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Il filo conduttore dell'opera di Laboile ruota intorno a fotografie scattate alla sua famiglia: le immagini dei suoi figli nudi, scalzi, che giocano rincorrendosi in una campagna il più delle volte ritratta in bianco e nero, o con colori che sembrano provenire da un altro tempo. Un tempo in cui si giocava a travestirsi, ci si nascondeva dentro ai mobili, ci si arrotolava e intrecciava come cuccioli di animali, ci si rotolava nel fango e si faceva a gavettoni coi piedi immersi in uno stagno. Ecco la verità è che forse bisogna ritrovare un ritmo lento, quello della natura, delle stagioni, dell'alternarsi del giorno e della notte. Questo forse per tutti, per noi, i nostri bambini e i figli di un mondo ormai troppo patinato per essere vero. Ormai vedere le foto di Laboile evoca un immaginario da isola che non c'è.
Ti ringrazio per avermi fatto conoscere questo autore. Paola
Sono immagini rassicuranti di quotidianità, quasi d'altri tempi per la loro genuinità.
Un altro progetto che reputo delizioso, è quello di Gianni Boradori, il quale è riuscito ad ingraziarsi una comunità rom del Maramures (Romania settentrionale), e a documentarli nella loro spontaneità, sebbene queste siano foto prevalentemente posate.
Un buon modo per far conoscere autori che, almeno per quanto mi riguarda, sarebbero rimasti sconosciuti senza i tuoi suggerimenti. Un'altra volta grazie
Splendido lavoro... Grazie per la segnalazione. Max
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