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Bali


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Bali, testo e foto by Nicola Vernizzi. Pubblicato il 07 Settembre 2011; 1 risposte, 6267 visite.





Nell'agosto 2006 partivo in solitaria alla volta di Bali, perla Induista nell'arcipelago Indonesiano, non sapevo bene cosa mi aspettasse visto che non c'ero mai stato e non conoscevo personalmente nessuno che avesse mai intrapreso questo viaggio. Le mie conoscenze erano limitate a qualche articolo letto su internet ed a una guida "lonely planet", che si è rivelata poi alquanto inesatta.
Il viaggio di andata è durato una quindicina di ore circa con scalo a Bangkok(Thailandia) e già sull'ultimo aereo dopo che ci avevano consegnato il cartellino dell'immigrazione, facevo conoscenza con alcune delle rigide regole dettate dal governo Indonesiano...la quantita massima di tabacco che potevo importare nel paese era di circa 400g, io ne avevo con mè un terzo in più...me la sono rischiata...oggi come oggi, non lo rifarei, anche per sciocchezze del genere si rischia la galera o di dover sborsare un tot di quattrini.

All'arrivo ho anche dovuto denunciare alle autorità il possesso delle attrezzature fotografiche, in quanto avevo più di un corpo macchina, svariati obiettivi e il MacBook che avevo appena acquistato per una vacanza tuttafoto. In aeroporto ho conosciuto una coppia di giovani Bolognesi che per la terza volta intraprendevano quel viaggio e convinto dalla loro esperienza, ho ascoltato avidamente i loro consigli...rivelatisi in seguito completamente sbagliati per le mie esigenze.
Questi simpatici ragazzi mi raccontarono che in 3 viaggi non si erano mai mossi da Kuta, la cittadina più turistica e frequentata di tutta l'isola, distante 5Km dall'aeroporto già programmata come mia prima tappa. La sera stessa, ho cominciato a sospettare che se quello era il meglio di Bali, forse avrei fatto bene ad anticipare il mio ritorno...per le vie principali era una confusione unica, pieno di locali che facevano un gran baccano, gruppi di prostitute agli angoli delle strade e turisti perlopiù Australiani, che vagavano ubriachi fradici festeggiando tra di loro.
A riguardo di Kuta, paradiso dei surfisti per le lunghe spiagge bianche e le onde imponenti, merita una menzione l'attentato del 12 ottobre 2002 perpetrato in una nota discoteca e che tolse la vita a 190 persone, perlopiù turisti. Questo tragico evento cambiò radicalmente la vita dell'isola, che abituata al sostentamento dato dal turismo, da un giorno all'altro si è vista ridurre drasticamente lo stesso, trascinando una grande quantità di attività al fallimento e alla chiusura...lussuosi alberghi che potevano ospitare anche 300 persone erano frequentati da una ventina al massimo, portando ciò ad una riduzione consistente del personale con conseguente deterioramento dei servizi...piscine sporche, camere di alcuni alberghi vistosamente un tempo lussuosi, che ancora resistevano quasi fatiscenti, crollo dei prezzi, con le logiche conseguenze...la frase che più mi sono sentito ripetere dai balinesi in qualsiasi parte dell'isola è stata; "dopo l'attentato, tutto è cambiato...in peggio".

Il giorno dopo ho noleggiato uno scooter e mi sono concesso una breve gita al "Templio delle scimmie" nei pressi della scogliera di Uluwatu, dal promontorio una bellissima veduta sul mare, le scimmie che popolavano il templio, terribilmente dispettose. Una ha rubato dalla testa di un turista giapponese gli occhiali da vista e il poveretto si è visto costretto ad inerpicarsi lungo la scogliera per recuperarli, mettendo a rischio la propria vita.




Dopo un piacevole pomeriggio sono tornato in albergo a Kuta, con l'assoluta convinzione di lasciare la cittadina l'indomani. Consultando la guida ho optato per il paese di Ubud, collocato in una zona collinare del primo entroterra, perlopiù coltivata a riso, con i tipici campi a terrazza che creavano paesaggi stupendi...è stato amore a prima vista. Ubud è un piccolo paesello famoso per le ricchezze artistiche e naturalistiche. Quasi tutti gli abitanti a parte i contadini e gli albergatori o chi gestisce il turismo, sono artisti, perlopiù scultori e pittori, un elevata percentuale delle donne praticano la danza sin da quando sono bambine...nelle strade di Ubud si respira arte a pieni polmoni...in quelle intorno la natura, anche quando domata dall'uomo ha una bellezza e una poesia che si possono solo vivere...descriverle è difficile.




