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Buongiorno, ho acquistato un tamron 90mm f2.8 VC prima serie, pensando di usarlo sia per macro che per ritratti. Imposto la macchina in M e ho notato che man mano che mi avvicino al soggetto mi cambia il valore di apertura, chiudendolo. E' normale questo?
Normalissimo. Tutti i macro fanno così. So anche perchè ma non lo scrivo per paura di imprecisioni, qualcuno più ferrato di me te lo potrà spiegare perfettamente.
Allora il diaframma reale dipende dal rapporto di ingrandimento ed è dato dal diaframma moltiplicato per il rapporto di ingrandimento più 1, quindi ad 1:1 sarà moltiplicato per 2, a 1:2 sarà moltiplicato per 1,5 etc. il mio macro non segna ciò ma avviene comunque in ogni caso.
Questo avviene ovviamente anche negli altri obiettivi ma la differenza tra il diaframma segnato e quello reale sarà minimo (ad 1:10 verrà moltiplicato per 1,1 ad 1:100 per appena 1,01).
E' normale. Al RR 1:2 si perde uno stop mentre al RR 1:1 se ne perdono due ... in pratica pur col diaframma tutto aperto la luce che giunge al sensore al RR 0,5 X è la metà di quella che ci giunge focheggiando all'infinito, e quindi l'apertura f 2.8 equivale a f 4 mentre, sempre per lo stesso motivo, al RR 1 X la luce che giunge sul sensore è solo un quarto di quella all'infinito e quindi il diaframma f 2.8 equivale a f 5,6 ... si chiama legge del quadrato della distanza se non ricordo male.
Questa discrasia fra diaframma teorico e diaframma reale comincia a manifestarsi allorquando l'obiettivo si trovi a focheggiare a una distanza di messa a fuoco pari a dieci volte la focale (quindi mezzo metro per un 50 mm, un metro per un 100 mm e così via discorrendo) e laddove però la perdita di luminosità è ininfluente dal momento che corrisponde a solo un decimo di diaframma, quindi molto al di sotto di quel terzo di diaframma che normalmente viene considerato il valore minimo di scarto esposimetrico apprezzabile da un occhio esperto!
Ok, grazie a tutti per avermi risposto in maniera esaustiva, ne farò tesoro.
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