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Stambecchi al Gran Paradiso


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Stambecchi al Gran Paradiso, testo e foto by Utente Non Registrato. Pubblicato il 09 Settembre 2011; 1 risposte, 8837 visite.





Canon 30D, Canon 300mm f/4 L IS USM, 1/800 f/4, ISO 800.

Ho sempre frequentato la valle dell'Orco, fin dalla mia piu' giovane eta'. Mi ricordo di domeniche passate con i miei nonni nei prati di Ceresole, con tanto di tavolino e sedie. Nel corso degli anni ho continuato a frequentare la valle, praticando l'arrampicata; interi weekend passati alla ricerca delle pareti piu' nascoste, ad arrampicare sotto il sole respirando l'aria che i pionieri dell'arrampicata hanno respirato prima di noi. Solo ultimamente, avvicinandomi al mondo della fotografia, ho incominciato ad osservare la valle con occhi diversi; attraverso il mirino della mia macchina fotografica, è tutta un'altra cosa, ma altrettanto affascinante.

La valle dell'Orco inizia inizia dall'abitato di Cuorgnè, ed, arrivando alla frazione di Fey, si entra ufficialmente nell'area parco del Gran Paradiso, teatro della giornata di caccia fotografica che descrivero' in questo articolo.

Sono le 5.50 di mattina e, guardando fuori dalla finestra, il cielo è completamente grigio, ma non piove; considerando che qui al Nord-Ovest sono settimane che piove, posso ritenermi fortunato. Un caffè veloce, una controllata alle memory card formattate e sono gia' in macchina. Avendo la fortuna di abitare vicino al Parco nazionale del Gran Paradiso, dopo circa quarantacinque minuti di guida sono all'altezza del lago di Ceresole. Sto guidando a velocità di crociera, quando in lontananza in mezzo alla strada vedo un'uccello: avvicinandomi noto con stupore che si tratta di un'esemplare di Upupa (Upupa Epops)! Per non farsi investire si è involata all'ultimo minuto facendomi sobbalzare sul sedile.




Canon 30D, Canon 300mm f/4 L IS USM, 1/160 f/4, ISO 500.

Ripresomi dallo shock, dopo pochi minuti raggiungo la frazione dei Chiapili, dova la cascata omonima, sembra aver risentito delle pesanti piogge dei giorni precedenti, cosi' come i prati dei pendii adiacenti. Non poco lontano scorgo due stambecchi intenti tranquillamente a brucare l'erba bagnata; in un'istante parcheggio, il tempo di indossare gli scarponi e sono gia' sul bel pendio esposto a Sud. Iniziano i primi scatti, come ottica monto il nitido Canon 300 f/4 con extender su una 30D, ma poco dopo, vista la mole dei mammiferi, preferisco usarlo "liscio" godendo di maggior nitidezza. Vista la nuvolosita', la luce non è molta e scattando a mano libera, devo alzare gli ISO fino a 500/ 640.
Tutto d'un tratto si sente non poco lontano, un forte rumore di scornate: sono due maschi che stanno apparentemente bisticciando, non si capisce bene per cosa, visto che la stagione degli amori è in pieno inverno, quindi gia' conclusa. Provo qualche scatto, ma nonostante sia a tutta apertura, e nonostante gli alti ISO, riesco a scattare con otturazioni intorno al 1/125- 1/200 di secondo, che non mi garantiscono di certo l'assenza di micromosso, specie con due esemplari di stambecco in piena lite! Dopo il riappacificarsi dei due esemplari, mi dirigo a monte e intanto la luce si sta piano piano impadronendo della vallata, permettendomi così di abbassare un po' la sensibilità.




Canon 30D, Canon 300mm f/4 L IS USM, 1/1000 f/4, ISO 200.

Raggiungo un piccolo ripiano erboso, dove una ventina di stambecchi, tra maschi, giovani e femmine anche se poche, sono tutti intenti a brucare l'erba fresca, ancora bagnata dalla pioggia caduta la notte prima. Presentano un manto in via di evoluzione: stanno perdendo la pelliccia invernale, a beneficio del classico manto marrone scuro decisamente piu' estivo. Anche tra gli arbusti o sulle pietre è possibile vedere brandelli di pelliccia che staccano grattandosi vigorosamente.

