RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Fotografia, autenticità, cultura, etica.


  1. Forum
  2. »
  3. Tecnica, Composizione e altri temi
  4. » Fotografia, autenticità, cultura, etica.





user158139
avatar
inviato il 14 Febbraio 2019 ore 23:40

Questo mio intervento prende spunto da una polemica piuttosto accesa che ho avuto qualche giorno fa con Stefano Pensotti riguardo ad una sua foto, la quale gli è peraltro valso il premio Travel Photographer of the Year per il 2018.

Si è già discusso in questo forum (e ovviamente altrove) sulla legittimità della sceneggiatura (o staging) in fotografia, anche con riferimento a mostri sacri del calibro di Cartier-Bresson.

Nel caso del fotogiornalismo il problema ha una risposta piuttosto ovvia. Nel 2014 World Press Photo (WPP) ha publicato il suo report The Integrity of the Image il cui scopo era definire i limiti entro i quali sia ammissibile la manipolazione delle foto di reportage. In quell'ambito, si afferma in modo inequivocabile che le fotografie "cannot be staged, posed or re-enacted".

www.worldpressphoto.org/getmedia/43578992-5421-4e4c-a826-3b993b0b3f3c/ (pagina 6)

Nella travel photography, invece, staging e manipolazione ex post non sembrano costituire un problema.

Facciamo qualche esempio.

Il Travel Photographer of the Year (TPOTY) pone alcuni limiti solo alla manipolazione digitale, senza nessuna restrizione sullo staging o sulla descrizione della foto.

www.tpoty.com/2018-competition/rules/ (art. 16)

Il National Geographic ammette limitate manipolazioni in postproduzione, ma richiede che la didascalia della foto sia completa ed accurata, vietando quelle ingannevoli o che non rappresentano correttamente l'origine dell'immagine. Nessun accenno allo staging.

www.nationalgeographic.com/photography/contests/photo-contest-2018/rul

Nelle regole del Sony World Photography Award non vi è alcun limite esplicito alla manipolazione della foto, sia on stage sia in postproduzione. Richiede però che il soggetto ritratto abbia acconsentito e che costumi e altri ausilii siano stati usati con il consenso del proprietario.


Qualcuno ha tentato di fissare qualche principio etico, spesso attingendo a quanto elaborato in altri ambiti, come nella street photography: consenso del soggetto ritratto, dignità dello stesso, eccetera. Sull'autenticità, però, i contorni si fanno meno netti.

Una delle letture più interessanti sull'argomento è, a mio avviso, questo post di Etienne Bossot, fondatore di Pics of Asia, che organizza workshop e viaggi fotografici in Asia. Uno che della fotografia di viaggio ha fatto un business e che quindi sa di cosa parla.

www.picsofasia.com/tutorial/ethics-travel-photography-2/

Il testo è spesso ironico; ad esempio, riguardo alla foto qui sotto scrive "Un attimo... Non sapevo che i monaci amassero così tanto leggere in un posto buio e fumoso!". Si potrebbe aggiungere "Non immaginavo neanche che tenessero una lampada led sul libro per illuminare meglio il viso!".





Bossot continua poi sciorinando una serie di foto di monaci buddhisti, una più improbabile dell'altra, concludendo con una considerazione che, nella sostanza se non nella forma, mi sento di condividere:

"Mi scusi, ma in in che modo ciò sarebbe autentico? E in che modo creativo? Ha creato qualcosa così falso che mi fa male aglio occhi anche solo pensare di guardarlo."

Bossot è poi molto critico sui concorsi fotografici, che a suo avviso premiano foto già viste centinaia di volte e sostanzialmente false, come può capire chi abbia viaggiato davvero.


Insomma, il confine tra fotografia di viaggio e fashion sembra ormai molto sottile.


Dicevo che questo discorso nasce dall'osservazione di una foto di Stefano Pensotti, pubblicata anche qui su Juza, questa:

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2613889

Pensotti, al quale ho preannunciato che avrei sviluppato la questione nel forum perché la ritengo di interesse generale, ha ritenuto opportuno bloccarmi come utente e minacciare azioni legali per lesione del diritto di autore. Ovviamente, non sto ledendo i suoi diritti in alcun modo, ma solo esprimendo un'opinione, basandomi anche su quanto ha affermato egli stesso.

