user12181 | inviato il 15 Agosto 2018 ore 14:01
“ ma adesso prendi la tachipirina „ Almeno due, ma non credo bastino, consiglierei il pronto soccorso (probabilmente codice verde), escluderei comunque il TSO, non è pericoloso. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 15:12
Ho letto il primo post de il mago maghetto. Condivido il punto sulla crudeltà ma non lo circoscrivo al solo mondo animale. Anche i vegetali hanno pari diritto alla vita. La loro estrema lentezza è confusa sovente con mancanza d'intelligenza. Dalle mie parti c'è un ulivo di cui si è stimata l'età in circa 3000 anni, è un essere vivente meraviglioso. Non vedo nessuna evoluzione invece nella strada vegetariano/vegana. Credo che dovremmo comportarci a 360 gradi con più etica, intendo dal punto di vista dell'impronta ecologica che la nostra esistenza lascia. La nostra vita ha un costo sull'ecosistema. Sta alla nostra coscienza minimizzarlo. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 15:44
“ Credo che dovremmo comportarci a 360 gradi con più etica, intendo dal punto di vista dell'impronta ecologica che la nostra esistenza lascia. „ Ecco, esattamente... parliamo tanto dell'alimentazione, giustissimo per carità, ma che dire della cementificazione, del tanto territorio sottratto agli animali selvatici... che dire degli scarichi fognari, grandissima piaga di tutta l'Italia (che tra parentesi spesso finiscono nei laghi e la stessa acqua viene poi usata per irrigare... esempio dell'intelligenza umana ). Insomma di spunti, se vogliamo parlare del nostro "peso" sull'ecosistema ce ne sono molti... forse, e dico forse, l'alimentazione non è neanche quello più impattante... |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 15:52
vero, ma un topic a tema non impedisce di aprirne un'altro con un tema + rilevante. |
| inviato il 15 Agosto 2018 ore 23:12
@Vangogh Ma le piante, insetti, batteri e altro ancora non sono pucciosi e non fanno bau bau, quindi per il vegano non sono vita: perciò si possono uccidere senza pietà e schiavizzare gli uomini coinvolti nella coltivazione degli anacardi che tanto gli piacciono @Cri Sante parole! |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 8:35
I miei precedenti interventi li ho fatti con un intento anche un po' provocatorio riguardo al discorso di cosa debba essere considerato un essere vivente; in fin dei conti Ooo ha perfettamente ragione quando dice che dobbiamo costruirci una scala di valori, altrimenti finiremmo per non mangiare più nulla, non toccare più nulla ecc. L'importante è che anche nel costruire quella scala lo si faccia avendo ben presente quel concetto - essere vivente - e riferendolo a tutte le specie che effettivamente vi rientrano; a me fa venire i sudori freddi sentire gli animalisti vegani dire che le foreste vanno preservate "perché sono l'ambiente degli animali", come se questa fosse effettivamente la loro funzione. Quando sento le percentuali di biomassa complessiva del pianeta, riferite ai vari gruppi di organismi che la compongono (il prof. Stefano Mancuso e altri parlano del 99,9% formato da massa vegetale), aggiungendo che le piante sono gli unici organismi in grado di sopravvivere anche in assenza di tutti gli altri perché sono gli unici che possono cibarsi direttamente di sostanze inorganiche, senza considerare che sono le piante e le alghe, insieme ai cianobatteri, che hanno modificato l'atmosfera riempiendola di ossigeno, mi viene da pensare che non solo le foreste, ma l'intero pianeta sia "l'ambiente delle piante", con qualche fastidioso parassita (gli animali) e qualche altro parassita dei parassiti (altri animali) Alla fine, il modo di considerare le foreste da parte degli animalisti vegani non è affatto diverso da quello degli industriali dell'agroalimentare: nessuna delle due categorie le considera secondo il concetto di ecosistema, ma solo in funzione di quello che interessa a quella categoria. In quest'ottica può essere pericoloso anche l'atteggiamento apparentemente "naturalistico" degli animalisti, perché si trasforma in un integralismo con i paraocchi: mi basta vedere la considerazione che hanno per il problema dell'eccessivo popolamento di alcune specie animali, spesso nemmeno autoctone (ad esempio il muflone sull'arco alpino) ma introdotte dall'uomo, e la loro contrarietà assoluta ad eventuali piani d'abbattimento, nonostante il fatto che queste specie stiano creando non pochi problemi a quelle autoctone. |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 8:57
non è deplorevole fare i propri interessi. L'importante è usare anima e cervello per farlo. |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 9:47
Vero, in fondo ogni specie fa il proprio interesse per la natura del concetto stesso di sopravvivenza; l'uomo deve imparare a metterci molta più attenzione, sia perché è (o dovrebbe essere) cosciente di ciò che fa, sia per il fatto che le sue azioni, nel bene e nel male, hanno acquisito una portata e una rilevanza di gran lunga superiore a quella di qualunque altro organismo |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 20:32
