo di cui ero parte, dall'autobus dopo un tratto di superstrada, mi incammino lungo il tracciato di una vecchia strada romana entro la vallata del Wadi Kelt in direzione Gerico. Sulla carta il cammino è in discesa! Gerico infatti, la città "più in basso" della terra, si trova a 240 m sotto il livello del mare e da Gerusalemme (a meno di 30 km di distanza), che è sopra di quasi 800 m, fino a qui si continua a scendere.

Di mattina il deserto sembra addormentato eppure già vive di vita propria, discreta ed intensa. Vive di alcuni verdi alberi che si ergono a mo' di sfida tra la sabbia e le rocce, di piccoli cespugli che si aggrappano alla vita abbeverandosi dell'umidità notturna, di qualche piccolo scorpione che impaurito si nasconde pronto e veloce tra le rocce. Vive delle greggi di pecore e capre nere (che purtroppo ho potuto vedere solo dall'autobus) che si muovono in questa immensa distesa arida a brucar cespugli o alla ricerca di acqua nei pressi delle oasi. Vive dei beduini che conducono le greggi o sbarcano il lunario offrendo a turisti e pellegrini passaggi su asini e cammelli.

I beduini, i cui accampamenti sono visibili in lontananza tra le rughe del deserto, sono gente cordiale ed orgogliosa.
Ho chiesto ad un ragazzo che mi ha affiancato per un tratto del cammino (forse nella speranza che mi stancassi e salissi sul suo asinello) da dove venisse. La risposta, in un inglese appena abbozzato, è stata apparentemente banale ed ironica nonostante il tono non lo fosse affatto: "Da casa mia". Stessa risposta alla domanda successiva su dove si stesse recando. "A casa mia".
Un po' deluso ho proseguito chiedendo qualche altra informazione sul luogo e ci siamo salutati poco dopo. Nonostante l'ammirazione che ho sempre avuto per le popolazioni nomadi, che hanno costantemente stimolato la mia curiosità, non ci sono arrivato. Mi rimane una mentalità da stanziale!
L'arcano mi è stato rivelato in serata quando ho potuto fare alcune domande alla nostra guida. I beduini considerano tutto il deserto come la loro casa. I loro spostamenti avvengono sempre entro quest'area, quindi non escono mai di casa! Il ragazzo mi diceva la sua pura e semplice verità senza irridere questo ingenuo europeo. Un cosmopolita, a suo modo.







Ho percorso circa nove km, poco meno di un terzo (il primo) è su strada asfaltata. Il deserto, infatti, fa parte dei territori palestinesi occupati dall'esercito di Israele che per agevolare l'installazione ed il passaggio di cavi elettrici ha asfaltato alcune strade. Nonostante questo squarcio, il paesaggio desertico ha mantenuto intatto, a mio avviso, il suo fascino.

Nel primo tratto, la strada si snoda tra i calanchi di arenaria asciutta e lentamente scende. In lontananza le colline calcaree si susseguono sinuose. Corrispondono a tutto quanto mi affiora alla mente quando sento parlare di deserto.
Colori chiari, talvolta accecanti. Inizialmente predominano il bianco, il giallo, il marrone ed il grigio. Roccia, sabbia e terra si alternano con sorprendente singolarità. Solo il cielo, di un azzurro intensissimo, se ne esime. Al termine della strada asfaltata inizia un sentiero sterrato che inizia a scendere in maniera più decisa. Il paesaggio cambia. Tutto è molto più ristretto. La vallata è ora circondata da alte pareti rocciose da entrambi i lati del suo cammino. Domina il rosso che ammanta con le sue sfumature anche gli altri colori. I contrasti, ora non più solo con il cielo, divengono più definiti.

Anche qui, come prima, il silenzio è ineffabile. La sensazione dell'infinito è più forte che in qualunque altro luogo che abbia mai visitato. Più in basso si scopre un'altra perla: la ?laura' di San Giorgio Koziba. Un monastero ortodosso, caratteristico del deserto, abbarbicato come un nido ad una parete rocciosa del wadi. E' stato costruito alla fine dell'800 in corrispondenza di un'antica grotta. Le pareti del wadi, infatti, sono tutte segnate da molte grotte, che accolsero per diversi secoli gli anacoreti i quali, nella solitudine e nel silenzio, vissero una vita di preghiera e di contemplazione. Sorprendente la posizione delle grotte nei punti più remoti ed inaccessibili.
All'interno del monastero un tesoro di icone da fare invidia ai più famosi dei nostri musei. Sembra impossibile che degli uomini siano riusciti a costruire ed a vivere qui. Ma anche questo è il deserto, una sintesi che racchiude finito ed infinito.




Il cammino dal monastero verso Gerico è molto simile ai sentieri di alcune delle nostre montagne. Molti saliscendi e flora ridotta ai minimi termini. Impressionanti i canyon. Profondi. Come il mare.
Il sentiero si affusola lungo la parete mentre la valle si amplia passo dopo passo nell'avvicinarsi alla città finché non diviene visibile Gerico stessa. All'uscita dal Kelt, una splendida oasi verde di circa 5 km di diametro all'interno della valle bruciata del Giordano. Sorgenti abbondanti infatti ne fanno un giardino di palme, agrumi, bougainvilles dei più svariati colori oltre ad altre piante e fiori di ogni genere.

