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I Laghi dell'Alto Serio


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I Laghi dell'Alto Serio, testo e foto by Utente Non Registrato. Pubblicato il 09 Settembre 2011; 0 risposte, 6931 visite.





Lago Malgina

La testata della Valle Seriana, (provincia di Bergamo), più precisamente la zona che comprende il bacino artificiale del Barbellino e tutte le vallette sue tributarie, è un territorio montano di notevole interesse naturalistico. Dal punto di vista prettamente fotografico offre numerose opportunità: panorami montani, deliziosi laghi e laghetti glaciali, fauna selvatica anche di facile approccio, in particolare ungulati e marmotte. Ci troviamo nel "cuore" del parco delle Orobie bergamache, che comprende il versante meridionale della catena orobica e si estende su una superficie di 63 mila ettari.
E' consigliabile prevedere una visita di almeno due giorni, la zona è servita in modo egregio da due ottimi rifugi: il rifugio Curò, ed il rifugio Barbellino, nei pressi del lago naturale del Barbellino. Si parte dal paese di Valbondione, direzione quindi del rifugio Curò e lago artificiale del Barbellino; personalmente sconsiglio di seguire il percorso normale rappresentato da una mulattiera ma di prendere in direzione dell'antico borgo di Maslana, affascinante contrada, una delle più incantevoli della Bergamasca, che può essere raggiunta solo a piedi e che grazie a questo mantiene caratteristiche architettoniche ed urbanistiche dai sapori antichi: case in pietra con tetti in ardesia, viottoli ciottolati, fontane, balconate in legno. Anche ripari ricavati sotto a grossi massi caduti dai fianchi del soprastante pizzo di Coca, la cima più elevata delle alpi Orobie (mt 3050). Questo antico insediamento rurale si adagia su una soleggiata posizione che permette lo sguardo sulla parte terminale dell'alta Valle Seriana.




Tramonto a Maslana

Il borgo era stato in gran parte distrutto da un incendio nel 1979, poi ricostruito dai proprietari che decisero di riedificarlo esattamente com'era. Subito dopo l'abitato, un ponticello ad arco permette di scavalcare il fiume Serio portandosi alla sinistra orografica, in una piana di larici. Sopra poche centinaia di metri, sul fianco destro del pizzo Coca, si staglia una vertiginosa guglia di granito, terreno ideale per salite alpinistiche anche molto impegnative: il pinnacolo di Maslana. Il sentiero riprende a salire incontrando subito "i grandi macigni". Sotto di questi è stato recentemente costruito l'osservatorio faunistico di Maslana, anticamente un ricovero per pastori. L'inaugurazione ufficiale è avvenuta lo scorso 20 Settembre 2008. La struttura - anticipa il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche, Franco Grassi-è nata dall'idea di creare una base facilmente raggiungibile e alla portata di tutti, per offrire l'opportunità di avvicinarsi alla natura e di osservare nel loro habitat alcune delle più significative specie animali presenti nel parco. L'osservatorio è dedicato ad estimatori di animali selvatici, amanti della fotografia ma anche a ospiti più giovani, scolaresche dei vari livelli (scuole elementari, medie e superiori). Sarà anche un centro per lo studio della storia e dell'economia della parte alta della Valle Seriana e in particolare di Valbondione, l'ultimo paese della valle, con la possibilità di raccogliere informazioni estremamente vive sugli spostamenti necessari alla popolazione di allora per raggiungere i posti di lavoro, fossero essi miniere, campi o prati di alta montagna".

Da questa posizione è ora possibile scorgere il triplice salto delle cascate del Serio che per un totale di 315 mt sono le più alte d'Italia e le seconde in Europa. A causa dello sbarramento artificiale del Barbellino, dal 1931 le cascate non sono più visibili.Ggrazie ad accordi tra Enel ed enti locali attualmente è possibile ammirarle 5 volte l'anno in date suddivise nei tre mesi estivi di Luglio, Agosto e Settembre. Il sentiero sale ora zigzagando su un prato molto inclinato e poco sopra si congiunge alla mulattiera principale, ora certamente più interessante perché in luogo aperto e panoramico; la seguiremo e in un'ora o poco più potremo così arrivare alla piana del bacino artificiale del Barbellino. La diga a gravità a pianta arcuata venne eretta tra il 1926 ed il 1931, raccoglie tutte le acque dell'alto Serio e raggiunge la ragguardevole dimensione di 12, 1 Km2 e quasi 19 milioni di m3 d'acqua. Il sottostante bacino artificiale di Valmorta (terminato nel 1923 con lo scopo di poter fornire l'energia per i lavori), nel quale vengono convogliate le acque del Barbellino, attraverso canali di gronda alimenta la centrale dei Dossi che con una produzione media di 148 milioni di KWh è la centrale idroelettrica maggiore del bacino seriano.