bisogna anche distinguere tra animalisti e portatori di traumi infantili…mascherati da animalismo. la seconda categoria andrebbe messa in condizione di non nuocere |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 20:35
mia madre da piccola ha convissuto anche con le galline cui ogni tanto sua madre tirava il collo. non ne ha mai mangiate fino a quando si è sposata e se ne è andata. non saprei se ricade in qualche categoria simile... |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 20:43
ooo se agli animali dai nonme e cognome, e' difficile poi mangiarli. E' normale. Anche io da piccolo non volevo mangiare il coniglio che mia Nonna mi faceva spellare. Intendo quella categoria di persone animalista con il cane da borsetta. Vegana che alimenta il cane solo a cereali e ne conosco un paio. |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 21:55
“ I miei precedenti interventi li ho fatti con un intento anche un po' provocatorio riguardo al discorso di cosa debba essere considerato un essere vivente „ Bene che tu abbia preso consapevolezza su quello che scrivevi e' buona cosa ,se era soltanto provocazione hai sbagliato nel farla perche' ha distolto il giudizio da cose invece molto piu' condivisibili del tuo ragionamento “ in fin dei conti Ooo ha perfettamente ragione quando dice che dobbiamo costruirci una scala di valori, altrimenti finiremmo per non mangiare più nulla, non toccare più nulla ecc. L'importante è che anche nel costruire quella scala lo si faccia avendo ben presente quel concetto - essere vivente - e riferendolo a tutte le specie che effettivamente vi rientrano; a me fa venire i sudori freddi sentire gli animalisti vegani dire che le foreste vanno preservate "perché sono l'ambiente degli animali", come se questa fosse effettivamente la loro funzione. Quando sento le percentuali di biomassa complessiva del pianeta, riferite ai vari gruppi di organismi che la compongono (il prof. Stefano Mancuso e altri parlano del 99,9% formato da massa vegetale), aggiungendo che le piante sono gli unici organismi in grado di sopravvivere anche in assenza di tutti gli altri perché sono gli unici che possono cibarsi direttamente di sostanze inorganiche, senza considerare che sono le piante e le alghe, insieme ai cianobatteri, che hanno modificato l'atmosfera riempiendola di ossigeno, mi viene da pensare che non solo le foreste, ma l'intero pianeta sia "l'ambiente delle piante", con qualche fastidioso parassita (gli animali) e qualche altro parassita dei parassiti (altri animali) MrGreen Alla fine, il modo di considerare le foreste da parte degli animalisti vegani non è affatto diverso da quello degli industriali dell'agroalimentare: nessuna delle due categorie le considera secondo il concetto di ecosistema, ma solo in funzione di quello che interessa a quella categoria. In quest'ottica può essere pericoloso anche l'atteggiamento apparentemente "naturalistico" degli animalisti, perché si trasforma in un integralismo con i paraocchi: mi basta vedere la considerazione che hanno per il problema dell'eccessivo popolamento di alcune specie animali, spesso nemmeno autoctone (ad esempio il muflone sull'arco alpino) ma introdotte dall'uomo, e la loro contrarietà assoluta ad eventuali piani d'abbattimento, nonostante il fatto che queste specie stiano creando non pochi problemi a quelle autoctone. „ Non tutti gli animalisti la pensano in questo modo ,anzi alcuni quelli con i piedi piantati a terra capiscono benissimo che alcune specie alloctone impoveriscono ed in alcuni gravi casi portano addirittura all estinzione della fauna locale. “ Intendo quella categoria di persone animalista con il cane da borsetta. Vegana che alimenta il cane solo a cereali e ne conosco un paio. „ Salt non dobbiamo generalizzare ,non sono informato sull argomento ma secondo te e' possibile alimentare un cane solo a cereali ,credo andrebbe incontro a problemi piu' o meno gravi. |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 22:22
mago, ho un fratello veterinario… Se ne vedono di cotte e di crude… Se i veterinari cominciassero a parlare, verrebbe fuori un quadretto non proprio edificante degli "animalisti".. |
| inviato il 16 Agosto 2018 ore 22:51
“ Se ne vedono di cotte e di crude… Se i veterinari cominciassero a parlare, verrebbe fuori un quadretto non proprio edificante degli "animalisti".. „ Non dubito ci siano ,spero solo non siano numericamente consistenti , insomma se al mio cagnetto porto una ciotola di soli cereali mi assicuro un vaffa storico |
| inviato il 17 Agosto 2018 ore 8:09
Purtroppo è proprio la consistenza numerica che fa prevalere i comportamenti (la "Legge dei grandi numeri"); quando ancora insegnavo alle superiori, ce ne fosse stato uno di "animalisti", tra i miei alunni, convinto che gli animali non fossero gli unici a potersi fregiare del titolo di esseri viventi; e dire che io insegnavo agli ultimi due anni, quindi approdavano alle mie lezioni solo dopo aver seguito il corso di biologia! Quando vedo prevalere quegli stessi atteggiamenti e idee alle manifestazioni, sulla carta stampata, nelle interviste ecc., non posso accontentarmi del fatto che ci sia anche "qualche" animalista che ragiona in altro modo. |
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