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Of White and Red


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Of White and Red, testo e foto by Mattia.Busana. Pubblicato il 12 Settembre 2017; 18 risposte, 3356 visite.


White and Red. E' la bandiera polacca. Ovviamente "Of Red and White" sarebbe suonato meglio, ma guai ad invertire i colori della bandiera. "Leggi dall'alto in basso giusto? Quindi il bianco viene prima del rosso".

Questo non sarà un racconto di viaggio, d'altronde chiamare "viaggio" l'Erasmus è forse un po' riduttivo.

Ma andiamo con ordine: sono uno studente in medicina che, al grido di "Non andrò mai in Erasmus, è tempo perso", al quinto anno decide che è ora di cambiare aria, a Milano, d'altra parte, non è mai stata particolarmente sana.
Dove andare? Spagna no, non parto per stare in spiaggia tutto il giorno, voglio lavorare (luogo comune? Forse, ma a suo tempo ero convinto). Francia e Germania? Magari! Ma non ho un B2 nè di francese nè di spagnolo.

L'Università degli Studi di Milano mi offre un'altra possibilità: Danzica, al limite estremo nord della Polonia. Semestre invernale. Beh, di certo non metterò in valigia costumi come fanno i miei amici che vanno in Spagna (questo è assolutamente vero invece!).

Da qui parte la mia storia che sarà più un racconto di sensazioni e riflessioni personali più che di eventi.




Danzica, come detto, è a nord, molto a nord. Sembra una considerazione banale, ma non lo è affatto. La prima sera, dopo essere atterrato, vado in centro per cominciare a capire questo luogo. La cosa che mi colpisce subito è trovare le indicazioni per il porto (e fin qui ok) con destinazione Stoccolma. Lì ho realizzato che ero molto lontano da casa. Nessun pensiero di nostalgia, semplicemente la fredda constatazione che mi stavo preparando a vivere (non a visitare come turista, ma a vivere) in un luogo decisamente diverso. Anche e soprattutto come cultura, lingua e modo di vivere.
Così diverso che, a distanza di un anno dalla partenza credo di non avere ancora capito a fondo. Anticipo già ora, sarò piuttosto critico. Adoro leggere articoli in cui il viaggiatore riesce ad entrare così in sintonia con la popolazione locale, fino ad immedesimarsi con essa. Non è stato così per me, ma sarò ben disposto a confrontarmi su questo con chi abbia avuto esperienze analoghe.




Il primo impatto con il popolo polacco è, diciamo, piuttosto crudo. Non saprei che altra parola usare. Ti guardano, capiscono che non sei polacco e passano oltre. Un po' corrucciati, ogni tanto mormorano qualcosa nel loro idioma, a me scarsamente comprensibile, tuttora. Dal canto mio non sono particolarmente invadente, se non fosse che con la mia A7 e 35 mm f/1.4 ogni tanto entro, forse un po' troppo, lo nello spazio vitale dei soggetti. E i polacchi odiano, visceralmente, essere fotografati.
Insomma, fin dall'inizio, la mia esperienza è stata dominata da una sensazione di non ospitalità. Fin dall'inizio mi sono sentito un ospite non voluto.
Per capire le ragioni di ciò, credo che sia fondamentale conoscere la Storia della Polonia. E in questo aiutano tantissimo i bellissimi Free Walking Tour organizzati in modo minuzioso nelle principali città. Cercate su internet, ma tendenzialmente alle 10, nel punto nevralgico della città, troverete una guida con un ombrello giallo che vi guiderà (in inglese, ma anche spagnolo, italiano e, ovviamente, polacco,) per circa due ore. Totalmente gratuito, ma un tip è ben gradito. Ne vale la pena, è di assoluto livello.