Tipiche coltivazioni a terrazza

Ubud è uno dei pochi posti al mondo in cui mi sono sentito veramente a casa. In questo luogo il lento scorrere del tempo è scandito dai cicli delle coltivazioni e dalle numerose feste. La sua terra di origine vulcanica, perciò molto fertile, regala 5 raccolti all'anno al posto dei più modesti 3 di altre località. Ricca di parchi floreali incantevoli, di numerosi musei, di cui ho visto solo una piccola parte e di uno strepitoso rettilario(il più bello che abbia mai visitato, gestito da un simpatico Neozelandese) in cui ho passato praticamente 2 giorni a scattare foto, tant'è che al secondo dì, praticamente conoscevo tutti gli inservienti e mi sono stati concessi privilegi negati ai più(forse anche perchè un pochino rischiosi).

Riguardo alla fervente attività artistica di Ubud, devo fare una premessa che riguarda tutti i Balinesi, e cioè la forte religiosità e ritualità di questo popolo. Tutte le case hanno un loro templio personale, non di rado più grande della casa stessa e le famiglie vi dedicano una cura che ricopre circa un terzo della loro vita quotidiana, da ciò la grande richiesta di opere artistiche da collocare ovunque, ma specialmente nei templi. Per darvi un idea del loro numero, pensate che l'ultimo grande terremoto di questa terra fortemente sismica fece 2.000 vittime e distrusse 5.000 templi.




Uno dei momenti più emozionanti della mia vita




Altro motivo religioso sono le 365 feste che si tengono ogni anno a Bali, distribuite a zone con una frequenza di 3-4 al mese per ogni differente paesino, ognuna dedicata ad una divinità o demone diversi. Queste situazioni sono caratterizzate da spettacoli di danza, da grandi mangiate e carri trasportati da persone(anche 30-40), con i demoni o le divinità designate in spalla, sostenute da lunghi pali, con corteo di folla al seguito(fa parte del rituale da parte dei portantini, ogni tanto far finta di perdere l'equilibrio, rischiando di rovesciare sulla folla tutto il baraccone). In queste occasioni ho avuto la possibilià di scattare foto a persone senza essere notato, anche se i Balinesi generalmente si lasciano fotografare di buon grado.

Come ho già scritto, la danza è una delle attività principali a cui si dedicano specialmente le donne, in particolare le giovani e le bambine. Mi e capitato all'alba di passare vicino a delle scuole di danza, o dei semplici cortili adibiti a ciò e rimanere incantato dalle movenze sinuose di inesperte ma ugualmente incantevoli danzatrici, che sotto gli occhi vigili e sornioni di bonarie insegnanti, eseguivano come in un gioco questi balli.




Vicino ad Ubud si trova un piccolissimo paese di nome Petulu, questo gruppetto di case non avrebbe nessun interesse turistico, senonchè da qualche decenio nella via principale(l'unica asfaltata), le piante che le fanno ombra sono state colonizzate da migliaia di aironi. E' un fenomeno a cui nessuno ha ancora trovato una spiegazione, ma bellissimo da vedere, soprattutto al tramonto quando gli aironi tornano ai nidi. Il pezzo di strada interessato, è praticamente una lastra unica di guano.

Dopo una decina di giorni ad Ubud, svegliandomi di mattina, ho deciso che era il momento per un pò di mare. Ho fatto i bagagli e dopo 3 ore circa ero al porto di Sanur in cerca di una barca che mi portasse all'isola di Lembongan, un piccolo fazzoletto di terra lungo circa 4-5Km la cui principale attività, oltre il turismo, è la raccolta delle alghe. Dopo una breve contrattazione mi sono accordato con il proprietario di una piccola barca e siamo partiti. Sono arrivato imprecando e maledicendo il barcaiolo che per la fretta ha fatto tutto il viaggio ad una velocità tale che infrangendo le onde, continuavamo ad imbarcare acqua a secchiate...io e i miei bagagli eravamo bagnati fradici, zaino fotografico compreso. A tutti i miei insulti ha risposto con gentili sorrisi, senza abbassare mai nemmeno di mezza tacca la leva dell'accelleratore.

