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Fine Art Photography


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Fine Art Photography, testo e foto by Marco Capellari. Pubblicato il 27 Luglio 2017; 75 risposte, 12005 visite.


Fotografia. Un termine che raggruppa un nutrito insieme di definizioni, accezioni, aggettivi, oggetti, stati d'animo e chi piu' ne ha piu' ne metta. Orientarsi tra le innumerevoli possibilita' che offre questo mondo per trovare la propria modalita' di espressione “ideale” e' un'avventura affascinante.




Mi sono avvicinato alla fotografia da bambino per poi lasciare che altre passioni, nel periodo adolescenziale, prendessero il sopravvento. Ho ricominciato a fotografare con le punta-e-clicca durante gli anni dell'universita' per poi di nuovo abbandonare la strada maestra a favore della pittura: conciliare l'attivita' pittorica con un lavoro d'ufficio di stampo quantitativo e' arduo perche' la fantasia rimane intrappolata dentro i file i numeri. Fortunatamente, credo esausta dal mio continuo ripetere “non ho tempo e testa per dipingere... dovrei proprio comprarmi una macchina fotografica...” la fidanzata di un tempo (ora moglie) decise di regalarmi una reflex per il mio 30simo compleanno: il lieto fine vuole che io da sette anni conviva stabilmente e beatamente con il mio “io” fotografico (oltre che con mia moglie, claro).




Questa breve introduzione, apparentemente slegata dal titolo dell'articolo, ne' declina invece al meglio il significato che esso vuole riassumere: tutto e' in divenire. L'idea di “percorso” riguarda qualsiasi aspetto della vita; tutto evolve, anche una “definizione”. Viviamo un momento storico dove il passaggio da un mondo analogico ad un mondo digitale ha trasformato la curva dell'evoluzione da una banale retta ad un'affascinante iperbole. Il cambiamento e' molto rapido, molto piu' di quanto noi riusciamo realmente a percepire, e la fotografia non fa eccezione: il repentino susseguirsi di nuovi prodotti, siano essi corpi macchina, obiettivi e/o softwares, alimentano quotidianamente il confronto tra coloro che nella comunita' si scoprono avidi nell' abbracciare gli ultimi ritrovati della meccanica di precisione e della tecnologia digitale, e coloro che invece guardano con occhio diffidente il progresso, preferendo in ultima analisi essere rappresentanti di un “modus operandi” piu' tradizionalista. I dibattiti evolvono intorno a definizioni fondanti della fotografia di oggi e di ieri: termini come fotografia, immagine, post-produzione, foto-ritocco, fine art, street e cosi via dominano sui forum le diverse correnti di pensiero.




Fin dall'inizio della mia nuova vita fotografica, anche attraverso la lettura degli articoli e dei threads presenti su questo sito (non solo, ma soprattutto), ho cercato di capire cosa volevo portare a casa dalle mie uscite e dai miei viaggi. A cosa volevo associare il portfolio che sarei andato a costruire nel tempo? La risposta e' stata immediata: ricordi ed emozioni. La parola d'ordine? Sensazione. Non realismo, non “rappresentazione”. Quali mezzi sarebbero stati necessari per raggiungere il mio obiettivo? La macchina fotografica sul campo ed il mio computer a casa. In estrema sintesi, io mi vedo come il primo fruitore delle mie immagini e lo spettatore piu' importante del mio lavoro: riguardando il mio portfolio l'ambizione e' quella di far riaffiorare l'atmosfera vissuta al momento dello scatto, la bellezza dei posti visitati, il ricordo delle persone a fianco a me e di quelle incontrate lungo la strada. La convinzione, rafforzata con il passare del tempo, e' che la fotografia sia la forma d'arte bidimensionale piu' alta a cui aspirare: la fine art photography quindi, e' quella che ad oggi meglio rappresenta il mio io fotografico. Con il tempo, in questi anni, e' stato evidente che la post-produzione avrebbe ricoperto un ruolo fondamentale nell'elaborazione dei miei scatti. Ogni scatto un progetto. Ogni progetto un'insieme di decisioni da prendere, alcune note a priori, alcune che scopri durante l'elaborazione del file. Ogni decisione e' ponderata attentamente e finalizzata unicamente al risultato finale. Suona “importante” ma in realta' e' un processo molto naturale se si vuole fare un lavoro di “studio”.




