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Traversata della Lapponia


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Traversata della Lapponia , testo e foto by Marco Barbieri. Pubblicato il 23 Novembre 2012; 20 risposte, 13898 visite.





Pensavo alle vacanze, cercando qualcosa di diverso: quest'anno non avevo voglia di mettermi in fila per arrivare in cima a un 4000. O meglio, ho sempre preferito camminare zaino in spalla per lunghe distanze, spingermi lontano con le mie sole gambe immerso il più possibile nella natura.

Così, curiosando su una carta stradale della Scandinavia, mi ha attratto una zona verde in Svezia, oltre il circolo polare, senza strade né paesi, con grandi parchi nazionali e alcuni punti quotati oltre 2000 m. Internet mi ha poi svelato che si tratta dell'Area Lappone, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. È una regione grande più delle Marche, interamente protetta da parchi e riserve, speciale per la natura incontaminata con cui si intreccia la cultura dei Sami, il popolo che da sempre vive allevando renne in quelle terre sterminate tra montagne, tundra e boschi di conifere. Quest'area è la parte più autentica della Lapponia, regione che comprende tutto il nord della Scandinavia divisa tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia.




La più grande zona selvaggia d'Europa è attraversata in direzione nord-sud da due frequentati sentieri a lunga percorrenza, ma grosse porzioni di quel territorio sono lontane decine di km da tutto. Fuori dai sentieri segnati non c'è nulla a supporto degli escursionisti: i rari ponti servono al passaggio delle renne al pascolo, una presenza costante nel paesaggio lappone; i pochi rifugi sono casette dei Sami, che alla fine dell'estate vanno lassù per portare a valle il bestiame. Sulle montagne, sopra i 500 m non crescono più gli alberi e le cime più alte sono circondate da ghiacciai; non ci sono sentieri, ma solo tracce lasciate dal passaggio delle renne. C'è acqua dappertutto, ovunque ci sono laghi, paludi da attraversare e fiumi da guadare; le zanzare vi prolificano in quantità inimmaginabile. Il clima è estremamente variabile: le correnti umide provenienti dall'Atlantico scaricano su quei monti facendone la zona più piovosa di tutta la Svezia.

Rimango affascinato da ciò che poco a poco inizio a conoscere di quei posti e sono sempre più convinto che quella sarà la destinazione del mio prossimo viaggio. Così guardo fotografie, cerco informazioni e cartine, controllo voli e mezzi pubblici, ne parlo agli amici e cerco disperatamente qualcuno che venga con me. Per me l'avventura, a mesi dalla partenza, è già cominciata. Inizio a pensare ad una possibile traversata da ovest ad est, che attraversi 3 parchi nazionali, dalla costa norvegese al cuore boscoso del nord della Svezia.




Niccolò è uno che è sempre pronto a partire e non rifiuta certo inviti come questo, ma alcuni esami lo tengono in forse fino all'ultimo. L'OK me lo dà a poco più di un mese dalla partenza. Finalmente compro biglietti aerei e ferroviari, cartine dettagliate, iniziamo a scrivere una lista di cose da mettere nello zaino e definiamo tutti i dettagli. Ma non possiamo sapere tutto da casa: il programma si farà lassù, giorno per giorno.

Non sarà un giro per femminucce: una volta partiti dovremo arrivare a tutti i costi al capolinea dell'autobus in Svezia distante molti km, camminando ogni giorno anche su terreno difficile o con meteo avverso. Unico riparo certo sarà la piccola tenda; nello zaino gli unici oggetti su cui fare affidamento.

Abbiamo a disposizione 15 giorni, di cui 4 se ne andranno per il viaggio di 3000 km verso nord. La partenza è fissata per il 27 luglio e il ritorno per il 10 agosto. Tra il cibo e tutto il resto, alla prova della bilancia i nostri zaini pesano esattamente i 25 kg concessi dalla conpagnia aerea. Ora l'avventura può cominciare davvero!








Rago National Park, Norvegia

Il nostro viaggio inizia decisamente col piede sbagliato: arrivati ad Oslo perdiamo il treno notturno diretto al Nord; siamo così costretti a passare una giornata in aeroporto. Ne approfittiamo per raggiungere un supermercato e comprare le ultimissime cose da mettere nello zaino, che ora pesa 27 kg.

Durante il viaggio di 17 ore verso Fauske, siamo un po' tesi per la dose di ignoto a cui andiamo incontro, ma certi di aver preparato tutto al meglio e felicissimi per un sogno che si sta realizzando. Arrivati al mattino, percorriamo in autostop i 30 km che ci separano dal punto di partenza vero e proprio.

A mezzogiorno imbocchiamo il sentiero, che presto entra nel Rago National Park, salendo velocemente nel bosco in montagne rocciose e schiacciate, su immensi lastroni granitici resi lisci dai ghiacci, disseminati di massi erratici e laghetti cristallini. Sostiamo a Storskogdelen, un'imponente cascata che da un grande lago, perfetto specchio d'acqua, si tuffa per 200 m nella suggestiva valle sottostante. Fa molto caldo, camminare con quel carico sotto il sole è una faticaccia: non riusciamo a fare più di 2 km all'ora. Alla fine della prima giornata di cammino siamo distrutti, il morale è basso e temiamo di non riuscire ad andare molto lontano con tutto quel peso; ma poco alla volta andrà meglio, gli zaini si alleggeriranno e il corpo si abituerà alla fatica.




