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Parlare di/della fotografia - 5


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user39791
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inviato il 21 Marzo 2019 ore 19:47

Stiamo continuando da qua.

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3123294

avatarsenior
inviato il 21 Marzo 2019 ore 20:30

"Non è praticamente possibile verbalizzare qualcosa che viene percepito mediante immagini, esattamente come la musica che viene percepita mediante suoni.
Trasformare queste percezioni in parole è impossibile." Sono ancora una volta d'accordo con Peppe.

user39791
avatar
inviato il 21 Marzo 2019 ore 20:48

Diciamo che non è facile trovare qualcosa che possa misurare l'arte in modo universale anche se alcuni filosofi ci hanno provato, per cui si rimane sulle sensazioni personali o si considera arte ciò che finisce nei musei.

avatarsupporter
inviato il 21 Marzo 2019 ore 21:26

Lo storico dell'arte Lionello Venturi basava le sue valutazioni su di una divisione draconiana tra arte e artigianato; che poi era sostanzialmente una trasposizone alle arti figurative di quella tra poesia e prosa del suo maestro Benedetto Croce.

Ho letto diversi suoi scritti una quarantina d'anni fa, ma ora sento molto lontana la questa sua impostazione, e ciò vale anche per la filosofia crociana.

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 2:47

"Non è praticamente possibile verbalizzare qualcosa che viene percepito mediante immagini, esattamente come la musica che viene percepita mediante suoni.
Trasformare queste percezioni in parole è impossibile." Sono ancora una volta d'accordo con Peppe.


Beh... invece personalmente in questo discordo.

In una discussione sulle arti visive e nell'argomentare verbalizzando concetti inerenti, ci si può benissimo appoggiare tramite link a rimandi fotografici a sostegno delle parole e dei concetti, rendendo quindi il tutto ben fattibile.

Ma anche sulla musica, e quindi su autori, cantanti e gruppi, strumenti, generi, ritengo si possano affrontare discussioni inerenti pur in assenza diretta di note da ascoltare... come in un sito e forum musicale, direi.

avatarsupporter
inviato il 22 Marzo 2019 ore 5:30

Altrochè se se ne può parlare, tanto è vero che si versano fiumi di parole ma nessuna di esse sarà mai in grado di descrivere l'emozione di una persona che sarà sempre diversa da quella di un'altra persona.
Di libri di arte sono lastricate le autostrade della cultura e sono utili per comprendere ed apprezzare opere universalmente riconosciute come appartenenti a quel mondo.
A ben poco servono però per permettere a tutti di giudicare se qualsiasi opera sconosciuta vi appartenga o no, quando non è possibile prendere a prestito l'emozione di qualcun altro e le parole di qualcun altro ma sarebbe necessario formularne di proprie

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 5:38

Spero che tu non mi abbia frainteso, per quel che leggo noto che scrivi in genere cose sagge.

In questo ultimo poi mi riconosco in pieno, e condivido a tal punto che miro a scrivere e argomentare con farina rigorosamente... della mia bisaccia, indipendentemente dal settore.

D'altronde è una visione questa, che affonda nello Zen, altro che fotografia. Sorriso

avatarsupporter
inviato il 22 Marzo 2019 ore 5:53

No no non ho frainteso e anche io apprezzo quello che scrivi.
Volevo solo dire che critici d'arte con delle capacità esistono ma sono una rarità come le opere d'arte.
Capacità che personalmente non ritengo di avere.

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 10:38

Guarda sono stato a diversi eventi e lo stile ghirri sembra quello che va di più in assoluto come se la foto colorata e spettacolare fosse quella social, la foto seria è slavatina, ho visto davvero tanti tanti lavori in questo stile e un poco iniziano ad annoiarmi così come certi reportage in bn che sono fatti bene ma alla fine assolutamente sovrapponibili con mille altri.

