RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Finalmente Dancalia!


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » Finalmente Dancalia!


Finalmente Dancalia!, testo e foto by Stefano.istif. Pubblicato il 07 Aprile 2017; 17 risposte, 3613 visite.


A volte si sogna per anni un posto da visitare, un viaggio da fare, e capita che una volta là le enormi aspettative maturate nel tempo ti facciano rimanere deluso, con la bocca amara.
Beh, non è questo il caso.

Finalmente Dancalia.

Chi scrive queste parole è un piccolo viaggiatore, un appassionato di tutto quello che è natura, uno a cui piace la sensazione di sentirsi piccolo al cospetto di alcuni spettacoli che la nostra Terra è in grado di offrirci.
E, non per ultimo, e probabilmente si capisce anche dal mio nickname, una persona che il cuore in Etiopia ce lo ha già lasciato parecchio tempo fa.

Di cose sulla Dancalia se ne leggono a migliaia, prima tra tutte la pericolosità del popolo Afar, sui quali prima della partenza, tra i miei compagni di viaggio e me, si scherzava, immaginando e spergiurando rapimenti e cose peggiori.
Ricordo di aver letto un articolo poco tempo prima, un articolo del passato, risalente alle prime spedizioni turistiche, che recitava queste parole su quel misterioso e ancora poco conosciuto popolo.. :“[…] Afar, feroci come il deserto che attraversano”.
Certo, di problemi ed episodi tragici in passato ce ne sono stati, e gli ultimi solo pochi anni fa, ma ora la situazione appare tranquilla e controllata, a vantaggio di tutti, grazie anche alla scorta militare obbligatoria che sarebbe stata la nostra compagna di viaggio fissa, se pur assolutamente discreta.

Riguardo la Dancalia sicuramente una cosa è vera: è uno dei luoghi più inospitali al mondo.

Stop agli schizzinosi, a chi non riesce a farla se non è seduto sulla tazza di casa sua, a chi se non si fa la doccia tutti i giorni non va bene, a chi non riesce a dormire su “letti” improvvisati e all'aperto, a chi non è di sana e robusta costituzione, perché in alcuni momenti un po' da soffrire…c'è.

E allora via, verso l'Etiopia, verso Addis Abeba, città dalle mille sfumature e dai mille odori, tanto incasinata quanto affascinante e tutta da scoprire nei suoi angoli più remoti e ricchi di vita, di storia, di sogni.
E poi via ancora, con volo interno, direzione Mekelle, al nord, in pieno altopiano del Tigray, sita a oltre 2000 mt sul livello del mare.
Una cittadina meravigliosa, persa tra colline verdeggianti e spuntoni di roccia, e punto di partenza per i nostri giorni nella depressione dancalica.

E infatti da qua si parte. C'è emozione, trepidazione, ma siamo pronti. ..via!
e.. incredibilmente, si inizia a salire ancora e ancora, percorrendo tornanti che puntano dritti ad una piccola altura che non lascia spaziare oltre la vista, ma quando si scollina e si inizia a scendere, si, quello è il momento in cui realizziamo.
Tutto cambia, quasi improvvisamente, e nel giro di una manciata di minuti è un'altra Africa, un'altra Etiopia. La temperatura in aumento e quello che i miei occhi vedono dai finestrini del nostro fuoristrada non mentono, stiamo pian piano entrando in un deserto.

D'obbligo è un breve accenno a quello che la Dancalia, propriamente detta anche “triangolo di Afar”, è.
La sua grande particolarità è dovuta all'incontro di tre placche tettoniche in continua espansione e che in questo punto emergono in superficie. E in questi continui ed epici movimenti danno vita a piccole e grandi ferite dalle quali la terra violentemente espelle gas e minerali e lava e vapori, creando ambienti inimmaginabili, e dando seguito a quella grande spaccatura chiamata Rift Valley, che da questo punto si dividerà in due, una delle quali verso Sud (La Great Rift Valley) che attraverserà tutta l'Africa, sfumando poi nel Mozambico centrale nella valle del fiume Zambesi.
Non mi dilungo oltre, perché wikipedia è un dono per tutti noi!

La prima grande tappa è stata la Piana del Sale, sita a circa 130 metri sotto il livello del mare, una infinita distesa coperta da una spessa crosta di oro bianco, come loro lo definiscono, unica e vera ricchezza da secoli sfruttata dai popoli nomadi di quest'area.




