RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Scozia on the road


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » Scozia on the road


Scozia on the road, testo e foto by Mattia Querci. Pubblicato il 12 Settembre 2017; 13 risposte, 4841 visite.


Dopo un'estate torrida passata in ufficio a rincorrere scadenze, finalmente riusciamo a lasciarci alle spalle il caldo e gli impegni per imbarcarci in questa avventura. Scozia: nove giorni tra città ed Highlands e quasi mille chilometri da macinare.
Ne sarà valsa la pena ?

GIORNO 1 PISA - GLASGOW
Decolliamo da Pisa in un mattino rovente, è il penultimo giorno di Agosto ma la morsa del caldo non sembra volersi allentare. All'arrivo ci aspettano 15° di massima e l'idea ci rende più sopportabile l'attesa al terminal. Al check-in scopriamo che, non avendo prenotato il posto in cabina, la compagnia ci ha assegnato due posti casuali e che quindi viaggeremo separati. Durante il volo Cristina fa amicizia con i compagni di posto; io osservo da lontano e mi domando se il signore accanto a me se ne avrà a male se gli chiedo di stringermi la mano.

A Glasgow c'è il Sole. Dall'aeroporto prendiamo il treno al volo e in mezz'ora siamo alla Central Station. La città è in pieno fermento e l'effetto è un po' frastornante: giovani, studenti, persone di culture diverse che si mescolano, riempiono le strade e ci “inglobano” nel flusso della prima città di Scozia per numero di abitanti.




Per la notte ci siamo organizzati tramite Airbnb per cui, prima di fare un giro, decidiamo di andare a trovare i nostri host: Seda e Ander sono due dottorandi alla StretchClyde University che affittano una camera per arrotondare e pagarsi gli studi. Felici di contribuire. Ci regalano una cartina del centro e ci consigliano i loro itinerari preferiti.

Raggiungiamo San Mungo in tempo per cogliere gli ultimi raggi del Sole. La cattedrale (che cattedrale non è, non ospitando un vescovo da qualche secolo a questa parte) è un monumentale esempio di gotico scozzese e ci incute un certo timore; i corvi imperiali che popolano la piazza e il giardino costellato di tombe aiutano a creare l'effetto di un luogo fuori dal tempo.
Saliamo alla necropoli bagnati dall'ennesimo acquazzone; impareremo più avanti a convivere con questo tempo capriccioso. Dalla sommità godiamo di una vista impagabile su buona parte della città.




Cala il buio, invece di tornare in camera ci dirigiamo verso il fiume tagliando per Kelvingrove park e facciamo conoscenza con i “midges”, i formidabili moscerini che infestano tutte le aree verdi del Paese. Arriviamo al Kelvingrove Museum: è chiuso, naturalmente, ma anche da fuori, illuminato di rosso, fa un certo effetto.




Chiudiamo il primo giorno con una piccola disavventura: al ritorno in camera troviamo il portone del palazzo chiuso. Suoniamo il citofono ma Seda e Ander non ci sono. Piove. Suono un po' a tutti gli interni e, in un inglese stentato, riesco ad infarcire i miei discorsi di abbastanza “please” ed “help” da convincere qualcuno ad aprirci. Siamo dentro, stanza quattro, quinto piano. Prendiamo l'ascensore ma, al piano giusto, l'appartamento non c'è. Abbiamo sbagliato palazzo.

GIORNO 2 GLASGOW PORTREE
Ci alziamo di buon mattino e facciamo colazione in un Caffè Nero:

- “One cappuccino, please”
- “Small, Medium or Large?”
- “In che senso?”

Oggi ci aspettano sette ore di Citylink per raggiungere Portree. I cartelli stradali, rigorosamente in doppia lingua inglese-gaelico, ci ricordano che dovremmo chiamarla Port Righ. Il viaggio è lungo ma piacevole: attraversiamo Loch Lomond, l'Argyll Forest e rimaniamo impressionati dalla valle di Glencoe spazzata dal vento.
Il nostro autista è un corpulento scozzese dall'aria affabile che ci racconta la storia e gli aneddoti dei luoghi che attraversiamo. Di quello che dice capiamo quasi niente, ma apprezziamo la disponibilità.