A questo punto, chi segue un approccio piu' tradizionalista – e mal digerisce l'intervento dei softwares nella “manipolazione” piu' o meno invasiva del file RAW – potrebbe obiettare che un uso “importante” di uno strumento di post-produzione (nel mio caso Photoshop) possa portare la scena ripresa oltre il limite della realta', generando quindi una sorta di artefatto, un'immagine che quindi non si possa piu' definire “fotografia” ma piuttosto “elaborazione grafica”. Personalmente credo che tale visione sia assolutamente legittima ma che allo stesso tempo un fotogramma, pur elaborato, possa ancora definirsi fotografia: una fotografia che non si limita a rappresentare una scena cosi come la vediamo ma che viene modellata dall'interpretazione del fotografo. In due parole: Fine Art.




A chi rimane scettico di fronte a questo pensiero mi piace sempre rispondere con un interrogativo: non e' forse vero che la fotografia, ai suoi esordi, era in fondo la mera rappresentazione di una scena che altrimenti sarebbe stato possibile riprodurre solamente attraverso la pittura? La stessa pittura che, ai suoi esordi, era a sua volta il mero tentativo di riprodurre una realta' la cui testimonianza altrimenti sarebbe stata legata unicamente al tramandarsi dei racconti? La pittura, nel corso dei secoli, si e' evoluta cosi' da affiancare alla funzione di “rappresentare” quella di “trasmettere”; la fotografia ha fatto lo stesso. E' partita come “mezzo” e con il passare del tempo e' diventata un “fine”. Cosi come i pittori hanno cercato nuove forme di rappresentazione della realta' fino a distorcerla e abbandonarla, cosi hanno fatto i fotografi. Anzi, si puo' dire che grazie alla combinazione della mente umana e di strumenti sempre piu' sofisticati, la fotografia vada ben oltre i traguardi raggiunti dalla pittura.

Quindi non esistono limiti? No, i limiti sono spesso un'illusione, come ama ricordare Michael Jordan, ed in ogni caso sono mutevoli al mutare delle persone, delle situazioni, dei contesti. Cio' che per me e' un limite da non superare per altri puo' essere un punto di partenza. Di piu', cio' che per me e' un limite oggi puo' non esserlo domani, nel medesimo contesto come in un contesto diverso. Tuttavia, se applico il concetto di limite all'intervento su di un fotogramma in post produzione, mi concentro su pochi elementi: eleganza, discrezione, armonia. Queste sono le basi attraverso le quali cerco di gestire la mia elaborazione. E lasciatemi aggiungere: certe ambientazioni, in certe condizioni di luce, se fotografate anche solo dignitosamente, restituiscono emozioni che nessuna elaborazione puo' superare! La post-produzione e' un'opportunita', non deve mai essere un obbligo!




Quando porto a compimento un progetto, alla fine del workflow, lascio sempre trascorrere uno o piu' giorni. Dopodiche' apro il file e mi limito ad osservare l'immagine finale che ho creato con occhi “nuovi” (gli inglesi dicono appunto “fresh eyes”) per vedere se tutti gli elementi della mia elaborazione convivono in armonia o se invece nel corso del mio lavoro ho preso una deriva che mi ha portato ad esagerare su taluno o talaltro intervento. Questo e' sicuramente un aspetto fondante del mio metodo di lavoro che cerco sempre di non dimenticare nel mio workflow: mai avere fretta. Elaborare una fotografia e' un'opportunita' per esaltarla, per renderla unica, per trasformarla nell'immagine che la nostra ispirazione ha gia' visto “in anteprima”: e' un esercizio di stile. Di conseguenza, l'elaborazione non deve mai essere frettolosa ne' deve risultare pacchiana, posticcia, artificiosa. Ma soprattutto deve essere, a mio avviso, assolutamente personale, mai banale. Non amo applicare in maniera asettica i presets che i vari tools mettono a disposizione (porto come esempio un plugin di Photoshop: Topaz B&W), piuttosto – quando mi capita di usare tali strumenti – preferisco applicarli in maniera selettiva o giocare con la combinazione di essi per creare un effetto “nuovo” e se possibile “innovativo”.




