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I camosci del Cogorna


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I camosci del Cogorna, testo e foto by Giuseppe Taverna. Pubblicato il 25 Giugno 2017; 8 risposte, 2110 visite.


Dal poggiolo in legno della casa, si vede la montagna, ieri ha piovuto e ora il cielo è limpido, l'aria fresca e pulita, il monte sembra talmente vicino da essere toccato, invece, si trova in linea d'aria, a qualche chilometro di distanza.
Dall'angolazione in cui lo guardo, noto la sua forma che ricorda, con un po' di fantasia, il rigoglioso petto di una donna sdraiata, con le due grosse mammelle.
Tra di loro, come a ricordare il profondo solco del petto femminile, la Duinella, un piccolo torrente che scende a valle.
Una rigogliosa vegetazione, ricopre tutta la superficie del monte, lasciando intravedere solo qualche parete rocciosa.
Le numerosissime piante ad alto fusto presenti, sono prevalentemente faggi, abeti, larici, ma seppur meno numerosi anche maggiociondolo, nocciolo, tasso, mentre il sottobosco è tappezzato di mirtillo, lampone e fragoline di bosco.
L'occhio quando spazia sull'insieme del paesaggio, riporta alla mente la foresta primordiale, ancora immacolata.
Tre sentieri partono da località diverse, permettendo, a chi li percorre,di raggiungere in quota un'ampia conca, ottimo pascolo, dove, da tempo immemorabile, è localizzata la malga.
Questa, ai tempi, era frequentata dal bestiame vaccino, e i malgari vi salivano a piedi, ci voleva tutto il giorno, con più di un centinaio di mucche.
La più anziana di queste, conosceva la strada, per averla percorsa negli anni, ma bisognava stare molto attenti alle altre, perché il pericolo era sempre in agguato, qualche volta qualche giovane bestia scivolava nel torrente, se si era fortunati con enorme fatica la si recuperava, in caso contrario, rimaneva a disposizione degli animali selvatici, volpe e tasso in primis.
Si stava in quota, a circa 1700 m.l.m., dalla metà di giugno sino alla metà di settembre, quando i frequenti temporali alpini, nulla a che vedere con quelli della pianura, lasciavano il posto alle prime nevicate che sopraggiungevano senza preavviso, anticipando il rigido inverno.
Durante questi mesi si provvedeva a mungere il bestiame due volte al giorno, e il latte veniva lavorato in loco, per farne formaggio e burro che si presentavano con una colorazione giallastra e un profumo di erbe di montagna.
L'abbandono graduale delle località di alta montagna, dove la fatica fisica non compensava economicamente il duro lavoro svolto in solitudine, lontano dalle famiglie, ha fatto si che lo stabile si degradasse.
Solo negli anni a venire, le ristrutturazioni hanno permesso il riutilizzo, a disposizione dei soci della sezione locale della Società Alpinisti Trentini (SAT).

Ho pensato che una visita su quel monte mi avrebbe fatto bene. Non ci andavo da anni.
E' poco frequentato, solo qualche cacciatore di ungulati e gallo forcello, qualche cercatore locale di funghi, da luglio a settembre e, nessun altro, gli escursionisti, anche in piena estate, frequentano altre zone, più consone al turismo, dove vi sono rifugi gestiti in cui poter soggiornare comodamente.