Tra soste per cambiare pullman, soste per mangiare, soste per andare al bagno e dopo una quantità di foto scattate col telefono che ho troppo pudore per mostrare, raggiungiamo Portree. Sono già le sette e siamo stanchi ma felici.
Il borgo ci accoglie con un'atmosfera di calma e rilassatezza che è quanto di più lontano da Glasgow; fa strano pensare che solo stamattina eravamo immersi in quel formicaio.

Qui si cena presto, prestissimo. Tempo di lasciare le valigie in camera e ci apprestiamo a cercare un posto dove mangiare. Alla fine ci abbandoniamo alla nostalgia e ci concediamo un pizza nell'unico ristorante italiano dell'isola.
Prima di tornare in camera facciamo un salto all'Harbour a goderci gli ultimi raggi di Sole che riscaldano la baia.

GIORNO 3 DUNVEGAN CASTLE, CORAL BEACH, NEIST POINT
Apro gli occhi di prima mattina con l'intenzione di fotografare il porticciolo all'alba. Richiudo gli occhi con l'intenzione di andarci domani.
Alle nove, dopo un'abbondante colazione, siamo all'autonoleggio. Un impiegato gentilissimo ci consegna un'Honda Jazz con cambio automatico e ci avverte:

- “Streets are quite busy this mornin', drive carefully”

Non è il momento per rivelargli che non abbiamo mai toccato un'auto col cambio automatico. Dopo un po' di tentativi e qualche accidente riusciamo a metterci in strada. Oggi il tempo è così così; rimandiamo a domani i trekking più impegnativi e ci dirigiamo verso Dunvegan.

Il castello è attuale residenza del clan MacLeod ed è uno dei più antichi di Scozia. Si affaccia sul Loch Harbour ed è possibile scendere al mare per fotografarlo riflesso nelle acque che appaiono scure, quasi nere.




Ci propongono un giro in barca per osservare da vicino le colonie di foche che popolano il Loch. Accettiamo e ci lasciamo condurre verso una quantità di isolette in cui si assiepano questi splendidi animali, agili in acqua quanto goffi e lenti sulla terraferma. Piove, dal mare si leva una nebbia che nasconde il castello e ci inzuppa i vestiti. Alla fine, sulla barca siamo solo noi due.




Dopo un giro ai giardini ci procacciamo un paio di sandwich per pranzo e ci spostiamo verso la prossima meta: Coral beach, a nord di Dunvegan, è una spiaggia resa bianchissima dai fossili di coralli che la ricoprono. Per raggiungerla dobbiamo percorrere la nostra prima “single track road”; sono strade in cui la circolazione è consentita in entrambi i sensi ma che, strettissime come sono, consentono il passaggio di un solo mezzo per volta. La carreggiata è costellata di piazzole che permettono alle auto di “incrociarsi” senza creare ingorghi.

Al parcheggio che dà accesso al sentiero per la spiaggia c'è un po' di confusione e devo improvvisarmi ausiliare del traffico per aiutare un tizio spagnolo a portare fuori dalla piazzola il suo camper. Questa è una zona particolarmente frequentata e il Sole che sta comnciando a farsi largo nel cielo porta qui un sacco di escursionisti.

La spiaggia è meravigliosa. Qualche pazzo tenta di tuffarsi ma le acque gelide dell'oceano lo fanno desistere. Cristina si rilassa sulla sabbia mentre mi diverto a catturare la luce radente del Sole che, ormai basso, indora la brughiera.




