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Perù, Bolivia e Coltelli


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Perù, Bolivia e Coltelli, testo e foto by Marro. Pubblicato il 17 Ottobre 2017; 7 risposte, 2870 visite.


Il viaggio del 2012 prevedeva in poco meno di tre settimane la visita di parte del Perù e parte della Bolivia. Come tradizione di ogni viaggio scrissi un racconto, meno onirico di quello che può sembrare, che sintetizzò questi giorni intensi. Accompagnerò il racconto con qualche spiegazione che aiuti a immaginare e soprattutto a capire quello che fu l'itinerario di viaggio. Un viaggio che, in fondo, cominciò e finì in Cile, perchè due scali piuttosto lunghi (sette ore) ci permisero vi vedere Santiago, con casa di Pablo Neruda annessa.

Erano gli anni in cui il pelato accarezzava la palla come fosse una bella donna, io dormivo sui muri e il giovane vecchio costruiva scarpe con meccanismi segreti. Le persone che potevo catalogare come antipatiche in fondo erano davvero poche. All'università ce ne era una. La mia antipatia però era un po' particolare. Era probabilmente nata perché riconoscevo in questo ragazzo degli aspetti di me, frammisti ad una certa dose di falsità. Eravamo tutti in circolo, in attesa che lei ci restituisse qualcosa, che spiegasse un coltello, un'amicizia, o dieci minuti di silenzio totale. E allora lui prese un libro di Sepulveda, e decise di condividere con noi qualche riga. L'aereo iniziò a rollare sul fango, e quando lanciai un'occhiata al pannello degli strumenti sentii il desiderio di saltar giù. Non avevo mai visto un pannello così spoglio. Tra vari fori vuoti e resti di cavi di quelli che senza dubbio una volta erano stati strumenti di navigazione, si vedevano oscillare l'ago dell'altimetro e la lancetta del serbatoio del carburante. L"'orizzonte", o indicatore di stabilità, che deve rimanere parallelo alla terra, appariva quasi verticale. «Senta un po'... l'orizzonte non funziona,» commentai nascondendo il panico. «Non importa. IL cielo è in alto e la terra è in basso. Il resto sono stronzate.» concluse Palacios. E sono passati diversi anni ma il ricordo è sempre vivo. Il pelato non accarezza più la palla, io non dormo più la notte, ma forse il giovane vecchio continua ad usare le sue scarpe speciali. E quest'anno prima di partire ho pensato a quello scritto di Sepulveda.. Mi è tornato in mente perché per la prima volta mi apprestavo ad andare in Sudamerica …e forse anche perchè…mi apprestavo a prendere, per la prima volta, un aereo da poco più di una dozzina di posti. E in fondo non era l'unico motivo di preoccupazione. Stranamente più passa il tempo e più ci si preoccupa: di macchine fotografiche, presunti criminali, pisco sour e strade sterrate. L'arrivo a Lima, però, è l'arrivo in un mondo non troppo diverso da quello che abbiamo lasciato. Non è il Perù che avevamo in mente, e forse per non correre il rischio di abituarci scappiamo subito dove santi e semplicità hanno abitato per secoli. Dove tutti vendono occhiali per meglio resistere al sole e meglio vedere le cose… Per vedere le strade invece ci pensa Ottone con l'aiuto di una lepre e improbabili passanti, che vanno chissà dove quando il sole è ormai calato dietro le montagne. Quelle montagne che ci accompagneranno per tutto il viaggio, che scenderemo di prima mattina con i nostri piedi ma che risaliremo solo con l'aiuto di chi, nato dalle differenze, non potrà generare se stesso. La nostra buona Estrella ci salverà dal precipizio prima che il buon Ottone ci regali il volo del condor e un bel viaggio verso un Lago a forma di Puma.



Piccola parentesi per spiegare i miei deliri. Ad Arequipa, seconda tappa del nostro viaggio, città quasi tutta bianca e con un numero considerevole di negozi di occhiali, facciamo la conoscenza con Hermilio (soprannominato da noi Ottone), un'autista che ci porterà prima al canyon del Colca, dove scenderemo a piedi i troppi metri di dislivello, ma saliremo solo con l'aiuto dei muli (il mio si chiamava estrella) e poi a Puno, sul Lago Titicaca, dove ci imbarcheremo successivamente per Amantani, dove faremo una splendida esperienza di ecoturismo a casa di Felicia.