A questo punto e' doveroso aggiungere una considerazione che puo' apparire banale in prima battuta per poi rivelarsi di valore aggiunto in una seconda riflessione: come accennato sopra, la liberta' di elaborare a piacimento un'immagine in post-produzione mostra anche la capacita' di un fotografo di valutare quando e' opportuno ridurre l'elaborazione ad interventi minimali. Le due fotografie che seguono – le uniche che cito espressamente in questo articolo e anche le uniche in B&W – ne sono l'esempio. La prima immagine (soggetto: Tower Bridge) e' pressoche' immacolata. Sicuramente l'elaborazione del B&W non e' stata lasciata al caso ne' affidata alla semplice de-saturazione dei colori; tuttavia oltre alla conversione in bianco e nero, gli interventi sono stati minimi. L'immagine finale nasce quasi interamente al momento dello scatto, grazie alla fortunata situazione di luce che illuminava il Tower Bridge lasciando gli altri edifici nascondersi in una penombra molto... rilassante.




La seconda immagine che vi propongo (soggetto: Town Hall + More London + The Shard) e' invece il frutto di un'elaborazione sofisticata, selettiva, ragionata. La fotografia e' stata scattata subito dopo quella sopra descritta. Anche in questa fotografia quindi il cielo gode di nuvole in movimento (era una giornata particolarmente ventosa) ed il fiume risulta setoso grazie ad una lunga esposizione (siamo nell'intorno dei 300 secondi); in contrasto con il dinamismo del primo piano e dello sfondo, il soggetto centrale e' assolutamente statico. La visione e' frontale, piatta: un insieme di edifici che nascono da progetti architettonici diversi che creano un insieme assolutamente armonico. Ma restano soggetti statici. Per “movimentare” tali soggetti ed inserirli in maniera piu' efficace nella situazione dinamica che li circonda ho ritenuto quindi opportuno plasmare la luce sui singoli edifici in maniera selettiva, mostrando alcuni particolari per nasconderne altri. Non c'e' nulla di pre-ordinato, tutto dipende dalle scelte che vengono fatte e dalla loro combinazione. L'elaborazione di questa foto ha richiesto molto tempo e tuttavia gran parte di questo tempo e' stato impiegato per osservare la scena e decidere come esaltarla. L'intervento fisico e' stato relativamente breve (ad esclusione del fatto che fare, disfare, rifare porta inevitabilmente via tempo).




Le due fotografie di cui sopra, uniti alle altre che ho scelto per accompagnare questo breve scritto, vogliono essere la semplice dimostrazione che il mondo della post-produzione puo' essere di valore aggiunto nell'elaborazione di un file senza per forza essere invadente. Il risultato finale deve prima di tutto soddisfare il fotografo che e' in noi. Giorno dopo giorno deve rimanere intatto l'entusiasmo provato nell'osservare le nostre fotografie o, se preferite, le nostre immagini. Tuttavia, se avete voglia di mettervi alla prova e di mettere alla prova il vostro lavoro, scoprirete che nulla da' piu' soddisfazione che affidare il vostro portfolio al giudizio del pubblico, sia esso qualificato o meno per “giudicare” il vostro operato. Il pubblico, o ancora meglio, il singolo osservatore (calza meglio) rappresenta il giudice ideale del vostro operato per il solo fatto che nulla conosce del progetto che gli proponete se non il risultato finale; a monte, spesso l'osservatore e' propenso ad immergersi in un'esperienza sensoriale, ponendo se stesso nella migliore condizione per cogliere gli spunti che il fotografo gli porge senza avere di solito l'obbiettivo primario di valutare l'elaborazione fatta. L'osservatore e' fruitore del tutto e si lascia “trasportare” dalla visione di insieme. Quando questo avviene, il fotografo cede il testimone della sua creazione al suo pubblico: per rendere piu' chiaro cio' che cerco di comunicare cito (molto umilmente!!) un celebre motto di Kandiskji: “Il colore e' il tasto. L'occhio e' il martelletto. L'anima e' il pianoforte. L'artista e' la mano che, toccando questo o quel tasto, mette preordinatamente l'anima in vibrazione”. Il “preordinatamente” riafferma la centralita' del fotografo e del suo essere artista, lasciando da parte cio' che e' scatto e cio' che e' post-produzione; il “preordinatamente” kandiskjiano evidenzia come l'artista (il fotografo nel nostro caso) sappia a priori cosa vorra' trasmettere all'osservatore e come questo sapere sia guida costante delle sue scelte durante tutto il corso del progetto.