Come ho già ricordato, la foto della bambina davanti all'effige di un Buddha in un tempio di Bagan, in Myanmar, gli ha fatto vincere (insieme ad altre) il TPOTY nell'edizione dello scorso anno. Anche Juza l'ha selezionata tra le Editor's Picks.

Si tratta di una foto bella? A me ne piacciono più altre, di Pensotti, ma non posso sostenere che questa sia brutta, tutt'altro.

Si tratta di una foto originale per concezione e realizzazione?

Pensotti afferma che sia stata scattata durante un viaggio fotografico in Myanmar "dal 26 dicembre [2015, ndr] al 9 gennaio 2016". Qualche mese prima, il 26 ottobre 2015 un fotografo statunitense, Tom Schwabel, ne aveva realizzata piuttosto simile:

www.flickr.com/photos/schwabel/24971047496/

Schwabel non ricorda neanche in quale tempio sia stata scattata: era in compagnia di un fotografo birmano che ha predisposto tutto il necessario: si tratta anche in questo caso di una foto dichiaratamente sceneggiata. Vi consiglio di osservare con attenzione le candele, ci ritornerò oltre.

La foto di Pensotti ha una composizione a mio avviso molto più convincente rispetto a quella di Schwabel, e anche il soggetto (una bambina invece del "solito" giovane monaco) ha un elemento di distinzione dalle altre foto simili. Si tratta comunque di un'immagine che fatico a definire pienamente "originale".

Si tratta di una foto presentata in modo onesto?

La didascalia che accompagna la foto sul sito di Pensotti recita:

"Prayer time in one of little temples in the plain of Bagan: in the morning ad dawn before going to school she stops in the small temple that has been incorporated into the village."

www.stefanopensotti.com/travel_photographer_of_the_year_2018-a8824#ins

Nei commenti alla foto su Juza, Pensotti riconosce che si tratta di una foto staged e che è stata scattata nel tardo pomeriggio. Questa ammissione non è però completa, perché è altamente improbabile che a Bagan un tempio, e quel tempio in particolare, sia inglobato nel villaggio.

Bagan è un'area archeologica protetta, e non sono assolutamente consentiti insediamenti di altra natura. Sostenere che un tempio di Bagan possa essere oggi (o nel 2016) circondato da un villaggio equivale ad sostenere che possa esserlo la casa di Livia sul Palatino a Roma.

Si potrebbe obiettare che il tempio in questione sia nell'area di Bagan ma al di fuori dell'area archeologica. Anche questo mi sembra improbabile: un certo Patrick Foto, un fotografo di Bangkok, ha scattato anche lui diverse foto nello stesso tempio, come si può constatare sfogliando il suo album "Bagan-Mandalay" su Flickr:

www.flickr.com/photos/patrick_foto/albums/72157674777760093

Patrick usa una 5DSr e ha l'abitudine di tenere il GPS acceso. Le foto realizzate nello stesso tempio dove Pensotti ha scattato la sua puntano qui:

www.google.com/maps/place/21%C2%B009'56.0%22N+94%C2%B052'03.0%

Il tempio è denominato Myae-bon-tha, secondo la mappa più dettagliata disponibile, che ho usato l'ultima volta che ho visitato Bagan:

www.magadotravel.com/baganmap.pdf

Si trova in una posizione piuttosto centrale nell'area archeologica, e dall'immagine dal satellite di Google Maps è evidente che sia isolato e che nessun villaggio l'abbia inglobato.

Insomma, la didascalia racconta più di un'inesattezza, sempre per usare un eufemismo.

Pensotti, discutendo con me e altri utenti, sostiene che la foto sia comunque verosimile, perché quella è una bambina birmana, i birmani sono buddhisti e quindi è del tutto plausibile che stia pregando davanti ad un'immagine del Buddha in un tempio.