Il piacere di fotografare questi mammiferi per una volta tanto, sta anche nel fatto che il piu' delle volte il 300mm risulta essere lungo! In queste situazioni, una buona alternativa potrebbe essere il Canon 100-400; sono abbastanza confidenti da concedere anche primissimi piani. Alcuni esemplari sono marchiati con piccole graffette colorate, probabilmente utilizzate dai guardaparco per censire gli stambecchi e magari verificarne gli spostamenti. Di primo acchito puo' sembrare di fotografare allo zoo, ma vi assicuro che non è cosi, specie d'estate quando gli animali salgono di altitudine ed è possibile vederli solo dopo molte ore di marcia.

Dopo i primi scatti ho notato che gli stambecchi sussultavano un poco in seguito ai clack della mia reflex, ma senza mai allontanarsi; penso che gli sia rimasto in mente il rumore del fucile dei guardaparco caricato a dardi contenenti sonnifero. Poco dopo pero' non facevano piu' caso alla mia presenza, a patto che io non invadessi i loro spazi, previa un fischio di avvertimento, simile a quello dei camosci.




Canon 30D, Canon 300mm f/4 L IS USM, 1/1250 f/4, ISO 200.

Intanto cerco con lo sguardo la presenza della Volpe, che so essere presente qui' cosi' come l'Aquila reale (Aquila Chrysaetos), ma niente; riesco solo ad avvistare per qualche secondo un'aquila sui pendii a monte. Gli stambecchi sono animali abbastanza imponenti e i maschi arrivano a pesare anche intorno ai 100 kg; gli anelli che hanno sulle corna indicano approssimativamente la loro età; come si può intuire, gli esemplari con corna lunghe sono i più longevi. Non ho sentito i fischi delle Marmotte, evidentemente vista la giornata preferiscono anche loro stare rintanate. É da poco iniziata una leggera pioggerella, che finira' per fortuna da qui' a poco. Intanto il branco di stambecchi si è spostato sulla strada; il passaggio di qualche escursionista non sembra dia loro fastidio; mi concedo il lusso di qualche fotografia con gli zoccoli sull'asfalto, meno naturalistica, ma certamente d'effetto.

Riguardando alcuni scatti, posso dire di non avere grossi problemi di esposizione, sottoesponendo da 2/3 di stop a 1 stop, le foto sono ben equilibrate; l'unico problema che noto è che scattando a mano libera, è inevitabile avere qualche scatto mosso?ma tenendo conto della stanchezza dopo la marcia sui sentieri di montagna, non posso che lodare l'efficacia dello stabilizzatore, che pur essendo di prima generazione si è dimostrato molto utile.

Avendo gia' un buon numero di scatti di stambecchi, decido di scendere un po a valle in macchina e prendere un sentiero che so essere molto frequentato dai camosci, ma soprattutto dove c'è lei, la regina delle Alpi?l'Aquila Reale, avvistata poco fa. Trovo alcuni camosci, un po piu' diffidenti degli stambecchi appena fotografati, ma in ogni caso preferisco continuare la ricerca dell'aquila che ho visto altre volte sempre nello stesso posto.




Canon 30D, Canon 300mm f/4 L IS USM, 1/2000 f/4.5, ISO 400.

Continuo a salire, alternando marcia con qualche sosta e guardando a monte nel tentativo di scorgere l'aquila, ma lei non si fa vedere, quasi sapesse che la sto cercando! Giunto sul falsopiano scorgo qualche esemplare di camoscio intento a riposare, ed anch'essi presentano lo stesso manto "in via di sviluppo" come gli stambecchi. Ricordo che lo scorso febbraio feci un'uscita in settimana sempre qui' in Gran Paradiso, mi presi un giorno libero infrasettimanale per poter godere della wilderness che solo durante la settimana il parco puo' offrire.

Stavo seguendo uno sparuto gruppo di camosci, quando sbucando da un pendio, vidi una volpe che subito si allontanò di corsa e frettolosamente passò proprio in mezzo a questo gruppo di ungulati; questi ultimi non fecero neanche una piega e si comportarono come se nulla fosse! Peccato che non ebbi la tempestivita' necessaria per fotografare l'evento, ma vi garantisco che fu uno spettacolo.