Gerico è considerata la "culla della civiltà", perché è la più antica città della storia, tuttora esistente. Gli uomini vi si stabilirono nell'ottavo millennio a.C., ma essa entra a far parte della storia propriamente detta nel XIII secolo a.C., al momento dell'entrata del popolo ebraico nella Terra Promessa. Oggi è una cittadina araba rinchiusa ed oppressa (vi prego di perdonare quest'unico giudizio ma è la stessa, ripetuta, impressione che ho sperimentato anche in altre situazioni nel resto del mio viaggio) entro i check-point ebraici.

A Gerico, finalmente, dopo una levataccia al mattino presto e molte ore di cammino, il meritato pranzo a base di carne, verdure e frutta locali. Nel pomeriggio, in autobus, raggiungiamo il confine est del deserto di Giuda. A poca distanza dalle rive del Mar Morto arriviamo a Qumran, luogo di grande interesse storico ed archeologico, perché intorno alle sue rovine sono state fatte scoperte molto importanti negli anni 1947-58. In una caverna di Qumran vennero infatti rinvenuti i Rotoli del Mar Morto, che hanno contribuito a fornire maggiore chiarezza nei confronti della Bibbia e dell'epoca in cui furono scritti i libri di cui è composta.

Nonostante si trovi nei pressi del Mar Morto, Qumran è ancora in pieno deserto. I colori chiarissimi che favoriscono il riverbero e la percezione della calura ed una presenza di sabbia maggiore rispetto alla vallata del Wadi Kelt forniscono un impressione di aridità ancora più grande. Le antiche rocce sul versante orientale del deserto torreggiano fino ad un'altezza di 300 metri alle spalle del Mar Morto. Questo lago, chiamato in ebraico "mare del sale" per la sua forte salinità (tocca il 25%) dovuta alla fortissima evaporazione, ha una concentrazione cinque volte superiore a quella degli altri mari e non permette alcuna forma di vita. Le sue sponde sono invece vivissime e multicolori.




Dopo una giornata di sole a picco ci siamo meritati un bagno. Il bagno in queste acque è un'esperienza particolarmente suggestiva: infatti la densità dell'acqua è tale che il corpo umano galleggia senza bisogno di nuotare o rischio di affondare. Merita una visita!

Dimenticavo! Qui si parla di fotografia quindi do un minimo accenno all'attrezzatura utilizzata: 350D, 17-55 e filtro polarizzatore. Avevo con me anche il 70-200 che non ho sentito il bisogno di usare. Gli spazi erano così strabordanti che per i particolari sono stati sufficienti 55mm (e magari qualche crop!). Dal punto di vista tecnico non vi sono state particolari difficoltà. Bisogna regolare di soggetto in soggetto la sovraesposizione da utilizzare ma ci si abitua in fretta ;-))

Non posso concludere il racconto di un viaggio nel deserto senza citare "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry con parole che sento molto mie: «Eravamo all'ottavo giorno della mia panne nel deserto, e avevo ascoltato la storia del mercante bevendo l'ultima goccia della mia provvista d'acqua . - Ah, dissi al piccolo Principe, sono molto graziosi i tuoi ricordi, ma io non ho ancora riparato il mio aeroplano, non ho più niente da bere, e sarei felice anch'io se potessi camminare adagio adagio verso una fontana! (..) Mi guardò e rispose al mio pensiero: - Anch'io ho sete... cerchiamo un pozzo... Ebbi un gesto di stanchezza: è assurdo cercare un pozzo, a caso, nell'immensità del deserto! Tuttavia ci mettemmo in cammino (..) - ll deserto è bello, disse il piccolo Principe. Ed era vero! Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio... ? Ciò che abbellisce il deserto, disse il piccolo Principe,è che nasconde un pozzo in qualche luogo...»



Antonio Agostino Ninone si occupa di inserimento e mantenimento lavorativo di persone con disabilità, un lavoro che ama tanto quanto la fotografia. Scrive di sè: "mi piace uscire presto al mattino, ascoltare il click dell'otturatore dopo aver curato la composizione, osservare le ombre che si allungano al tramonto, godermi il silenzio sul campo al termine degli allenamenti, prendere in giro i miei amici milanisti, calpestare le foglie secche nei boschi d'autunno, giocare sotto la pioggia, Andrea un mio, ehm, "affezionato cliente" quando dice "poc'anzi" ? non mi piace scoprire dopo uno scatto irripetibile che ho dimenticato settato 1600 ISO, chi parla sempre senza ascoltare prima, il rumore sonoro ed elettronico, chi parla di meritocrazia laddove la linea di partenza non è la stessa x tutti, guardare foto con i colori troppo saturi, quei politici che stanno dalla parte dei più deboli solo in campagna elettorale, dover togliere la condensa dai vetri dell'auto, salutare per l'ultima volta, spolverare..."



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avatarjunior
inviato il 07 Luglio 2013 ore 14:25

Io vado tutti gli anni in Terra Santa e Luoghi storici e le foto che hai inviato sono un tuffo al cuore dalla bellezza e dai ricordi. Tutti i miei complimenti.


avatarsupporter
inviato il 29 Luglio 2014 ore 22:12

Bello il tuo racconto; ci sono stato lo scorso agosto, sono passato per Gerico e il deserto di Giuda, ho incontrato anch'io un beduino molto fiero - Ibrahim - dal quale abbiamo acquistato monili in argento e pietre, e dal quale abbiamo avuto riscontri molto cordiali e amichevoli. Le tue foto sono le mie foto, cariche di nostalgia.
Complimenti e per il racconto e per la "biografia".
Un cordiale saluto.
Mauro





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