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Il (mio) Gatto Selvatico


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Il (mio) Gatto Selvatico, testo e foto by Lufranco. Pubblicato il 29 Agosto 2019; 90 risposte, 11936 visite.


3 Anni. Tre anni di studio, ricerca, amore e passione. Tre anni di sudore, scarponi consumati e sangue lasciato tra i rovi per scattare questa foto. Ma partiamo dall'inizio.

Tutto è iniziato nel 2016, quando per il complicarsi di diverse situazioni familiari, mi rendo conto di non poter più fare uscite fotografiche alla ricerca di animali importanti fuori dalla mia regione: l'Umbria.
Decido così, andando controcorrente, che avrei dovuto arrangiarmi con quel poco che offriva la mia terra. Niente paludi, mare o parchi nazionali, ma solo piccole montagne a circondare la mia bella e ahimè inquinata città: Terni.
Montagne non certo famose per la presenza di fauna o per la loro bellezza paesaggistica, ma montagne aspre e molto sfruttate dall'uomo a fini venatori e silvo/pastorali. Per non parlare dei visitatori della domenica che non fanno altro che sporcare. Ma questo ho. Questa è la MIA TERRA ed io la AMO.




Inizio allora un percorso di studio del territorio e di ricerca bibliografica, accompagnata immancabilmente dalle voci di chi quella montagna la vive: i cercatori di funghi, i pastori, cavatori di tartufi e perchè no, ho ascoltato con molta attenzione anche le voci dei cacciatori.
Mi giunge la voce da gente del posto che quì sulle nostre montagne una volta si poteva incontrare anche il "Gatto Puzzo" (così viene chiamato dalle nostre parti), ma che erano altri tempi, e che comunque vederlo sfrecciare nei boschi anche negli anni 80/90 era un'impresa da raccontare a casa.
Bene, ho un obiettivo da raggiungere. Devo trovarlo. La bibliografia è dalla mia parte. Gli studi scientifici regionali e provinciali e le ricerche e i trattati che vengono gran parte dal magico lavoro del compianto Prof. Ragni mi dicono che l'Umbria è territorio perfetto per lui. Ma certo, non si parla mai nello specifico delle mie piccole montagne un pò sfortunate. Però i fitti boschi sempreverdi di leccio che si erigono su un terreno sassoso e ricco di sottobosco, sono il suo habitat ideale.




Di certo non demordo, mi armo di fototrappole, scarponi nuovi e tanta pazienza (e di una fantastica Panda 4x4) e vado alla ricerca di qualcosa: tracce nel fango, impronte nella neve fresca, filmati o anche solo indizi o di voci di qualcuno più fortunato di me. Ed è quì che scopro ciò che non mi sarei aspettato. Una natura viva, sana, inesplorata. Una montagna che se osservata con occhi attenti ed interessati nasconde tante sorprese. E' in questo momento che la mia vita cambia. La mia terra seppur sfruttata in tutti i modi e deturpata dall'uomo, è ancora viva e merita di essere fotografata e raccontata, per quanto difficile possa essere farlo, indipendentemente dal gatto selvatico.
E tra una faina, un tasso ed un cinghiale, ad un certo punto da una fototrappola esce fuori lui. Un bel miciotto con una bella coda sospetta.




Cammina leggero e senza timore usando quei piccoli sentieri come se fossero il corridoio di casa sua. Forse ci sono. E' il 2017.
Ma prima di dedicarmi anima e sangue al suo inseguimento, devo esserne certo, perchè si sa che i gatti randagi ma anche quelli domestici, possono arrivare ovunque.
Non bastano i libri e i confronti fotografici, servono le competenze vere. E quelle grazie ad internet e grazie a nuovi amici biologi/zoologi arrivano. E con loro le prime conferme che si tratta probabilmente di un Felis silvestris.






