| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 18:02
Secondo me le buone foto non hanno bisogno di spiegazioni e/o didascalie. Non tutti sono del mio parere. Vorrei sapere perchè |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 18:57
ottima domanda ma non so il perchè.. |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 19:17
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user28347 | inviato il 18 Gennaio 2017 ore 20:01
a volte non si è così esperti da capire bene e così se non fa male il dito è meglio spiegare ,ecco la mia prima foto senza spiegare,ma si è capito che uccelli sono? www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2176524&l=it |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 20:04
La foto è comprensibile: sono uccelli. Di che specie siano è irrilevante. |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 20:41
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2173135&show=15 io ho risposto abbondantemente in quel topic, anche a te nonostante tu abbia commentato dopo (ho editato un mio post interno). Se serve copio e incollo gli interventi. |
user14286 | inviato il 18 Gennaio 2017 ore 20:44
“ Secondo me le buone foto non hanno bisogno di spiegazioni e/o didascalie. Non tutti sono del mio parere. Vorrei sapere perchè „ E' stato ampiamente sviscerato ma tu sei uno che non vuol sentire. |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 21:11
Dipende dall'approccio che si ha con le proprie foto. Se ci si atteggia in termini dogmatico-didattici, la spiegazione è opportuna: si desidera mandare un messaggio urbi et orbi, non sia mai che qualcuno possa fraintendere. Se ci si atteggia in termini provocatori (nel senso costruttivo del termini) o evocativi, la spiegazione è superflua se non controproducente: indirizza la sensibilità e la ricettività del fruitore su binari differenti da quelli segnati dalla sua spontaneità. Ciò pone anche un discriminante di genere: ad esempio, la foto naturalistica ha preminenti finalità documentaristiche e scientifiche, quindi spiegare la specie, l'habitat e gli aspetti etologici ripresi può starci. Idem per una foto di repartage di cronaca. Per generi più..."liberi", ritengo valida la seconda considerazione. Non si sono mai vistì Picasso, Klein, Dalì, Mondrian, Rodin o altri autori di opere di lettura complessa e soggettiva, corredare quadri o sculture con il libretto delle istruzioni... In verità, neppure Giotto, Giorgione, Tiziano, Caravaggio o Canaletto... |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 21:20
Dico, proferisco, sentenzio: le buone foto non hanno bisogno di spiegazioni. |
| inviato il 18 Gennaio 2017 ore 21:29
Secondo te, un libro di foto come Intimate DIstances di Hido, sorta di summa del suo lavoro, come mai ha molte pagine descrittive del lavoro del fotografo? Non dire per cortesia che dato che non lo conosci allora non ti puoi esprimere, è un discorso che va un pelo oltre. Nel caso, delle foto di Hido : www.google.it/search?q=todd+hido&safe=off&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ve ripeto, probabilmente per la 14a volta : Non tutte le foto necessitano di spiegazioni (introduzioni è più corretto), e mi riferisco ad un lavoro nel suo insieme anche, sopratutto. |
| inviato il 19 Gennaio 2017 ore 8:19
Non posso darti torto. A volte quelle che tu chiami introduzioni possono avere valore. Il concetto di base della fotografia vorrebbe che la stessa dovrebbe essere tanto espressiva da non richiedere alcuna introduzione o spiegazione. Se guardi attentamente le foto di quelli che hanno fatto la storia, ti accorgerai che non hanno bisogno di parole. E' l'immagine fotografica che parla. Questo è il bello e l'essenza della fotografia. |
| inviato il 19 Gennaio 2017 ore 8:58
non è così semplice perchè anche in molti autori del passato che hanno contribuito alla storia della fotografia sarebbe importante poterne leggere un introduzione per capirli davvero. Un esempio potrebbe essere Rodney Smith: 4.bp.blogspot.com/_Nm1KAsnvsQo/TQCSt4vUI-I/AAAAAAAAASY/Y1zi5PJZO6c/s16 senza sapere a che manifesto fa riferimento la sua fotografia difficile apprezzarla a pieno, stessa cosa vale per certe opere di man ray Ma andando ancora più indietro al movimento pittorialista: upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/20/Fading_Away.jpg qui la scena è chiara, ma capendo davvero cosa è ritratto e come lo è che si apprezza la foto. E lo trovo valido anche per molti altri come Julia Margaret Cameron, o jan saudek, più recente ma comunque senza sapere certe cose relative a suoi scatti è complesso capirlo. Tutti questi hanno fatto storia della foto non facendo solo lo scatto ma portando fotografia a un livello superiore e influenzando pesantemente anche generazioni successive che solo arrampicandosi su loro spalle sono riuscite a portare ancora più avanti la fotografia |
| inviato il 19 Gennaio 2017 ore 9:11
Foto di vecchie valige ammucchiate, punto. Foto di vecchie valige ammucchiate e didascalia a scelta: 1) oggetti smarriti 2) l'aereo 3) partire 4) campo di concentramento 5) emigrare 6) fabbrica di valige, chiusa per fallimento 7)... La didascalia a volte serve e rafforza. A volte distrae ed è inutile. Dipende dalla foto e dalla volontà dell'autore. (Secondo me) I paesaggi di Ansel Adams hanno bisogno di didascalie? |
| inviato il 19 Gennaio 2017 ore 10:15
Grazie Bud, ehm, Labirint Però, ripeto, leggere le postille al nome della Rosa di Eco aiuta. Le trovate in PDF in giro e analizza la questione "titolo" in maniera molto seria, dotta ma comprensibile. Infine, servirebbe un post dal titolo: "Come scegliere una didascalia alla foto e quando invece evitarla proprio" perché a volte i titoli diventano degli epiteti |
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