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Dov'è il Kyrgyzstan?


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Dov'è il Kyrgyzstan?, testo e foto by Damiano Agnes. Pubblicato il 22 Gennaio 2018; 19 risposte, 3791 visite.


"Dov'è il Kyrgyzstan?"
E' la stesa domanda che ho posto anch'io quando mi hanno proposto un tour in questo Paese asiatico.
Solo dopo aver controllato sulla mappa la sua posizione mi sono deciso a partire per questo viaggio. Come il 99% delle persone che conosco, non ne avevo mai sentito parlare, e questo bastò per convincermi.

"E per andare in Kyrgyzstan che vestiti hai messo in valigia?"
Ecco un'altra domanda a cui ogni viaggiatore deve rispondere prima di partire.
Per cercare di farmi un'idea provai a cercare le temperature medie di Agosto (il periodo era quello) di alcune località che avrei visitato; nella capitale Bishkek si aggiravano intorno ai 30-35 gradi, mentre in altre zone avrei dovuto sopravvivere anche intorno agli zero gradi!
"Un pò di tutto" è la risposta a questa domanda.
Mi sono documentato ed ho realizzato che per visitare questo paese montuoso, con vette che possono raggiungere i 7mila metri, era essenziale avere con sè indumenti caldi. Anche impermeabili considerando la piovosità di alcune zone. Per il caldo non ci sarebbero stati problemi, essendo abituato all'afa estiva di Milano.

"Ok, ed ora che sei tornato a casa cosa racconterai di questo viaggio?"
A questa domanda ho risposto solo oggi, a distanza di 5 mesi dal mio ritorno. Avrei potuto parlare di tante cose: della particolarità del cibo, della riservatezza ed ospitalità delle persone che ho incontrato, del clima e delle starde per lo più sterrate che attraversano il paese. Avrei potuto raccontarvi tappa dopo tappa ogni singolo giorno in questo Paese, ma ho deciso di scrivere l'esperienza più particolare, suggestiva e folkloristica che questo tour mi ha regalato: il kok-boru! Ovvero "il gioco della capra senza testa".




"Dove diavolo ti trovavi?"
E' la stessa cosa che mi sono chiesto anch'io quando ero in questo angolo di mondo lontano da tutto e tutti.
Scordarsi del caos, delle insegne luminose, del traffico assordante, dei rumori della città in cui vivo da ormai 35 anni non è stato un problema; invece la consapevolezza di essere lontano dalla cosidetta "civiltà", dalle sue comodità e dalle sue sicurezze, non è un aspetto altrettanto facile da assimilare. Vivere in una "casa" senza finestre, sapere che in caso di bisogno il medico più vicino (figurarsi un ospedale) si trovava a 4 ore di auto, che la sola acqua disponibile era quella nei boccioni da 12 litri accatastati in un furgone, che il "bagno" era un buco nel terreno circondato da quattro lamiere, che la sola energia elettrica disponibile era generata da un motore a scoppio alimentato a benzina acceso per un paio di ore al giorno, in un Paese di cui ignoravi l'esistenza fino a qualche settimana prima, è una cosa che, se analizzata razionalmente, può risultarti assurda.
Tuttavia ero consapevole di dov'ero, consapevole di essere lontano dal turismo di massa, consapevole di essere parte per pochi giorni di una piccola comunità di persone abituate a vivere in queste zone, di non avere la doccia, avere le stelle e la luna come lampioni, di uscire dalla yurta (tenda nomade dell'asia centrale) per andare in "bagno" e poter inontrare una mucca lungo il tragitto... e di tutto ciò ne ero entusiasta.

Per la cronaca mi trovavo a circa 3000 metri, in un altopiano nel cuore del Paese, abitato dai nomadi del posto solo nella stagione calda. Da ottobre a maggio in questi posti le temperature possono scendere sotto i -30 gradi, ma d'estate la temperatura mite e i pascoli incontaminati fan si che famiglie nomadi si trasferiscano qui con le loro bestie. Non esistono recinti, ne proprietà private. Gli animali (mucche, pecore, capre e cavalli) sono liberi di vagare per l'altopiano indisturbati. Gli uomini badano a loro di giorno, mentre le donne si occupano della "casa" (yurta) e dei bambini.