Una crosta dura come la pietra, che gli Afar, i “lavoratori del sale”, con un lavoro a mio parere ai limiti della sopportazione umana (sotto un sole bastardo che non concede tregua, senza nessun riparo da esso), spaccano con asce e bastoni ricavandone dei veri e propri mattoni.





Mattoni che caricano poi sulle centinaia di dromedari al loro seguito, dando vita ad uno spettacolo unico ed affascinante, in grado di rendere un ambiente tanto inospitale e vasto (..che potrebbe essere l'ambientazione di un film post-apocalittico) un posto pieno di vita: un lungo e all'apparenza senza fine susseguirsi di carovane che al calar del sole attraversano, cariche del loro tesoro, questo impietoso deserto.






Fila e fila di dromedari con la loro regale e pacifica andatura imboccano antichi sentieri, viaggiando per giorni, verso i mercati delle più importanti città vicine, dove potranno vendere il ricavato per 50 Birr a “mattone”(circa 2 euro).
Fino a un centinaio di anni fa il sale, in questa regione, era una vera e propria moneta di scambio.
E' stato un tuffo nella loro quotidianità, fiera, lenta, arcaica e severa, ma piena di sorrisi e dignità, e per capirlo basta guardarli e magari avvicinarsi a loro. Avvicinarsi non per fare fotografie ma per condividere il loro lavoro e la loro fatica, e perché no, mettersi in gioco, aiutarli tra un sorriso e uno sforzo, cercare di capire quello che fanno, iniziare un "dialogo".
Questo devo dire essere stato l'unico momento in cui mi sono sentito a disagio nel vedere un gruppo di turisti arrivare ed iniziare a scattare come se non ci fosse un domani, ed ho subito notato in alcuni lavoratori il fastidio.
Le poche foto che ho fatto, le ho fatte alla fine, dopo del tempo trascorso con loro e dopo uno "shy" (tè) bevuto insieme. Ci tengo a dire questo, perché il rispetto non deve mai mancare, e spesso le persone peccano di sensibilità, troppo spesso, al solo costo di dover fare per forza una bella foto.




Certo al giorno d'oggi ci sarebbero metodi migliori e più produttivi per l'estrazione del sale da questa infinita miniera, ma fortunatamente il governo etiope tutela in parte sia l'ambiente sia il popolo Afar stesso, concedendo loro di poter proseguire il loro tradizionale lavoro come da secoli fanno.

La seconda tappa dancalica, in questo immenso deserto, è stata quel posto comunemente noto come Dallol (questo il nome della cittadina più vicina).
Un posto alieno, un posto unico al mondo che regala agli occhi una incredibile bolgia di colori, e poi fumi e poi odori che ci si mette un po' a realizzare di essere ancora su questo pianeta chiamato Terra.




Posto sopra una grande camera magmatica le viscere del triangolo di Afar sputano fuori zolfo e potassio in quantità, creando concrezioni cristalline sulfuree e saline.
I sensi sono pizzicati con violenza.
Pozzanghere acide ribollono, all'orecchio come se mille moke stessero sputacchiando fuori contemporaneamente i loro caffè, all'olfatto uno sgradevole odore di uova andate a male, portato da fumi tossici che conviene lasciarsi lontano, e alla vista un pugno di giallo e arancio e verde in mille sfumature, che forse solo la musica psichedelica dei Doors potrebbe essere in grado di raccontare.
Ovunque ci si gira ci si chiede dove si è finiti. Sorrido, cercando di non inciampare e di non cader dentro quelle fameliche pozze.




Vicino a quest'area si intravedono lontane delle fabbriche adibite all'estrazione del Potassio, presente in abbondanza, e usato in particolare modo nell'industria farmaceutica e nell'agricoltura.

Ci muoviamo, storditi dal caldo e dagli odori, sperando di non aver inalato dosi eccessive di fumi!

