| inviato il 18 Marzo 2019 ore 17:06
In termini di prestazioni hardware del sensore, la 1ds mark III è inferiore alla 5d mark IV, e in misura anche marcata sotto alcuni aspetti. Tuttavia la resa delle foto dipende, in modo significativo, dal software utilizzato per elaborare i file raw. Soprattutto con programmi di terze parti, spesso i profili colore sono tutt'altro che ottimizzati, per le singole fotocamere. Inoltre, anche per le differenze in termini di numero di pixel, struttura del filtro passabasso e architettura del sensore, la nitidezza percepita può essere diversa, quando si ingrandiscono i file: si deve quindi adattare la post produzione alla fotocamera in uso, così come non si può pretendere di utilizzare il medesimo stile di guida per due auto diverse, per sfruttarle al meglio su strada... Poi, chiaramente si possono avere delle preferenze personali in relazione al proprio modo di operare sui file, ma sono questioni soggettive. |
| inviato il 18 Marzo 2019 ore 17:26
Certo, senza tirar fuori discorsi di iso e balle varie, quello che intendevo io era proprio il discorso di post che si deve fare.. Questa cosa la notai un giorno scattando con una 1ds mark i, pezzo da collezzione oramai, ma i raw usciti, tutti postprodotti con lr, erano gia buoni!! E con questa mark iii ancora di piu! Come a pellicola, se la foto é buona, é buona!! Sarò una capra io ma con la 5d iv, per ottenere buoni colori, realistici, devo intervenire di brutto!! E la capra che scatta con una e l altra macchina é sempre la stessa, io!!! Sono arrivato a pensare che sensori cosi datati si rifanno ancora alla ricerca di emulazione della pellicola, dove la post non era cosi invasiva come oggi, mentre i sensori moderni tipo della 5d iv, siano stati pensati per scattare gia presupponendo una certa post!! Se fosse cosi, non sarebbe piu fotografia! |
| inviato il 18 Marzo 2019 ore 18:33
La post-produzione è un elemento intrinseco e ineliminabile della fotografia digitale. Il sensore non registra un'immagine, ma genera un segnale elettrico che viene poi convertito in un file raw o jpeg. Il jpeg viene elaborato secondo i parametri impostati sulla fotocamera, ma vincolato alle logiche decise e implementate dagli progettisti. In pratica, è la fotocamera ad eseguire la post produzione, secondo quanto deciso dal costruttore (quantunque si possa intervenire sul picture style e altri elementi). Aprendo un file raw con un dpp, ligthroom, capture one o altri software in commercio, si ha una "interpretazione" del file raw secondo le scelte dei loro sviluppatori. Questo per il fatto che gli algoritmi di demosaicizzazione non sono i medesimi, nè i profili colore, e tantomeno le correzioni di gamma che vengono attuate. In tal caso, è il software ad eseguire la post-produzione: si ha maggior margine di controllo, rispetto ad un jpeg, ma si è sempre e comunque vincolati alle logiche implementate nel programma. La maggior parte dei problemi cromatici è dovuta ai profili colore/algoritmi di demosaicizzazione del programma in uso, e non alla fotocamera in sè. Questi andrebbero ottimizzati per ogni fotocamera, ma non sempre la cosa viene fatta in modo molto accurato, soprattutto se il software deve garantire la compatibilità con centinaia di modelli di fotocamere, di vari marchi. I software forniti a corredo sono maggiormente curati, sotto tale aspetto, ma poi hanno in genere poche funzioni, dato che vengono forniti gratuitamente, e il costruttore non investe molte risorse nel loro sviluppo. Ecco perché si deve adattare la post-produzione al tipo di fotocamera in uso, per compensare a tali fattori. |
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