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Le regole e la fotografia


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avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 10:32

più che di regole scritte o non scritte, credo che il senso generale del topic possa essere ricondotto al più generale: fino a che punto il fine giustifica i mezzi?
Le considerazioni valgono per la fotografia tanto quanto altre situazioni.
Emblematica è la vicenda della foto dell'esecuzione: il fotografo ha ritenuto che il fine di rendere noto al mondo un fatto valesse il mostrare un uomo mentre compie un omicidio, condizionandone di fatto la vita futura.
Il generale ha ritenuto che il fine di togliere il pericolo di un nemico particolarmente cruento valesse di giustiziarlo in strada.
Dov'è la differenza? Entrambi hanno giustificato il mezzo con il fine.

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:07

Dov'e' la differenza? Non vale la pena restare a discutere...
Uccidere un uomo uguale scattare una foto Eeeek!!!Eeeek!!!Eeeek!!!Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:11

perchè buttarla in toni così astiosi?
Quella foto ha avuto delle conseguenze importanti, si discuteva se era il caso o no di scattarla, se era giusto pubblicarla.
Angor ha solo detto che la foto ha avuto conseguenze gravi sulla vita del generale, ma che sono frutto delle scelte del generale, ma parlando del famoso bene superiore... be ognuno dei protagonisti ha agito in nome di un bene superiore, ma a distanza di anni il fotografo stesso si è fatto domande

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:19

@Alessandro

Indubbiamente è differente la conseguenza, la gravità dell'atto, ma è differente anche l'entità del fine raggiunto: conoscenza/testimonianza a fronte di una condanna morale di un uomo da un lato, impedire ad un pericoloso nemico la possibilità di fare altre vittime al prezzo di un'esecuzione sommaria in strada nell'altro.

Diversi pesi, ma stessa base: in entrambi i casi l'azione è stata compiuta nella convinzione che fosse la cosa giusta da fare, con un prezzo adeguato al fine conseguito.

Non bisogna mai dimenticare il contesto in cui vengono compiute certe azioni: ciò che viene fatto in un momento di guerra, ad esempio, non è giudicabile semplicemente adottando la giustizia del tempo di pace.

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:23

Evito di mettere a rischio gli altri.
Valuto i rischi che corro io (ci tengo sia alla pelle che all'integrità fisica).

Però faccio quello che ritengo "giusto", indipendentemente dalle "regole".

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:32

Valuto i rischi che corro io


il problema è questo: chiunque valuta i rischi che corre, nessuna eccezione, escludendo squilibri mentali.

la ragione per cui esistono le regole è che, a differenza di quello che ciascuno pensa, spesso le persone non conoscono tutti i rischi che effettivamente corrono in certe situazioni e, ancor più spesso, sottovalutano quelli che coscono.
Ciascuno è sicurissimo di essere tra i pochi al mondo ad essere in grado di gestire il pericolo, in virtù che, fino ad allora, non hanno mai avuto incidenti....esattamente come tutti, ma veramente tutti, quelli che si infortunano, hanno incidenti, CAUSANO incidenti.

Per cui, la convinzione di poter aggirare una regola sapendone gestire le conseguenze (sicurezza, ma non solo) è la più debole delle giustificazioni.

user177356
avatar
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:36

Una nota dolente invece sono i dettami del nuovo gdpr, che è una norma sostanzialmente terroristica e che comporta limitazioni incedibili anche nelle ordinarie attività lavorative.


Il GDPR è un insieme di norme sacrosante, per il quale non potremo mai ringraziare abbastanza l'Unione Europea.

Io rispetto le regole e intervengo pure (nei limiti di un privato cittadino) quando qualcun altro non le rispetta. Il controllo sociale ("peer pressure") è quello che distingue le società menefreghiste da quelle coese.

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:39

Il GDPR ha un senso ma è stato pensato e gestito male rendendo la sua applicazione praticamente impossibile in molti ambiti

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:56

Le regole che condivido nel momento in cui si fotografa sono pochissime.
La prima e' dichiarare se una scena e' catturata o costruita.
la seconda avere pudore nei confronti di chi soffre, in questo caso lo scatto non e' moralmente giustificabile da qualche like, deve far parte di un progetto che miri a sensibilizzare e potenzialmente porre qualche rimedio ad una problematica. In questo caso occorre, salvo situazioni estreme (foto di guerra per es), il consenso del soggetto (verbale).
La terza ovviamente consiste nel non mettere in pericolo la vita altrui o violarne i momenti di vita privata .
Poi, non e' il mio genere ma e' ovvio che non si devono disturbare, specie animali particolarmente rare.
Al momento non vedo altre motivazioni per non scattare.
Non credo nel diritto all'invisibilita' nel momento in cui siamo in luoghi pubblici...
Se non pubblico foto con persone ben riconoscibili e' per pura vigliaccheria.