L'ultima grande tappa di questo tour, la destinazione finale della nostra Dancalia, l'unica meta davvero incognita per noi, è stato l'Erta Ale, la montagna che fuma.
Uno dei pochi vulcani al mondo in costante attività che consente una vista a dir poco privilegiata sul suo cratere.
Arrivarci non è semplice. Ore di jeep tra deserto, strade sterrate, sabbia e rocce.
Niente intorno a noi, solo il caldo e l'orizzonte tremante e sfocato dal sole impietoso. E si.. qualche struzzo solitario che corre qua e là rompendo questa splendida monotonia.
Le gomme squartate non sono mancate, ma alla fine, sani e salvi, ci siamo ritrovati in quello che sarebbe stato il nostro “base camp”, visto che di una vera e propria spedizione (se pur piccola), si trattava: un campo militare operativo, fatto di piccole capannelle, torrette di guardia (con tanto di manichini in mimetica!), e un via vai continuo di dromedari, militari in divisa o in borghese, che ci avrebbero scortati fino alla sommità.




Una frugale cena a base di riso e verdure e poi, con tanta, tanta acqua negli zaini, partenza, alle 9 di sera, torce in mano o sulla fronte, verso questa nuova avventura. Tre ore di trekking, lungo, a tratti faticoso, ma incredibilmente affascinante.
A poco a poco gli occhi si abituano all'oscurità, e la luce, l'incredibile luce di un cielo stellato che pare esser stato dipinto, è più che sufficiente ad illuminare i nostri passi. Certo l'attenzione non deve mancare mai, ma si sale, ci si ferma per un breve riposo e per bere, fa caldo, si suda parecchio, ma basta uno sguardo al cielo per sentirsi in pace con l'universo.
Mentre cammino i pensieri sono tanti, mi soffermo pensando che qui, in questa zona vulcanica, non troppo distante da dove sto camminando, sono stati ritrovati tantissimi reperti dei nostri antenati, tra i quali Lucy! La famosa Lucy, in Etiopia conosciuta anche come "Dinqinesh", che in lingua amarica significa "sei meravigliosa”.
Il posto dove NOI abbiamo mosso i nostri primi passi. E' emozionante pensare a questo. Da i brividi. Come dicono anche le nostre guide, siamo nel culo del mondo, ma siamo anche nella culla dell'umanità intera, non possiamo dimenticarci di questo.

E poi, all'improvviso, ci siamo, ecco il secondo e ultimo campo, finalmente ci fermiamo, ci riposiamo, sappiamo che ci siamo ormai, ci han detto che una volta li saremmo stati a una decina di minuti dal cratere, ci sediamo, stanchi, accaldati, beviamo, ci guardiamo intorno….eccolo.
Si sentono frasi sconnesse, esclamazioni di stupore e meraviglia, si vuole essere certi.
Quello che vediamo sembra uscire dall'immaginazione.
E' fuoco e ombra.
Il mio primo pensiero è stata la sensazione di trovarmi a Mordor, alle pendici del monte Fato (Universo Tolkien).
Un bagliore rosso, fumo che si innalza e si perde tra le stelle di questo cielo nero.




Subito in marcia, ci avviciniamo, non senza difficoltà, a un certo punto si ha la sensazione di camminare sul polistirolo, è la lava dell'eruzione di pochi giorni prima che si è raffreddata, creando enormi bolle d'aria.
Si sprofonda a volte, e quando accade quello che abbiamo sotto ai piedi diventa come vetro! Non sono mancati i tagli a caviglie e gambe, forse il dazio che questa montagna sacra chiede. Più ci avviciniamo, più si sgretola, ci chiediamo quando ci fermeremo. La sicurezza ci rendiamo conto essere inesistente, fossimo stati in Europa ci sarebbero state delle transenne a 100 metri di distanza con un “belvedere” vista vulcano. Qua no, qua si arriva li, si arriva al limite estremo, siamo a un metro da un cratere, basterebbero due passi ancora per caderci dentro. Pare una porta dell'inferno, un girone dantesco.




La lava ribolle davanti a noi, è viva, respira, zampilla, fuma, si muove. E' difficile descrivere quello che mi si para innanzi. Mai nella mia vita avrei pensato di trovarmi sul bordo di un cratere in piena ebollizione di un vulcano attivo, mai.
Credo di avere perso il senso del tempo in quel momento, le ore passate fermo immobile di fronte a questo grandioso spettacolo.
Sento una persona chiedere alla guida: "ma se dovesse eruttare ora?"
La risposta è stata: “Dio ci protegge”.
Sorrido. Non so se sia così, ma non ho paura, l'adrenalina e l'esaltazione sono maggiori. Ma fa paura. Deve far paura.
Le gente fluisce via pian piano, rimaniamo in pochi lì intorno, ormai è quasi l'alba e ci aspetta forse un'ora di sonno prima di ridiscendere al campo base.
A malincuore ci si allontana.