Ma è già tardi, saltiamo in macchina e ripartiamo: altra single track, altri paesaggi mozzafiato e siamo a Neist Point, forse il faro più fotografato d'Europa. Lasciamo la macchina al parcheggio e subito il vento ci investe con tutta la forza dell'oceano. Sarà una bella scarpinata.
Il percorso è più semplice del previsto e in poco tempo siamo in cima al promontorio che domina il faro. Incontriamo Felix, un ragazzo tedesco appassionato di fotografia. Scambiamo qualche parola: lui è venuto da solo sull'isola, ha piantato la tenda da qualche parte vicino al parcheggio e aspetta il tramonto scolando Guinness. Decidiamo di fargli compagnia e scattiamo un po' di foto insieme, chiacchierando nel nostro inglese “casereccio”. Ci scambiamo i contatti: io lo invito a venire in Toscana, lui vuole offrirmi da bere a tutti i costi. Alla fine il tramonto non c'è, troppe nuvole. Ci salutiamo ripromettendoci di tornare il giorno dopo e sperando in condizioni di luce più interessanti. Non l'abbiamo più rivisto.

Torniamo a Portree che è già buio. I ristoranti sono tutti chiusi. In un vicolo scoviamo un take away cinese aperto, mistero della fede cosa ci faccia in mezzo alle Highlands. Cena a base di riso alla cantonese e poi a letto.

GIORNO 4 TROTTERNISH PENINSULA.
Apro gli occhi e li richiudo con lo stesso proposito del giorno prima. Alla fine non farò neanche una foto alla baia di Portree all'alba.

Oggi il tempo è buono nel senso scozzese del termine: nuvoloni neri nascondono il cielo e dal mare tira un vento che aspetta solo di strapparmi il cavalletto di mano.
Ma non piove.
Carichiamo gli zaini in auto e ci spostiamo a nord, verso lo Storr. Già a diversi chilometri di distanza rimaniamo stupiti dall'imponenza di questo munroe che domina l'isola con forme severe e pareti ripide costellate di ghiaioni. Non stupisce che Ridely Scotto abbia scelto proprio queste zone come set per “Prometheus”. In lontananza, il pinnacolo di roccia più famoso del mondo, l'”Old Man of Storr” si specchia nel Loch Leathan lasciandoci senza fiato.

La salita all'Old Man è semplice, impossibile perdersi in un ambiente praticamente privo di vegetazione. Salendo, faccio conoscenza con il “Bog”, l'infido terreno che ricopre le Highlands. Non è terra, non è suolo. E' un miscuglio di erba, fango e acqua che, quando va bene, è scivoloso e quando va male si trasforma in sabbie mobili. Nel salire mi concedo un capitombolo e mi ricopro di fango.




La vista dell'Old Man è magnifica, non bastano le parole per descrivere un ambiente così naturale eppure innaturale, per via della conformazione impossibile di questo faraglione di roccia nerissima.
Scattiamo qualche foto e poi cominciamo la discesa. Nel tragitto non mi faccio mancare una passeggiata nelle sabbie mobili che per poco non mi costa una scarpa. Mi arrotolo i pantaloni fin sopra le caviglia e mi rassegno all'idea di passare il resto della giornata in tenuta da Pinocchio.

Verso l'ora di pranzo le nubi scompaiono e veniamo inondati di Sole. Siamo a Kilt Rock, scogliera a picco sull'oceano da cui un torrente si getta in mare affrontando un salto di cinquanta e passa metri.




Il tempo di un panino – bacon in a roll, mica male – e ripartiamo. Ancora più a nord, ancora single track, stavolta in salita. In mezz'ora siamo al Quiraing.

Questo altopiano è una delle mete preferite dai fotografi di mezzo mondo. Con l'aria ripulita dalle pioggia la visibilità è ottima e l'occhio si perde su tutta la Trottenish Peninsula fino alle spiagge di Staffin e oltre, verso le creste rocciose della terraferma.




Il sentiero che attraverso il Quiraing è semplicissimo con tempo asciutto e molto panoramico sulle strutture di granito che lo caratterizzano. Passiamo attraverso le guglie rocciose dette “The needles”, “gli aghi” e in un paio d'ore completiamo l'anello che ci riconduce all'auto.

