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Lesbiche.Gay.Bisessuali.Trans


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Lesbiche.Gay.Bisessuali.Trans, testo e foto by Damiano Agnes. Pubblicato il 04 Marzo 2018; 25 risposte, 8399 visite.


Era un caldo sabato di fine giugno e invece di essere in qualche spiaggia della nostra bella penisola ad arrostirmi la pelle, mi trovavo a Brescia per fotografare quello che una volta si chiamava Gay Pride. Oggi, per rappresentare le varie sfaccettature del movimento, la prima parola si omette. Il Pride, infatti, è una manifestazione di tutti, ma soprattutto LGBT, un acronimo che indica le persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.
Personalmente non conoscevo l'esistenza di una sigla che rappresentasse questo vastissimo gruppo di persone ma, da quando mi sono avvicinato a questo universo dal punto di vista fotografico, ne ho appreso la storia.
Quando mi è stato proposto di partecipare come fotografo ufficiale del Pride di Brescia 2017 (insieme ad altri del mio gruppo fotografico), ero abbastanza incuriosito da questo tipo di esperienza, non avendone mai fatte in precedenza. Come per ogni reporter degno di tale nome è indispensabile, prima di avventurarsi in certe situazioni, documentarsi circa il soggetto che si andrà a riprendere. Ecco perché l'incontro avvenuto qualche giorno prima del grande evento con Marco Albertini, segretario di redazione della rivista mensile Pride, è stato fondamentale per calarmi a pieno nella psicologia dei manifestanti.


La partenza del corteo era fissata in Piazza Vittoria per le 14. Noi, che in confronto “la metropolitana di Tokyo arriva in ritardo”, eravamo già sul posto circa mezz'ora prima, e tra un “che lente montare?” e “che ISO impostare?” ci siamo ritrovati a scaricare da un furgoncino una scultura gigante di un cavallo azzurro. “Un cavallo gigante? Che c**** centra?”, ho pensato appena ho visto arrivare questo strano equino dalla testa smontata. Dopo aver rivolto questi interrogativi alle simpatiche signore che lo accompagnavano, ho scoperto che questa enorme scultura portava con sé un messaggio incredibile, anzi dei messaggi incredibili! Questi erano stati scritti su piccoli fogliettini inseriti nella pancia dell'animale, o almeno così mi è stato raccontato.


Costruito, infatti, all'interno delle mura del manicomio di Trieste nel 1973 dall'artista Basaglia, cugino del famoso dottore che dirigeva la struttura psichiatrica, la scultura, alta circa 4 metri, sarebbe stata una sorta di “cavallo di Troia” contenente i desideri di libertà e umanità dei
malati mentali. Proprio questi ultimi decisero di colorarlo di azzurro (simbolo della gioia di vivere) per sottolineare il loro desiderio di far sentire la loro voce. Solamente una volta ultimata la costruzione però si accorsero che anche il cavallo avrebbe avuto la stessa loro sorte. Infatti, le sue dimensioni risultarono eccessive per la porta che dava sul cortile. La frustrazione nell'apprendere che anche la loro scultura era destinata a rimanere rinchiusa tra le mura della struttura portò i malati a scagliarla con forza contro una vetrata del salone principale, spaccando gli infissi e regalandole la libertà. Ed è proprio questo sogno (e bisogno) di libertà, ciò che questo appariscente cavallo rappresenta ancora tutt'oggi.


Dopo aver fatto scendere il cavallo di Basaglia dal furgoncino, grazie a una struttura con delle ruote di gomma, mi accorsi con sorpresa che la piazza si era già popolata dei primi gruppi di manifestanti. Molti di questi erano alle prese coi preparativi: le guance si dipingevano, le bandiere venivano slegate pronte a cogliere anche il più minimo alito di vento, le bandane legate sulle fronti creavano improvvisati, ma consapevoli, ”Rambo dell'Amore”. Insomma, i colori dell'arcobaleno stavano prendendo il sopravvento sul marmo grigio che caratterizza la piazza. Un caleidoscopio dalle tinte sature: un paradiso per gli amanti della fotografia a colori!
Nonostante questo, ero consapevole che non sarebbe stato l'orario più congeniale per fare ottimi ritratti. La forte luce verticale sulla testa dei protagonisti (erano circa le 14) avrebbe creato ombre nell'arcata oculare dei personaggi. Un pannello riflettente mi avrebbe fatto comodo, ma tutto sommato la pavimentazione chiara di Piazza della Vittoria mi poteva venire in aiuto. Devo ammettere che in alcuni casi qualche intervento di schiarita in post produzione è stato necessario per evitare il famigerato “effetto panda”.
Non ho ancora specificato che al collo, per tutta la durata della manifestazione, ho avuto la Fuji X-T10 con l'XF 35mm f2. La stessa combo che, qualche mese più tardi, mi avrebbe accompagnato in Kyrgyzistan (di cui potete leggere in un altro articolo).


