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Foreste della Sila


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Foreste della Sila, testo e foto by Antonio Aleo. Pubblicato il 01 Aprile 2019; 27 risposte, 3289 visite.


Non si può andare in Sila, il più antico Parco Nazionale della Calabria (e tra i primi 5 d'Italia) senza rimanere affascinati dalle immense foreste di pino nero (Pinus nigra e della sua sottospecie laricio) e dalle distese di bellissime faggete, oltre alla presenza di abeti, ontani, pecci, frassini, che costantemente incorniciano decine e decine di km di sentieri, strade e stradine e per quasi tutto il territorio del parco.





La sottospecie che rappresenta la foresta silana, è il pino laricio (Pinus nigra laricio); durante il ritiro dei ghiacciai, esemplari di pino nero, specie nordica insidiatasi a sud durante le varie ere glaciali, assunsero caratteristiche differenti per resistere al nuovo habitat e cambiamento climatico, evolvendosi nel tempo. la Sila è il parco con il nucleo più consistente in assoluto: ben 40.000 ettari di foreste di Pino laricio.
L' immensità e la potenza di questi grandi alberi (quasi sfidanti degli Dei), toglie il fiato, ed è ritornando con i piedi per terra, che godremo dell'aria fresca e pulita delle immense foreste incantate, vero e proprio polmone della regione Calabria.




Il Pino laricio può anche raggiungere i 40-50 metri di altezza (spesso gli si attribuisce l'aggettivo di ''gigante calabrese'', come nella riserva dei Giganti di Fallistro, bosco di pino laricio con esemplari ultra centenari) ed è molto resistente ai cambiamenti climatici. E' distribuito nella fascia di altitudini che va dai 900 ai 1800 metri.
Il tronco è più slanciato rispetto al pino nero, raggiungendo mediamente i 35 metri di altezza ma potenzialmente può superare anche i molto i 40–50 metri. Rispetto al pino nero, il legname fornito è di una qualità superiore. La pianta si presenta slanciata e con chioma a forma piramidale, specie da giovane; in età adulta la chioma assume una forma rotondeggiante o piatta negli esemplari ultra secolari, mentre il colore si tinge di un verde cupo, presenta una corteccia definitiva molto spessa che si screpola a placche. I rami sono brevi ed obliqui nelle giovani piantee a tratti quasi orizzontali e aperti nelle piante più vecchie..
Il Pino Laricio fu anticamente utilizzato soprattutto per ricavarne la "pece brutia", una sorta di colla, estratta attraverso delle incisioni sulla corteccia ed usata come sostanza aromatica e nella cosmesi. I pini della Sila sono famosissimi dappertutto. In passato romani, tedeschi, inglesi etc. hanno deturpato le foreste della Sila per la costruzione delle navi ed altri scopi bellici. I boschi della Sila sono anche dimora di leggende e racconti mistici, tra le quali spicca la storia di Silvano o Sileno, il figlio del fiume Crati nonché dio della foresta, al quale si consacrava la pece estratta dalle foreste dell'altopiano che veniva poi usata per calafatare le navi che solcavano l'antico Mediterraneo, bruciando armenti su altari decorati con rami di pino e abete, come ci ricorda Eliano nel II secolo d.C..
Nel parco si possono ammirare i cosiddetti “patriarchi vegetali”, circondati da muschi, licheni, erbe, felci, arbusti, rampicanti, policromi fiori e da una miriade di animali: veri e propri simboli di biodiversità e portatori di un particolare patrimonio genetico.

Alle quote più alte incontriamo invece in prevalenza il faggio e l'abete bianco, una conifera autoctona dell'Appennino, ma divenuta rara in gran parte della Penisola, il cui nobile portamento ricorda quasi un cedro del Libano. Sul monte Gariglione è presente la più grande foresta di faggi mista ad abeti di tutto il promontorio silano, con esemplari anche secolari, scampati alla deforestazione dei secoli scorsi. Le foreste di faggio ricoprono anche i crinali più alti dei monti della Sila, eliminando di fatto la presenza di praterie ad alta quota (che non raggiungono il limite massimo delle faggete, che con il clima calabrese è di 2000 metri).


Durante le mie escursioni nei sentieri immersi tra le foreste del Parco Nazionale della Sila, mi piace godere di tutte quelle sensazioni, che a secondo della stagione, del clima e del meteo, bosco, ed il suo sottobosco, regala. C'è da viaggiare mentalmente, quando in primavera, distese di ginestre fungono da tappeto agl'imponenti pini. In estate il verde brillante della vegetazione e degli alberi solitari costituiscono il perfetto contrappunto di colore alla grigia corteccia dei tronchi di pino, o del tronco liscio e chiaro del faggio, che accompagneranno, durante i limpidi cieli notturni, privi di ogni inquinamento luminoso, i nostri pensieri nelle più remote galassie.




