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Wild Pamir


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Wild Pamir, testo e foto by Daniele Fra. Pubblicato il 04 Settembre 2017; 14 risposte, 2724 visite.


Iniziamo questo lungo viaggio dalla capitale del Tagikistan, Dushanbe, costeggiando l'enorme Muksu River che ci separa dall'Afghanistan da poche decine di metri arrivando con due giorni di trasferimento in Jeep a Rushan dove si intravedono già le prime cime con ghiacciaio che superano di poco i 5000m.
Non so ancora cosa aspettarmi da questo luogo ma già una cosa mi è saltata all'occhio: l'umanità di questa gente.
Facciamo tappa di una notte a Rushan dove è in corso una partita di pallone ed in pochi minuti veniamo circondati da bambini che ci chiedono da dove veniamo e cosa ci facciamo quì, alcuni adulti ci chiedono se abbiamo un posto dove dormire e ci offrono un angolo della loro casa. In poco tempo gli spettatori seduti a bordo campo non guardano più la partita ma si sono tutti girati all'indietro a guardare noi che chiacchieriamo e qualcuno ci scatta pure una foto con il telefono.
Da queste parti passano pochi turisti e man mano che ci addentriamo all'interno delle valli e ci alziamo di quota le condizioni di vita ed igieniche si fanno sempre più dure ma l'ospitalità e la dignità della gente si fanno sempre più toccanti.
La prossima tappa è il villaggio di Jizew raggiungibile solo a piedi a circa 2600m dove la gente vive di pastorizia e coltivazione di grano ed ortaggi.
Jizew si trova nella valle del Bartang dove scorre l'omonimo fiume, un affluente del Muksu River ma ugualmente grande e successivamente ci spostiamo verso Khorog per iniziare i trekking più impegnativi in alta quota verso il Karl Marx ed Engels Peak.


Facciamo tappa nella cittadina di Khorog una notte per far provviste per i prossimi trek verso il Karl Marx ed Engels Peak e successivamente ci trasferiamo nella piccola Barchid a circa 3700m di quota per iniziare il trekking. Nel viaggio incontriamo molti volti di adulti e bambini tutti curiosi della nostra presenza. Alzandoci di quota le persone sono sempre più ospitali e gentili, i bambini ci fanno vedere i loro quaderni dicendoci che vanno a scuola ma sono un po' carenti in geografia cosi gli facciamo vedere sul telefono dove sta l'Italia ed io gli faccio vedere un po'di foto della mia valle, di mucche, di stambecchi e marmotte e sgranando gli occhi mi dicono che in fondo la mia valle assomiglia alla loro. In paese troviamo un pastore che insegna a scuola e che sa la strada per andare a vedere le cime.


Partiamo dal villaggio di Barchid a 3700m per vedere l'Engels Peak (6507m) ed il Karl Marx Peak (6723m) davanti alle loro imponenti pareti nord verticali. Facciamo un campo tende a 4000m nel bel mezzo di una mandria di mucche e tori che in serata si mettono a rincorrersi tra le tende rischiando di schiacciarci. Facciamo la nostra prima cima di circa 4850m per vedere meglio il gruppo montuoso che sta di fronte a noi ma non abbiamo tempo per addentrarci di più tra valli e ghiacciai perché la nostra prossima meta è l'attraversamento di un gruppo montuoso di cime senza un nome che sfiorano i 6000m tra i paesi di Bulunkul e Bardara.
Arriviamo al villaggio di Bulunkul di notte ma questo posto merita qualche foto perché è un posto diverso dagli altri: siamo a 3700m ed il sole cuoce la pelle di bambini ed adulti che sono visivamente tormentati la pelle dalle ustioni, ci sono i residui dell'occupazione Russa ovunque sparpagliati tra le case e la campagna e qualcuno usa un vecchio rimorchio per farci una casa, altri usano i vecchi radiatori per farci degli scalini ed altri ci legano il vitello con la corda affinché non scappi.


Incontriamo anche i primi Yak e bambini curiosi ma intimoriti dai nostri occhiali che regalo ad un ragazzo, giochiamo a freesbee con un coperchio di una pentola e tra poco incontriamo anche i nostri portatori con gli asini che ci accompagneranno fino a Bardara il loro paesino di provenienza.