"Cosa serve per giocare una partita di kok-boru?"
Se siete persone sensibili non leggete quanto segue.
La prima cosa indispensabile è uccidere una capra, farle uscire tutto il sangue dal corpo, e successivamente decapitarla.
E' importante e fondamentale sapere che l'animale in questione non viene ucciso per giocare la partita, ma per essere mangiato (a differenza di manifestazioni turistiche o sportive). Il kok-boru non è altro che un modo "divertente" per i kyrgyzi di frollare la carne dell'animale prima di mangiarlo.
La decapitazione (che avviene ad animale già morto) serve esclusivamente per evitare che i giocatori si possano ferire con le corna della capra.
Non voglio soffermarsi sulla questione morale di tale disciplina, sul fatto che sia giusto o meno uccidere un animale per mangiarlo, e sull'atto intrinseco di "giocare" col cadavere di un animale.
Non ho potuto fare a meno di notare in questi mesi, che raccontando questa storia ad amici e conoscenti, una smorfia di disgusto apparisse sulle loro facce nel momento in cui apprendevano di questo sport. Ecco perchè quanto sto scrivendo deve essere preso come testimonianza di cosa avviene in una cultura nettamente diversa dalla nostra. Non voglio con questo prenderne le difese nè tantomeno condannare quanto avviene, e spero che voi vogliate fare altrettanto.

"Quali sono le regole del match?"
Mi ci sono voluti pochi attimi per apprendere le poche regole del gioco.
Eccole riassunte:
1- due squadre da 4 o 5 giocatori si affrontano sul campo
2- ogni giocatore deve spostarsi a cavallo
2- il campo è il prato, ed i confini sono il lago e le "tribune"
3- lo scopo del gioco è depositare la capra nel pezzo di stoffa bianca al centro del campo
4- la squadra che riesce a farlo più volte vince la partita
5- si può rubare la capra al giocatore che ne è in possesso strattonandola, tirandola, spingendola e in quant'altro modo possibile
6- non valgono pugni, calci e frustate verso i giocatori avversari
7- l'arbitro non esiste
8- non esistono divise. I giocatori si riconosco in faccia
9- le squadre si formano....questo lo ignoro




"Chi sono i giocatori?"
Il campo di yurte che ci ospitava comprendeva tre famiglie, ecco perchè per organizzare la partita è stato necessario un tam tam tra i vari accampamenti della zona per raggiungere il numero necessario di giocatori. Una decina di adolescenti hanno risposto all'appello desiderosi di mettersi in mostra di fronte alla loro comunità nomade. Anche qualche adulto ha preso parte ai giochi, sopratutto nelle prime fasi della partita.

"Il pubblico sulle tribune è pagante?"
Ovviamente sì, e c'è pure il tutto esaurito.
Scherzo ovviamente.
Nessuna tribuna, quella a cui ho assistito era una partita improvvista. Il pubblico era composto dalle mogli, dalle madri e dai figli dei giocatori del nostro villaggio. C'era anche un cane, oltre ovviamente i miei compagni di viaggio e il sottoscritto. Solamente una transenna fatta da una catasta di terra e legna, che avremmo usato da lì a poche ore per le stufe, delimitava il campo.




"Ricordati che siamo in un blog fotografico; che fotocamera e lenti avevi con te?"
Partirò elencando il mio immenso corredo fotografico (gear in inglese) che mi ha accompagnato in questo tour:
1- Fujifilm X-T10
2- Fuji 35mm f2
3- 3 Batterie
4- il carica batterie
5- 3 schede di memoria da 16GB (riempite tutte al termine della vacanza)
6- un mini cavalletto (chiuso 15cm - altezza max 30 cm)
7- il mio straordinario occhio fotografico
A parte gli scherzi, sono partito davvero leggero; moooolto meno di 1kg di attrezzatura!
Devo ammettere che la famosa frase "less is more" di cui si sente spesso parlare (o almeno mi ci imbatto spesso io) quando si parla di tecnica fotografia, vale anche per l'attrezzatura. Con un 35mm, x1.5 su Fuji, ovvero 52mm abbondante, montato sulla fotocamera, si è costretti ad usare il cervello, nonchè le gambe, per trovare la giusta angolazione e PDR di ogni singola fotografia. Mi chiedo ancora oggi, selezionando le fotografie da mostrarvi per questo articolo, che scatti avrei ottenuto avendo con me una lente tutto fare, tipo il classico 18-55mm. Di solito, con un ottica di questo tipo, tendo ad usare focali intorno ai 20mm o ai 50mm. Probabilmente il mio occhio (o meglio, il cervello) è stato abituato a ragionare e lavorare a queste lunghezze.
In conclusione, non sono affatto pentito di avere avuto con me solamente quest'unica lente a focale fissa, anzi ne sono contento! Ho scattato come non avevo mai fatto.




E per quanto riguarda i paramentri impostati?
Come faccio spesso ho impostato la Fuji in modalità completamente manuale.
La giornata era serena, un bel sole pomeridiano illuminava l'altopiano. Erano circa le 16.30, e come si può intuire osservando le ombre dei presenti, "la nostra stella" illuminava lateralmente i soggetti; per una coincidenza del destino la mia posizione era ottimale per scattare fotografie standomene "comodamente tra gli spalti" (in caso contrario mi sarei spostato evidentemente).
Per immortalare la corsa dei cavalli ho impostato 1/500sec; non volevo alcun mosso nel risultato finale.
f/8 per avere una buona profondità di campo; era un'apertura di diaframma ragionevole per non andare ad aumentare gli ISO, che volevo tenere al minimo. Inoltre, con f/8, avere le montagne sullo sfondo leggermente sfuocate, non mi dispiaceva affatto.