A mio avviso, questa affermazione è emblematica dell'atteggiamento di molti fotografi, che viaggiano per raccogliere immagini ma ignorano bellamente i fondamenti culturali, religiosi e politici di quello che stanno fotografando.

Provo a spiegare perché.

Nel buddhismo birmano le immagini del Buddha, sia quelle presenti negli altari domestici, sia quelle esposte nei monasteri o nei templi, possono essere oggetto di venerazione solo dopo che siano state consacrate con uno specifico rituale detto Buddhabhiseka. Uno dei passaggi del rituale consiste nell'offerta all'immagine di oggetti votivi (candele, fiori, drappi di tessuto, etc.), che poi vengono costantemente mantenuti o rinnovati sull'immagine stessa.

Chi ha viaggiato in paesi dove la religione buddhista è più diffusa non può non aver notato che tutte le immagini del Buddha oggetto di culto attivo hanno queste offerte davanti, oppure sono avvolte in drappi di stoffa colorata, oppure hanno alle spalle aste con bandiere, ombrellini, stendardi o altre decorazioni.

Ora, il Buddha raffigurato nella foto non ha nulla di tutto questo, quindi è molto improbabile che sia oggetto di venerazione da parte dei locali. In mancanza della consacrazione, anzi, venerare un'immagine del Buddha sarebbe un atto quanto meno improprio per un credente.

Non so se Schwabel fosse più informato sui riti budhisti, fatto sta che nella sua foto è presente una serie di candeline, che dovrebbero sopperire all'assenza di decorazioni e offerte. Quelle candeline sono però poco credibili: sono tutte della stessa lunghezza, il che vuol dire che sono state accese nello stesso momento, immagino per esigenze di scena. In realtà ciò non accade, ovviamente: proprio come nelle nostre chiese, dove i ceri hanno lunghezze diverse perché sono stati accesi in momenti diversi.

Non mi stupisce poi che la bambina non sia, nell'istante nel quale è stata ritratta, in un atteggiamento coerente con la venerazione: è chiaramente distratta, sta guardando verso destra e non il Buddha (cercando ispirazione) o davanti a sé (cercando concentrazione). Si tratta di gesti che vengono insegnati fin da piccoli, e sono quasi automatici. A me sembra che anche lei fosse perfettamente conscia di non trovarsi davanti ad un "vero" Buddha.

Insomma, sono convito che quella bimba non abbia ma mai pregato in vita sua davanti a quel Buddha, l'ha simulato solo perché glielo ha chiesto Pensotti o chi per lui. Il suo gesto non neanche è la ripetizione, in condizioni ottimali per la foto, di un gesto abituale, ma una mera finzione ad uso del fotografo.


So che molti di voi riterranno tutta questa mio lungo monologo un caso emblematico di onanismo cerebrale. La foto è oggettivamente bella, con una forte carica visuale ed emotiva, fa venire voglia di partire subito per andare a visitare quel posto. Ha pure vinto un premio internazionale, e quindi ha raggiunto il suo scopo.

Ecco, forse ho un'idea un po' diversa del ruolo (e della responsabilità) del fotografo e dello scopo della fotografia.

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 0:36

Non mi piace criticare le foto degli altri quindi esprimo solo un pensiero sul genere d'immagini: il mio parere da profano in materia è che in questo tipo di fotografia non la considero reportage nato per documentare. Si va semplicemente alla ricerca dello scatto "wow". Per fare questo bisogna essere bravi e bravi non vuol dire semplicemente fare click ma ben altro. Forse a differenza della fashion non ci sono ancora gli art director a dirigerla. Detto questo penso che la p.p (compresa qualche manipolazione se necessaria) sia parte integrante del lavoro. Che poi si apprezzi o meno questo genere di fotografia è tutt'altro discorso.

user158139
avatar
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 7:45

Si va semplicemente alla ricerca dello scatto "wow".


Vincenzo, non so se hai guardato le altre foto di Pensotti con le quali ha vinto il premio TPOTY. Nessuna è costruita, sono decisamente belle, raccontano qualcosa di vero.