Il giorno successivo è coperto e quando ripartiamo pioviggina, ma a tratti più tardi si farà rivedere il sole. Passiamo da Ragohytta, un bivacco splendido a quasi 20 km dalla civiltà. Incontriamo un ragazzo tedesco che ci dà importanti consigli per il nostro itinerario nel Padjelanta. Proseguendo, a breve incontriamo il confine con la Svezia, dove finiscono sia il parco norvegese che la sicurezza del sentiero.







Padjelanta National Park, Svezia

Ci addentriamo nel Padjelanta scendendo una valle fino ad una renvaktarstuga, una casetta Sami che raggiungiamo nel cuore della notte e che sfruttiamo come comodo bivacco: l'indomani, mentre fuori piove, riposeremo tutta la mattina nel tentativo di recuperare un po' di energia. Siamo ormai sulle rive di Vastenjaure, uno dei due enormi laghi al centro del parco, che dovremo costeggiare per intero sul lato nord nei giorni a venire. Il paesaggio è formato da dolci e sinuose montagne, che da rocciose si sono ricoperte di erba e piccoli arbusti. Questi altipiani sono da sempre un ottimo terreno di pascolo per le renne, che cominciano ad apparire in folti branchi. Ad est del parco, da nord a sud, corre il Padjelantaleden, un sentiero più frequentato che tocca tre villaggi abitati durante l'estate da alcuni Sami, mentre altrove, tra il confine, i grandi laghi e fiumi impetuosi, vi è un'enorme zona desolata e lontana da tutto.

Ci occorrono altri due giorni di marcia, su terreno quasi sempre facile, per raggiungere Sallohaure, un gruppetto di case all'estremità nordorientale del lago. Questi Sami sono il primo contatto umano che abbiamo dall'entrata in Svezia, tre giorni prima. Tutto attorno laghi e paludi, le zanzare non danno tregua. È il quarto giorno di cammino e abbiamo alle spalle più di 60 km.

L'indomani percorriamo un tratto di sentiero, facendo molti incontri singolari. Cerchiamo di raccogliere informazioni per decidere se addentrarci o meno nel vasto parco del Sarek, dubbiosi fino all'ultimo per il poco tempo a disposizione. Pianifichiamo ogni giorno disponibile: sarà una marcia a tappe obbligate, senza troppe possibilità di riposo; è l'unico modo per arrivare in tempo, dobbiamo farcela!







Sarek National Park, Svezia

Tutte le informazioni in arrivo dal Sarek ci mettono in guardia: «vi bagnerete i piedi». Ma ormai, dopo le paludi del giorno prima, non ci spaventa più nulla. Ci inoltriamo così nel Sarek, consapevoli di avere dinnanzi non meno di 80 km di terreno difficile. Iniziamo risalendo una valle e trovando assai meno difficoltà del previsto.

Il parco è una delle maggiori zone montuose svedesi e comprende la seconda montagna in ordine di altezza: Sarektj?hkk?, 2089 m, che purtroppo non avremo il tempo di salire. È composto da numerosi massicci e picchi che ospitano più di 100 ghiacciai, separati tra loro da larghe e profonde valli dalla tipica morfologia glaciale. Qui non esistono comodità, eccetto tre ponti e un piccolissimo edificio al centro del parco, dotato dell'unico telefono di emergenza, collegato da un ponte radio alla stazione di polizia. Da lì passerà il nostro itinerario, probabilmente la più diretta e frequentata traversata del parco, che è visitato ogni estate da numerosi escursionisti.

Non c'è alcun sentiero segnato ma abbondano le tracce, scavate dal passaggio delle renne, per cui l'orientamento risulta molto semplice. I fiumi che occorre guadare, gettandosi a valle dai ghiacciai, sono gelidi ed impetuosi e costituiscono probabilmente il pericolo maggiore lungo il percorso.




Scendiamo la valle Ruohtesvàgge fino al piccolo rifugio, nei pressi del quale scopriamo un profondo canyon. Il giorno dopo, il sentiero risale il lato della valle, aggirando un monte prima di ridiscendere nella boscosa vallata del Rapadalen. Prima di entrare nella foresta ci accampiamo, con vista dall'alto sulle anse del grande fiume. Da qui, mentre scende la sera, avvistiamo alcune alci, enormi animali che abitano questi boschi ma che raramente si lasciano vedere.

Ci è voluta poi una giornata intera per percorrere tutto il Rapadalen, immersi in una foresta fittissima alternata a paludi, tormentati dalle mosquitos. Il sentiero in questa giungla è stretto e ben marcato, ma bagnatissimo. Alla fine di quasi 30 km, esausti, saliamo Nammàsj, piccolo monte al centro della vallata, un balcone sullo splendido e famoso delta del Rapadalen.





