user39791 | inviato il 13 Marzo 2019 ore 18:16
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| inviato il 13 Marzo 2019 ore 18:52
Neanche io ho capito il problema. Peppe ha espresso una sua opinione o meglio la sua esperienza positiva sul confrontarsi con altri utenti e non vedo cosa ci sia di strano anzi la trovo una bella cosa. |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:11
“ ...credevo si litigasse solo durante i derby tipo Canon-Sigma. „
Perché non Sigma-Canon? (Sto parafrasando il compianto Paolo Villaggio - che scriveva di Milan e Inter  ).
A parte gli scherzi, concordo sul fatto questo non è il tipico post ove ci si scanna in difesa della propria attrezzatura. È un piacere leggere tanti interventi competenti, interessanti; spero perciò davvero che venga mantenuta questa linea. |
user39791 | inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:12
Nel dibattito realtà/fotografia si inserisce un genere fotografico che la realtà la vuole creare ad arte.
La Staged Photography è una definizione data negli anni Settanta/Ottanta all'allestimento di realtà fittizie in fotografia. Questa forma di sperimentazione artistica non nasce in quegli anni, ma trova terreno fertile in quel clima postmoderno dove si sperimenta con il corpo, si gioca con il teatro, la performance e il surreale.
www.google.com/search?q=staged+photography&safe=off&client=ms-android-
Mi piacerebbe discutere su questo genere fotografico che mi attira molto pur essendo lontano anni luce da quello che ho sempre fotografato io. |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:17
Non conoscevo questo genere, o meglio non l'ho mai identificato con un genere, a me queste foto piacciono ma appartengono fortemente al tipo di foto costruite che neanche io ho mai fatto.
Chissà come sarebbe provare a costruire scene invece che utilizzare quello che offre il convento, pardon la strada.
Credo che un fotografo debba percorrere anche queste strade qui, probabilmente io non sono proprio un fotografo, o almeno non fino ad ora. |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:22
Beh, in un certo senso è l'esempio più eclatante di quella progettualità qui invocata più volte. Tra i/le grandissimi/e, anche F. Woodman, che pure è stata citata nel thread, credo rientri nel novero. |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:27
Come fanno certi registi cinematografici, certo investire così tanto in un solo fotogramma deve avere una fortissima motivazione, anche economica. |
user39791 | inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:37
Riporto un estratto di una interessante indagine sul suo lavoro che ho trovato in rete.
Ogni fotografia richiede la costruzione di una complessa messa in scena realizzata grazie al lavoro di un team di professionisti che affianca Crewdson al pari di una troupe cinematografica: scenografi, tecnici luce, truccatori, comparse. Non è un caso, quindi, che per alcune delle sue serie l'artista abbia ingaggiato, nel ruolo di interpreti, star del cinema come Gwyneth Paltrow, Julianne Moore e William H. Macy. Allo stesso tempo, è impossibile non paragonare le fotografie di Gregory Crewdson al linguaggio visivo di celebri registi americani, come David Lynch, Alfred Hitchcock e Steven Spielberg.
Le opere di Crewdson sono tuttavia il risultato di complessi montaggi digitali. La perfetta messa a fuoco di tutti gli elementi e dei diversi piani spaziali è ottenuta attraverso l'assemblaggio di porzioni di immagini diverse, dotate di specifiche messe a fuoco. L'identica profondità estesa a tutto il campo figurativo conferisce uguale rilevanza e evidenza a tutte le diverse parti della scena, producendo un effetto di iperrealtà e di “ipervisività”: ogni singolo dettaglio presente nell'immagine è colto nitidamente come se fosse un'opera pittorica. |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 19:49
Mi pare perfetto.
Non lo conoscevo ma il parallelo con il cinema è evidente. |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 20:29
Filiberto lo trovo un genere molto interessante ma parliamo di un tipo di fotografia dove bisogna avere molte conoscenze tecniche e non solo (anche budget economico). Siamo passati ad un tipo di fotografia dove l'attrezzatura ha un ruolo non da poco ( parere personale) ma come ho scritto sopra senza conoscenze tecniche contano poco. Mi chiedo se bisogna avere più conoscenza in materia di fotografia o cinematografica. Cogliere l'attimo o documentare con la fotocamera bisogna essere intuitivi, ottimi osservatori su ciò che circonda, prevedere ciò che sta per accadere e avere manico nell'immortalare la scena per cui la perfezione la ritengo un optional. Sicuramente è un genere fotografico alla portata di tutti e non è detto che il professionista sia più esperto dell'amatore. Nello staged non funziona così, non s'improvvisa e non va lasciato nulla al caso. Non ho esperienza in merito ma sono affascinato dal lavoro di molti autori davvero bravi. www.publiccompanypeople.com/it/tag/staged-photography |
| inviato il 13 Marzo 2019 ore 20:54
È interessantissimo. E a riprova del fatto che quello che c'è dietro a una foto conta tanto per formare un giudizio maturo su di essa, confesso che il mio primo giudizio sulla prima foto di Crewdson che vidi fu "it don't impress me much" alla Shania Twain... 
Poi lessi, confrontai, approfondii (bastò anche poco!) e il mio metro di giudizio cambiò! Non è in cima alla lista dei miei preferiti, ma lo apprezzo e osservo con estremo piacere e interesse, lo guardo con occhi del tutto diversi. |
user39791 | inviato il 14 Marzo 2019 ore 7:29
Ho parlato di questo genere, che amo molto, per sottolineare come possa spaziare la fotografia e come a volte ci si può arenare su concetti che in realtà sono molto sfumati. Si passa dal catturare l'attimo fuggente al preparare dei veri propri set fotografici con tanto di attori e tecnici delle luci. Credo che questo sia il bello della fotografia che lascia spazi infiniti per la creatività di chi la pratica. |
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