Appena prima della partenza del corteo la piazza era gremita di gente. C'erano tanti giovani, tra i quali un buon numero di ragazzi di origine africana. Osservandoli, mi è parso che questi fossero particolarmente coscienti circa l'importanza che un evento di questo tipo potesse avere.
Mi tornarono alla mente le parole di Marco Albertini, quando raccontò come il Pride serva come mezzo di sensibilizzazione per nazioni dove l'omosessualità è ancora un reato punibile con la morte. La pluralità del messaggio di questa manifestazione dipende da paese a paese dopotutto. Mentre qui da noi il significato può essere ricondotto a diritti come il matrimonio egualitario, in altri la notizia può rappresentare una speranza per una minoranza ancora senza tutele. Tuttavia, nonostante il corteo avesse una finalità così seria, il carattere era del tutto disteso e rilassato e l'ironia la faceva da padrone. La musica dai carri cominciò a far muovere le teste e le gambe a ritmo. Il corteo cominciò a percorrere le vie strette del centro di Brescia. Il tono carnevalesco presupponeva gioia e divertimento, un modo pacifico per non dimenticare, e allo stesso tempo
sdrammatizzare, la rivolta allo Stonewall Inn nel Greenwich Village di New York che nel lontano 1969 innescò la miccia per rivendicare i diritti civili del mondo LGBT.


Il futuro di una persona omosessuale che vive in Italia, a oggi, se paragonato al resto del mondo, non è né roseo né tantomeno pessimo. Di gran lunga migliore se si prendono come riferimento paesi come l'Iran o come l'Arabia Saudita, nei quali vige la pena di morte per questo “peccato”, denigrante se paragonato per esempio a Olanda, Germania, Francia, Spagna, ecc., dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è riconosciuto a tutti gli effetti dalla legge. Tutt'oggi nel nostro paese il tema de “la vera famiglia” è ancora fonte di dibattito e motivo per accaparrarsi voti per i vari partiti politici, l'ennesimo aspetto della nostra società su cui chi ci amministra punta a speculare fomentando discordia. Un altro aspetto in cui noi italiani siamo abilissimi è quello di trovare sinonimi per descrivere qualsiasi cosa, soprattutto nel campo sessuale.
Sarà un po' per un bigottismo indotto, o per una ilarità latente del nostro popolo, che parole come “patata”, “cetriolo”, “prugna”, “banana”, “pere”, “meloni”, “funghetto”, oltre a denotare un attaccamento smodato ai frutti della terra, trovano un significato alternativo nei più maliziosi. Come poteva quindi mancare un termine che definisse i “gay”, riconducibile alla sfera contadina della nostra patria?!? Il ragazzo della foto seguente ha giocato di astuzia, enfatizzando l'etichetta che molti utilizzano in modo discriminatorio nei confronti degli omosessuali del Belpaese. Applausi!


Più il corteo danzante si faceva largo tra le strette vie del centro cittadino, più il mio desiderio di immortalare scene originali cresceva. Mi appostai dentro a portoni aspettando che i manifestanti passassero, cercai punti rialzati da cui poter vedere al di sopra della folla, provai a precedere i carri sperando in qualche fotografia particolarmente significativa. Tutto questo è stato abbastanza stancante. La temperatura superava i trenta gradi, e qualche sosta per dissetarmi è stata d'obbligo. Fortunatamente, avere al collo una “piuma” come l'accoppiata X-T10 e 35mm f2, mi fu notevolmente di aiuto. Passavo anche abbastanza inosservato per rubare scatti all'interno del corteo. Numerose scene romantico-folkloristiche erano alla portata di otturatore. Tra tutte quelle che ho in hard disk scelgo questa, che rappresenta la semplicità dell'amore. E mentre ancora molte persone adulte ritengono questo sentimento tra persone dello stesso sesso una “deviazione”, etichettandolo come “innaturale”, sono spesso i più giovani a subirne le conseguenze. Atti di bullismo sono frequentemente riconducibili ai danni di coetanei con tendenze omosessuali, in contesti ancora chiusi mentalmente sotto questo punto di vista. Sembra quasi che alcuni vogliano ancora vivere ai tempi di Papa Pio V, quando questi atteggiamenti erano visti come “doveri morali”.


Quando il corteo tornò in Piazza della Vittoria per vivere l'ultimo atto, mi trovai nella possibilità di fotografare dal palco la folla che animava l'intera piazza. Nel momento in cui centinaia di cartoncini rosa si sollevarono in aria, mi pentii di non avere con me una lente grandangolare per poter rendere giustizia al colpo d'occhio che avevo di fronte. Questo messaggio, dal forte impatto scenografico, era a sostegno degli omosessuali ceceni, costretti a scappare dal loro paese per evitare ogni sorta di tortura. Scariche elettriche e manganellate sono ancora oggi la punizione che obbliga alla fuga molti ragazzi del paese caucasico.
Spesso, quando riguardo queste fotografie, mi chiedo come mai tutto questo odio per degli esseri umani. La causa principale potrebbe essere riconducibile a un grande avvenimento che ha cambiato le sorti dell'umanità: la stesura della Bibbia. È assodato, infatti, che già l'Antico Testamento contenga giudizi negativi riguardo le persone omosessuali. Questo aspetto ha contraddistinto, per loro sfortuna, le sorti delle persone ritenute “diverse” nel corso di interi secoli. Per una buona parte della popolazione mondiale seguire i dettami religiosi è un aspetto fondamentale della propria esistenza, come mangiare, bere e riprodursi. Ed è proprio quest'ultimo aspetto quello più criticato al mondo omosessuale. Considerata una perversione, appunto perché non atta alla creazione di vita, questo modo di intendere l'attrazione per le persone dello stesso sesso ha influenzato a tal punto l'opinione pubblica che l'OMS (organizzazione mondiale della sanità) fino al 1990 indicava l'omosessualità come una e vera e propria malattia mentale.