La caratteristica fontana nei pressi del rifugio Curò

Il lago, il più esteso delle Orobie meridionali, è ospitato all'interno di una spettacolare conca alpina coronata da una cerchia di quinte montuose di grande interesse, tra le quali spicca il pizzo Recastello. Nella zona del lago troviamo una ricca vegetazione composta da pini mughi, rododendri, betulle e qualche larice. Sul fianco opposto del lago, quello destro orografico, sulle pendici del monte Pomnolo, muniti di binocolo si possono osservare gruppi di camosci. La mulattiera costeggia agevolmente il lago, inizialmente in piano poi, oltrepassata la cascata della Valcerviera, in leggera salita.
A questo punto per chi ha deciso di pernottare in uno dei due rifugi citati consiglio un'escursione in val Cerviera per raggiungere gli omonimi laghetti a quota 2320 mt. Dal bivio sono circa 400 metri di dislivello che si guadagnano in circa 60?90 minuti a seconda del passo. Il sentiero prende sulla destra poco prima del ponticello, si supera un primo faticoso risalto, proprio a fianco delle cascate, si guadagna un lungo falsopiano sino ad un secondo evidente salto che porta alla piana del Cornello rosso.
In questa zona è facilissimo osservare marmotte. Ci sono parecchie tane che hanno sbocchi proprio a ridosso del sentiero 321 (sentiero naturalistico Curò, che collega il lago Barbellino al rifugio Tagliaferri in Val di Scalve). Basta semplicemente acquattarsi qualche minuto tra i numerosi massi della zona per poterle fotografare. Si abbandona il sentiero prendendo a destra verso il monte Cimone. I laghetti sono poco sopra, deliziosi specchi d'acqua con generose fioriture di eriofori, alcuni dei quali quasi totalmente sopraffatti dalla torba.

Qui di solito vi pascola un cospicuo branco di camosci che però è difficile avvicinare; lo spazio è aperto e non appena avvistano qualcuno, si allontanano velocemente dileguandosi sui contrafforti rocciosi del vicino e soprastante monte Cimone. Ora possiamo tornare a valle per pernottare in uno dei due rifugi; il rifugio Curò l'abbiamo incontrato salendo, mentre se vogliamo raggiungere il rifugio Barbellino dovremo proseguire sulla mulattiera che avevamo lasciato alla volta della Val Cerviera. La mulattiera costeggia comodamente la parte sinistra orografica del bacino artificiale, si supera il torrente che scende dalla valle del Trobio, che riversa le acque di fusione delle soprastanti vedrette omonime, si entra nella valle del Serio ed in circa 20/30 minuti si perviene al rifugio.


Val Malgina

Poco prima del lago naturale del Barbellino, sulla destra orografica del fiume serio, sbocca la Valmalgina. Risalirla per raggiungere in circa mezz'ora la conca occupata dall'omonimo lago (a quota 2340 m.s.m.). Il lago di Malgina ha forma pressoché rotonda; dalla sua foce osservando verso valle, si può godere di una superba veduta dell'alto circo del Monte Gleno e Recastello, con le scintillanti vedrette del Trobio, ahimè sempre più piccole. Trattasi del glacionevato più esteso del versante meridionale delle Orobie; di questo ghiacciao, in una saletta del rifugio Curò sono esposte fotografie di varie epoche che completate da descrizioni esaurienti testimoniano il progressivo, enorme arretramento che il ghiacciaio ha subito dal ?900 ai giorni nostri.
Dal lago della Malgina si possono poi seguire due differenti percorsi: il primo a sinistra del lago, per salire alla vetta del Pizzo del Diavolo di Malgina, il secondo a destra dello stesso, per raggiungere il soprastante lago Gelt. In entrambi i casi segnalo che da qui in poi non esistono veri e propri sentieri ma si prosegue per tracce a volte poco evidenti ed occorre prestare più attenzione. Il lago Gelt è uno dei laghi più alti sulle Orobie, a quota 2560 m.s.m. E' incastonato tra alcuni dossi rocciosi ed è ghiacciato per buona parte dell'anno. Nei suoi pressi è più facile sorprendere e fotografare camosci, ovviamente se ci si muove con le dovute cautele.