Poco fuori Bulunkul incontriamo i nostri portatori arrivati con un giorno di anticipo con gli asini e conosciamo Mamabec, la nostra guida, un ragazzotto con un lungo bastone di pioppo poco più che ventenne con il suo foulard multi funzione sempre al collo che serve sia per ripararsi dal sole che per soffiarsi il naso che per asciugare la tazza del the.
Gli altri portatori dal nome incomprensibile sono sempre sorridenti e canticchiano mentre camminano e già dalla prima serata ci sono tutti amici davanti ad una tazza di the scaldata su di un falò acceso con cacche secche di mucca e yak. Questa traversata da Bulunkul a Bardara è la più importante di tutto il viaggio ed anche la più impegnativa con tappe giornaliere di 20-25 Km, colli di 4500 - 4850m e pernottamenti ad oltre 4300m. I primi due giorni costeggiamo l'enorme Yashikul Lake di 26 km di lunghezza a 3700m di quota per poi addentrarci ed alzarci nelle valli interne.
Lasciamo il Yashikul Lake per alzarci in mezzo ad un labirinto di valli e di cime la cui presenza è segnata solo da un puntino che ne riporta la quota sulla cartina e quando chiediamo ai nostri portatori il nome ci rispondono sempre con "no name".


Mi sembra di essere in una carovana sulla via della seta dei primi esploratori di fine 800 dove se incontriamo qualcuno si tratta di pastori che parlano un po' di russo e trascorrono la stagione estiva di 3 mesi tra 4 mura di pietra a 4500m scaldandosi con lo sterco delle loro capre. Quì cresce moltissimo Genepy ma nessuno lo raccoglie perché non è conosciuto e quando lo facciamo annusare ai portatori loro fanno una faccia schifata dicendo che è meglio la vodka. Gli asini durante la notte vengono legati in mezzo alle tende per evitare l'attacco dei lupi e come ringraziamento ragliano fino all'alba, e pensare che gli ho pure dato la mia crema antibiotica per curare una loro ferita. Oltrepassiamo numerosi laghi e passi e ci prepariamo ad arrivare al Zarosk Lake per poi affrontare il Shtik Lozar Pass a 4850m su ghiacciaio con gli asini.
Camminiamo verso il Zarosk Lake a 4500m per poi affrontare lo Shtik Lozar Pass a 4850m incontrando un paio di pastori che ci chiedono medicine per il mal di testa e dolori vari. Quì si vive con niente, si fa seccare al sole una specie di formaggio sulle pietre e si va al pascolo. La tappa più interessante è lo Shtik Lozar Pass su ghiacciaio circondato da cime senza nome di 6000m che faremo in giorno successivo.
Saliamo senza problemi lo Shtik Lozar Pass di circa 4850m su ghiacciaio con i nostri asini e portatori (i portatori menano solo gli asini) e dopo il passo è tutta una discesa interminabile fino a Bardara. La notte prima di arrivare al villaggio i nostri portatori, tutti originari del luogo che hanno fatto il medesimo viaggio di andata per venirci incontro, sono più euforici del solito e quando accendono il fuoco si mettono a ballare intorno invitandoci ad unirci a loro e noi intoniamo Bella Ciao che a loro fa impazzire e la cantiamo almeno 10 volte! Difficile non affezionarsi a questa gente che con niente sa darti tutto quello che ha, soprattutto beni immateriali come l'allegria e l'amicizia. Prima dell'arrivo a Bardara regalo ad uno di loro il mio sacco a pelo e la mia tenda. Oltrepassiamo alcuni guadi gelidi e ci infiliamo nello stretto vallone che ci porta al villaggio.