Come hanno ricordato i numerosi ospiti saliti sul palco al termine del corteo, ci sono voluti anni di lotte, manifestazioni come il Pride, incarcerazioni e vittime, perché le cose prendessero una direzione più democratica. Sono stato felice di farne parte, e scrivere queste righe di spiegazione è un dovere morale dal quale non ho voluto sottrarmi.


Vorrei concludere l'articolo indicando una fotografia che ha fatto la storia per il movimento LGBT. Fu scattata nel 1966 in un pub di New York chiamato Julius. I protagonisti sono quattro ragazzi ventenni membri della Mattachine Society, una delle prime associazioni per i diritti gay degli Stati Uniti d'America. L'otturatore è stato azionato proprio nel momento esatto in cui la mano del barista copre il bicchiere, impedendo così al ragazzo che ha di fronte di bere. Quando quest'ultimo, infatti, gli ha confessato di essere gay, il barman si è visto costretto ad agire in questo modo, essendo proibito per legge servire alcolici a persone omosessuali dichiarate. Quest'immagine, che ha fatto il giro del mondo, è stata fondamentale per infondere consapevolezza nel mondo LGBT, che da lì a qualche anno avrebbe organizzato il primo Pride!
Per visualizzare la foto potete andare su un motore di ricerca e inserire le parole “Julius 1966”.



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avatarsenior
inviato il 08 Marzo 2018 ore 22:58

Bell'articolo Damiano, piacevole da leggere, bravo!

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2018 ore 1:11

Grazie Peda. Mi fa piacere ti sia piaciuto.Sorriso

avatarsupporter
inviato il 11 Marzo 2018 ore 10:33

Belle foto e belle parole, complimenti.

ciao
marco

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2018 ore 11:57

grazie Marco
un saluto
Sorriso

avatarsenior
inviato il 11 Marzo 2018 ore 12:05

gran bel reportage, molto fruibile tanto da leggersi tutto di un fiato.
complimenti
un saluto, tiziano

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2018 ore 14:24

grazie del commento Tiziano. Sorriso

avatarsupporter
inviato il 11 Marzo 2018 ore 14:45

Anche io tempo fa ho seguito il Pride, ricordo che dietro alla facciata carnevalesca si leggeva sui volti amarezza,
sconcerto, desolazione , ma tantissima determinazione. Ottimo lavoro, complimenti. Ciao Carlo.

avatarjunior
inviato il 11 Marzo 2018 ore 18:29

Ti ringrazio per il commento Carlo. Sorriso

avatarsenior
inviato il 11 Marzo 2018 ore 19:03

Bel servizio e ottimo racconto, fluido e piacevole ;-)
Magari qualche foto in più..... MrGreen

avatarsupporter
inviato il 11 Marzo 2018 ore 20:27

Bisogna imparare a rispettare le persone, punto. Che importano le loro preferenze sessuali...
Bell'articolo complimenti!
Pietro

avatarjunior
inviato il 12 Marzo 2018 ore 15:25

@Allmau. Grazie per i complimenti. Se sei curioso, nella galleria nel mio profilo trovi altre foto.;-)

@Pietro. Parole sante. Grazie del commento.Sorriso

avatarjunior
inviato il 12 Marzo 2018 ore 15:51

bravo per avere partecipato e divulgato un evento che... non dovrebbe esistere : penso che la vera società giusta sia quella per cui la diversità non è un problema o un valore da difendere ma semplicemene una realtà positiva comune. Gli unici diversi e malati pericolosi sono gli stupidi che temono coloro che come individui o gruppi non ci assomigliano o non si omologano. Spesso i cosidetti diversi sono le persone più rispettose degli altri.
PS sia chiaro i delinquenti ci sono in tutte le razze e credo politici o religiosi e orientamenti sessuali.

avatarjunior
inviato il 12 Marzo 2018 ore 16:34

Capisco cosa intendi Mauro. Il mio articolo ha proprio questa finalità: dare un piccolo contributo per fare in modo che questa manifestazione non sia più necessaria. Sorriso

avatarjunior
inviato il 12 Marzo 2018 ore 22:44

non sottovalutare il tuo contributo, ogni grande accadimento è composto di "piccoli"contributi" e le persone come te fanno questo usando uno straordinario mezzo:le immagini. sii fiero e orgoglioso del tuo operato

avatarjunior
inviato il 12 Marzo 2018 ore 22:54

@Mauro
Come ho scritto nell'articolo:

Sono stato felice di farne parte...


e come suggerisci tu, anche fiero ed orgoglioso. Cool





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