Perchè dico che è importante la Storia? Perchè nelle parole delle persone, nelle scritte dei musei, nell'aria...si può percepire che le enormi ferite del '900 non sono ancora guarite del tutto. E prima del '900 la Polonia è scomparsa per circa 100 anni dalle cartine geografiche. Sì, lo so che anche l'Italia propriamente detta ha iniziato ad esistere relativamente in tempi recenti. Ma l'entità Italia, anche solo dal punto di vista geografico esiste dall'alba dei tempi. E, francamente, l'identità nazionale italiana è ben diversa da quella polacca. I polacchi si sentono realmente un unico popolo, con radici molto profonde nel tessuto europeo. Non ci sono confini naturali veri e propri, se non i Monti Tatra a sud. Quindi Polonia è essenzialmente dove abita il popolo polacco.
Gli orrori nazisti di Auschwitz hanno lasciato il posto alla dominazione sovietica, terminata poi con il cosiddetto Uprising e il movimento di Solidarnos in cui Giovanni Paolo II ha infuso grande speranza ed energia. Conoscevo sommariamente la Storia, ma è incredibile pensare a quanta Storia sia stata fatta in questo Paese. Quindi credo che, come in altri Paesi, il sentimento nazionale sia molto forte, così forte da non tollerare troppo gli "intrusi". E' difficile da credere, ma bisognerebbe vivere la quotidianità, dal supermercato al pub per percepire questo.






Durante questo "viaggio" ho, appunto, viaggiato. Ho visitato molte città, che sono indubbiamente il gioiello della Polonia. Lo stile e l'architettura sono indubbiamente molto similari, ma non bisogna cadere nell'errore di pensare che siano tutte uguali. Ognuna è incredibilmente caratterizzata da un'atmosfera molto particolare, propria e chiaramente distinguibile.






Danzica è magica, fredda, severa. In pieno inverno ti stringe nella morsa dei -15 °C. Il tramonto è alle 15.30. Ma le luci sul lungofiume con la neve che cade fitta...Una sensazione unica. Visitatela. Fatevi un favore. Ma non in estate, andate in inverno. Uscite di sera, camminate per le vie di Staré Město e godetevi l'atmosfera. Prendetevi una fetta di torta in Pivo Street, il locale ha il Pi Greco sull'insegna. Fidatevi.
Oltre a Danzica ovviamente ci sono Poznan, Varsavia, Lodz, Stettino, Katowice, Torun... Ma sicuramente la più bella e suggestiva è Cracovia. Non faccio fatica a pensare che fosse in passato la capitale polacca, è indubbiamente più caratteristica di Varsavia che ormai è una città moderna che ha perso gran parte del fascino medievale. Cracovia invece no, è una perla antica, al confine con la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Ho avuto la netta sensazione che sia nettamente più ricca economicamente delle altre città polacche e questo emerge, forse, nell'esperienza globale di visita. Rilassatevi nel parco che circonda la città vecchia. E' bellissimo, ben tenuto e letteralmente straripante di panchine.






Ovviamente Cracovia non si visita soltanto per la città in sè, ma anche per altri punti di interesse. Interessanti e ben strutturate sono le miniere di sale di Wielicka. L'ingresso è caro per gli standard polacchi, ma sono qualcosa di diverso dai soliti musei e torri. Si raggiungono in breve in treno.
Cracovia è anche tristemente famosa per essere un punto di appoggio per la visita ad Auschwitz. Non metterò foto. Ma non per rispetto o altro. Semplicemente è impossibile fotografare, se non altro per quello che per me significa fotografare.
Vorrei anche spendere qualche parola in più sull'argomento. Se andate a visitare quel posto, cosa che vi raccomando per vedere con i vostri occhi, non aspettatevi alcunché. Ma non perchè non comunichi quello che deve comunicare o perchè non si capisca cosa è successo.
E' semplicemente organizzato in modo pessimo. Probabilmente, da quando è cambiato il Direttore del museo (quindi non più un Sopravvissuto) la struttura ha preso una deriva che non avrebbe dovuto prendere. Mi spiego meglio: si ha la netta sensazione che sia un posto in cui si fa business, ma nel modo peggiore. Bagni a pagamento in cui semplicemente una persona prende i soldi, ma i bagni sono in condizioni disastrose; borse ammesse molto piccole costringendo tutti a pagare il deposito. Ma il peggio è all'interno. Centinaia di persone, un gruppo dietro l'altro, un fiume di persone. La visita è affrettata, puramente descrittiva, fredda...numerica. Assolutamente di basso livello culturale. Quando c'è la possibilità di spiegare un dettaglio in più la guida si ferma e passa oltre. Decide volontariamente di non spiegare più del mero fatto storico. Laddove c'è il rischio di urtare la sensibilità, proprio dove la cruda verità dovrebbe colpirti al petto ciò non succede. Si passa alla prossima stazione, come nelle sale di una galleria di quadri quattrocenteschi.
Insomma, la sensazione è che il livello culturale della visita sia tarato verso il basso, tutti dentro, come se fosse un'attrazione turistica, tralasciando i vari selfie sui binari di Birkenau. Non c'è né il tempo né lo spazio di pensare, soffermarsi, capire. Sono stato anche a Terezin, in Repubblica Ceca. Da pelle d'oca, da scappare via. Quella è una visita che ti fa capire cosa significhino le parole "campo di concentramento". Non Auschwitz.