Ora non posso mollare, quanti hanno la possibilità di vederne anche solo in video uno?
Comincio a studiare i sentieri, i percorsi e soprattutto inizio ad imparare a pensare come se fossi lui. Quali sono le sue necessità? E le sue curiosità? Dove andrei? Cosa farei? Ed in poco tempo riesco a restringere un areale, quello di una probabile femmina che vive quì e che si fa riprendere ogni tanto dalle mie telecamere sparse per le montagne.
Ma si sa che i gatti sono spiriti liberi, ed oggi li vedi quì e domani te li ritrovi dall'altra parte della montagna dove tu cercavi tutt'altro.
E allora metto insieme filmati su filmati, sotto la neve col manto folto così come in estate col pelo corto ed ispido, studio i mesi migliori, i luoghi più frequentati ed inizio a fare una statistica. Come se i gatti gironzolassero seguendo le regole matematiche!
E passano i mesi e gli anni, ed a complicare piacevolmente le cose arrivano anche (fortunatamente) le presenze di alcuni giovani miciotti. Loro sì che vivono da girandoloni!



(La data del filmato è sbagliata!)


Quando sono cresciutelli e scappano di casa perchè troppo grandi per restare con la mamma, te li ritrovi in giro, spesso di notte, nei posti più impensati! Oggi li filmi lungo un sentiero vicino alla strada, e due giorni dopo l'altra fototrappola lo registra lungo le cime della montagna vicino. Impensabile da fotografare.
Ma dopo ormai 2 anni di vita con loro, ho sviluppato la mia arma segreta: c'è un luogo, un sentiero nascosto all'uomo e agli animali più grandi dove i miei amici micetti, tra migliaia e migliaia di alberi, ne hanno selezionato in particolare uno. E' lui il prescelto. Il loro albero preferito per la marcatura. E non ci sono Santi che tengano. Ogni volta che passano di lì, soprattutto nei periodi giusti, che sia la mamma o i giovanotti, una spruzzatina o una annusatina ce la fanno. Proprio come faceva in casa il mio caro micetto Pepito prima di essere sterilizzato :D
Certo che per arrivare anche solo vicino al loro albero devo camminare carponi sotto ai rovi per diversi metri. Ma fa niente, sono pronto a tutto.

Ma veniamo a noi. Ormai è arrivato il 2019 ed io conosco le loro principali abitudini, anche se rimane impossibile prevedere esattamente la loro posizione. Però devo provare a fotografarli. Devo trovare un sistema affidabile, sicuro e soprattutto che sia il meno invasivo possibile. Ormai io e loro siamo amici e non voglio spaventarli. Sono follemente innamorato di loro e del loro stile di vita e loro sembrano tollerare bene la mia presenza costante in quei boschi e la mia attrezzatura. Anche per questo non vorrei disturbarli nè impaurirli. Pensate che ormai quando vedo in giro un gatto domestico ho il terrore che sia malato, o non sterilizzato e che si infili in qualche bosco troppo vicino al loro areale. Perchè è questo il maggiore rischio e pericolo per i miei micetti. Non è la caccia nè tantomeno gli escursionisti o i fotografi a rappresentare un problema. Loro sono folletti agilissimi e velocissimi. Sanno come cavarsela.
Ma contro l'ibridazione no, non hanno armi. E gatti rinselvatichiti o peggio gatti troppo girandoloni che abitano magari in qualche frazione montana e lasciati andare in giro magari da chi si professa amante della natura e degli animali sì. Loro rappresentano un problema enorme. Ed io ne ho il terrore.

Fotografarli usando esche odorose o alimentari? Non se ne parla proprio. Primo perchè sono sempre restio ad usare metodi invasivi, secondo perchè il gatto selvatico è immune a tali giochetti. Se ne frega proprio. Ed il rischio è quello di attirare soprattutto cinghiali col rischio poi di spaventare i mici.
Potrei pensare a degli appostamenti con capanno mobile o semi fisso? Certo, potrei provarci, ma quì gli animali sono selvatici per davvero e non c'è modo di nascondersi ai più sospettosi. Il gatto tralaltro, come tutti i felini, seppur non abbia un olfatto sviluppato come quello dei cinghiali, ha un udito incredibile e mi sentirebbe arrivare da chilometri. Il massimo risultato che otterrei da un lungo appostamento sarebbe una foto rubata a distanze siderali. Ma non è questo quello che voglio. Mi merito un bel primo piano nel suo habitat. Lo voglio guardare negli occhi e vorrei che molte altre persone meno fortunate di me, abbiano la possibilità di farlo e di innamorarsi così di lui.
Scelgo così sistemi di ripresa a distanza, provo e riprovo accessori, attrezzature, macchine, sensori e flash. Compro un pò di tutto e provo un pò di tutto fino a quando non sono sicuro di trovare la combinazione perfetta.
Qui non contano i pixel, la gamma dinamica o il rumore. Sono soltanto pensieri e ***** mentali che ci facciamo noi quando dobbiamo trovare un responsabile ai nostri insuccessi. Quì conta l'amore, la conoscenza e la fortuna. Sì, la fortuna. Moltissima.
Dal canto suo però l'attrezzatura deve essere molto affidabile, resistente e facile da usare e trasportare.