Una volta terminata la partita che è successo?
La partita è finita improvvisamente, senza quasi che noi del pubblico ce ne rendessimo conto.
Uno scontro tra giocatori ha lasciato uno di questi a terra, dolorante al ginocchio, e questo fatto è bastato per decretare la fine delle "ostilità". Dopotutto era un match amichevole, giocato per lo più da giovani uomini ed adolescenti, anche se in certi momenti della partita sono volati alcuni colpi proibiti.
Per rispondere alla domanda, finito l'incontro, le famiglie e i giocatori si sono salutati e, chi a piedi e chi a cavallo, sono tornati nelle loro yurte sparse nell'altopiano.




E della povera bestiola senza testa che ne è stato?
Devo essere onesto: l'ultima volta che ho visto ancora intera la capra nera (chiaramente senza testa) è quando ha centrato per l'ultima volta la pezza bianca in mezzo al campo, lanciata da un giocatore uscito incolume dallo scontro che decretò la fine del gioco.
Quando ho appreso che la partita era finita mi sono disinteressato dell'animale, cercando di immortalare con la mia X-T10 i protagonisti del match.
Solamente quando sul prato eravamo rimasti solo noi dell'accampamento, mi sono effettivamente chiesto che fine avesse fatto "l'agnello sacrificale". Mi è bastato controllare dietro la yurta che fungeva da cucina per scoprire che il capo-accampamento stava tagliando e lavando l'animale con l'aiuto del figlio. Il tutto ovviamente rispettando le più rigide regole d'igiene!
Inutile dire, che quella sera, nella "yurta-ristorante", la cena è stata a base di capra....




Per i più curiosi: la parita è finita 5 a 4!
Ma non chiedetemi per chi...



Risposte e commenti


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avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2018 ore 17:10

Ciao Damiano, complimenti per il racconto spiritoso, letto con gusto, e mi ha fatto sognare.
Complimenti anche per le foto che raccontano uno spaccato di vita dell'altro mondo.

avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2018 ore 20:25

Grazie Repeg!
Sono contento ti sia piaciuto.
Ciao

avatarsupporter
inviato il 28 Gennaio 2018 ore 22:41

mi sono divertito nel leggere questa tua esperienza
MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 28 Gennaio 2018 ore 23:28

Complimenti, un bellissimo report!

avatarsenior
inviato il 28 Gennaio 2018 ore 23:48

Bell'estratto di reportage raccontato con il giusto spirito di osservazione e con molta simpatia. Il Kyrgyzstan mi affascina da morire, spero di riuscire presto a visitarlo ;-)

Stefano

avatarjunior
inviato il 29 Gennaio 2018 ore 7:56

Grazie ragazzi!
Buona giornata

avatarsenior
inviato il 29 Gennaio 2018 ore 8:18

Luogo affascinante di cui però sarei decisamente più interessato al lato paesaggistico..
Ottimo reportage!

avatarjunior
inviato il 29 Gennaio 2018 ore 12:51

In Afghanistan esiste un gioco molto simile che chiamano "Buskashi", addirittura considerato sport nazionale ! Eeeek!!!

avatarjunior
inviato il 29 Gennaio 2018 ore 20:58

belle foto. Limpide...

avatarjunior
inviato il 29 Gennaio 2018 ore 23:05

@Angus - E' un paese montuoso, scorci per foto panoramiche ce ne sono un'infinità. Personalmente non è il genere di scatti che prediligo quindi non ne ho molte nell'hard disk; oltretutto non le pubblicherei per non rovinarti la sorpresaper quando andrai....:)
@Mattia - Da quello che ho letto, in molte zone dell'Asia centrale usano giocare a questi tipi di giochi a cavallo. Anche in Kyrgyzstan è sport nazionale, ed esiste un vero e proprio campionato.
@Jackitaly- Grazie 1000!

avatarsenior
inviato il 02 Febbraio 2018 ore 10:00

Bellissimo racconto, ironico quanto basta, coinvolgente, interessante e sapientemente neutrale! Mi è piaciuto molto!

avatarjunior
inviato il 02 Febbraio 2018 ore 12:44

Belle foto e bel racconto. Bravo!

avatarjunior
inviato il 26 Febbraio 2018 ore 23:22

ottimo articolo! io sono ci sono stato l'anno scorso e credo che sia un paese meraviglioso!

avatarjunior
inviato il 27 Febbraio 2018 ore 8:13

Grazie BalckBird, Dede e Adriuz per i commenti.Cool

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2018 ore 11:37

Solo complimenti ottimo racconto e scatti Sorriso





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