Col Sole basso sull'orizzonte è una goduria scattare e catturare le forme morbide, simili ad onde, dei promontori che dominano la piana. Ci tratteniamo per un po' a respirare quest'aria che, da noi, non abbiamo mai sentito.




Nel giro di un'ora il vento si calma e veniamo aggrediti da un nugolo di midges. Questi moscerini che nessuno spray anti-insetti mette in difficoltà, sono fastidiosissimi e, in breve, ci costringono a levare le tende.

E' ancora presto e decidiamo di continuare il giro della penisola, toccando Uig e facendo una sosta a Fairy Glen. Questa piccola radura, che sembra quasi artificiale tanto è gradevole, è dominata da un pinnacolo di roccia dalla cui cima osserviamo i torrenti che scendono a precipizio dai monti.
Sul prato incontriamo un gruppetto di ragazzi tedeschi. Fumano erba e si sganasciano dal ridere, loro le fairy le vedono davvero.

Torniamo a Portree in tempo per fermarci ad assaggiare il famoso fish 'n chips. L'insegna del locale recita “I nostri prodotti sono così buoni perché li friggiamo nel lardo! “. Perfetto. Il pesce è ottimo ma il piatto è pesantissimo. Facciamo fioretto di non mangiarne più fino alla fine del viaggio.


GIORNO 5 SLIGACHAN E TALISKER
Oggi non è una bella giornata. Il cielo promette tempesta e un ventaccio caldo spira da oltre le colline. Ci spostiamo a sud e in meno di mezz'ora siamo al ponte più fotografato dell'isola: lo Sligachan Bridge.
Parcheggiamo nei pressi di un hotel e ci prepariamo a fotografare. Il ponte è invaso di turisti, li malediciamo e rinviamo a più tardi. Nel frattempo ci dedichiamo alla pratica di immergere la testa nelle acque del fiume. Si dice che faccia rimanere giovani, io temo che mi faccia rimanere raffreddato, il tempo peggiora ancora.

La carovana di turisti si allontana e finalmente possiamo dedicarci a fare un po' di foto.




Comincia a piovere e cerchiamo riparo in una birreria accanto all'albergo. C'è un proverbio scozzese che dice: “se non ti piace il tempo, aspetta venti minuti”. Decidiamo di impiegare i nostri venti minuti per un'abbondante colazione scozzese.

Il proverbio ha ragione, il tempo cambia. Adesso piove molto più di prima.

Senza farci intimorire raggiungiamo l'auto sotto il diluvio e partiamo alla volta di Talisker Bay. La baia si raggiunge seguendo un semplice sentiero posto alla fine di una single track piuttosto infida. Siamo praticamente soli, gli altri escursionisti hanno rinunciato a venire qua. Più ci avviciniamo al mare e più ci accorgiamo del vento pazzesco che tira dall'oceano. Dalla scogliera a picco un torrente prova a gettarsi in mare ma le raffiche sono talmente forti che l'acqua sembra spostarsi al contrario.
La spiaggia è enorme, ci sentiamo piccolissimi, così incastrati tra le scogliere e le onde di un mare nero e capriccioso.
Decido di ignorare pioggia e vento ed estraggo la macchina per catturare qualche foto mentre Cristina si dedica ad esplorare i dintorni.




Rimaniamo poco tempo, il vento sta diventando intollerabile e, dovesse calare, ci aspetterebbe un acquazzone da urlo.

Tentiamo di raggiungere le famose fairy pool ma la strada sta letteralmente sparendo sotto il nubifragio, meglio tornare indietro e rimettersi a più miti consigli.