Arriviamo al villaggio di Bardara a 3000m che conta circa 50 persone. La prima cosa che mi è venuta in mente quando sono entrato in paese è che il regista di Avatar forse ha avuto ispirazione da questo posto. Da lontano si intravede un cipresso altissimo di 9 metri di diametro dove sotto si riunisce la gente per incontrarsi, fare sculture in legno e pregare nella casetta a lato dove prima di entrare ci si tolgono le scarpe ed un bambino le ordina con estrema precisione. E' tempo della raccolta del grano e troviamo intere famiglie nei campi che ci chiedono di essere fotografati e dopo ci ringraziano.
Siamo ospiti dalla famiglia di Mamabek con padre, madre, sorella e mi pare un fratello piccolo. Preferisco passare la notte sotto un albero di albicocche assieme ad altri miei amici ma paghiamo comunque la famiglia per l'ospitalità prima di andare a dormire e loro nascondono i soldi in un cesto vicino al nostro materasso, noi da buoni Italiani pensiamo subito che potremmo fregarglieli senza che se accorgano ma questa gente si fida ciecamente di noi, non hanno serrature alle porte, l'unica cosa che ho visto sempre lucchettata sono i granai. E' tempo di salutare anche i nostri portatori ed in particolare vado a trovare a casa quello a cui ho lasciato tenda e sacco a pelo. La mattina successiva mentre prepariamo i bagagli per partire mi chiede di restare con lui ancora qualche giorno a casa sua e che mi sarebbero venuti a riprendere a fine viaggio, io sono commosso e mi dispiace molto andare via ma rispondo che non è possibile e con un abbraccio gli dico: "My Friend, Goodbye"!
Proseguiamo l'ultima parte del viaggio risalendo la valle del Bartang fino ai villaggi di Roshorv, Savnob e Barchadif. Intravediamo da lontano il Revolution Peak di 6940m e dai villaggi è sempre visibile la parete nord del Lap Nazar Peak di 5990m.
Incontriamo sempre contadini intenti nella raccolta del grano, dei piselli e delle albicocche che crescono su alberi centenari grandi quanto castagni che fanno seccare al sole o fanno marmellata. Anche i noccioli non si buttano ma si rompono a sassate e si mangia la mandorla.
A Barachadif siamo ospiti di una famiglia dove la bisnonna di 97 anni culla il nipote di 9 mesi. Gli interni delle abitazioni sono spesso in terra battuta e quando posso preferisco dormire sotto gli albicocchi guardando le stelle.
Riscendiamo poi il Bartang per costeggiare il Muksu River che ci separa dall'Afghanistan per rientrare in capitale.
Si dice che questo grande fiume, che sfocia nel lago d'Aral, abbia impedito l'avanzata delle truppe di Alessandro Magno che stanziando all'interno delle valli per anni si siano incrociati con la gente locale generando una nuova generazione di persone con pelle ed occhi chiari.





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avatarsenior
inviato il 05 Settembre 2017 ore 12:55

Complimenti Daniele, bell'articolo.
Mi è piaciuto molto leggerlo, l'ho fatto tutto di un fiato, avrei voluto esserci ;-).
Le foto poi sono molto belle.
Di nuovo complimenti.
Ciao Luca.

avatarsupporter
inviato il 05 Settembre 2017 ore 17:13

Grazie Luca,
ho pensato di condividere ciò che mi sono scritto in viaggio.

avatarjunior
inviato il 06 Settembre 2017 ore 16:38

Bel racconto (divertente) e bellissime foto, in particolare quella dei ragazzini che giocano a pallavolo.

avatarsupporter
inviato il 06 Settembre 2017 ore 16:54

Grazie mille! Sorriso

avatarsenior
inviato il 07 Settembre 2017 ore 8:09

Un bel racconto accompagnato da bellissimi scatti, concordo con Marpe,
la foto con i bambini che giocano ad un improvvisato beach-volley è fantastica.
Complimenti
Un saluto
Paki

avatarsupporter
inviato il 07 Settembre 2017 ore 8:33

Caro Daniele,
grazie per l'opportunità di essermi immerso in una storia in luoghi, genti e colori che non conoscevo.
Un diario che emoziona.

avatarsupporter
inviato il 07 Settembre 2017 ore 11:56

Grazie mille, mi fa piacere che l'articolo piaccia ed ho intenzione di far stampare un fotolibro

avatarsupporter
inviato il 28 Settembre 2017 ore 22:07

Complimenti Daniele , per il dettagliato reportage e per le splendide foto che l'accompagnano!
Ciao, Chiara

avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2017 ore 9:36

Grazie Chiara, sto preparando un fotolibro di 240 pagine su Blurb disponibile dopo Natale.

avatarsenior
inviato il 27 Agosto 2018 ore 9:38

Complimenti per l' articolo. Le fotografie ti fanno rivivere questi luoghi stupendi

avatarsupporter
inviato il 27 Agosto 2018 ore 11:44

Grazie!

avatarsupporter
inviato il 27 Agosto 2018 ore 11:44

Ora preparerò un articolo sul Karakorum

avatarsenior
inviato il 11 Settembre 2018 ore 13:02

...in ritardo...ma comunque complimenti per le foto...

avatarsupporter
inviato il 11 Settembre 2018 ore 15:54

Grazie mille!





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