Ma è in autunno ed in inverno, che la magia dei boschi della Sila, si anima nella più completa bellezza, tra i colori caldi e accesi delle distese dei faggi del monte Gariglione e del Soleo, e della vegetazioni del sottobosco; l'odore di terra bagnata, sembra di vivere un'altra dimensione; la fitta e spessa nebbia crea quel mood cupo e fantasy, che solo i boschi possono regalare. Luoghi di elfi e fate, di hobbit e nani, di streghe e magie, la Sila in autunno è tutto questo.






In Inverno la neve cade fitta, il suono del bosco diventa sordo, e si percepiscono esclusivamente gli scricchiolii dei rami, mentre il vapore che esce dalla mia bocca è l'unico compagno di avventure. E' durante questa stagione, che il Parco della Sila assume le sembianze di terra nordica, trasportandomi, con i suoi paesaggi innevati, nelle più remote terre della Lapponia e della Norvegia.
E' capitato di ritrovarmi sommerso dalla neve in un breve lasso temporale, rendendo impossibile il tragitto senza l'utilizzo di ciaspole adeguate, ma la suggestione è ripagata dal paesaggio mozzafiato, che annulla ogni tipo di colore, ed assumendo un aspetto molto artistico con la sua scala tonale di grigi; un paesaggio disegnato a china, come le opere di artisti orientali di arte contemporanea. L' Inverno, è la mia seconda stagione preferita.






Incamminarsi tra i boschi silani, è sempre piacevole e meditativo, che siano faggete o boschi di pino; si è sempre accompagnati dal fascino malinconico di questi luoghi e dalla loro storia. Sembra quasi di rivivere alcuni momenti del passato, udire l presenza bizzantina, normanna, sveva, aragonese, borbonica, ecc. I boschi della sila sono impregnati di racconti e di ricordi. Il Parco della Sila, è la musa ispiratrice del mio subconscio.


Note tecniche:

Per queste foto ho utilizzato una reflex Canon 6D, una mirrorless Sony A7R3, obiettivo Canon EF24-70L F4, Sony 24-105 G, Canon EF 100-400L II, filtri polarizzatori, tripod Sirui e Genesis.

Citazioni di scrittori e storici, che in passato visitarono o abitarono in Sila:

È un venerando altipiano granitico, che già si ergeva qui quando gli orgogliosi Appennini sonnecchiavano sul letto melmoso dell'Oceano, una regione dolcemente ondulata con le cime delle colline coperte di boschi e le valli in parte coltivate e in parte adibite a pascolo. Se non fosse per la mancanza dell'erica con le sue caratteristiche sfumature violacee, il viaggiatore potrebbe credere di essere in Iscozia. Troviamo lo stesso piacevole alternarsi di boschi e di prati, gli stessi enormi massi di gneis e granito, la stessa esuberanza di acque vive

Norman Douglas

La necessità di un Parco nazionale in Calabria, che abbia come centro la Sila e si irradi a comprendere le zone di più caratteristiche formazioni naturali, che le sono attorno, è oggi improrogabile. Non si tratta soltanto di conservare la tracce del primo manto boschivo che ebbe l'Italia, ma la fauna e la flora che vivono all'interno e la costruzione geologica di quel magnifico massiccio dell'Appennino e le linee di paesaggio che non ha eguali al mondo...
Antonino Anile

Dall'abete si ricavava la pece liquida, che serve per l'impermeabilizzazione degli scafi navali e per molti altri impieghi, e si ottiene per cottura. Il legno, fatto a pezzi, si metteva a scaldare in fornaci con il fuoco acceso tutt'intorno; un primo liquido che colava come acqua da un canale aveva proprietà così efficaci che in Egitto ne cospargevano i cadaveri per imbalsamarli. Il liquido che si ricava dopo questo è più denso e fornisce la pece liquida che, versata in caldaie di bronzo veniva poi fatta addensare usando l'aceto come coagulante, e prende il nome di pece bruzia (pix brettiana), adatta per sigillare le botti ed altri recipienti del genere e differisce dall'altra pece sia per la sua viscosità, sia per il colore rossiccio, e sia per il grasso che contiene in misura superiore agli altri tipi. Questi ultimi si ottengono dalla resina della Picea che viene raccolta per mezzo di pietre roventi in contenitori di rovere resistente, oppure in mancanza di recipienti facendo una catasta di rami, come per la preparazione del carbone, è la resina che si aggiunge al vino dopo averla ridotta in polvere, ed è di colore scuro. Se si fa bollire piano e si passa al setaccio, si ammorbidisce, prende un colore rosso e viene detta resina in gocce; generalmente per questa preparazione si mettono da parte gli scarti della resina e la scorza”.
Plinio il Vecchio


Note importanti:

Nel territorio dell'area protetta sono presenti 25 Siti di interesse Comunitario (SIC), 1 Sito di interesse Nazionale (SIN) e 3 Zone di Protezione Speciale (ZPS), le quali sono aree soggette a una tutela particolare e inserite nella Rete Europea NATURA 2000 di Protezione e Salvaguardia.