In conclusione, penso che la Fine Art sia un meraviglioso trait d'union tra la fotografia in senso stretto e la pittura in senso lato e che gli strumenti che oggi sono a nostra disposizione, siano essi reali o digitali, ci diano un'opportunita' unica di rappresentare il mondo che tanto amiamo inquadrare nel mirino della nostra macchina fotografica.

Buona Luce
Marco (Merakiphotographer)



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avatarjunior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 3:55

Fantastiche...non ho parole...

avatarjunior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 7:23

Bellissimo articolo, letto con piacere e interesse. Le foto poi sono fantastiche!

user1036
avatar
inviato il 28 Luglio 2017 ore 9:08

Complimenti per la serie di foto, i tuoi scatti sono "costantemente diversificati", personali e pongono l'osservatore in uno stato catartico, nel cercare sempre nuovi dettagli e risposte, mentre si viene pervasi da dolci, ma al contempo forti emozioni, ci si accorge che è già presente nell'osservatore il desiderio di esser li, in quell'immagine.....in quel quadro, in quel posto dentro la tua mente!

avatarjunior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 10:42

Vi ringrazio per il passaggio e per gli apprezzamenti! Imagomak, devo dire che e' quasi piu' bello il tuo commento che il mio articolo! Sorriso

Grazie a tutti e tre!

avatarjunior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 11:21

complimenti Marco,

volevo solo aggiungere questa pillola:

Ecco la storia di Wang-Fô, il celebre pittore cinese che attraversò il regno di Han in compagnia di Ling, il suo fedele discepolo, alla ricerca di nuovi paesaggi. I suoi dipinti erano talmente belli da sembrare magici. Ma un giorno l'imperatore convocò il vecchio maestro per accusarlo di un crimine gravissimo…

www.geagea.com/21indi/21_10.htm
Come Wang-Fô fu salvato - Marguerite Yourcenar


avatarsenior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 11:37

! La post-produzione e' un'opportunità', non deve mai essere un obbligo!


e gli strumenti che oggi sono a nostra disposizione, siano essi reali o digitali, ci diano un'opportunità' unica di rappresentare il mondo che tanto amiamo inquadrare nel mirino della nostra macchina fotografica.


Come non essere d'accordo!!

... dimenticavo, complimenti per le splendide immagini!

avatarsenior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 13:30

Molto interessante leggerti.

avatarjunior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 14:03

Grazie mille Cagnaluia, Giosa e Tore!

user4758
avatar
inviato il 28 Luglio 2017 ore 16:58

Letto tutto d'un fiato! Complimenti per l'articolo e le foto a corredo che, non smetterò mai di ripeterlo, trovo eccezionali! Non sono delle banali lunghe esposizioni, troppo facile avvitare un filtro ND e scattare ma, delle vere e proprie opere artistiche... Come tu stesso dici ora la tecnologia ci mette a disposizione strumenti potentissimi per espremire il proprio estro creativo e tu indubbiamente sai come utilizzarle!

N.B. Sono troppo buzzurro per poter cogliere tutti i tuoi riferimenti, ma sono comunque un'amante del bello e (credo) di saperlo riconoscere quando lo vedo! ;-)

avatarjunior
inviato il 28 Luglio 2017 ore 17:03

Grazie mille Ale, sempre troppo gentile! Che me sai il tuo feedback positivo è di vero valore aggiunto per me!
A presto
M

avatarsenior
inviato il 29 Luglio 2017 ore 10:40

Grazie, Marco.
Parole bellissime, tecnica sopraffina e sensibilità meravigliosa.
Grazie ancora!

avatarjunior
inviato il 29 Luglio 2017 ore 11:51

Mi leggerò l'articolo con calma davanti al pc con una birretta.
Per ora mi limito ai complimenti per le foto
Veramente notevoli

avatarjunior
inviato il 29 Luglio 2017 ore 12:12

bell'articolo un bel punto di vista con dei bei punti di riflessione
e complimenti per le foto stupende
ciao
Lorenzo

avatarjunior
inviato il 29 Luglio 2017 ore 19:18

Grazie mille per i vostri gentilissimi commenti!!

avatarjunior
inviato il 01 Agosto 2017 ore 8:26

fantastico articolo ed ancor più bella l'interpretazione dei luoghi ripresi dai tuoi scatti. Sono un appassionato della fotografia e della post produzione in evoluzione, nelle tue immagini e nelle tue parole, nel mio piccolo, ho letto il traguardo a cui vorrei giungere un giorno.
Luigi





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