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Chernobyl e natura risorta


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avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 8:54

Vero, e purtroppo è pazzesco che si riesca a parlare solo di casi come quello di Chernobyl, che in fin dei conti sono stati unicamente episodi isolati, dimenticando (o peggio, non avendo conosciuto) le situazioni come quelle dei continui esperimenti di russi, americani, francesi ecc. compiuti con estremo raziocinio in aree che ora saranno costrette a mantenere i segni di queste problematiche molto più a lungo di Chernobyl.

user28347
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inviato il 14 Giugno 2019 ore 10:32


MONDO LUNEDÌ 10 AGOSTO 2015
Perché la gente vive ancora a Hiroshima e Nagasaki?
Mentre l'area intorno a Chernobyl resterà inabitabile per almeno i prossimi ventimila anni?

Settant'anni fa Hiroshima e Nagasaki furono bombardate da due bombe nucleari che uccisero in tutto circa 150 mila persone. Oggi entrambe le città sono state completamente ricostruite e sono abitate da più di un milione e mezzo di persone. Tranne per i monumenti dedicati agli attacchi, le tracce del bombardamento sono completamente scomparse; i livelli di radioattività sono nella media mondiale, così come il tasso di tumori. Dall'altra parte del mondo, a Chernobyl in Ucraina, dove nel 1986 esplose un reattore nucleare, la situazione è completamente diversa. Il suolo intorno alla centrale è tra i più contaminati al mondo e quasi tutti gli insediamenti umani che un tempo circondavano l'edificio sono stati abbandonati. Oggi l'accesso è proibito in un'area grande 2.600 chilometri quadrati e lo resterà ancora per migliaia di anni. La ragione di questa diversità si trova nella diversità tra le esplosioni che avvennero in Giappone e quella che avvenne in Ucraina.

Su Hiroshima e Nagasaki vennero sganciate bombe nucleari che contenevano poche decine di chili di materiale radioattivo. “Fat Man”, la bomba destinata a Nagasaki, ne aveva anche meno: poco più di sei chili di plutonio. Queste piccole quantità sono sufficienti a generare una fissione nucleare incontrollata, che a sua volte produce un'esplosione atomica. Gli effetti di queste bombe sono sostanzialmente tre; una potente onda d'urto che a seconda della potenza dell'esplosione è in grado di sbriciolare palazzi di cemento a centinaia di metri dal luogo dell'esplosione; un “flash” di radiazioni infrarosse che può incendiare il materiale infiammabile anche a decine di chilometri di distanza; infine una pioggia di neutroni, raggi beta e gamma: questo è il vero e proprio effetto “atomico” della bomba e quello che causa l'avvelenamento da radiazioni.

Questa pioggia di radiazioni si esaurisce in poche frazioni di secondo e nel caso di Hiroshima e Nagasaki causò un numero di vittime relativamente basso rispetto agli altri due effetti. Il vero pericolo a lungo termine di una bomba atomica è costituito dal materiale radioattivo contenuto nella bomba e dai prodotti della fissione nucleare, che restano estremamente radioattivi anche dopo essere stati vaporizzati dall'esplosione. Questi materiali quando ricadono a terra rischiano di inquinare il suolo e avvelenare le persone che si trovano nelle vicinanze: si tratta del famoso “fallout nucleare”. Nel caso di Hiroshima e Nagasaki questo tipo di inquinamento fu praticamente trascurabile: la quantità di materiale radioattivo nelle bombe ammontava a pochi chilogrammi. La nuvola di sostanze radioattive rimase in aria e fu dispersa dal vento, diluendosi con l'aria non contaminata e quindi perdendo la sua pericolosità.

A Chernobyl le cose andarono in maniera completamente diversa. Tanto per cominciare non ci fu un'esplosione nucleare. Per una serie di errori dei tecnici e difetti dell'impianto, il reattore nucleare della centrale cominciò a produrre moltissima energia. L'acqua utilizzata per raffreddare l'impianto si trasformò improvvisamente in vapore e causò un'esplosione simile a quella di una pentola a pressione. La forza del vapore era tale che scagliò in aria il tappo che sigillava il reattore, un blocco di cemento e acciaio pesante più di 2.000 tonnellate: insieme a lui furono disperse anche enormi quantità di combustibile che si trovavano nel nocciolo. A Chernobyl c'erano decine di tonnellate di uranio all'interno del reattore. Si calcola che il combustibile radioattivo scagliato nell'atmosfera dall'esplosione di Chernobyl sia stato circa 400 volte superiore a quello di Hiroshima.

