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Ho letto tutto il thread: considerazioni molto interessanti. Il tema non è semplice e alla fine mi sembra che siate arrivati a conclusioni logiche e di buon senso. Degli stessi temi si parla proprio nel capitolo 5 del manuale "Street" appena pubblicato dal National Geographic e citato da Vincenzo Virus, un libro che mi sembra ben localizzato e utile, non tanto sui limiti etici, quanto su quelli legali, dove si spiega con precisione cosa si può e cosa non si può fare nelle situazioni specifiche; ma anche cosa il buon senso suggerisce di fare e come comportarsi quando si è in difficoltà.
Ps. Nel mio caso questo libro ha anche finalmente chiarito un grosso dubbio, con esempi pratici - la concretezza mi sembra il valore aggiunto del manuale -, sull'uso del bianco e nero e del colore nel genere street. Tanto da farmi tornare la voglia di scattare in strada, accantonata momentanemente a favore degli scorci urbani.
“ Dovresti fare una vacanza di un paio di giorni a Milano, giusto per vedere se c'è differenza. „
Ci vivo a Milano e fidati anche qui si trovano persone che non amano essere fotografate. Il signore del piccolo baracchino di cui parlavo (che tra l'altro non sarebbe stato riconoscibile perché aveva la testa piegata) mi ha preso a male parole e ho dovuto cancellare la foto. Direte voi: non eri obbligato. Ma in certe situazioni devi renderti conto di chi hai davanti e con un atto di umiltà e pazienza cercare di assecondarlo.
Allora mi sa che mi confondo, pensavo fossi del sud.
Direi che dipende dai soggetti, mi chiedo i motivi per cui una persona non vuole essere fotografata.
Tra l'altro in questi giorni sto pensando a quando c'era solo la pellicola, lì non si poteva cancellare la foto no?
Altra considerazione, soprattutto durante alcuni eventi (ma non solo): le persone fotografate non sanno se il fotografo lavora per il Corriere della Sera, per il New York Times o semplicemente è una persona che fotografa per divertimento. Sto parlando di foto a singole persone.
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