Quel giorno decisi di esplorare la zona- sconosciuta, almeno per me - che si rivelò molto buona dal punto di vista paesaggistico, ma non altrettanto per la caccia fotografica, scopo che mi ero prefissato. Ero salito in direzione del colle Sia', una mulattiera molto battuta e ben tenuta?forse è proprio per questo che i selvatici si mantengono alla larga. Una volta sceso decisi di andare più a monte, a patto di guidare qualche chilometro con la macchina, e lì feci un'incontro ben più' emozionante.

Salii con la macchina fino all'altezza della seconda sbarra(in inverno la strada viene chiusa al traffico da una certa altezza in poi) e non trovando niente di eccezionale, decisi di tornare indietro.

Nel mentre che tornavo indietro, vidi a pochi metri dal finestrino una volpe sorniona che prendeva pigramente il sole; iniziai a scattare direttamente dal finestrino dell'auto, ma con un 300mm + converter, riuscivo solamente a fare ritratti. Parcheggiai immediatamente l'auto, smontai il converter ed iniziai nuovamente a scattare; intanto la volpe si era allontanata un pò, cercando anche di nascondersi in qualche modo, mantenendo gli occhi fuori dai cespugli ma abbassando le orecchie... un'atteggiamento molto divertente.

Fui ripagato al 100% dall'assenza di scatti fatti alle colle Sia' e non avrei potuto chiedere di meglio. Guardo l'ora, e l'orologio mi comunica che la mattinata fotografica è praticamente finita, il tempo di scendere, fotografare una curiosa Marmotta che nel frattempo si stava sollazzando, uno sguardo agli scatti effettuati e posso salire in macchina direzione casa. Guidando ripenso alla mattinata appena trascorsa, alla fatica di svegliarsi presto, all'immensa wilderness che un posto come il Gran Paradiso puo' offrire, una vallata che sembra immutata cosi' come la lascio' il re Vittorio Emanuele, quando decise di istituirla parco nazionale. Lentamente le curve dell'abitato di Noasca si mescolano ai ricordi, alle scalate con gli amici piu' cari, ai frammenti di vita che ho speso in questa valle.....


Itinerario




Canon 30D, Canon 300mm f/4 L IS USM, 1/3200 f/4, ISO 400.

Per chi proviene da Milano, Genova o Torino, prendere la tangenziale che conduce a Caselle aereoporto (sui cartelli c'è l'aereo
stilizzato) e dopo pochi km sulla dx si trova il cartello che indica l'uscita per Rivarolo, Cuorgnè e Gran Paradiso (versante Piemontese). Proseguire in direzione di Cuorgnè e dopodichè per Ceresole.
L'uscita da me descritta si svolge all'imbocco del sentiero che conduce al Colle della Terra; per raggiungerlo occorre superare il
lago artificiale di Ceresole e proseguire verso monte. Dopo pochi km si superano 2 tornanti e proseguendo in salita si
giunge alla base della cascata dei Chiapili; una cascata imponente sulla destra. Parcheggiare ed imboccare il sentiero segnalato da cartello in direzione Colle della Terra.
Su questi pendii esposti a sud è stata descritta questa mia uscita fotografica; ovviamente il territorio del PNGP è molto vasto ed è
quindi possibile avvistare molti selvatici ovunque.


Massimiliano Vigna fin da giovane ha subito il fascino selvaggio delle montagne; lo stesso fascino lo ha spinto a scalarle, dal Monte Bianco al Gran Paradiso, dalla roccia al ghiaccio. Ultimamente ha scoperto il fascino della fotografia, che gli ha permesso di affrontare la montagna con piu' serenita' senza pensare di dover caricare la corda in macchina! Potete vedere le suo foto alla pagina www.flickr.com/photos/21845626@N07/



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avatarsenior
inviato il 24 Marzo 2013 ore 8:44

Bel viaggio,ben raccontato e ke posti Fantastici:-P...complimenti x tutti i tuoi articoli!





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