Così iniziano i viaggi con zaino carichissimo sulle spalle e borsone pesantissimo in mano, perchè quando sei lì ti può servire ogni cosa e di certo indietro non ci puoi tornare che di strada nel bosco ce n'è troppa da fare.
Iniziano gli insuccessi, escono fuori le variabili tecniche come le batterie che vanno giù per il freddo o per colpa di falene o topolini e come se non bastasse ci si mettono anche le variabili ambientali tipo la presenza di una faina troppo curiosa o di qualche cinghiale troppo pauroso ma maldestro che con un colpo di "Prosciutto" mi butta a terra tutto.




Arriva poi agosto e mi rimane meno di un mese di tentativi prima che l'apertura della stagione venatoria mi imponga di fermarmi.
Sono quasi rassegnato, ma voglio cmq provare un'ultima volta. E tiro fuori l'asso nella manica: Punto per la terza volta il loro albero preferito. Prima o poi la fortuna girerà dalla mia parte.
Uso il mio amico peluche per facilitarmi nella messa a fuoco, piazzo ed imposto la fotocamera e mi scelgo la luce. Sarà artificiale perchè quì sotto di luce non ne batte quasi mai, e quando capita, crea delle ombre paurose soprattutto d'estate. Montati i flash, i trigger e tutto il resto, faccio per montare sulla mia cara 40d una lente moderna e risoluta, quando qualcosa mi dice che devo usare il mio caro e vecchio 35-70. Di questa lente mi fido ci ho fotografato già altri animali. E' vecchia e malandata (è del 1990), ma è sufficientemente risoluta e ben costruita, e soprattutto, era la lente kit della eos 650 di mio papà. Lui, che se ne è andato da un paio di anni, amava alla follia i gatti. Proviamo così.

E avviene il miracolo. Succede esattamente quello che avevo immaginato, pensato e sperato per anni: lui, un giovane miciotto di meno di un paio di anni, scende giù per il sentiero, passa vicino al loro albero preferito e taaaac, guarda in camera.
Tutto quello che avevo fatto e previsto aveva funzionato come meglio non avrei potuto sperare. Ho indovinato l'inquadratura, la messa a fuoco, l'illuminazione artificiale e tutto il resto. La foto è già perfetta così come uscita dal raw. Non posso chiedere di meglio.
Ma soprattutto ho indovinato il gatto pensiero. Li devo amare così tanto da aver imparato a pensare come loro. Per un attimo ho immaginato di avere i baffi ed una coda con 3 anelli neri. Sapevo già da giorni che quella mattina all'alba sarei passato di lì. Sarei sceso giù lungo quel piccolo passaggio tra i sassi, avrei salutato con una annusatina il mio albero preferito e da lì al bivio non avrei voltato a destra, ma avrei puntato dritto davanti a me camminando a testa alta. Lì proprio dove il mio alter ego umano aveva piazzato quello strano aggeggio nero. Ed in quell'esatto momento sapevo già che finalmente i nostri occhi si sarebbero incontrati.










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avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:02

Bellissimo articolo David, mi hai fatto viaggiare per le tue montagne e gioire con te quando hai ottenuto ciò che sognavi. Complimenti sinceri;-)

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:09

La ricompensa di un faticoso percorso che ti ha portato al ottenere il tuo desiderio piu' grande. Questo per far capire a molti che nel nostro caso le foto e i momenti interessanti da immortalare non sono proprio dietro a casa, ma possono essere molto vicini e raggiungibili, seppur con le dovute difficolta'. E che l'impegno e la dedizione ripagano sempre le aspettative con fotografie di valenza naturalistica unica. Come questa. Io e tutti noi dovremmo imparare a sviluppare un progetto come il tuo, che solo a pensarlo scoraggia, ma tu “amico” da tenace ci hai creduto e hai raggiunto il tuo scopo. Non importa il tempo cui ci si deve dedicarci, le sconfitte, il prova e riprova, ma l'arrivarci senza smania e con in mente il risultato che e' finalmente arrivato. Complimenti ancora e saluti. Marco.