Il Delta e il Kungsleden

Da Nammàsj la vista è magnifica: il fiume confluisce in un lago tra anse, laghetti, rivoli e lagune, formando un delta da cartolina. Spendiamo una giornata a girarci intorno, raggiungendo la vetta di Skierffe senza sentiero, attraverso pendii boscosi ripidi e impenetrabili. Questo monte, che precipita a sud in una parete verticale di quasi 300 m, è famoso per la vista impareggiabile che offre sopra tutto il delta.

Dalla vetta un sentiero ben marcato si congiunge al Kungsleden, il Sentiero del Re, il maggiore sentiero della Svezia che in quasi 500 km attraversa in direzione nord-sud tutta la Lapponia svedese. Sarà questo comodo percorso, ben servito da rifugi gestiti, affollati da gente proveniente de tutta Europa, a portarci in due giorni fino a Kvikkjokk, il paese da cui ripartiremo per tornare a casa. Ma prima dobbiamo attraversare il lago, utilizzando una delle barche a remi a disposizione di chi percorre il Kungsleden: 4 km nell'acqua in piena notte, nonostante le precise indicazioni del gestore del rifugio non è stato semplice trovare il piccolo molo.

Arriviamo a Kvikkjokk nel primo pomeriggio dell'8 agosto, rispettando appieno il programma, dopo 200 km percorsi in 11 giorni. Trascorsa la notte in questo villaggio di casette di legno dipinte di rosso, sembra strano non doversi rimettere in cammino, iniziando il viaggio di ritorno verso Stoccolma.









Marco Barbieri, classe 1988, vive in provincia di Modena. Fin da piccolo preferisce la montagna al mare, avvicinandosi al trekking e alle vie ferrate. Appena diplomato all'Istituto d'Arte nel 2008 scappa in Finlandia, dove svolge per quasi un anno il Servzio Volontario Europeo. Da questa esperienza nasce l'amore per la Scandinavia e per le terre selvagge del Nord, che lo porteranno ad effettuare successivi viaggi in Lapponia ogniqualvolta ve ne sia l'occasione.
Nel 2009 conosce ed entra a far parte degli Alpinisti del Lambrusco, un gruppo di conterranei amici un po' squilibrati che, insieme ad una sistematica frequentazione delle terre alte in tutte le stagioni, lo avvia a nuove appassionanti attività quali alpinismo d'alta quota, su roccia e su ghiaccio. Accaniti frequentatori e ottimi conoscitori dell'Appennino di casa, gli Alpinisti del Lambrusco sono attivi anche sulle Alpi, prediligendo un alpinismo classico e avventuroso e riportando foto e impressioni sul loro blog. Nel 2010 rottama la vecchia compatta a favore di una Nikon D3000 abbinata ad un Nikkor 18-105mm, fedeli compagni di ogni viaggio o escursione. Potete visitare il suo sito alla pagina www.alpinistidellambrusco.org e vedere altre foto su www.flickr.com/photos/marco_barbieri




Risposte e commenti


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avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2012 ore 18:03

Racconto molto coinvolgente.
Grazie per aver condiviso con noi questa meravigliosa esperienza.
Ciao,
Diego.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2012 ore 18:05

Complimenti per la scelta del luogo.
Sono stata in quei posti alcuni anni fa e ricordo queste atmosfere e quei fastidiosissimi mosquitos che si infilavano anche sotto il maglione e sotto il cappello.
Belle le foto, raccontano esaurientemente luoghi e luci.
Quelle del delta sono una favola.

Marina

avatarjunior
inviato il 23 Novembre 2012 ore 18:28

Mi ha fatto piacere leggerti.....un'avventura!! Il delta è un gran posto e le foto magnifiche!

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2012 ore 18:47

grandiiiiiiiiiii, foto e posti stupendi, bel reportage.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2012 ore 23:45

Bellissimo reportage! Complimenti

avatarjunior
inviato il 24 Novembre 2012 ore 10:35

Grazie a tutti per i commenti
w il lambrusco!
Marco

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2012 ore 15:39

E W il lambrusco e W la barbera

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2012 ore 15:40

Bellissimo

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2012 ore 18:40

Fantastico!

avatarjunior
inviato il 24 Novembre 2012 ore 19:23

Bell'avventura! Grazie per avermi fatto conoscere questi luoghi meravigliosi ;-)

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2012 ore 10:00

Bellissimo articolo ed esperienza invidiabile!!! ;-)

avatarsupporter
inviato il 26 Novembre 2012 ore 11:29

Grande!!!

avatarjunior
inviato il 26 Novembre 2012 ore 23:30

Complimenti, gran bella avventura.
Mi hai fatto ricordare un libro che ho letto alle medie: Pastori di renne.

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2012 ore 23:47

Grazie letto tutto dun fiato!!!Cool

avatarsenior
inviato il 28 Novembre 2012 ore 11:22

Bellissimo reportage! Complimenti;-)





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