Il mio punto è che se pure un fotografo con decenni di esperienza, un portfolio di altissimo livello, e indubbie capacità cade nel tranello della foto che è mera immagine e racconta una storia falsa, la travel photography è cerebralmente morta.

La domanda che faccio è: "Perché diamine sei sceso ad usare 'sti mezzucci, tu che hai dimostrato di essere così bravo?"

Sto iniziando a rivalutare chi fa i primi piani degli uccelli in volo MrGreen

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 9:35

"La domanda che faccio è: "Perché diamine sei sceso ad usare 'sti mezzucci, tu che hai dimostrato di essere così bravo?"... suppongo che siano scelte che bisogna prendere se si vuole in qualche modo lavorare. Dico suppongo perché non è una novità che i progetti personali (non parlo solo di fotografia) restano nel cassetto e forse solo un giorno qualcuno apprezzerà e decide di pubblicarli. Quando si è bravi e si decide di mettersi in gioco spesso si fa l'errore di sottovalutare il meccanismo che c'è dietro. Se vuoi lavorare non devi pensare a ciò che tu ritieni interessante ma quello che il mercato richiede. Purtroppo sono le regole che puoi cambiare solo se nel tempo riesci a farti un nome e ribaltare questo meccanismo (Salgado, Mccurry ecc.). È una riflessione personale nulla di più.;-)

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 11:26

A me l'argomento interessa, ne ho già discusso in altri thread e mi piacerebbe dire qualcosa anche qua, ma avendo tu personalizzato in questo modo la discussione c'è il rischio che considerazioni generali vengono invece riferite al solo fotografo che citi.

Non potresti aprire una discussione più generica così da poterne discutere tranquillamente senza coinvolgere nessuno in particolare?

user158139
avatar
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 11:52

Il problema della discussione in termini generali è che si finisce per parlare del sesso degli angeli.

Come dicevo sopra, la questione non è la deriva che ha preso un genere fotografico, ma come anche professionisti stimati avallino, seppure saltuariamente, questa deriva.

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 12:10

ma avendo tu personalizzato in questo modo la discussione c'è il rischio che considerazioni generali vengono invece riferite al solo fotografo che citi.


E' vero.

Il problema della discussione in termini generali è che si finisce per parlare del sesso degli angeli.


E' altrettanto vero.

La mia soluzione è stata semplicemente di ignorare il genere ed i fotografi che lo praticano.
Si vive bene lo stesso.

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 12:24

Boustrophedon, in linea di principio sono pienamente d'accordo, però se
Il Travel Photographer of the Year (TPOTY) pone alcuni limiti solo alla manipolazione digitale, senza nessuna restrizione sullo staging o sulla descrizione della foto
mi pare che stia a significare che accetti il fatto che ormai le località turistiche o paesaggistiche più famose sono di fatto impossibili da fotografare senza il "centurione" di turno (non frequento Roma dai tempi del Corso Ufficiali nei primi anni '80 e non riesco ad immaginarmi cosa significhi visitare oggi il Colosseo e i Fori Imperiali); se le cose stessero realmente così, tutto il discorso si ridurrebbe al cercare di fotografare queste scenette nel modo più verosimile possibile, non potendole evitare. Se non altro, Pensotti ha avuto l'onestà di ammettere che la sua sia una foto staged, però effettivamente il "costruito", in queste situazioni e contesti inizia a spappolare gli zebedei, non tanto per le foto che se ne ricavano, quanto per il fatto che luoghi intrisi di storia e cultura finiscano per essere ridotti a puro folclore (che, oltre tutto, rispetto alla vera tradizione è intriso di quegli errori che più sopra hai evidenziato).
Di fatto, però, non mi stupisce che anche fotografi di alto livello seguano quella strada se è quella tracciata dal Travel Photographer of the Year

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 13:28

Un articolo bellissimo il tuo, Boustrophedon.
Sono d'accordo con te. In questi casi la cosa più importante è essere assolutamente sinceri fin dal principio.
Il regolamento del concorso ammette secondo me più di quanto sia giusto.
Altra cosa che non condivido è la ricerca della celebrazione personale da parte di chi continua a creare post per mostrare i premi che vince, le pubblicazioni ottenute ecc.
L'umiltà ormai non è di questo mondo.