No non è quello, allora è chiaro che non si reinventa la ruota, che chi è stato prima giustamente aggiunge qualcosa e segna il passo, ma ho notato che chi espone cerca degli specifici canoni molto ben definiti e non ci si allontana da quelli.
Poi non significa che il lavoro non sia buono, ma che se si fa qualcosa fuori da quei canoni già di principio non si viene considerati.
Io non sono per l'originalità a ogni costo, fare qualcosa di mai visto per me non significa fare qualcosa di necessariamente migliore, ma ripeto vedo molta ripetitività


scusate sto cercando di vedere tutti i post che mi sono perso, ma credo che questi due di Matteo abbiano toccato corde veramente interessanti.
Secondo me sì, è vero ciò che dice Matteo, e ammetto probabilmente di essere tra quelli che sono in questo "movimento". Per quanto mi riguarda è una lotta personale con il colore, da Eggleston a Ghirri, a fotografi più contemporanei.
Ma sì, sicuramente c'è questa "moda", o "tendenza". Ma non solo su Ghirri, è un discorso che coinvolge anche i soggetti, un certo tipo di inquadratura, un certo modo di raccontare.
Ad esempio, quello che ha preso piede molto in questi anni è il lavoro su archivio fotografico, come può essere Wolfgang di David Fathi. O l'immenso quantitativo di materiale di Fontcuberta con l'idealizzazione di una enciclopedia d'immagini (se non ricordo male, eh).
Oppure ragazzi o ragazze (prevalentemente quest'ultime) in pose assurde, seminudi, con maschere, in luoghi strani, anche quello ho visto molto.
Oppure la manipolazione fisica delle foto, quasi a creare patchworks, colorarle o metervi del materiale sopra.
Oppure al momento di fare un libro, non solo sequenze di foto intese in modo "classico" ma materiale come appunti, disegni, mappe, documenti, foto di altre foto, mi voiene in mente Afronauts della De Middel (che ha realizzato del materiale in seguito semi insulso, ma afronauts è una bomba).
Anche delle serie totalemente surreali, manipolate in un dato modo, accostamenti di foto per creare il totale contrasto e scombussolamento nell'osservatore.
Tutti questi approcci li ho visti più e più volte, come anche scelte estetiche che ritornano, ma non si limitano a Ghirri.
Credo che sia inevitabile che vi siano in un determinato momento temporale, dei filoni che hanno più presa.
Io sono sicuramente stato infuenzato, e Matteo lo sa dalle mie foto, da Egglestone, Ghirri, anche da Benassi dato che lo conosco e da altri ancora, mi ritengo una sorta di spugna che quando ne ho l'occasione assorbo da ciò che mi sta attorno, assimilo e rielaboro.
Cerco una mia identità, una mia visione che attenzione, non dico stile! Credo che oggi difficilmente si parli di stile unico come cifra stilistica, ma credo che le generazioni attuali di fotografi siano più malleabili, utilizzino un certo tipo di vettore in base al contesto in cui si ritrovano.
Ad esempio io per concludere la "bilogia" sulla mia città di notte, ho deciso un approccio con il flash (prima in bn e poi il colore), perchè volevo creare quando possibile uno stacco dal soggetto dallo sfondo, isolare e sinceramente anche velocità.
Invece nel progetto che ora è in stato embrionale su dove sono nato, sui luoghi, la famiglia , il passato e presente, sarà un lavoro che coinvolge tanti approcci differenti: paesaggio, ritratti, stilllife, foto d'archivio, ecc.
Non parlerei tanto di cifra stilistica ma di visione.
Di base la mia visione è cercare bellezza, magia, stupore, in dettagli comuni, o creare un corpo fotografico che funzioni così. (molto egglestoniana come cosa, sicuramente).
Ma sì, sicuramente subisco le influenze esterne, ed è anche giusto così credo, a patto che non ci si venda totalmente solo per entrare nelle cerchie giuste, tradendo ciò che senti tuo.
Assorbire, sperimentare, smussare e lasciarsi dietro ciò che non serve, credo sia questo il cuore della crescita, almeno per me.