Detto, fatto.
Preso lo zaino con l'attrezzatura fotografica raggiungo la macchina al parcheggio e mi dirigo verso la Val Marcia.
Lasciata la macchina al guado del torrente, mi avvio lungo la forestale che sale alla presa d'acqua del monte.
Lungo il cammino, è mia abitudine osservare tutto quel che c'è, piante, fiori, funghi e, all'occorrenza tutto ciò che si muove.
Basta un piccolo movimento di un uccello, di un mammifero o di un rettile e, subito lo sguardo lo ha già inquadrato, è l'esperienza del fotografo ma, anche del naturalista che non smette mai di osservare la natura.
La strada forestale, per alcuni tratti, ha pendenze significative, in alcuni punti è esposta al solleone, in altri è in piena ombra per parecchie ore del giorno e, per tutta la notte, lo sbalzo di temperatura e di umidità, è considerevole.
Il passo è sempre molto lento, attento a non fare rumore, a non far rotolare sassi che potrebbero allarmare eventuale selvaggina.
Caprioli, cervi e, più in alto camosci oltre qualche esemplare di gallo cedrone, fagiano di monte e francolino di monte, sono ancora presenti in numero consistente.
L'anno prima, avevo scoperto un “punto da sale”, proprio in uno spiazzo creato dall'uomo nel bosco.
È un luogo che i cacciatori usano per lasciare un pezzo di sale, i vecchi cacciatori, quelli della mia generazione, usavano il sale di salgemma o di grotta, ora, i giovani usano quello di tipo industriale, facile da acquistare, in sacchi, presso qualsiasi centro commerciale.
Abituano così gli ungulati a frequentare la zona.
Caprioli, cervi e camosci sono golosissimi di sale, dà loro l'energia necessaria a sopportare la dura vita che fanno.
Ho dato uno sguardo tutto in giro, noto che il pezzo di sale è di color rosa, chi l'ha messo non è poi tanto giovane, si tratta certamente di qualche mio coetaneo, quel tipo di sale è di salgemma.
A terra, nessuna traccia recente di zoccoli. Nei dintorni, invece, i tronchi delle piante di Tasso, sono scortecciate, la presenza del capriolo è inconfondibile ma, anche quella del cervo, infatti, alcuni scortecciamenti può averli procurati solo un ungulato di grandi dimensioni, si trovano ad altezze a cui il capriolo non sarebbe mai arrivato, neanche alzandosi sulle zampe posteriori.
Il cervo, infatti, con il “palco”, l'imponente trofeo delle corna, può raggiungere, anche i tre metri di altezza.
Proseguo, manca ancora una mezz'oretta di lento cammino, raggiungo il punto in cui si trovava la “presa” l'intercettazione dell'acqua che scende dal monte, e che viene convogliata a valle, per essere utilizzata.
La strada termina, proseguo lungo qualche sentiero percorso dagli animali, sono i più probabili per poterli intercettare.
Arrivato, mi sistemo seduto su un grosso masso, uno di quelli staccatosi dal monte durante i lavori di costruzione della strada forestale e, lasciato da parte.
Ho sete, bevo, la borraccia l'ho appena riempita, con acqua del posto, scende tra il muschio, lungo il pendio del monte, è gelata, la sensibilità dei miei denti si fa sentire, rabbrividisco.
Dallo zaino tolgo la fedele Pentax K20D con montato il Tamron 70-300 macro che preferisco portare nelle escursioni in montagna, il tutto è leggero, poco ingombrante, decisamente il migliore per la caccia vagante, inoltre è macro a 180 mm e a 300 mm, ciò mi permette di fotografare farfalle, insetti, rettili senza disturbare più di tanto e in sicurezza.
Non aspetto molto.
Leggeri rumori pervengono dal pendio sotto di me, qualche animale sta salendo, probabilmente è stato giù al torrente e, ora, risale il monte, per raggiungere i pascoli della malga.
Ancora non li vedo ma, a giudicare dai rumori, sono più di uno, forse tre o quattro.
Preparo la macchina fotografica, imposto gli ISO a 400, l'apertura del diaframma a f5,6, lo zoom sulla lunga focale, 300 mm, lo diminuirò, se necessario, durante l'avvicinamento.
Monto il monopiede, in montagna lo preferisco al treppiede, è più leggero, non ingombra e mi dà quel minimo di stabilità necessaria per una fotografia pulita.
Sono pronto, adrenalina al massimo, attesa snervante, poi, eccoli, due femmine di camoscio con i loro due piccoli, una delle femmine ha già visto qualche primavera, l'altra è più giovane.