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 11:56

Il gdpr è una norma che butta via l'acqua col bambino. Ovvero, al fine di tutelare degli interessi sacrosanti, e su questo concordo, rende estremamente complicata la vita per operazioni semplici e banali portandoti a violare inconsapevolmente la legge attraverso banali operazioni, quali ad esempio far girare un foglio firme dopo una riunione.
Anche in questo caso stiamo parlando di interessi contrastanti. Però io continuo ad essere in imbarazzo sulle grandi foto della storia , tornerei coi piedi per terra se sulle foto che possono fare gli amatori o i professionisti più di base.
E visto che stiamo passando dalle leggi normative a principi etici, pongo un esempio. Dopo il terremoto io sono stato ad Amatrice, ho fatto molte foto per lavoro ma non ho ovviamente pubblicato nulla, anche perché erano foto con scopi tecnici e quindi prive di caratteristiche artistiche e messaggi generali. Ma ha senso che un amatore fotografi le case spaccate della gente ? E' diverso se lo si fa con lo scopo di raccontare ad altri il terremoto ?

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 12:02

Qualche foto che sicuramente può portare avanti il discorso:
www.ilpost.it/wp-content/uploads/2016/11/Time-17.jpg (c' un documentario su netflix dedicato a Hondros che racconta questa foto)
www.vanillamagazine.it/wp-content/uploads/2013/09/Le-fotografie-che-ha
www.vanillamagazine.it/wp-content/uploads/2013/09/Le-fotografie-che-ha

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 12:08

secondo me, se lo scopo è meramente personale la questione non si pone minimamente: le regole si rispettano.

es: non giustifico fare la foto alle case terremotate per vedermele sul pc, esibirle stampate ad amici o su un portfolio pubblico, usarle per gareggiare in un concorso...ossia tutte situazioni che hanno come unico scopo un tornaconto personale.

Se fanno parte, invece, di un progetto finalizzato a trasmettere le conseguenze di una tragedia, ad esempio un articolo di giornale, un reportage, allora lo ritengo accettabile....ma, a questo punto, probabilmente non ho nemmeno violato alcuna regola.
Il dubbio me lo pongo, invece, se in mezzo alle case riprendo una persona morta, o ferita....in assenza del suo consenso, la pubblico ugualmente sapendo che violo una regola di privacy e rispetto?
E se la persona è, tanto per dire, nuda e consenziente...la pubblico ugualmente anche se so di violare le regole morali di moltissime persone che potrebbero vedere la mia foto?

Ecco, in questi casi secondo me il fine che io penso di ottenere (portare conoscenza) non vale la sofferenza delle persone a cui impongo con violenza immagini che ne violano le regole morali.


avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 12:10

Condivido l'opinione che la tutela della privacy sia di importanza fondamentale. E garanzia per la democrazia.
È complessa perché è complessa l'articolazione dei comportamenti che la minacciano.

Condivido anche le considerazioni di Alessandro.

In generale è difficile dare una regola generale tra il diritto di espressione personale (del fotografo che scatta) e la tutela della sera privata (del fotografato).
Il rispetto della morale pubblica è un ulteriore livello di complessità. Si sa che una certa percentuale di fotografie scattate sui fronti di guerra non vengono mai pubblicate perché considerate troppo cruente per una visione pubblica.

avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 12:16

@Matteo: secondo me quelle foto sono solo inutilmente macabre

Possono turbare alcune persone, divertirne altre, o indurre assuefazione in altre ancora....ma non cambiano il mondo, 5 minuti dopo averle viste i loro effetti spariscono...il nostro cervello, fortunatamente direi, ci protegge da ciò che è sufficientemente distante da noi.

E' la stessa ragione per cui le strategie si sensibilizzazione basate su immagini, anche forti e persino molto peggiori di queste, alla fine falliscono sempre: hanno fallito quelle sulla sicurezza stradale, sulla lotta al fumo, all'alcool, agli infortuni sul lavoro...se lo stimolo è troppo blando, il cervello lo dimentica dopo poco...se troppo forte, lo isola....solo per una piccolissima, infinitesima parte di destinatari è quello giusto e ottiene il risultato.
Ma è una percentuale veramente minima.


avatarsenior
inviato il 22 Maggio 2019 ore 12:24

solo che una ha portato alla luce le tortute in Iraq, quella di Hondros ha mostrato non solo le conseguenze dalla guerra ma ha portarono l'esercito a modificare le loro procedure ai checkpoint,ha anche seguito uno dei soldati che ha sparato raccontando le conseguenze di tutto ciò.
quindi no non lo sono inutili e si hanno cambiato qualcosa contribuendo ha far emergere problematiche.
non parliamo con superficialità e assolutismo per favore senza una documentazione

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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