poi ho anche letto "la foto va spiegata si/no" e "fotografia è arte si/no", ma onestamente, alla millesima iterazione, hanno proprio perso senso.



avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 11:02

Ho parlato di Ghirri perchè credo che in particolare su autori italiani abbia avuto un grosso impatto e noto molto questa evoluzione ma partendo da una visione molto "Ghirricentrica" ideologicamente.
Non è una critica è c'è stata un'evoluzione e ognuno ha aggiunto il suo tassello, però è uno "stile" che è piuttosto ricercato anche da editori e questo ha portato un proliferare di autori che si sono inseriti in questa "corrente"
Uso le virgolette perchè non so se i termini sono corretti o sensati.
Tempo fa qui a Piacenza abbiamo avuto ospite Galimberti, lui sosteneva che le cose sarebbero cambiate alla morte di Fontana perchè secondo lui all'estero sarebbe stato "mitizzato" e ci sarebbe stato un rifiorire del colore perchè nasceranno molti più fotografi che seguiranno l'esempio.
Non so se sarà così oppure no, e è ovvio che una certa rappresentazione dai colori tenui non può essere ricondotta solo a Ghirri anzi, basta guardare molti fotografi nord europei, forse li è più naturale questa rappresentazione sia culturalmente parlano sia per una questione di tipologia di "luce".


user39791
avatar
inviato il 22 Marzo 2019 ore 11:31

Tempo fa ho letto una intervista a Fontana e mi ha colpito una sua frase. L'ispirazione è un fatto istantaneo che ti dà il pensiero. L'attimo fuggente non vale solo per Cartier Bresson c'è anche se fai un paesaggio statico.

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 11:34

L'opinione che l'ispirazione sia un qualcosa che arriva fulmineo in un momento, e che prescinda dal "genere", mi trova totalmente concorde.
Che poi sia più facile essere ispirati se si ha una linea guida o il tanto caro a Filiberto (:-P) progetto - e anche una solida cultura fotografica di background aggiungo - anche questo penso sia innegabile.

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 12:11

Infatti la mia proposta sui prossimi autori da discutere era su Ghirri ed Eggleston.

Sulla Fotografia e l' Arte: come si fa a discutere su un argomento per poi arrivare a conclusioni condivise se, quando l' uno parla di fiori, l' altro risponde picche? Bisogna fare passi graduali, concordare una piattaforma comune. Diversamente ognuno dice la propria senza ascoltare veramente gki altri e senz essere ascoltato.
Come posso dire chela Fotografia è o no un' arte, quando non mi è chiaro cos' è l' Arte? Vorrei capire, se qualcuno me lo spiega. Questa è concretezza; le percezioni e le sensazioni non mi interessano.
Detto da uno che ha praticato un' Arte ( la musica classica) come violista professionista per circa 40 anni.

avatarsenior
inviato il 22 Marzo 2019 ore 12:19

@Matteo e altri

Guardatevi due siti di fotolibri, tipo il nostrano Micamera, Tipi Bookshop o Photo book store ad esempio.
Scorrendo i vari libri vi accorgerete i vari approcci di cui parlavo, filoni che ognuno sceglie di seguire in base alla propria sensibilità, o più tristemente per compiacere gli editori.
Quando non c'è qualcuno che sponsorizza l'autore, "obbligando/consigliando" di mantenere un certo stile.

user39791
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inviato il 22 Marzo 2019 ore 12:24

Paolo ho aperto quella discussione perché è una cosa che non so nemmeno io ma mi interessa molto cercare di capire qualcosa di più. Ad esempio so che non è arte la mia fotografia perché è solo documento come quella che dice di fare Gardin. Per rimanere nelle citazioni come dice Sanna nella mia fotografia forse c'è un po' di talento, bene che vada. Però vedo foto che la mia sensibilità mi fa intendere che hanno qualcosa di più, e non solo più talento. Mi viene da chiamarla arte.

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