Di tutto il mio soggiorno c'è un giorno che ricordo particolarmente bene. E' l'11 novembre, The Independence Day, festa nazionale. Sono a casa da solo, i miei coinquilini sono tutti nei loro rispettivi Paesi, con la famiglia. Finalmente l'occasione di uscire da solo con il mio 35 mm, senza l'ansia di annoiare nessuno, senza l'obbligo di andare da qualche parte. Semplicemente camminare, seguire il flusso dei pensieri, calarsi nella festa e tentare di condividere la gioia e lo spirito nazionale che lega i polacchi.
Ho fatto un po' di ricerche, come i grandi fotografi insegnano. Sembra che sia davvero in uso vestire qualcosa di bianco e/o rosso. Già sorge il problema, perchè non ho niente di bianco (mica siamo in estate!). Poco male, userò il maglioncino di cotone rosso (pessima scelta, troppo leggero). Tanto lo nasconderò bene sotto la giacca a vento. Il termometro fuori segna i -2 °C. Sarebbe anche il caso di usare i Fahrenheit visto che siamo a Danzica. Il perchè ve lo lascio scoprire da soli!
Esco di casa e vado in centro, rigorosamente a piedi. Torno a visitare i luoghi importanti della città, specialmente l'area attorno all'antico edificio delle Poste. Qui è scoppiata la seconda guerra mondiale, quando Danzica veniva cannoneggiata dal mare e gli assediati dichiaravano la resa dopo aver resistito all'interno delle Poste. Non vennero fatti sopravvissuti. L'aria è carica di ricordi, quasi spettrale. E' fortemente nuvoloso e faccio fatica ad usare la piccola A7 con i guanti da alpinismo, ma è una necessità, fa troppo freddo.
Poi mi dirigo in piazza, esce il sole. Ma uno di quei soli del nord, obliquo, con ombre morbide, caldo nelle tonalità ma non sulla pelle. Il meglio per un fotografo. Allora inizio a scattare tantissimo, sono immerso nella folla, tutti bianchi e rossi, che passeggiano ma senza una meta. Esattamente come me, immersi nel flusso dei pensieri. Una Coscienza collettiva. E sapete un po'? Mi sono sentito parte di quella Coscienza, mi sono sentito polacco, almeno per quella mattina.





Posso dire che l'Erasmus mi abbia cambiato profondamente. Sono tornato in Polonia, il mese scorso. Credo che si sia capito dalle mie parole che non mi sono innamorato del Paese, per niente. E' un Paese molto contraddittorio. Da un lato si può chiaramente vedere la rapida rapida crescita sociale ed economica ed anche tecnologica. Dall'altro sembra che la gente non sia ancora pronta ad entrare nel grande spirito europeo che le nuove generazioni stanno costruendo. Ma forse, chissà, siamo anche noi così.
In ogni caso, sento di dovere qualcosa alla Polonia e ai polacchi. Mi sono messo tanto in gioco in questo anno, da tantissimi punti di vista. Mi rendo anche conto che, anche grazie alla fotografia, ho imparato ad esprimere me stesso nell'interazione con l'estraneo, chiedere un ritratto ad una persona schiva, ma interessante, semplicemente con un sorriso o un un gesto. Accettando il rifiuto. Ho imparato che esiste un linguaggio che va' oltre, ho imparato che anche un rapido sguardo possa decodificarti un intero discorso che, a parole, non avresti mai capito.