Per quanto fosse stata forte, l'esplosione non era paragonabile a quella di una bomba atomica. Il carburante non fu completamente vaporizzato trasformandosi in una nuvola che poteva essere disparsa dai venti. Intorno alla centrale ricaddero pezzi di carburante estremamente radioattivo e abbastanza grandi da essere visti a occhio nudo. Questi frammenti, per niente diluiti, contaminarono enormi aree di suolo e rendendo l'intera area pericolosa per qualsiasi forma di vita. Ancora oggi i lavoratori impiegati nella zona proibita possono restarci per soltanto cinque ore al giorno per un mese, prima di doversi fermarsi per quindici giorni. Secondo le autorità ucraine l'area intorno a Chernobyl resterà pericolosa per i prossimi 20 mila anni. Le particelle radioattive più leggere furono trasportate dai venti anche a centinaia di chilometri di distanza prima di precipitare al suolo. Più si allontanavano dall'area dello scoppio, più finivano diluite dall'aria circostante, diminuendo la loro pericolosità, ma la quantità di materiale emesso era stata così grande che persino in Italia, a più di mille chilometri di distanza, ci fu un aumento della radioattività locale.

In altre parole, la differenza sostanziale tra Chernobyl e i bombardamenti nucleari sul Giappone si trova nella differente quantità di materiale radioattivo diffuso nell'atmosfera: pochi chili nel caso del Giappone, decine di tonnellate nel caso dell'Ucraina. Ma non tutte le bombe nucleari sono così “pulite” come quelle che furono sganciate sul Giappone. Un fattore importante che limitò molto la contaminazione di Hiroshima e Nagasaki fu che le bombe furono fatte esplodere a più di cinquecento metri di altezza, in modo da massimizzare il danno sulle città sottostanti (se la bomba fosse stata fatta esplodere più in basso avrebbe sprecato gran parte della sua energia nello scavare un cratere). La differenza la fa il suolo, o meglio: quanta terra e altri detriti vengono risucchiati all'interno dell'esplosione. Questi elementi vengono vaporizzati e si trasformano a loro volta in materiale radioattivo. A questo punto, la nuvola di materiale radioattivo non è più così leggera da essere dispersa e resa innocua dai venti. Diventa pesante e precipita al suolo, moltiplicando l'effetto contaminante della bomba: è l'effetto “fallout” di cui dicevamo. Questo effetto è molto forte nelle bombe più potenti, quelle all'idrogeno, che risucchiano enormi quantità di suolo fino al punto dell'esplosione. Si stima che il fallout di queste bombe sarebbe in grado di contaminare il suolo a livelli mortali per gli essere umani in un raggio di centinaia di chilometri dal luogo dell'esplosione.

user28347
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inviato il 14 Giugno 2019 ore 10:33

400 volte più radiattivo di hiroshima

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 11:06

Scusate... ma ... nell'articolo parlano di animali con aspettativa di vita comunque minore, quindi se ne fregano altamente delle radiazioni e dei loro effetti. Si parla di animali che notoriamente si riproducono più frequentemente ed in numero maggiore all'uomo. Quindi ancora una volta a loro frega relativamente delle radiazioni.

Nell'area non c'è nessuno.

Ma a chi razzo gliene frega di mangiare dei cinghiali radioattivi se non c'è nessuno?

Nell'articolo si evidenzia la capacità della natura senza l'uomo di crescere e ritornare senza problemi anche in un ambiente come quello e la nostra preoccupazione è di non poter mangiare un cinghiale radioattivo?

Ma chi razzo se ne frega.

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 11:28

Perché la gente vive ancora a Hiroshima e Nagasaki?
Mentre l'area intorno a Chernobyl resterà inabitabile per almeno i prossimi ventimila anni?

Infatti i problemi legati alle esplosioni nucleari per scopi bellici si concentrano nelle aree dove vennero eseguiti centinaia di esperimenti, soprattutto dopo che vennero proibite le esplosioni in ambiente aereo, ma autorizzate quelle sotterranee che comunque, attraverso le fratture prodotte nel terreno trasmettevano i residui dell'esplosione fino alla superficie, alle falde acquifere ecc., lasciando una situazione generale più simile a quella di Chernobyl che di Hiroshima.