I progressivi miglioramenti forestali, operati grazie ad opportune politiche di gestione eco-compatibile dei boschi, avviate dal 1970, hanno reso possibile il recupero delle condizioni naturali delle foreste della Sila e il progressivo "ritorno" di specie di notevole pregio naturalistico, la cui presenza testimonia la sopravvivenza di molti altri taxa meno noti ma ecologicamente importanti negli ecosistemi boschivi. La presenza di tali elementi faunistici nelle aree di indagine, indica chiaramente il recupero degli equilibri naturali delle foreste della Sila e l'importanza che i saproxilobionti possono assumere nel biotest per la selvicoltura ecosistemica, tecnica colturale che tende a dare maggiore valore alla capacità portante dell'ecosistema forestale ed al ruolo della fauna locale
(cit.CIANCIO & NOCENTINI 2009)



Risposte e commenti


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avatarjunior
inviato il 03 Aprile 2019 ore 20:00

È un posto meraviglioso lo esploro da quando ho 6 anni e ora a volte prendo l aereo e passo un weekend tra questi boschi

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2019 ore 21:02

Grande Ninipucci, mi fa molto piacere :)

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 17:52

Complimenti Antonio, con le tue foto hai creato dei veri quadri di un ambiente meraviglioso. Secondo me il fotografo paesaggista (o naturalista, come dir si voglia) deve cercare di rappresentare il "bello", inteso nel senso più ampio. Gli scorci nascosti di un luogo, i particolari momenti della giornata, delle stagioni, sono meraviglie che abbiamo a disposizione gratuitamente ma che spesso scordiamo di avere per cercare qualcosa di lontano e difficilmente raggiungibile o che facciamo fatica ad apprezzare da quanto siamo "intrisi" di negatività per tante brutture che purtroppo ci sono in giro. Grazie per mostrarci la Sila in questo stupendo modo.

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 18:14

Grazie tantissime Burro76 per il tuo bellissimo commento che condivido a pieno. Non sono un gran viaggiatore di luoghi lontani, ho preferito, in questi anni, dedicare la mia ricerca fotografica ai luoghi che descrivi. Quindi il tuo commento mi f doppiamente piacere. Grazie nuovamente

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 19:40

bello l'articolo e bellissime le foto,che lasciano trasparire il tuo forte legame con questo luogo magico.
complimenti

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 20:19

Grazie tantissime Silvio :)

avatarjunior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 22:22

Seguo questo tuo progetto da tempo, non posso che farti i complimenti per questi "racconti" dai quali emerge un legame speciale coi luoghi, quello che ormai si sta perdendo alla caccia dell'immagine singola lontani da casa.
complimenti
un saluto

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 22:27

Notevole lavoro di ricerca del bello attorno a te, con una interessante presentazione condita da bellissime fotografie, più alla scoperta dell'intimità del luogo che a una spettacolarizzazione dello stesso

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 22:52

Conosco molto bene la straordinaria bellezza dell'altopiano Silano, giacché sono di Corigliano Calabro e sono solo 50 i km che li separano. Un luogo incantevole da visitare assolutamente. ;-)

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 22:55

Chapeau! Bellissimo articolo, mette in parole quello che magnificamente ci proponi da tempo con le tue immagini...
Ciao, Simone

avatarsenior
inviato il 04 Aprile 2019 ore 23:31

Grazie tantissime ragazzi per i vostri bellissimi apprezzamenti

Andrea grazie di cuore, mi fa piacere quello che scrivi, ed è anche veritiero. Però è sempre un piacere anche vedere scatti di terre lontane che mi fanno sognare :)

Grazie tantissime Fefo per il tuo bel commento :)

Concordo pienamente Piero. E' assolutamente da visitare :)

Grazie di cuore Simone per le tue belle parole :)

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2019 ore 0:02

Grande Antonio! Viva la SILA, viva la CALABRIA!!! Sorriso

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2019 ore 9:04

Grande Tony :)

user23063
avatar
inviato il 07 Aprile 2019 ore 21:25

Eccellente, come anche le foto, molto belle, me le immagino stampate in grande formato, illuminate come si deve...

avatarsenior
inviato il 08 Aprile 2019 ore 19:35

Grazie mille Fadeslayer :)





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