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avatarsenior
inviato il 12 Settembre 2017 ore 11:55

Innamorarsi di un luogo o dei suoi abitanti non vuol dire viaggiare, da quanto leggo lo sostieni anche tu. Lo dico forse con un pochino di supponenza e me ne scuso, ma viaggiare secondo me vuol dire soprattutto aprire gli occhi su ciò che non si conosce. Dalle ultime righe di questo tuo racconto il tuo lungo viaggio è stato davvero superlativo.
Ben tornato.
Andrea.

P.S. Bellissima la scelta della foto con la bimba polacca a chiusura.

avatarjunior
inviato il 12 Settembre 2017 ore 12:30

Grazie mille del commento, mi trovo molto in quello che dici.
Sì, è stata la primissima foto che ho fatto là.

avatarsupporter
inviato il 12 Settembre 2017 ore 12:43

Grazie Mattia per aver condiviso questo tuo viaggio.
Alcune fotto davvero belle così come il racconto personale e non descrittivo nell'essenza.
Mi ha molto colpito il passaggio sui campi di concentramento, io ho ho fatto per certi versi un pensiero analogo con sentimenti contraddittori ma sostanzialmente negativi per Dachau, del quale ho però cercato di rendere qualcosa, una mia idea, se ti va di passare a darci un occhio mi farebbe piacere.
ciao

avatarjunior
inviato il 12 Settembre 2017 ore 20:46

Bel racconto e belle foto, complimenti.
Super la foto della bimba!
Ciao

avatarjunior
inviato il 23 Settembre 2017 ore 12:46

Complimenti! A partire dalla scelta delle foto, alla loro qualità e composizione che sono davvero molto belle. Il racconto, poi, è superlativo. In effetti si può non innamorarsi di un luogo (questo è umano), ma parlarne e raccontarne il bello ed il brutto è una cosa eccezionale. Ancora complimenti e manda altri articoli.

avatarjunior
inviato il 23 Settembre 2017 ore 22:35

Ehi grazie mille! Ti ringrazio davvero. Tenterò di pubblicare qualcosa promesso MrGreen Fai un giro sul mio neonato sito se ti va ;-)

avatarjunior
inviato il 01 Ottobre 2017 ore 19:03

Bellissime foto e racconto scritto molto, molto bene. Per sentirci Europei dovremmo tutti fare esperienze simili.

avatarjunior
inviato il 01 Ottobre 2017 ore 19:58

Grazie di aver speso qualche minuto per leggere l'articolo ;-)

avatarjunior
inviato il 06 Ottobre 2017 ore 9:30

Belle le foto (azzeccate secondo me soprattutto apertura e chiusura) e bello il racconto. complimenti :)

avatarjunior
inviato il 09 Ottobre 2017 ore 22:18

Grazie mille!

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2017 ore 14:36

Bellissimi scatti ed interessantissimo resoconto. Un diario personale che è anche diario di viaggio. Ho apprezzato molto la sincerità e la lucidità del racconto, mi sono fatto un'idea dei luoghi e dei costumi. In gamba davvero Mattia! Complimenti continua così :-)

avatarsenior
inviato il 27 Ottobre 2017 ore 22:54

Ahah quello che hai provato con i polacchi di Danzica io l'ho provato venendo a lavorare a Milano, negli anni sessanta. Mi sembrava un ambiente molto freddo nella relazione tra le persone, venendo da Bologna. Ma poi ho apprezzato molte altre coseSorriso
La mia esperienza della Polonia conferma un pò le tue sensazioni, ma conoscendo le persone da vicino scopri spesso spessore e carattere. Del resto anche inglesi e tedeschi danno la stessa impressione di freddezza: non sono "mediterranei".
Molto piacevole il tuo articolo e sopratutto le fotografie, complimentiSorriso

avatarsenior
inviato il 18 Novembre 2017 ore 3:13

Complimenti! Ottimo resoconto e belle foto.

avatarjunior
inviato il 20 Gennaio 2018 ore 11:02

belle foto

avatarjunior
inviato il 20 Gennaio 2018 ore 15:17

Grazie!





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