Ma a chi razzo gliene frega di mangiare dei cinghiali radioattivi se non c'è nessuno?

così come ci sono entrati, in quell'area, i cinghiali possono anche uscirne, quindi potrebbero essere cacciati e mangiati anche in zone parecchio lontane

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 11:47

per inciso ci sono diverse persone che sono rientrate in quelle aree, perchè impossibilitati a sostenersi da soli in qualità di rifugiati post-atomici. anziani che siono rientrati alle loro case e mangiano prodotti della terra, altamente contaminati.
quindi il problema è che in un ipotetico futuro molto contaminato qualcuno potrebbe dire vabbè ma a chi interessa se qualche milione di inetti emarginati sopravvive nella natura contaminata? tanto noi siamo da quest'altra parte etc etc.

che fa un po' seveso un po' taranto un po' la valle del brenta un po' la terra dei fuochi un po' la bassa ferrarese

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 12:30

che fa un po' seveso un po' taranto un po' la valle del brenta un po' la terra dei fuochi un po' la bassa ferrarese

Esatto, e spesso si ha la netta impressione che il mondo politico ed economico trattino tutte queste situazioni con la medesima mentalità espressa da Stalin (e citata nell'articolo linkato da Walther59) quando diceva: "la morte di un uomo ? una tragedia, quella di migliaia ? un dato statistico".

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 12:32

condivido quanto detto da Daniele.
vorrei ricordare che in quel periodo Parmalat immise latticini potenzialmente esposti nonostante fosse stato vietato.

Ma a mio parere c'è da dire qualcosaltro.
Oltre le varie anomalie, i tumori, ecc... non dimentichiamoci che la mutazione genica è un acceleratore sull'evoluzione.
Tra i miliardi di anomalie che Chernobyl ha prodotto, alcune (pochissime) alla lunga potrebbero addirittura essere vantaggiose a qualche specie. Se queste sono trasmissibili alla prole potrebbe quindi scaturire da quel disastro ecologico alcune modifiche vantaggiose in alcuni viventi. Vantaggiose nel senso che meglio saprebbero adattarsi all'ambiente.

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 12:48

nello specifico l'unico vantaggio sarebbe la resistenza al danno da radiazione. che non è proprio spendibilissimo al di là di quel pezzo di mondo.

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 12:52

www.lastampa.it/2019/06/14/societa/chi-vuole-adottare-un-cane-di-chern

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 12:55

non è detto.
una mutazione di solito è una fregatura,
in alcuni casi fortuiti invece è un oggettivo vantaggio.
indipendentemente dall'area circoscritta, se ci fosse un gruppo che si avvantaggia di un enzima digestivo che è prodotto da una mutazione, potremmo avere un erbivoro che sa impiegare la cellulosa come nutriente, come fanno alcuni bruchi.
L'ho buttata lì, ma di casualità ne possono avvenire anche se saranno pochissime quelle vantaggiose rispetto a quelle che fanno danni.
Ma solo le vantaggiose saranno perpetuate.

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 13:36

non vorrei si cadesse nell'equivoco che io difendo il disastro di Chernobyl.
ho solo fatto un'osservazione di carattere generale.
Anche la periodica apertura del buco dell'ozono in una certa misura può aver aumentato il numero di mutazioni da radiazioni, e aver quindi generato tante anomalie peggiorative tra cui ogni tanto un'accelerazione all'evoluzione.

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 15:21

Ma a chi razzo gliene frega di mangiare dei cinghiali radioattivi se non c'è nessuno?

Intanto non è da escludere che ci siano dei cacciatori di frodo che vadano a cacciare là per poi rivendere la carne.
Qualche anno fa venne fuori pure una storia di una partita di pellet ottenuta da alberi tagliati nei dintorni di Cernobyl e poi ritirata, se ben ricordo.
Insomma... direi che la cosa potenzialmente frega a molte persone (anche solo volendo discutere di interessi di singoli esseri umani). ;-)

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 17:28

chi lo dice che una mutazione da agente naturale può essere buona e quella di un agente innaturale non è mai buona?
poi è da capire se i raggi cosmici ed il Sole li consideri naturali o innaturali, oppure se consideri naturali o innaturali le radiazioni dell'uranio, considerando che ci sono esseri viventi che vi vivono sopra.

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2019 ore 19:30

Direi che una mutazione è positiva se porta un vantaggio che perdura nel tempo e si rivela più importante degli svantaggi, anche perché in generale ogni mutazione introduce anche scompensi; occorre vedere quindi se quell'unico vantaggio (a livello di popolazione, non certo del singolo individuo) si rivelerà utile e durevole (vedi il solito caso emblematico dell'anemia mediterranea tra gli umani).
Quindi il problema è legato anche al perdurare della radioattività nell'area di Chernobyl: potrebbe accadere che se la radioattività rimarrà alta veramente per millenni, compaiano alcune mutazioni con caratteri più vantaggiosi degli scompensi che potrebbero introdurre, quindi diventerebbero probabilmente permanenti; viceversa, se la radioattività dell'area diminuisse più velocemente fino a rientrare nella norma, il vantaggio iniziale di quelle mutazioni andrebbe anche lui a sparire rendendo prevalenti gli aspetti negativi, perciò quelle mutazioni verrebbero a loro volta soppresse dalle solite dinamiche delle popolazioni.

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