Dopo una sosta alla distilleria Talisker in cui ci improvvisiamo degustatori di whisky decidiamo di tornare verso Neist Point, stavolta seriamente alla ricerca di una bella composizione.
Lasciamo la macchina e il vento fortissimo sembra doverci trascinare via. Evitiamo la passerella che conduce al faro e ci spostiamo a monte, cercando di non perdere l'equilibrio nel bog che ricopre il promontorio. Sarà dura piazzare il cavalletto stavolta. Troviamo riparo dietro un roccia abbastanza grande da riparare entrambi e catturiamo qualche scatto. Le immagini mi sembrano troppo piatte, “appannate”. Siamo a più di sessanta metri d'altezza, in cima ad una scogliera ma gli schizzi delle onde arrivano fin qua e mi hanno appena “lavato” il polarizzatore.




Torniamo a Potree nel tardo pomeriggio bagnati, infreddoliti e affamati. Ci cambiamo al volo e corriamo in un ristorantino dove ordiniamo “battered haddock” per due. Scopriamo troppo tardi che è un modo forbito per dire “fish and chips”. Mannaggia.

GIORNO 6 EILEAN DONAN ED ELGOL
Ci svegliamo con una punta di tristezza: sono le nostre ultime 24 ore sull'isola. Il tempo è terribile: non è pioggia, sembra un uragano. Il meteo prevede schiarite nel pomeriggio (“aspetta venti minuti…”) per cui decidiamo di impiegare la mattina per visitare il castello di “Highlander”, l'Eilean Donan Castle.

Nei pressi del castello il tempo sembra reggere. Estraggo cavalletto e macchina per scattare qualche panoramica nonostante la luce non particolarmente interessante. Imposto lo scatto automatico. Quando mancano due secondi al CLICK qualcuno apre il rubinetto e dal cielo sembra venir giù un torrente. Fuggiamo.
Alla fine optiamo per la visita guidata all'interno, almeno staremo all'asciutto.

Nel pomeriggio il tempo migliora per davvero. Ci spostiamo alla volta dei famosi “Black Cuillin”, le montagne di gabbro nerissimo che formano una vera e propria catena montuosa circoscritta al sud dell'isola.

Non siamo rocciatori abbastanza esperti per tentare la scalata e preferiamo passare in mezzo, nel tentativo di raggiungere l'isolata spiaggia di Camasunary. Purtroppo le piogge incessanti del mattino hanno trasformato i sentieri in ruscelli e ci vediamo costretti a desistere.

Ci spostiamo ancora più a sud, c'è un'altra strada per raggiungere la spiaggia: passeremo dal villaggio di Elgol. Lungo la via incrociamo un Highland Cow ( o “Coo”, come lo chiamano qui) e ci fermiamo per qualche scatto. Sono animali mansueti e si prestano tranquillamente alle nostre smanie di “ritrattisti”.




Alla fine non raggiungiamo Camasunary neanche da qui: il “bad step”, il percorso che la raggiunge è rischioso in condizioni normali, figuriamoci con i sentieri in queste condizioni. Alla fine torniamo a Sligachan dove cogliamo gli ultimi barbargli del nostro ultimo tramonto sull'isola.
Tristezza.
Ci consoliamo con una corposa cena in un locale vicino e finalmente assaggiamo l'Haggis. E' buono, sappiamo che si prepara con le interiori della pecora e questo è tutto quello che vogliamo sapere, grazie.

GIORNO 7 PORTREE EDIMBURGO
Con tristezza ci alziamo di buon ora per riconsegnare la macchina all'autonoleggio; nemmeno un graffio, miracoloso. L'impiegato si offre di darci un passaggio fino alla stazione degli autobus ma rifiutiamo, è vicina.
Almeno sembrava vicina, lasciamo l'isola godendoci l'ultima passeggiata, valigia al seguito, sotto il diluvio.

Ci aspettano altre sette ore di viaggio fino alla nostra ultima meta: Edimburgo. A Inverness cambiamo pullman ed autista ed è una fortuna perché quello che ci ha caricati a Portree è praticamente un pirata della strada in giacca e cravatta.
Durante il tragitto parliamo poco, c'è tanta tristezza per aver lasciato un posto così meraviglioso e in cui, lo sappiamo, dovremo tornare.