Ho approfittato della permanenza a Lembongan per darmi all'ozio. A parte qualche passeggiata lungo l'unica strada che tagliava l'isola, o sulla spiaggia, il resto del tempo l'ho passato su un amaca con birra e sigari, disegnando e sonnecchiando, la sera succulente mangiate di pesci e crostacei. Dopo 3 giorni di questa vita, anche per la scarsa quantità di occasioni fotografiche, ne avevo abbastanza, ho fatto i bagagli e preso il traghetto che portava a Benoa Harbour in Bali.
Sbarcato sulla spiaggia ho fatto un gesto un pò incoscente...sono andato nella più vicina strada e ho preso il primo bus che passava, senza sapere assolutamente dove andasse, lasciandomi andare completamente al caso.Dopo pochi minuti sul bus, mi sono reso conto di essere l'unico passeggero occidentale, suscitando un poco la curiosità dei miei compagni di viaggio, fatta conoscenza con un locale, ho scoperto che il bus portava a Bangli.




Bangli è un tranquillissimo paesino di interesse turistico rilevante, in quanto le campagne intorno sono un vero paradiso di pace. Arrivato all'unico albergo che aveva per me un prezzo ragionevole(con mio stupore, visto che nelle altre località, i prezzi erano molto buoni), ho disfatto la valigia e mi sono coricato per riposarmi, un pò dubbioso, notando un assoluto silenzio, come se l'albergo fosse vuoto. Infatti lo era, visto che distava non più di 20m da un enorme allevamento di galli...dopo 2 ore era un inferno...impossibile dormire o anche solo pensare.
Mentre stavo per andarmene, passando davanti alla reception, mi sono giustificato con la signora che mi aveva accolto, dicendole che per me era una situazione impossibile. Lei mi ha fermato è ridato tutti i soldi che avevo pagato, davanti alla mia titubanza sull'accettarli, ha risposto con uno sguardo che diceva; lo sò benissimo che è impossibile.

Ho preso un taxi e mi sono diretto verso Kintamani, un paese molto vicino al vulcano Batur. Da quando ero arrivato a Ubud, questo enorme vulcano accompagnava gran parte degli orizzonti che vedevo, a volte sbiadito come un miraggio, altre molto più presente. Persino dall'isola di Lembongan, se l'aria era pulita, si riusciva a scorgere in lontananza la sua siluette. In un ora di viaggio, il paesaggio prima rigoglioso, ha lasciato il posto ad una terra brulla e anche la temperatura si è abbassata parecchio. Ai piedi del vulcano, poco distante vi era un grande lago, le rive, costeggiate da una strada di 6-7km circa, che attraversava alcuni piccoli paesi (in uno dei quali ho trovato alloggio) e terminava nel parcheggio di un enorme templio.

Alla mattina presto l'atmosfera era surreale, con le nuvole che attraversavano i picchi che circondavano il lago e la nebbia che si alzava dallo stesso...Tra le rocce aride alle pendici del vulcano, ho fatto delle macro a licheni e altre strane vegetazioni.




La sera del 15 agosto si è tenuta una festa in un sito termale sulle rive del lago, li ho conosciuto Mahyar, un brillante tatuatore di origini italiane, che sin da molto giovane si è trasferito in Asia, dove gira tatuando, alternando; India, Giappone, Indonesia e occasionalmente Thaylandia. Mahyar mi ha introdotto nell'ambiente dei residenti occidentali e da li, la mia vacanza è completamente cambiata, diventando più mondana e meno fotografica. Mi sono spostato a Seminyak, ospite di un artista italiana, passando i pomeriggi conoscendo altri artisti o in conpagnia di Mahyar mentre lavorava(mi sono anche fatto tatuare), le serate in feste o rinfreschi in ville bellissime, con piscine, laghetti e giardini stupendi...a volte mi sembrava di essere dentro un videoclip musicale.

Passati altri 10 giorni, sono tornato ad Ubud, per terminare la vacanza nel luogo che più mi è rimasto nel cuore di Bali.