L'inconfondibile forma a cuore del lago Gelt osservabile dalla forcella a quota 2730 mt

Se si è allenati, si consiglia di proseguire salendo alla forcella del lago Gelt (quota 2732 mt). Si procede come già detto su tracce di sentiero e la salita alla forcella è nell'ultimo tratto alquanto faticosa. Si scende poi all'ampio passo di Caronella cha alla quota di 2612 mt divide la Valseriana dalla Valtellina. Poco sotto il passo, a m. 2606, c'è il lago della Cima, piccolo laghetto dalle dimensioni minuscole. E' considerato comunque il lago più elevato delle Alpi Orobie. Il passo di Caronella è un passaggio frequentato in entrambi i sensi sin da tempi antichissimi da pastori, montanari, viaggiatori e pellegrini che una volta l'anno nei giorni della festività delle apparizioni della madonna facevano visita ai santuari di Tirano in Valtellina e di Ardesio in Valseriana. Si possono ancora osservare le trincee militari della grande guerra e qualche decine di metri più in basso, in territorio bergamasco, l'antica polveriera, ristrutturata e funzionante come eventuale ricovero d'emergenza.
Il sentiero scende panoramico, ben tracciato e permette di raggiungere in circa un'ora il lago naturale, o lago superiore del Barbellino (m.2129) nei cui pressi c'è il rifugio Barbellino. Durante la discesa soste di "contemplazione", per godersi la visione sulla testata dell'alta valle, sono davvero consigliate. In questa zona, sulle pendici del monte Torena (m.2911), trovasi i numerosi rigagnoli che caratterizzano le sorgenti del fiume Serio. Sosta ristoratrice al rifugio è d'obbligo, per poi rimettersi in cammino per il ritorno a valle.





La Valmorta

Disponendo di una ulteriore giornata, oppure sacrificando l'escursione in Val Cerviera, consiglio davvero una visita a questa valle. Il nome non deriva da nefasti avvenimenti, piuttosto dal fatto che è totalmente priva di vegetazione arborea. Dal rifugio Curò seguire le indicazioni per il rifugio Coca (sentiero delle Orobie), con agevole percorso, protetto in alcuni punti da catene, si raggiunge la diga e ci riabbassa fino alla base del poderoso muro. Qui si abbandona il sentiero delle Orobie per proseguire a destra (segnavia CAI 303 e 323) sui fianchi del pizzo Cappuccello. Assolati tornanti fanno rapidamente guadagnare circa 200 mt di dislivello, poi il sentiero si allarga a mulattiera protetta da muri a secco e conduce al grande piano di Valmorta con l'omonimo laghetto (quota 2140 mt), punto d'arrivo della nostra escursione. Spesso si ripete un rituale curioso, gruppi di stambecchi femmine con i cuccioli si arrampicano sul muro obliquo della diga per leccarne il salnitro. La verticalità aumenta man mano si arrampicano ed è stupefacente contemplarne l'equilibrio. Vedendoli da sopra poi il senso di vuoto e vertigine è davvero spettacolare.





Attrezzatura fotografica

Le immagini qui riprodotte sono state realizzate con una Canon EOS 350D. E' una reflex compatta e leggera. Anche se possiedo un corpo macchina di classe superiore ancora oggi nelle escursioni in montagna mi porto la 350D, decisamente più leggera e maneggevole. Devo ovviamente porre attenzione agli agenti atmosferici ma questo non è un problema. Come ottiche ho utilizzato un Sigma 10-20 f4-5.6, un canon 50 f1.8 ed un canon 70-300 is f4-5.6.
Riferimenti rifugi: Rifugio Antonio Curò, Tel. 0346 44076, www.antoniocuro.it
Rifugio Barellino, Tel. 339.6165067, www.rifugiobarbellino.com






Claudio Ranza, nato nel 1962, sin da ragazzo è appassionato di montagna in senso lato: alpinismo, scialpinismo, trekking, MTB. La passione per la fotografia nasce dopo quella per l'alpinismo. Scrive di sè: "scattavo soprattutto diapositive da rivedere poi con gli amici, in taverna, con una bottiglia di quello buono. Praticamente scatti di reportage e nulla più. Era come fare l'escursione due volte. Ho preso la mia prima reflex a fine anni 80. Ne 2000 presi la mia prima digitale, una Olympus UZ700 (una bridge), poi nel 2005 la mia prima reflex digitale Canon EOS 350D ed infine qualche mese fà la Canon EOS 50D". E' socio del circolo fotografico Photo 93 di Villa d'Ogna (BG) ed attualmente ricopra la carica di presidente. Potete vedere le sue foto alla pagina www.fotocommunity.it/pc/account/myprofile/1172542/profile/1 e picasaweb.google.it/claudioranza, e contattarlo alla mail cranza@tim.it



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