Intanto le paure se ne sono andate, andiamo troppo veloci per poter avere il tempo di preoccuparci veramente. Mai per due volte consecutive nello stesso letto. Mai per troppe ore, o per colpa del jet lag o per colpa dei nostri programmi. Mastichiamo foglie di coca, e patate dolci. Il nostro autobus va sull'acqua, mentre la via dei vulcani potrebbe diventare la via dell'amore, se solo la fretta non ci appartenesse. Ma il destino di questo viaggio è stato già scritto con forza. Quasi con un coltello e non con una penna. Un coltello, giocattolo da bambino ma non da adulto, ci apre la strada e scaccia chi cresce dall'alto verso il basso, a scapito di chi cerca di farlo in senso contrario e naturale. Verso quella luce che arriva, filtra, e che deve essere inseguita, anche se si è alberi… In giungla contano i sensi, e poco altro. Camminiamo per ore sotto la pioggia con pesi sulle spalle, ma non nella testa. Passiamo per tronchi che vogliono raccontarci come ponti, scivolosi come il passato e che mettono paura come il futuro. Riscaldiamo i nostri piedi al fuoco, ascoltiamo e imitiamo i versi degli animali. Osserviamo bruchi. Che un giorno saranno farfalle. Ed è tutto un miracolo. Una pianta colorata, una che cammina, una che punge, una che addormenta. Lo spettacolo bellissimo di chi intende la vita solo in coppia, tra voli e canti. E la costruzione di una zattera per lasciare quel mondo più puro e ritornare alla civiltà, ai colori e alle streghe della città abbracciata dalla montagna, alla strada della morte che è più tranquilla della nostra quotidianità.





Da Amantani torneremo ancora a Puno e da Puno arriveremo prima a Copacabana in Bolivia e poi a La Paz. Prima di visitare La Paz partiamo per un tour di qualche giorno nella foresta amazzonica. Atterreremo con un aereo da dodici posti a Rurrenabaque e faremo un altra bella esperienza di ecoturismo, con annesso safari notturno e notte all'aperto dentro il sacco a pelo nel bel mezzo della foresta amazzonica.
Tornati a La Paz invece faremo la strada più pericolosa al mondo in bicicletta, dopo aver firmato ovviamente una liberatoria, ammettendo tutte le nostra responsabilità in caso di incidente, e dopo aver lasciato per motivi di sicurezza all'agenzia che organizzava il tutto le nostre macchina fotografiche. Altra Tappa interessante di La Paz sarà il mercato della stregoneria. Poi avremo modo di visitare El Alto, quartiere di La Paz dove è stato costruito l'aeroporto più "alto" del globo.




E ora vi lascio all'ultima parte del mio delirante racconto. Da La Paz faremo ritorno in Perù. Ultima tappa del nostro viaggio sarà Cuzco, ritenuta il centro del mondo. Cuzco è senza ombra di dubbio una delle più belle città del Sudamerica e, inoltre, cosa non trascurabile è la base di partenza ideale per visitare Machu Pichu. Raggiungeremo Machu Pichu attraverso l'inka trail breve. Due giorni di cammino e una discreta fatica che ci hanno reso più bella la "conquista" di una delle meraviglie del mondo moderno. Ah, dimenticavo qualche particolare per rendere meno onirico il racconto. Il giovane vecchio, presente in ogni racconto, è il padre di uno dei miei compagni di viaggio. Il pelato è Zinedine Zidane. L'aneddoto di inizio e fine racconto è una psicoterapia di gruppo simulata. In quanto studente di psicologia partecipai a questa simulazione in cui il terapeuta, che non diceva nulla per tutto il tempo, aspettava che noi prendessimo la parola, per poi restituire alla fine un filo conduttore che legasse i racconti di tutti (e il mio racconto era incentrato sulla mia passione da bambino per i coltelli). Ecco, in fondo credo così debba essere un viaggio che funzioni. E i nostri viaggi, per fortuna, funzionano.