L'ultima memorabile serata, ho assistito ad uno spettacolo di danza Kecak, tipica danza eseguita da una quarantina(a seconda delle occasioni, da 20 a più di cento) di uomini a petto nudo, che ripetevano all'unisono, oppure alternandosi gli stessi movimenti e versi, in un crescendo che portava alcuni di loro ad uno stato di trance.(la stessa danza che si vede nel film "Baraka") Gli spostamenti dei danzatori erano concentrici e al centro di questa cornice umana in movimento, che sembrava un corpo unico, hanno recitato ballerine ed altri personaggi raffiguranti demoni, il tutto in un crescendo che è terminato in un enorme falò, sui cui tizzoni passavano i più in trance dei danzatori, cavalcando finti cavalli incendiati. E' stato in assoluto lo spettacolo di teatro danza più coinvolgente, scenografico, tribale e vissuto che abbia mai visto!
La degna fiammeggiante conclusione, di una vacanza da sogno su un isola magnifica sotto tutti gli aspetti...il resto del viaggio è stato attese, aerei e ricordi, ma sento che tornerò in quella splendida terra, che ha rapito a se tanti artisti, in mezzo ai suoi colori i suoi suoni, la sua gente, le sue 1000 divinità, accompagnate da altrettanti demoni e la natura a volte quasi surreale.




Alcune menzioni di cifre o altro, prendetele con le pinze, non le ho ricavate da fonti ufficiali, ma dalla gente del luogo. Con me avevo Nikon D100, Nikon D200, Nikon 80-400, Nikon 18-200(il più usato) e fissi Nikon 80mm 1,8, 60mm 2,8, 50mm 1,4, 20mm 2,8, 28mm 2,8, 10mm 2,8, Sigma 150macro, flash e treppiedi.



Nicola Vernizzi è nato a Parma il 27/02/66. Autodidatta da sempre, lavora nel campo dell'arte da 22 anni, prima come illustratore, poi come scultore e decoratore, sino ad approdare al tatuaggio, attività che svolge con passione negli ultimi 17. Durante questo cammino artistico, in cui spesso ha intrapreso diverse arti nello stesso tempo, quasi sempre è stato accompagnato da una fotocamera.
Ha iniziato con una Yashica, per poi passare a Nikon; nel 2000 circa avviene la svolta passando al digitale. Afferma: "Fotografavo ancora rozzamente e senza avere una predilezione per qualche stile o ambito. Nel 2006, conosco il JuzaForum, ed avviene la seconda svolta, mi innamoro della macrofotografia. Nel forum grazie agli articoli di Juza e le critiche degli amici forumisti, la mia tecnica si affina e raggiungo, tra alti e bassi, risultati che mi soddisfano e ritengo sufficienti, pur sapendo di avere ancora molto da imparare. Occasioni speciali per fotografare, sono sempre stati i miei viaggi, in oriente prima, India fra tutte, Indonesia, Thailandia, Egitto, Costa Rica, Messico e gli ultimi due in Perù". Nicola considera la fotografia una forma d'arte avventurosa e come tale la vive. Potete vedere le sue opere, sia in campo fotografico che in altri campi artistici, sul sito www.plasmatic.net.




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avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2015 ore 22:01

anch'io ho un ricordo assolutamente magico dell'isola, decisamente unica ed irripetibile, perfino nella stessa Indonesia.
Ci andai nell'estate del 1989 ed ebbi la fortuna di viverla sino all'ultimo giorno, previsto per la partenza.
Quell'ultimo giorno mi arrivò una febbre altissima e partii per il lunghissimo ritorno (di oltre 24 ore complessive, con tappe a Jakarta, poi Abu Dhabi, poi Zurigo, poi Milano) più di là che di qua.
Al rientro in città fui ricoverato al reparto infettivi in isolamento dove sono rimasto per due settimane; dopo i primi due giorni in assenza di terapia, perchè volevano prima capire cosa io avessi, cominciarono a riempirmi di antibiotico a dosi massicce e da lì a poco finalmente mi rimisero in sesto.
Avevo contratto il paratifo gruppo E, in associazione con la mononucleosi, il tutto per aver bevuto in un bicchiere che sapeva di birra (quindi era sporco di saliva di un malato) attraversando l'isola di Ujung Pandang, anche nota come Celebes, 8 giorni prima di ammalarmi.





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