Si sono fermate, sospettose, non sono particolarmente nascosto, ma non guardano dalla mia parte e, sono sottovento, non mi devo muovere. Lungo il sentiero, è cresciuta un'erbetta tenerissima, fresca, merito dell'abbondanza d'acqua che scende lungo il pendio.
I primi a pascolare sono i due piccoli, subito dopo le due femmine.
Sono a una ventina di metri di distanza, comincio con l'inquadrare i piccoli, faccio uno scatto, poi mi fermo un attimo, nessuna reazione delle femmine, proseguo, la più vecchia si sta avvicinando, bruca l'erbetta che, a giudicare dalla voracità, è senz'altro gustosissima.




Continua ad avvicinarsi, vedo sul ventre le mammelle gonfie di latte.
Non percepisce l'odore umano, ora è a meno di quindici metri, mi tremano le mani, per fortuna il corpo macchina della Pentax ha lo stabilizzatore, altrimenti gli scatti sarebbero tutti mossi.
I piccoli simulano, ogni tanto, piccoli combattimenti, cozzando tra di loro, lo fanno per contendersi il cibo e per evidenziare chi dei due è più forte, la rivalità in natura, è precoce.
Sul capo, si vedono già le piccole protuberanze che cresceranno formando il palco dalle note corna ricurve.
Entrambi i sessi infatti le hanno, si potrà riconoscere negli adulti chi sia il maschio e chi la femmina proprio dalla curvatura della parte terminale, più accentuata nel maschio.
L'altra femmina, se ne sta un po' più in disparte, non fa caso ai piccoli, è sicuramente in ansia, probabilmente sente che qualcosa non va.
La osservo meglio, oltre che più giovane è an che più longilinea.






Continuo a fotografare, poi, tutto ad un tratto, la femmina più giovane emette il caratteristico soffio fischiato, forse ho fatto qualche impercettibile movimento, oppure la leggera brezza ha cambiato direzione, portandogli il mio odore.
Mi sta ancora osservando, si è accorta della mia presenza anche se per il momento non si muove.
L'altra femmina, si è spaventata, anch'essa ha percepito la mia presenza ed è scattata di lato.
Succede tutto in pochi secondi.
I piccoli si sono inerpicati verso l'alto per primi, incalzati dalle madri, che con un salto sono alle loro spalle sparendo.

Controllo le foto scattate, la luce non era della migliore, ma gli scatti sono buoni, nessun micro mosso.
Sono stato fortunato, non è poi così scontato che si facciano incontri come questo, a volte si esce per giorni senza veder nulla.
Sono inpaziente di vedere al computer il risultato.
Tra l'altro mi è venuta anche fame, è l'effetto dell'aria buona e dell'attività fisica.




Risposte e commenti


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avatarjunior
inviato il 27 Giugno 2017 ore 18:55

bellissime immagini e bellissimi luoghi ;-).
Ciao Diego.

avatarsupporter
inviato il 28 Giugno 2017 ore 13:02

Grazie Diego, ben trovato, ciao

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2017 ore 22:27

Bel racconto che fa percepire la passione per la natura che tu devi avere
In alcuni momenti mi sembrava di essere io il protagonista,visto che le tue stesse emozioni spesso le provo anche io
Continua cosi un saluto Andrea

avatarsupporter
inviato il 13 Luglio 2017 ore 8:42

Grazie Andrea, belle foto le tue, ciao

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2017 ore 8:12

Bravissimo a descrivere la natura ed i suoi animali, bravissimo a trasmetterci emozioni con le immagini e le parole! Sorriso

avatarsupporter
inviato il 06 Ottobre 2017 ore 11:24

Grazie Fabrizio, ciao

avatarsupporter
inviato il 18 Luglio 2018 ore 23:36

Molto interessante il racconto e magnifici il posto e gli incontri. Sorriso

avatarsupporter
inviato il 19 Luglio 2018 ore 8:01

Grazie Claudio, buona luce





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