Ad ogni ritorno a casa da un viaggio oltre i panni sporchi, svariati giga di foto e ricordi, mi porto mille altre consapevolezze. Una di queste è che, nella maggior parte dei casi, per avere un sorriso basta dare un sorriso; alla frontiera è un poliziotto a ricordarcelo, nella città del lago a forma di Puma invece ci pensa di nuovo Ottone, che rincontriamo. Una pregunta para la circonvalacion, una bambina come navigatrice, un pollo per cena. E la polizia, con cui Ottone non va troppo d'accordo, ma che è gentile con noi. Forse perché siamo al centro del mondo, e sentieri si arrampicano e portano nella città perduta, nascosta nella vegetazione e nel cassetto di un bambino di otto anni. E immaginarsi un tempo che non c'è più, rilassare i propri muscoli in una vasca di acqua calda e sporca. Un altro pisco sour, una necropoli per alcuni, un volo sul mistero per altri. Un'ultima corsa verso Lima. Un aereo preso al volo. Perdersi davanti la casa di Neruda. Ritornare, trovare la pioggia e ripensare a Sepulveda. Al tizio antipatico, che antipatico non era, e che leggeva un altro stralcio a noi e alla donna che spiegava i coltelli e i silenzi… Il capitano Palacios si sgranchì, si sfregò gli occhi, sbadigliò, e finalmente scese dall'amaca. Non superava il metro e sessanta e indossava una scolorita tuta da pilota, di quelle piene di cerniere. «Com'è il tempo?» chiese senza rivolgersi a nessuno in particolare. «Di merda,» rispose un tizio dal bancone. «Poteva essere peggio. Allora voliamo»



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avatarsenior
inviato il 19 Ottobre 2017 ore 18:47

Delirante ma simpatico: quasi una cantilenaSorriso
Complimenti, al prossimo viaggio!

avatarsupporter
inviato il 21 Ottobre 2017 ore 11:50

un incredibile viaggio! belle le foto ed affascinanti i "tuoi deliri" ... da leggere e rileggere...
... «Com'è il tempo?» ... «Di merda» ...«Poteva essere peggio. Allora voliamo !!! »
in attesa del prossimo volo ti faccio i miei complimenti!!!

avatarjunior
inviato il 22 Ottobre 2017 ore 10:47

Grazie Piergiovanni e grazie Nonnachecca!arriveranno altri deliri ;)

avatarjunior
inviato il 31 Ottobre 2017 ore 18:58

Ciao Marro,
mi è piaciuto molto il tuo racconto, l'ho trovato il più originale letto finora, non certo il più facile tant'è che per provare ad avvicinami il più possibile alla tua lunghezza d'onda.. mi è bastato leggerlo solo due volte. :-)

Il Perù, la Bolivia e il loro bellissimo lago a forma di puma (?), saranno sicuramente meta di uno dei miei prossimi viaggi. Quando ero bambino c'era un antico modo di dire, che di una cosa veramente bella e costosa, si diceva: "Vale un Perù!"
Quindi è da quando andavo alle elementari, con i miei pantaloni rappezzati ma con sempre in tasca un piccolo coltellino a serramanico, (una mini Pattada) regalatami da mio nonno, che sogno di vedere questo "preziosissimo" Perù.

Aspetto con impazienza il tuo prossimo racconto condito di altre foto belle come queste.

Un saluto da Castif


P.S. (sono ancora appassionato di coltelli) :-)



avatarjunior
inviato il 02 Novembre 2017 ore 14:47

Grazie mille Castif! ti auguro di fare un bel viaggio...e se ti serve qualche dritta sono a disposizione :)

avatarjunior
inviato il 02 Maggio 2018 ore 0:55

Il mio Perù è particolare...di Lima non ho ricordi particolari...8 milioni di abitanto coi soliti casini...Poi però Cuzco, dve accarezzi millenni di cultura, le pietre dei dodici angoli, la Cattedrale, i suoi vicoli, l'Hotel Libertadores, bellissimo...poi il desetro di Ica e le vicine linee di Nasca. La Carrettera Panamericana. La terribile Quillabamba e Arequipa...Poi Puno sul lago Titicaca col suo Mate de Coca...


avatarjunior
inviato il 02 Maggio 2018 ore 0:56

Una delusione ....Machu Pichu...un bel ricordo Pisa e le sue stupende spremute di mandarini...





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