E' stata la prima volta in Dancalia, spero non l'ultima. Ma la paura di non ritrovarla più come ora c'è.
Il progresso avanza, la sua ricchezza di materie prime attira, troppi gli interessi in gioco, sia per il governo che per gli investitori stranieri.
Si iniziano a scorgere cantieri qua e là per la costruzione di strade e di altre infrastrutture. Il mondo cambia, e pare non risparmiare nemmeno i posti più remoti. La speranza sta nella saggezza e nella lungimiranza dell'uomo, ma troppo spesso abbiamo mostrato di non averne.

Ho parlato di tappe, ho parlato di natura, perché di questo volevo parlare, ma la ricchezza di questa terra desolata, la ricchezza ancor più profonda di questi giorni trascorsi sono stati gli incontri, le persone, i dialoghi, le notti sotto le stelle alle pendici del vulcano, le birre e la tella bevute in condivisione con gli Afar, le notti nei loro villaggi e tutti coloro che hanno incrociato il mio cammino regalandomi qualcosa.
Ma questa...è un'altra storia, forse troppo difficile e troppo intima per poterla scrivere.




Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





user26730
avatar
inviato il 09 Aprile 2017 ore 7:14

Documentario semplicemente stupendo di un posto che io (amante del sud est asiatico) non conoscevo assolutamente. Sia le foto che le tue parole mi hanno trasposrtato li e mi hanno dato emozioni forti.
Complimenti per le immagini e per lo scritto.
Max

avatarsupporter
inviato il 09 Aprile 2017 ore 9:19

Bel racconto è belle foto da cui emerge tutto l'amore per i posti visitati. Un viaggio da esploratore e non da turista.
Ciao Adriano Cool

avatarjunior
inviato il 10 Aprile 2017 ore 9:30

Bellissimo reportage pieno di emozioni.
Un posto che sempra davvero essere Mordor.
Complimenti per le foto. Davvero belle!

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2017 ore 22:22

Posto insolito , ma di grande effetto , raccontato in modo lineare.
Complimenti.
Roby

avatarjunior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 9:26

Bellissimo lavoro da' una grande emozione complimenti!

avatarjunior
inviato il 14 Aprile 2017 ore 10:30

Una esperienza davvero particolare. Un'avventura non per tutti che credo abbia ricompensato i tuoi sforzi con delle sensazioni intense. Almeno così leggo le tue parole. Molto belle anche le immagini.
Complimenti.
Emanuele

avatarjunior
inviato il 15 Aprile 2017 ore 10:04

complimenti per le foto ed il racconto. La Dancalia e' uno dei miei viaggi da sogno, spero di andarci presto.
Puoi mandsrmi in privato qualche contatto per organizzare?

user944
avatar
inviato il 19 Aprile 2017 ore 9:49

Ciao, grazie a tutti per il passaggio.

avatarjunior
inviato il 07 Maggio 2017 ore 15:18

Ottimo "lavoro". Well done

avatarjunior
inviato il 11 Giugno 2017 ore 18:46

grazie per aver condiviso questa avventura con tutti noi e complimenti per tutti gli scatti...magica Etiopia
g

avatarjunior
inviato il 04 Novembre 2017 ore 17:43

Complimenti per il.dettaglio e per le bellissime immagini
Un viaggio stupendo ...un sogno ma purtroppo nn alla portata di tutti
Ho sognato guardando le tue foto..
Complimenti ancora
Piera

avatarjunior
inviato il 04 Novembre 2017 ore 17:44

Complimenti per il.dettaglio e per le bellissime immagini
Un viaggio stupendo ...un sogno ma purtroppo nn alla portata di tutti
Ho sognato guardando le tue foto..
Complimenti ancora
Piera

user944
avatar
inviato il 06 Novembre 2017 ore 17:49

Ciao Piera, grazie per il commento!

avatarjunior
inviato il 15 Gennaio 2018 ore 14:41

Bella testimonianza, sono arrivato qui dalla foto che hai postato in area commento e... mi sono emozionato !

avatarsupporter
inviato il 25 Settembre 2018 ore 22:19

Emozionante, bravissimo, grazie......
Roberto





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me