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 14:50

Luigi, non trovo niente di male condividere una soddisfazione personale. Le chiacchiere contano poco sono i fatti che valgono. "Il regolamento del concorso ammette secondo me più di quanto sia giusto."... penso che ammetta ciò che si è sempre fatto che poi qualcuno ha deciso che non andava più bene ( probabilmente si stava un po' esagerando!!!).

user158139
avatar
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 15:29

La questione che per me è rilevante non è il fatto che le fotografie di viaggio siano sceneggiate. So per esperienza che molte situazioni avvengono, normalmente, in condizioni di luce e affollamento tali da non consentire la realizzazione di un'immagine professionale.

Se un fotografo vede un monaco buddhista in meditazione davanti ad un'immagine del Buddha, ma vorrebbe ritrarlo in condizioni ottimali e comunque diverse da quelle che ha a disposizione in quel momento, può benissimo chiedergli di mettersi in una posizione leggermente diversa, chiudere o aprire una finestra per modificare le condizioni di luce, o anche di ripetere la stessa scena in un altro momento della giornata. La foto rimane una rappresentazione onesta della realtà.

Se però chiedo a qualcuno di sceneggiare un'azione che non ha mai compiuto prima, o in un luogo dove non l'ha mai compiuta, se non perché un altro fotografo glielo ha chiesto prima di me, allora sto compiendo un falso.

Quello che contesto a Pensotti è il testo della didascalia, che fa credere che il fotografo abbia colto un momento spontaneo e ricorrente nella vita di quella bambina. Gli contesto poi il fatto di non aver ragionato sulla plausibilità di quella foto, al pari di quelli che lo hanno preceduto.

E ribadisco il fatto che Pensotti si è strameritato il premio che ha ricevuto, ma per le altre fotografie (e in generale, per il suo portfolio).

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 15:50

La mia soluzione è stata semplicemente di ignorare il genere ed i fotografi che lo praticano.

Lo stesso vale per me.
Questo genere di foto trovo che siano, almeno nel 99% dei casi, delle autentiche prese in giro. Tanto vale realizzarle in un teatro di Cinecittà senza affrontare un viaggio nfino all'altro capo del mondo. Del resto la scena resterebbe pur sempre "verosimile", no?

avatarsenior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 16:43

Questo genere di foto trovo che siano, almeno nel 99% dei casi, delle autentiche prese in giro. Tanto vale realizzarle in un teatro di Cinecittà senza affrontare un viaggio fino all'altro capo del mondo. Del resto la scena resterebbe pur sempre "verosimile", no?


E' proprio questo secondo me il punto centrale: simili foto fanno pensare immediatamente ad una fedele rappresentazione della realtà. E' quello che a mio modesto parere dovrebbe essere. Allora il dovere primario del fotografo che sceglie questa strada è scrivere immediatamente che la realtà è stata costruita.

avatarjunior
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 16:54

Parlando in termini generali a me le foto di reportage come queste esteticamente piacciono molto. Figure umane inserite in un contesto con significato sono le rappresentazioni che più mi affascinano.

Detto questo per il mio personale gusto il fatto che il momento sia autentico è un qualcosa che aggiunge MOLTO valore a uno scatto, e so bene che in moltissime di queste foto il momento è tutt'altro che autentico.

Non è un problema di per se, basta essere onesti. Se lo scatto è posato basta dirlo, o al limite non dire nulla.
Ma se mi venisse detto che uno scatto è stato fatto a una persona del luogo nel suo vivere quotidiano indisturbato, mentre invece ci si era messi d'accordo mi sentirei un po' preso in giro

user109536
avatar
inviato il 15 Febbraio 2019 ore 17:15

Tutta la discussione, peraltro molto interessante, perderebbe ogni valore se tutti dicessero la verità. Le fotografie verrebbero apprezzate o criticate per quello che sono veramente e non per quello che dicono di essere. Ma mi rendo conto che é molto, ma molto difficile.

RCE Foto

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info)


 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me