A sera siamo a Edimburgo. La città ci appare grigia, ingolfata di turisti e, in generale, poco attraente dopo le distese verdi di Skye. Impareremo ad amarla. Passiamo a trovare la nostra host di Airbnb che ci accoglie in un appartamento eccentrico, quasi una casa di bambole.

Siamo distrutti ma decidiamo di uscire comunque e di fare un giro in centro in notturna. La città è un tripudio di colori e non rimpiango di aver portato il cavalletto.




L'atmosfera è molto diversa da quella che si respira a Glasgow. C'è un flusso ininterrotto di turisti anche in piena notte e si ha quasi l'idea di una città finta, di un enorme museo a cielo aperto. Chissà, sarà la malinconia per aver lasciato Portree.

GIORNO 8 EDIMBURGO
Domani torniamo in Italia, abbiamo 24 ore per scoprire tutto il possibile della capitale di Scozia.
Usciamo in strada che non sono neanche le otto, destinazione “Dean Village”. In questo borgo, che sembra quasi “trapiantato” a forza in mezzo al chiasso del West End, ci attardiamo a scattare qualche foto.




All'esterno di una casa un'insegna recita “Crazy cat lady”. La porta si apre e scopriamo che la crazy cat lady c'è davvero; ci nota e ci presenta Jefferson, il gatto enorme – o la piccolissima tigre – che vive con lei. E' subito amore, ma dobbiamo andare.

Colazione a base di salsicce, uova e haggis in un ristorantino e siamo già alla Royal Mile. Rinunciamo alla visita al castello, troppo lunga la coda per entrare e ci lasciamo inghiottire dalla strada più famosa della città. Tra negozi dal sapore vintage e ristoranti italiani che ci propongono specialità tipiche – cotoletta alla milanese con contorno di pesto, praticamente come a casa mia- raggiungiamo il parlamento di Scozia.

Oggi il tempo sembra agguantare e decidiamo di raggiungere la cima dell' Arthur Seat. Questo munroe domina la città dall'alto dei suoi 200 e rotti metri d'altezza ed è circondato da un parco. Dalla cima lo sguardo spazia libero dal parlamento, al porto, al castello, ai meadows, la parte più antica della città. Non sarà il Quiraing, ma si fa apprezzare.

Torniamo in città e ci addentriamo nella New Town, concedendoci un po' di shopping nelle stradine del centro. Colgo l'occasione per cercare un nuovo polarizzatore, lo trovo ma i prezzi sono folli e rinuncio.

Nel tardo pomeriggio ci rilassiamo al Sole nel Princess' Garden. Ce lo meritiamo, è stata una lunga settimana.

La sera rimaniamo in stanza, ci sono valigie da fare, check in da confermare, lacrime da versare. Non vogliamo tornare indietro !

GIORNO 9 EDIMBURGO PISA
Ci alziamo di buon ora e dai finestroni della camera ci troviamo davanti una città ingrigita da una pioggia costante. Facciamo check out ma l'host è gentile e ci permette di lasciare la valigia mentre andiamo in cerca di un internet point dove stampare le nostre carte d'imbarco. Non ne troviamo neanche uno ma, se vi dovesse servire, le biblioteche pubbliche permettono di utilizzare i loro terminali e di stampare documenti a un prezzo ridicolo.

Mangiamo un ultimo sandwich con farcitura impossibile, di quelle che piacciono solo alla gente di qui – formaggio e carote, ma come vi viene in mente? – e, recuperata la valigia, acciuffiamo il bus che ci riporterà all'aeroporto e, da lì, a casa.

Lasciamo questo Paese esausti, fradici ma con la consapevolezza di aver lasciato qui una parte di noi e sapendo che si, ne valeva la pena.














Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





avatarjunior
inviato il 12 Settembre 2017 ore 1:26

È il viaggio che avrei dovuto fare questa estate ma che non ho potuto, ma che farò spero presto.
Il racconto è piacevole e divertente, le foto beh... Con quel panorama è difficile farne di brutte. Se posso chiedere: che obiettivi hai portato?

avatarsupporter
inviato il 13 Settembre 2017 ore 21:35

Grazie. Ho fatto la Scozia tanti anni fa quando ancora fotografavo point and shot. Me l'hai fatta rivivere nei ricordi e con immagini molto belle, complimenti! Ho ammirato anche l'organizzazione del viaggio che secondo me è da riferimento. Ciao!

avatarjunior
inviato il 13 Settembre 2017 ore 23:00

Grazie a tutti e due dei complimenti, sono molto apprezzati. Per l'organizzazione dobbiamo ringraziare Cristina, è stata lei la vera "tour operator", io ero la valigia con macchina fotografica di serie.
Per quanto riguarda gli obiettivi ho portato solo ottiche kit: 14-45 Panasonic prima serie, comprato a 100 euri sulla baia in bundle con Panasonic GX1 (mai usata) e 14-42 zuiko per gli spostamenti in città in cui mi interessava essere discreto. Avevo con me anche un 45-150 zuiko ma, sinceramente, ho avuto pochissime occasioni di utilizzarlo.

avatarsenior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 12:19

Mattia grazie per aver condiviso la tua esperienza, peccato per il tempo ma anche quello è Scozia, io sono stato a luglio (Edimburgo,Glencoe, Skye, Fort William) ed è stato un viaggio fantastico, via via posto qualche scatto.
Una mattina mi sono alzato alle 5 per andare a fotografare l'Old Man of Storr all'alba, le previsioni erano buone invece arrivo lì ed era tutto coperto dalla nebbia ma le sensazioni che ho provato le porto ben vive dentro.Sorriso
Ciao

Gianni

avatarjunior
inviato il 19 Settembre 2017 ore 12:23

Ciao Gianni,
effettivamente con il Sole dell'Italia le Highlands renderebbero poco. Riguardo la tua esperienza allo Storr ho visto recentemente un video youtube in cui succedeva la stessa cosa: il Sole si alza ma il fotografo è come se navigasse nel latte, nebbia fittissima !

avatarjunior
inviato il 04 Ottobre 2017 ore 10:26

Complimenti per il racconto e per l'avventura, sembra un mini-libro Sorriso
Un giorno anche io ci andrò MrGreen

avatarsenior
inviato il 04 Ottobre 2017 ore 15:00

Letto ..... è divertito sembra il viaggio della famiglia passaguai , con Aldo Fabrizi . Però dalle stupende foto Viaggio più che stupendo . Un saluto.

avatarjunior
inviato il 04 Ottobre 2017 ore 21:46

Grazie ad entrambi dei complimenti e in particolare a Maurizio che mi ha fatto scoprire un film che non conoscevo e mi ha strappato più di qualche risata. MrGreen

avatarjunior
inviato il 28 Febbraio 2018 ore 16:08

Mi hai fatto morire all'inizio quando suoni a caso, non c'è nessuno, ti fai aprire e...... è il palazzo sbagliato MrGreen
La Scozia comunque, in particolare highlands e ebridi è nelle mie mire da qualche anno.... Prima o poi...

avatarjunior
inviato il 01 Marzo 2018 ore 15:56

Grazie dell'apprezzamento. Non ti pentirai della Scozia, ti consiglio di visitare la zona di Glencoe che si dice sia bellissima. Noi non siamo riusciti ad includerla nel percorso e ci siamo mangiati le mani.

avatarjunior
inviato il 18 Marzo 2018 ore 18:40

Ho visto le foto del vostro viaggio,io con mia moglie e tre nostri amici abbiamo fatto un itinerario simile che dire la Scozia non è bella di più e quando sarà possibile pensiamo di tornarci ..... Cristoforo.
P.S.questo e stato un viaggio indimenticabile

avatarjunior
inviato il 24 Marzo 2018 ore 12:31

Davvero bello complimenti

avatarjunior
inviato il 12 Giugno 2018 ore 13:58

Non ci sono più le foto... Triste





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me