avatarjunior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:14

Leggendo mi sono visto tutto il "film" del tuo racconto, emozione e soddisfazione allo stato puro, bravo bravo bravo!!!!!;-);-);-)

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:39

hai compiuto una magnifica impresa,sono contento per te,
tantissimi complimenti!!!;-):-PEeeek!!!

avatarjunior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:44

Che ti devo dire...io ho iniziato il mio percorso nel 1998 quando vidi il mio primo lupo... è difficile spiegare alla massa cosa ti spinge a voler andare andare oltre, a cercare di capire come vivono, dove vivono e come puoi fotografare gli animali elusivi. Le tue sensazioni, emozioni, fatiche e insuccessi sono le stesse che da anni mi riempiono le ore libere. E ogni anno si fa un piccolo passettino in avanti.
Il mondo corre, la gente vuole tutto e subito... è difficile fare sacrifici per una foto. Tre anni di tempo libero per una foto al gattone? Si, ne valeva la pena, perché sei entrato a fare parte di un mondo fantastico che sta dietro casa, a portata di mano, e che nessuno vede perché inoltrarsi nel bosco, da soli, con uno zaino e cavalletto, in completa solitudine e ripercorrere la stessa strada alla sola luce di una lampada frontale (fioca, per non disturbare più di tanto) nel silenzio più assoluto, non è cosa facile. Ci vuole una enorme serenità interiore.
Ci arrivi per gradi, vincendo mille paure, tutte quelle paure che ci portiamo dietro dall'infanzia nell'inconscio, paure tutte infondate. Ci pensavo ieri sera quando , dopo aver rimontato lo zaino, ho cominciato a "bucare" con la lampada il sentiero del bosco e in pace con il mondo, accompagnato solo dai suoni e dai rumori del bosco ho raggiunto la macchina. Quelle foto rubate ci ripagano di tutto. Tu continuerai ad approfondire la tua ricerca, io la mia, l'importante è metterci passione e dedizione, i risultati prima o poi arrivano.
Ancora complimenti
Luigi

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:54

Quando hai scritto "gattopuzzo" mi hai fatto tornare bambino.... quando la nonna di un mio caro amico lo nominava noi ridevamo della sua ignoranza mentre invece gli ignoranti eravamo noiConfuso
Complimenti ancora....

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 17:57

non ho parole... al perseveranza a volte premia... BRAVO!!!

user188558
avatar
inviato il 29 Agosto 2019 ore 18:01

complimenti,per la perseveranza innanzitutto,la motivazione e l'amore per questi animali .e poi per il racconto,davvero intenso e coinvolgente

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 18:21

L'essenza della naturalistica...
Grandissimo!

avatarmoderator
inviato il 29 Agosto 2019 ore 20:10

La parte affascinante è la perseveranza, la resistenza e l'esplorazione del proprio territorio.

Racconto letto quasi in apnea , grazie per la condivisione ;-)
Ciao, Lauro

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 20:26

Complimenti!! Per l'impegno la costanza e i risultati
Il fantasmino dei boschi, è stupendo!!

avatarsupporter
inviato il 29 Agosto 2019 ore 20:55

Semplicemente Fantastico David, un racconto davvero avvincente e immagini bellissime. Se si vuole ottenere qualcosa bisogna insistere e insistere e tu hai avuto il giusto premio per averci creduto. Spero di vedere altre foto stupende come questa.
Tantissimi complimenti!!!!Sorriso
Marcello

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 21:02

Stupenda esperienza e stupendo foto racconto, complimenti.

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 22:29

Fantastico racconto che ribadisce la tua passione e il tuo impegno. Ma ci sottolinea anche come i boschi di fainco a noi non sono così disabitati come sembra. Complimenti di nuovo!

avatarsenior
inviato il 29 Agosto 2019 ore 22:58

Un racconto entusiasmante che mi ha tenuto incollato allo schermo sino alla fine. Complimenti per l'ottimo risultato raggiunto, per la costanza e perseveranza che hai avuto. Un grande documento. Bellissimo il micio dagli occhi di ghiaccio che sembra più sorpreso che spaventato. Ancora tanti complimenti.
Ciao;-)





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